Il Disturbo da somatizzazione è un disturbo polisintomatico la cui caratteristica essenziale consiste nella massima estremizzazione degli aspetti presenti nel disturbo somatoforme. La definizione odierna di questa patologia è simile alla sindrome di Briquet, il quale nel 1859 fu il primo a distaccarla dall’isteriaper i non discontinui, ma cronici disturbi sul piano fisico, che coinvolgono più organi e non possono essere collegabili a cause conosciute.
Psichiatria (organicista, somatopsichica)
Secondo il DSM-IV-TR (text revision), pubblicato nel 2000 dall’American Psychiatric Association (APA), il Disturbo da somatizzazione va considerato come un tipico esempio di classificazione nosografica residuale, ossia per esclusione: quando i medici organicisti non sono in grado d’approdare ad alcuna diagnosi e terapia efficaci, allora riconducono il soggetto e il suo caso clinico all’interno di quest’etichetta. Ma gli stessi psichiatri brancolano nel buio riguardo a eziologia e cura. Pertanto di regola ci si limita a un trattamento solo sintomatico e palliativo. A volte persino la somministrazione di antidolorifici, blandi come il paracetamolo oppure piuttosto forti come il ketorolac o certi oppiodi-mimetici, per es. il tramadolo, altrimenti usati nei decorsi post-operatori e in oncologia, sortisce soltanto un rebound, vale a dire un effetto boomerang.
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Caratteristiche diagnostiche
Tale sindrome si presenta spesso come caso misto, in quanto consente il verificarsi di tutte le combinazioni possibili fra sintomi dolorosi soggettivi e segni oggettivi confermabili attraverso una qualche analisi clinica (reperti di laboratorio ed esame fisico). Perciò il sussistere di un qualche tipo di riscontro oggettivo può costituire anche solo una semplice coincidenza: il paziente può accusare lamentele indipendentemente dalla loro accertabilità obiettiva e dalla remissione e guarigione degli eventuali segni anatomopatologici.
Diagnosi differenziale
La sintomatologia è di natura vaga, spesso mal definibile però comunque molto grave: disfagia, perdita della voce, dolore addominale o in qualsiasi altra parte del corpo, nausea, vomito, convulsioni, nevralgie, sonnolenza, paralisi, mancamenti, squilibri della pressione arteriosa, dispareunia, vari difetti dell’organo visivo, arrivando alla cecità.
Questo quadro può essere confuso con patologie mediche dove sono presenti segni somatici altrettanto poco chiari quanto molteplici e seri, dall’emocromatosi al lupus eritematoso sistemico, dalla sclerosi multipla all’iperparatiroidismo.
La diagnosi differenziale dev’essere compiuta anche rispetto a tutta una serie di psicopatologie apparentemente familiari ed elencate nel DSM e nell’ICD-10dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dalla schizofrenia all’ipocondria.
Decorso
Il Disturbo da somatizzazione è una patologia cronica e fluttuante, che si risolve in una guarigione completa solo di rado. Con una ciclicità periodica il paziente accusa nuove crisi sintomatiche acute che lo spingono a richiedere ulteriore attenzione medica. Viene consigliato il solo rapporto di sostegno con un medico di fiducia. Una rilevante quota di malati, rifiutando l’idea che i suoi disturbi possano avere un’origine psicologica, evita un aiuto in tale direzione e si rivolge a molti dottori e specialisti cercando nuovi esami clinici e un trattamento che lo soddisfi sul piano fisico.
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Epidemiologia
La sua incidenza la rende non molto comune e varia a seconda degli studi effettuati dallo 0,2% al 2,0%. Molto rara la sua comparsa negli uomini, colpisce prevalentemente le donne.
Legislazione
Per la quantità e qualità dei sintomi, questa patologia è paragonabile ai disturbi organici della summenzionata portata, poiché anch’essa provoca un’invalidità totale. Tuttavia la commissione del Ministero della Salute ritiene che una sindrome del genere, per quanto riscontrabile empiricamente e descritta fin dalla metà del 1800, siccome non è ancora comprensibile e spiegabile dalla scienza, di conseguenza vada esclusa dalla lista pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Così a tutt’oggi tale malattia non dispone d’alcun riconoscimento legale. L’assenza d’un sussidio pubblico lede non solo la dignità e l’autonomia del paziente, ma il mancato riconoscimento giuridico diventa per ciò stesso anche mancato riconoscimento sociale.
Psicosomatica (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia=PNEI)
La PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI) prende atto del triplice ponte fra mente/psiche-cervello e corpo: il legame mediato dal sistema nervoso periferico, autonomo-vegetativo e non, il legame mediato dal sistema ormonale e infine da quello immunitario. Ogni problematica ansiogena-angosciante, detta anche stress, ha delle ricadute sull’organismo attraverso i tre collegamenti anatomofisiologici. I quali, però, sembrano ancora non consentire o legittimare alcuna spiegazione specifica per una somatizzazione altrettanto specifica, poiché i tre ponti in questione sono dei sistemi cervello-corpo privi d’una simile caratteristica.
Prospettiva intermedia: psicoanalisi interpretativa del “linguaggio d’organo”
La psicoanalisi del “linguaggio d’organo” propone una semiosi delle somatosi. Se la PNEI incontra già delle difficoltà a dare senso allo sfogo patogeno d’una problematica psichica pure in un solo organo bersaglio che sia semanticamente connesso al contenuto mentale angoscioso, questa difficoltà aumenta davanti a una sindrome algica polisintomatica. Studi sulla selettività del biofeedback, dell’effetto placebo e degli effetti dell’ipnosi confermerebbero empiricamente ciò che non è ancora descrivibile secondo i rapporti causali presi finora in considerazione dalla scienza: esisterebbe fra psiche/cervello e soma/corpo un qualche ulteriore ponte grazie al quale la mirata interpretazione psicoanalitica dei sintomi ha una tangibile ricaduta terapeutica.
Una medicina che sia e si dica davvero basata sull’evidenza (Evidence Based Medicine, EBM) non potrebbe e dovrebbe permettersi di rigettare a priori quei dati empirici che non sa ancora come gestire all’interno del proprio attuale paradigma epistemico: in sostanza, la definizione di psicosomatico lega soltanto un dato sintomo ad un dato paziente affermando l’incapacità delle conoscenze attuali a spiegare la relativa patogenesi. Jung e Hillman hanno cercato d’interpretare il Disturbo da somatizzazione nella prospettiva orientale del kundalinismo chakrico.
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