Doping sempre più diffuso tra i giovani, anche sotto i 12 anni

MEDICINA ONLINE KIDS PLAY FOOTBALL CALCIO SOCCER ALLENAMENTO PALLONE SPORT DOPING ADOLESCENTE MIGLIORE PUBERTA SVILUPPO ETA EVOLUTIVA CONSIGLIO SQUADRA SALUTE FORZA MEDICO DELLO SPORT VISITA AGONISTICOIl doping si diffonde sempre più tra i giovani sportivi, addirittura sotto i dodici anni. E anche se questi ultimi non sono sottoposti a controlli, forse sono già  sottoposti a questo tipo di sollecitazioni.  A lanciare l’allarme è Francesco Botrè, direttore del Laboratorio antidoping della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI).

Quanto è diffuso il fenomeno e quali sono le sue radici?
Purtroppo non ci sono dati sugli adolescenti, perché in laboratorio analizziamo i campioni in maniera assolutamente anonima, senza nemmeno sapere a quale sport si riferiscano. Però chiaramente il pericolo esiste. Nello sport agiscono le stesse sollecitazioni che si incontrano in altri campi: l’uso di sostanze e farmaci inizia come “aiutino” alla prestazione, per fare meglio, ma anche per essere “in” a scuola, con gli amici. È a rischio soprattutto chi non è in grado di raggiungere un livello che è considerato accettabile di prestazione con i propri mezzi. Dopodiché diventa indispensabile. I luoghi più a rischio (palestra,  piscine…) sono quelli nei quali la pratica sportiva diventa assidua e il bisogno di gareggiare e vincere ‒ ma anche di costruirsi un fisico “speciale” ‒ supera le altre motivazioni, quelle più sane e più corrette, basate sulla fiducia nei propri mezzi e sul confronto leale e aperto con gli avversari. Il punto è che però il doping non è una scorciatoia, è una deviazione. Se la società è basata solo sul risultato e non sul percorso che si fa per ottenerlo, è chiaro che qualsiasi strada lecita o illecita che permette di raggiungere l’obiettivo diventa appetibile.

Quali sono i rischi per la salute?
L’abuso prolungato, ad esempio degli anabolizzanti, comporta in un primo tempo alterazioni reversibili che si ripercuotono spesso anche sull’umore, ma che più avanti diventano irreversibili e mettono a dura prova il lavoro del fegato e dei reni i cui valori di funzionalità risultano alterati agli esami del sangue.

Servono più controlli?
Va tenuta alta la soglia di attenzione sulla necessità  di proteggere i giovani da una stimolazione eccessiva verso la prestazione. Non è però facendo tanti controlli sui ragazzi che si risolve la situazione: è soprattutto un problema di prevenzione e di educazione.

Cosa può fare il pediatra?
Il pediatra è un osservatore privilegiato, arriva dove l’allenatore, il genitore, l’insegnante o il parroco non possono arrivare. È essenziale che i pediatri siano sensibilizzati. Innanzitutto sui rischi sanitari, e poi su quelli etici. Intanto l’auto-somministrazione di sostanze dopanti, vietata per legge, provoca alterazioni che possono non essere così facilmente evidenti (stanchezza, irritabilità, disattenzione, calo dell’autostima, calo o aumento dell’appetito e del peso, aggressività, insonnia). Il pediatra ha un ruolo fondamentale perché è in grado di cogliere, se preparato, i cambiamenti del ragazzo, di parlare con lui e con i genitori, di correggere la situazione e di ristabilire una giusta scala di priorità nelle aspettative del ragazzo e dei suoi genitori, prima che sia troppo tardi.

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