Con disturbo d’ansia (in inglese “anxiety disorder”) in medicina ed in particolare in psichiatria, si identifica uno stato mentale caratterizzato da diverse forme di paura e di ansia patologica che si accompagnano spesso a manifestazioni psicosomatiche e che creano notevole disagio all’individuo, andando ad interferire con la sua vita sociale, relazionale e/o professionale. I più comuni disturbi d’ansia sono il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo da attacchi di panico e le fobie. Il disturbo post-traumatico da stress, precedentemente inserito tra i disturbi d’ansia, nel DSM-5 è stato inserito in una categoria denominata Disturbi correlati a trauma e stress. Il disturbo ossessivo-compulsivo, una volta inserito tra i disturbi d’ansia, nel DSM-5 è stato inserito in una nuova categoria specifica, denominata Disturbi ossessivo-compulsivi e disturbi correlati. In alcuni casi un disturbo d’ansia può associarsi ad un disturbo dell’umore, come la depressione.
Differenza tra ansia e disturbo d’ansia
E’ importante ricordare che, nel linguaggio comune il termine “ansia” viene spesso usato in modo improprio, riferendosi a generiche condizioni di apprensione, nervosismo e stress, molto comuni nella vita quotidiana di ognuno di noi, che però nella maggioranza dei casi non hanno nulla a che vedere con il disturbo d’ansia, che è una patologia psichiatrica vera e propria. L’ansia presente nel disturbo d’ansia (“ansia patologica”) non è un semplice disagio transitorio e fisiologico che si verifica durante determinati episodi della nostra vita, bensì un sintomo abnorme che interferisce severamente con la nostra vita sotto diversi aspetti, da quello sociale e relazionale, fino a quello lavorativo.
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Disturbo da attacchi di panico
Il disturbo da attacchi di panico (da cui l’acronimo DAP), anche chiamato disturbo di panico, in inglese denominato panic attack o panic disorder (da cui gli acronimi PA e PD), è un tipo specifico di disturbo d’ansia caratterizzato da improvvisi ed intensi stati di fortissima ansia accompagnati da altri sintomi psicologici e fisici. Gli stati d’ansia, denominati “attacchi di panico“, si presentano in maniera imprevedibile, generalmente senza una causa scatenante razionale e specifica oppure, se presente, tale causa è rappresentata da un evento che, per la persona sana, non rappresenta fonte di timore. La terapia è di tipo psicoterapico con l’associazione, nei casi più gravi, dei farmaci. In alcuni casi un disturbo da attacchi di panico può associarsi ad una fobia.
Epidemiologia
Il disturbo da attacchi di panico rappresenta uno dei più comuni disturbi psicologici: si calcola che circa 10 milioni di italiani abbiano subito uno o più attacchi di panico nel corso della loro vita. Il disturbo di solito esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età adulta ed ha un’incidenza da due a tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini.
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Cause
Le cause specifiche del disturbo da attacchi di panico e degli altri disturbi d’ansia, come avviene per numerose altre patologie di interesse psichiatrico, non sono ancora state comprese del tutto. Si ritiene siano dovuti ad una combinazione di fattori genetici, psicologici, fisici e ambientali. Alcune caratteristiche predisponenti (come la famigliarità con la malattia, cioè aver dei casi in famiglia di disturbo da attacchi di panico o di altro disturbo d’ansia) unite ad episodi particolarmente traumatici e stressanti possono innescare un disturbo d’ansia. Eventi particolari capaci di tale innesco, sono ad esempio lutti, licenziamenti, difficoltà economiche o famigliari, patologie croniche ed invalidanti, una diagnosi di malattia terminale, violenza sessuale subita in tenera età, aver subito torture o aver vissuto un evento catastrofico come un incidente aereo o un terremoto. Alcune patologie organiche, come l’ipertiroidismo o altri squilibri endocrini, sono note per causare sintomi di nervosismo cronico e di ansia, quindi potrebbero essere un fattore di rischio per il disturbo da attacchi di panico. Patologie psichiatriche (come la depressione) e neurologiche (soprattutto se croniche, invalidanti e/o incurabili) potrebbero rappresentare un altro fattore di rischio per i disturbi d’ansia. La dipendenza da sostanze legali o illegali (alcol, caffeina, benzodiazepine, cannabis, cocaina, eroina ed altre sostanze psicotrope) e le dipendenze comportamentali (shopping compulsivo, dipendenza dal sesso, disturbo da gioco d’azzardo, masturbazione compulsiva, cleptomania, dipendenza da uso di doping, dipendenza dal lavoro, dipendenza dal cibo, piromania, disturbo da interazione di più dipendenze…), potrebbero favorire o causare il disturbo da attacchi di panico o un altro disturbo d’ansia, oppure aggravare un disturbo preesistente. Gli studi sui possibili contributi genetici allo sviluppo del disturbo d’ansia generalizzato hanno esaminato le relazioni tra possibili geni implicati nelle strutture cerebrali coinvolte nell’identificazione di potenziali minacce (ad esempio, nell’amigdala) e anche implicati nei neurotrasmettitori e nei recettori dei neurotrasmettitori noti per essere coinvolti nei disturbi d’ansia. Alcuni farmaci antidepressivi (ad esempio gli SSRI), pur essendo spesso anche degli efficaci ansiolitici, possono causare in alcuni soggetti dei sintomi d’ansia che potrebbero essere confusi con un peggioramento della patologia iniziale. L’esposizione prolungata ad alcune sostanze chimiche, come i solventi industriali, possono favorire la comparsa di un disturbo d’ansia. Il mobbing ed il burn out sono possibili cause di un disturbo d’ansia. Un disturbo post-traumatico da stress), la dipendenza affettiva, la sindrome da abbandono, la dipendenza da un partner narcisista patologico, o la fine di una relazione possono innescare il disturbo da attacchi di panico o un disturbo d’ansia. Le “psico-tecnopatologie” (le malattie psicologiche causate da un abuso delle nuove tecnologie) come la dipendenza da smartphone, la dipendenza da notifiche, la dipendenza da internet e la dipendenza da social network possono causare o favorire il disturbo da attacchi di panico o altro disturbo d’ansia, o peggiorare un disturbo d’ansia già esistente nel paziente.
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Caratteristiche dell’attacco di panico
L’attacco di panico in genere è improvviso ed è caratterizzato da un intenso stato di ansia, paura, angoscia, desiderio di fuga immediata, paura di morte imminente. L’attacco si presenta in maniera imprevedibile, generalmente senza una causa scatenante razionale e specifica. Quando una causa specifica è presente, essa è rappresentata da eventi e circostanze assolutamente innocue e come tali percepite dalla maggioranza delle persone sane, eventi e circostante che invece vengono viste dal paziente come situazioni catastrofiche o realmente pericolose. L’attacco di panico può innescarsi anche in momenti assolutamente tranquilli e, apparentemente, senza alcuna circostanza specifica, ad esempio mentre il paziente sta tranquillamente seduto in poltrona a guardare la televisione o mentre legge un libro o nel sonno, mentre dorme.
Sintomi e segni associati
L’attacco di panico descritto nel paragrafo precedente, si può accompagnare a numerosi altri sintomi e segni, tra cui:
- sensazione di asfissia o iperventilazione, con sindrome da iperventilazione psicogena;
- tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
- dispnea (“fame d’aria”);
- tachicardia (aumento della frequenza cardiaca);
- ipertensione arteriosa (aumento della pressione arteriosa);
- tremori alle braccia e/o alle gambe;
- vertigini;
- pallore nel viso;
- oppressione o fastidio al petto;
- sensazioni di sbandamento, instabilità e svenimento;
- ipotensione arteriosa (abbassamento della pressione arteriosa);
- svenimento (sincope o lipotimia);
- palpitazioni;
- sensazioni di torpore;
- paura di impazzire;
- paura di perdere il controllo sulle proprie azioni;
- nausea;
- diarrea;
- sensazioni di irrealtà, di stranezza, di distacco dall’ambiente e da sé stessi (derealizzazione e depersonalizzazione);
- vampate o brividi di freddo;
- paura di stare sempre peggio e di non riuscire a riprendersi;
- sensazione di formicolio agli arti e alle mani (parestesia).
Conseguenze
Il disturbo da attacchi di panico, come gli altri disturbi d’ansia e le patologie psichiatriche in generale, è in grado di interferire severamente con la nostra vita sotto diversi aspetti, da quello sociale e relazionale, fino a quello lavorativo. Il paziente, per timore di avere un attacco di panico in pubblico, potrebbe ad esempio isolarsi e, nei casi più gravi, soffrire di depressione ed avere ideazioni suicidarie. Alcuni pazienti potrebbero, a causa della patologia, essere impossibilitati a svolgere un dato lavoro o essere licenziati per aver commesso azioni sconsiderate a lavoro a causa di un attacco di panico.
Durata dell’attacco di panico
Gli attacchi di panico possono avere una durata molto variabile: alcuni attacchi durano alcuni secondi, altri possono durare alcune ore. Nella maggioranza dei casi un attacco di panico non dura più di 30 minuti.
Diagnosi
La diagnosi di un disturbo da attacchi di panico si basa soprattutto sui suoi segni e sintomi caratteristici. Un’anamnesi familiare di disturbi d’ansia è d’aiuto, poiché la famigliarità (cioè, l’avere dei casi in famiglia di disturbo da attacchi di panico o altro disturbo d’ansia) sembra essere un importante fattore di rischio per il disturbo. E’ importante anche diagnosticare una eventuale altra patologia di interesse psichiatrico associata, come un disturbo dell’umore (ad esempio la depressione) o un disturbo da stress post-traumatico. All’insorgere delle prime crisi è frequente che tale disturbo non venga riconosciuto dal soggetto e di conseguenza non venga trattato e scambiato per altre patologie specialmente di natura cardiologica, polmonare o endocrina.
Disturbo di panico nel DSM-5
Secondo la quinta e più recente edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), per la diagnosi di disturbo di panico devono essere presenti entrambi i seguenti criteri diagnostici:
- Presenza di attacchi di panico inaspettati ricorrenti (per la definizione di “attacco di panico”, vedi il prossimo paragrafo);
- Almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 mese (o più) di uno (o più) dei seguenti sintomi:
- preoccupazione persistente di avere altri attacchi;
- preoccupazione a proposito delle implicazioni dell’attacco o delle sue conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, “impazzire”);
- significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi.
Se fossimo in presenza di agorafobia la diagnosi sarà di disturbo da attacchi di panico con agorafobia. Il medico deve valutare che gli attacchi non siano dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (ad esempio una droga o un farmaco) o di una condizione medica generale (ad esempio ipertiroidismo) per questo tali condizioni dovranno essere escluse. Gli attacchi di panico non devono inoltre essere meglio giustificati da altro disturbo mentale, come fobia sociale, fobia specifica, disturbo ossessivo-compulsivo o disturbo post-traumatico da stress.
Attacco di panico nel DSM-5
La definizione di episodio di “attacco di panico” nel DSM-5 è un periodo preciso di intensa paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti:
- palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia;
- sudorazione;
- tremori fini o a grandi scosse;
- dispnea o sensazione di soffocamento;
- sensazione di asfissia (mancanza d’aria);
- dolore o fastidio al petto;
- nausea o disturbi addominali;
- sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;
- derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi);
- paura di perdere il controllo o di impazzire;
- paura di morire;
- parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio);
- brividi o vampate di calore.
Ricordiamo che sono sufficienti quattro sintomi di quelli sopra descritti per essere in presenza di un attacco di panico.
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Per approfondire:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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