Differenza tra monofrequenza e multifrequenza: qual è il migliore allenamento?

MEDICINA ONLINE ALLENAMENTO MONOFREQUENZA MULTIFREQUENZA PESI IPERTROFIA FORZA MASSA WORKOUT ARNOLD DEATH DEAD MORTE BODY BUILDING DOPING LETTERA MUSCOLI COME RICONOSCERE UN DOPATO IN PALESTRA ATLETA TEST ANTIDOPING RECORD.jpgIn palestra è preferibile allenarsi in monofrequenza o multifrequenza? Per prima cosa chiariamo il significato di questi termini, in modo da archiviare almeno i primi dubbi:

  • Monofrequenza: allenare lo/gli stesso/i gruppi muscolari una sola volta nel programma di allenamento settimanale.
  • Multifrequenza: allenare lo/gli stessi/i gruppi muscolari più volte nel programma settimanale, attraverso schede full body o il classico A-B-A-B.

In questo articolo vedremo che, come spesso avviene nello sport, non esiste un tipo di allenamento necessariamente migliore di un altro, bensì dipende da molti fattori. Molto dipende dalla struttura del soggetto, dal suo grado di allenamento e naturalmente anche dal modo in cui si allena. Le informazioni dell’articolo sono riferite ai “natural”.

La monofrequenza non esiste

C’è da fare una importante premessa: la monofrequenza “pura” non esiste, perché la fisiologia del nostro corpo va in una direzione completamente diversa. Chi pensa d’allenare un muscolo una volta a settimana in monofrequenza, in realtà non sa che sta facendo un allenamento pesante, più diversi richiami, perché nessun muscolo può mai lavorare in modo totalmente isolato. Con le braccia questo discorso è evidente, il bicipite lavora anche nelle trazioni ed il tricipite nella panca piana. In realtà il bicipite lavora anche nella panca (stabilizzando la testa dell’omero) ed il tricipite lavora anche nelle trazioni estendendo l’omero. Per approfondire l’argomento leggi i muscoli biarticolari. Ma anche i grandi ventri muscolari lavorano più volte a settimana, per esempio il grande pettorale interviene anche quando alleniamo le spalle: nelle spinte con manubri sopra la testa (fasci claveari), o quando alleniamo il dorso con la lat machine (fasci sterno-costali). Idem il gran dorsale che interviene nei dip, ecc. Insomma l’allenamento classico in monofrequenza è fatto dall’allenare il muscolo target una volta a settimana, più tanti richiami.

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Forza o massa?

Le differenze principali tra monofrequenza o multifrequenza stanno nel tipo di split (suddivisione dei gruppi muscolari) e nel tipo di allenamento vero e proprio: lo scopo è aumentare la forza o raggiungere l’ipertrofia?. Mi spiego meglio con un esempio che introduce la questione: se si fa un classico lavoro di ipertrofia, quindi con parecchio volume (molte serie e molte ripetizioni) è ovvio che il recupero sarà decisamente lungo, quindi se alleni il petto il lunedì sarà auspicabile un recupero di almeno 3-4 giorni per alcuni soggetti e magari anche 5-6 giorni se non di più per altri. Ecco perché spesso si torna ad allenarlo il lunedì successivo. C’è da dire però che non sempre questo tipo di approccio è profittevole, anzi per molti potrebbe essere proprio da evitare, poiché gran parte dei soggetti – specie chi ha iniziato da poco – non è in una condizione fisica e fisiologica soddisfacente per sopportare certi volumi di lavoro.

Monofrequenza o multifrequenza: dipende da te

Soggetti alle prime armi, longilinei, tipicamente ectomorfi, quelli che non crescono mai per intenderci (il classico “secco”), trarranno ben pochi benefici da allenamenti di volume, esaurimento, isolamento e quant’altro: in questo caso farebbero bene a concentrarsi sulla forza e sui fondamentali e quindi soprattutto sulla multifrequenza. Nella scelta tra monofrequenza o multifrequenza, è importante ascoltare e conoscere bene il proprio organismo per essere sicuri ad esempio di recuperare correttamente. Non è un caso infatti vedere ragazzi che esagerano con gli esercizi per ore, incontrarli dopo mesi e trovarli sempre uguali! Ciò è vero soprattutto a causa del fatto che tali individui non sono in grado di coinvolgere un grande numero di unità motorie del muscolo target durante l’alzata sia a causa della tecnica, probabilmente, non delle migliori sia per il fatto che il loro Sistema Nervoso Centrale non è ancora sufficientemente abituato alla nuova attività. Una conseguenza dello scarso reclutamento è che nel tentativo di aumentare l’intensità dell’allenamento e il valore del carico sollevato lo sforzo viene indirizzato, erroneamente, su distretti muscolari che dovrebbero essere solamente a sostegno del muscolo principale storpiando la tecnica e aumentando peraltro il rischio di infortuni. Per far si che una scheda di allenamento in monofrequenza sia efficace è necessario che chi lo pratica sia in grado di somministrare un grande stress al muscolo, questo perché il tempo di recupero a disposizione è alto e di conseguenza se non siamo in grado di portare il lavoro muscolare al limite dopo la supercompensazione riscontrabile nei primi giorni il muscolo affronta un periodo di stallo per poi andare incontro ad una perdita dei guadagni ottenuti.

principianti “secchi” farebbero quindi bene a concentrarsi sull’apprendimento di determinati schemi motori, ripetendo lo stesso gesto anche più di una volta a settimana, quindi anche loro nella scelta tra monofrequenza o multifrequenza, dovrebbero premiare la prima. In fin dei conti le classiche schede di ricondizionamento che si danno a una persona appena entrata in palestra, sono in total body, e quindi lo stesso lavoro è da eseguire 2-3 volte a settimana.

E’ la monofrequenza? In modo molto generico è preferibile quando il soggetto comincia ad essere più esperto degli esercizi, più “grosso” e quando il suo allenamento punta molto all’ipertrofia (massa) a volume, a cedimento, a esaurimento, con molta produzione di acido lattico e molta rottura cellulare: ciò richiede più recupero e di conseguenza diventa più adatta la monofrequenza. Se il soggetto esperto predilige invece l’allenamento per la forza (molto peso e poche ripetizioni) ha invece dei parametri diversi quali: poca o nulla rottura cellulare, minor volume totale di lavoro, minor tempo di riposo necessario tra una sessione e l’altra; permette quindi di allenarsi anche tre volte la settimana per lo stesso gruppo muscolare, o meglio per lo stesso gesto tecnico, pertanto in questo caso è più adatta la multifrequenza. Anzi per essere più precisi, ci si dovrebbe allenare proprio in multifrequenza per la forza. Anche perché se vuoi aumentare quei carichi, se vuoi migliorare in qualcosa di specifico, non è pensabile farlo una sola volta a settimana: quell’esercizio, quel gesto tecnico, va ripetuto più volte a settimana, padroneggiato e fatto proprio.

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Qual è il migliore?

Se avete letto tutto l’articolo senza saltarlo a piè pari per leggere direttamente questo paragrafo, avrete quindi capito che non c’è un tipo di allenamento migliore di un altro: nella scelta tra allenamento in monofrequenza o multifrequenza, la variabile principale è il soggetto ed i suoi scopi. Da lui partiranno poi altre sotto-variabili quali la condizione di partenza, le caratteristiche della sua composizione corporea, i numeri di allenamento a settimana, lo schema dei gruppi muscolari…

Un neofita, il cui obiettivo è cominciare ad aumentare gradatamente forza e massa muscolare, dovrebbe concentrarsi principalmente sui fondamentali – quindi privilegiare la multifrequenza – ed eventualmente qualche esercizio di isolamento.

Un esperto frequentatore della palestra, il cui obiettivo principale è avere la maggior massa possibile, potrebbe trarre giovamento dalla monofrequenza; se vuole aumentare la forza potrebbe prediligere la multifrequenza. Ovviamente sono considerazioni generiche: ogni soggetto è diverso! Il soggetto in equilibrio, con una buona composizione corporea, esempio il classico mesomorfo (buona massa muscolare di base), che già conosce bene le basi, può allenarsi sostanzialmente con diversi metodi ed avrà comunque risultati. Ecco che quindi potrà allenare un gruppo muscolare, anche per l’ipertrofia, due volte a settimana, poiché il suo organismo recupera bene e glielo consente.

L’opinione finale di chi scrive è comunque che la multifrequenza nei natural si è rivelata fisiologicamente migliore – anche per il sottoscritto – tanto che la maggior parte degli atleti ha preso questa strada. Nei non natural la sintesi proteica è tenuta attiva dai farmaci, quindi il discorso per loro è completamente diverso.

Cambiare tipo di allenamento

Il corpo, alla lunga, si abitua: cambiare può far miracoli! In quanti passando dopo anni di monofrequenza alla multifrequenza hanno notato ottimi risultati? Ed in quanti invece riducendo drasticamente il volume e ritornando alla monofrequenza si sono sentiti rifiorire? Questo avviene perché il corpo si abitua agli stimoli, va incontro ad assuefazione, quindi nulla vieta di cambiare il tipo di allenamento ed ascoltare se il nostro corpo… è d’accordo!

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Lo staff di Medicina OnLine

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