Come nel caso della mancanza di bere acqua vista in questo articolo, anche senza mangiare si possono avere conseguenze gravi. Il vero problema nei primi due o tre giorni è rappresentato dai morsi della fame, specie in soggetti in sovrappeso ed obesi abituati a sovralimentarsi, ma nei giorni successivi il corpo si ritrova nella necessità di dover funzionare senza carburante, come un’automobile senza benzina.
Teniamo conto che l’energia del nostro corpo è alimentata dal glucosio (un tipo di zucchero presente in alte quantità nella frutta: è il composto organico più numeroso in natura). Il cervello pensa ed amministra il nostro corpo unicamente grazie alla nostra riserva di glucosio. Dal glucosio si ottiene un polimero prezioso, il glicogeno, che è la nostra vera fonte di energia. Se manchiamo di assumere glucosio, il cervello si ritroverà in poco tempo senza carburante e la nostra mente inizierebbe a perdere la lucidità.
Mediamente dopo i primi due giorni di astinenza da cibo, la scorta di glicogeno viene meno e il corpo si adatta, cominciando a “nutrirsi” degli avanzi. Al quarto giorno, saranno gli acidi grassi a darci la fonte di energia primaria (nello specifico, il cervello attingerà l’energia dai chetoni, che derivano dalla degradazione degli acidi grassi). A questo punto avremmo un effetto curioso: euforia seguita da sensi più acuti, come se fossimo sotto l’effetto di una droga.
E’ alla seconda settimana (dopo 15-20 giorni di digiuno) che iniziano i danni permanenti in un uomo adulto. Finite le scorte di grasso, dapprima il nostro corpo cercherà di che nutrirsi “divorando” le pareti dello stomaco e degli altri organi interni e le proteine dei muscoli, in seguito arriverà anche a “decomporre” lo stesso cervello per attingere l’energia che gli serve, in un disperato tentativo di rimanere vivo.
Nonostante questo, comunque, occorrerà mediamente un intero mese senza mangiare perché sopraggiunga la morte. Questo dato ovviamente varia in funzione dello stato di salute, dell’età, delle masse magre e grasse del corpo e da numerosi altri fattori: un trentenne in salute può sopravvivere maggiormente rispetto ad un anziano, un neonato, una donna incinta o un diabetico.
Paradossalmente un uomo obeso (con basso metabolismo basale, ampie scorte di grasso e attività fisica ridotta) ha più possibilità di vivere a lungo rispetto ad un culturista, che possiede alto metabolismo basale e ridottissime scorte di massa grassa, specie se l’obeso conduce uno stile di vita sedentario, fatti questi che abbassano il suo fabbisogno calorico giornaliero e gli permettono di vivere a lungo senza mangiare, attingendo lentamente alle proprie ampie scorte di grasso.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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