«Si stima che la maggior parte delle persone utilizzi solo il dieci per cento delle capacità cerebrali. Immagina che cosa succederebbe se potessimo sfruttare il cento per cento.» A parlare è il neuroscienziato professor Norman, interpretato dall’attore Morgan Freeman nel film di Luc Besson, ‘Lucy’ (2014): ed è lei, Lucy (Scarlett Johansson), che arriverà a usare la totalità della sua materia grigia dopo l’assunzione accidentale di farmaci sperimentali che liberano tutte le capacità del suo cervello e la forniscono di poteri sovrumani sempre più grandi.
L’idea che normalmente ci serviamo solo di un decimo delle nostre facoltà e che ci sia una vasta e inesplorata riserva di neuroni che non sfruttiamo appieno – se utilizzata consentirebbe all’individuo di godere di capacità straordinarie – è una credenza molto diffusa, che però non ha alcun fondamento scientifico. Alcuni arrivano a sostenere che nell’ipotetico 90% di massa inutilizzata si nasconderebbero importanti capacità psicocinetiche e psichiche in generale, oltre alla possibilità di sviluppare percezioni extrasensoriali. Ma più volte la scienza ha smentito questo mito, anzi si potrebbe dire che non l’ha mai affermato.
E allora come è nata questa idea? Secondo Christian Jarret, neuroscienziato e giornalista, la paternità della bizzarra idea è incerta – ci sono varie tesi a riguardo, ma nessuna accertata. Fatto sta che questo mito, che ha quasi un secolo, sembra comunque essersi ormai ben radicato nella cultura popolare. Alcuni sondaggi in Gran Bretagna e Stati Uniti mostrarono che la maggior parte delle persone la ritengono un’idea plausibile e supportata dalla scienza, probabilmente perché fa leva sulla nostra sensazione che potremmo fare e imparare molte più cose, se solo ci applicassimo. Dalle conoscenze attuali, però, non riceve alcun sostegno, anzi. L’evidenza mostra che ogni più piccolo danno cerebrale, come appare drammaticamente nelle persone colpite da ictus, può provocare devastanti perdite di funzioni. (Se, normalmente, il 90% del cervello fosse inutilizzato, eventuali danni in queste aree non avrebbero alcun effetto sull’individuo). E la visualizzazione di questo delicato organo con le tecniche di brain imaging non mostra aree ‘dormienti’ o non sfruttate (neanche durante il sonno); solo in caso di gravi danni cerebrali esistono parti del cervello non attive.
Quindi, poco o tanto che sia, il nostro cervello pare proprio sia tutto sfruttato. Ricordiamoci di prendercene cura!
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