Tomografia ad emissione di positroni (PET): a cosa serve, è pericolosa?

MEDICINA ONLINE Tomografia ad emissione di positroni PET Positron Emission Tomography tumori TAC TC CANCRO TUMORE DIAGNOSTICA PER IMMAGINI RISONANZA MAGNETICALa Tomografia ad emissione di positroni (anche chiamata “PET” acronimo dall’inglese “Positron Emission Tomography”) è una metodica di diagnostica per immagini che consente di individuare precocemente i tumori e di valutarne la dimensione e la localizzazione. L’esame si basa sulla somministrazione di radiofarmaci, caratterizzati dall’emissione di particelle chiamate positroni. Le indagini di Medicina Nucleare, come la PET, prevedono la somministrazione di una piccola quantità di una sostanza radioattiva (radiofarmaco), al fine di indagare le caratteristiche funzionali degli organi e degli apparati nei quali il radiofarmaco si localizza. La procedura inizia con l’iniezione di un radiofarmaco formato da un radio-isotopo tracciante con emivita breve, legato chimicamente a una molecola attiva a livello metabolico (vettore), ad esempio il fluorodesossiglucosio (18F-FDG). Dopo essere stato somministrato per via endovenosa, il radiofarmaco si distribuisce in particolari modi nel corpo del paziente permettendo di ottenere delle immagini diagnostiche.

Differenza tra PET, TAC e risonanza magnetica

A differenza della Tomografia computerizzata (TAC o TC) e della Risonanza magnetica nucleare (RM), che forniscono informazioni di tipo morfologico, la PET dà informazioni di tipo fisiologico permettendo di ottenere mappe dei processi funzionali all’interno del corpo e non solo mappe anatomiche.

PET: a che serve?

La tomografia ad emissione di positroni in medicina serve per svariati scopi, come:
  • lo studio delle patologie neoplastiche;
  • la diagnosi differenziale delle demenze e studi di neuroimaging funzionale;
  • lo studio delle malattie di interesse reumatologico e infettivologico;
  • la ricerca di miocardio ibernato e studi di perfusione cardiaca.

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Uso della PET in neurologia

La PET cerebrale con FDG permette di valutare il metabolismo glicidico a livello cerebrale ed è utilizzata nella diagnosi delle demenze e nella valutazione del deterioramento cognitivo lieve (MCI Mild Cognitive Impairment). Di solito in clinica si utilizzano tomografi PET/CT, ma sono disponibili in commercio anche tomografi PET abbinati ad una Risonanza Magnetica (PET/RM o PET/MRI). Ove non sia disponibile un tomografo PET è possibile ottenere dati del medesimo significato mediante la più vecchia SPECT cerebrale perfusionale (ma meno accurati, per via della più bassa risoluzione spaziale e di contrasto di questa metodica). Flusso ematico e metabolismo neuronale infatti sono strettamente correlati, in quanto i neuroni non possiedono riserve energetiche, quindi un aumento del metabolismo locale può essere ottenuto solo mediante un aumento del flusso di sangue alla regione interessata. Altri traccianti meno utilizzati (specie in campo di ricerca) consentono poi di valutare direttamente il flusso ematico cerebrale (acqua marcata con ossigeno 15, anidride carbonica, monossido di carbonio e butanolo sono marcabili con carbonio 11 o ossigeno 15) e l’estrazione cerebrale di ossigeno (Ossigeno 15 biatomico). Mediante ulteriori radiofarmaci è possibile anche eseguire l’imaging della neurotrasmissione (In particolare del sistema dopaminergico. Tale argomento è ampiamente trattato nella relativa voce) o mirato alla ricerca di depositi e placche di beta amiloide nel sospetto di Malattia di Alzheimer.

Cinetica dell’FDG a livello cerebrale

L’FDG è in grado di oltrepassare la barriera emato-encefalica utilizzando gli stessi trasportatori utilizzati dal glucosio fisiologico (GLUT) e di accumularsi nei neuroni ove viene fosforilato in posizione 6 dall’esochinasi e quindi intrappolato nella cellula in quanto non può così né uscire da essa né proseguire nella glicolisi per via dell’atomo di fluoro in posizione 2. Il primo di questi 2 processi è visibile nei primi 10-15 minuti come un incremento della captazione cerebrale in un’acquisizione dinamica (eseguita iniettando il radiofarmaco col paziente sul tomografo) mentre la reazione di fosforilazione avviene a 30-45 minuti dall’iniezione. Con questo tipo di acquisizione e mediante l’utilizzo di appositi modelli matematici è possibile misurare (metodica quantitativa) il metabolismo glicidico cerebrale; tuttavia tale metodica, per la sua complessità, è utilizzata solo a fini di ricerca.

Chi non può effettuare la PET?

Chiunque può essere sottoposto a queste indagini su indicazione da parte del medico curante. La richiesta dell’esame deve essere poi valutata dal medico specialista in Medicina Nucleare, il quale deve confermare o meno la corretta indicazione dell’esame.

PET: si può fare in gravidanza ed allattamento?

Le donne in gravidanza o che presentano ritardo nel ciclo mestruale devono segnalarlo  prima dell’iniezione, a causa di possibili conseguenze sul feto. Se la gravidanza insorge anche a breve distanza di tempo dall’esecuzione dell’esame non esiste alcun problema per il feto. Durante il periodo di allattamento è consigliabile che le donne segnalino al medico questa circostanza per ricevere istruzioni sul periodo della necessaria interruzione dell’allattamento al seno, che varia a seconda del radiofarmaco utilizzato.

E’ necessaria una preparazione prima dell’esame?

Nella maggior parte dei casi è richiesto il digiuno. L’esatta modalità di preparazione viene comunicata al momento della prenotazione dell’esame. Normalmente non è necessario sospendere eventuali terapie farmacologiche in atto; qualora fosse necessario, le indicazioni sulla durata della sospensione sono fornite al momento della prenotazione.

Come funziona l’esame?

  • Il radiofarmaco viene somministrato tramite un’iniezione in vena, generalmente nell’avambraccio.
  • Il periodo di attesa tra la somministrazione del tracciante e l’esame è variabile in base al differente meccanismo di distribuzione e può variare fra 10 minuti e un’ora, nella maggior parte dei casi. Questo tempo deve essere trascorso in sale dedicate all’interno del reparto di Medicina Nucleare.
  • L’esecuzione dell’esame avviene facendo distendere il paziente sul letto del tomografo PET/TC, la macchina che registra le radiazioni che escono dal paziente in seguito alla somministrazione e all’accumulo del radiofarmaco.
  • Durante l’esame è necessario togliere gli oggetti metallici (collane, spille, monili) dal campo di rilevazione, che potrebbero interferire con la produzione dell’immagine. I tecnici del reparto avranno premura di controllare questi particolari.
  • Al termine dell’esame il paziente può riprendere le normali attività ed abitudini. Qualche volta può essere utile bere più acqua del solito, per eliminare più rapidamente il farmaco somministrato. I composti radioattivi usati sono eliminati rapidamente dall’organismo, generalmente in poche ore. In alcuni casi, a seconda del radiofarmaco utilizzato, è consigliabile evitare la vicinanza con bimbi piccoli e donne in gravidanza per alcune ore. Sarà premura del personale del reparto fornire le informazioni necessarie.

La PET è dolorosa?

La PET non è dolorosa; l’unico disagio è il fastidio provocato dalla puntura dell’ago dell’iniezione, attraverso il quale viene somministrato il farmaco che si localizza nell’organo in esame. 

La PET è rischiosa e pericolosa?

La PET non è pericolosa; la quantità di radioattività iniettata è esigua e la dose al paziente è paragonabile a quella di altri esami che utilizzano radiazioni, come per esempio la TAC. Le sostanze utilizzate non sono tossiche e generalmente non provocano effetti secondari; le manifestazioni allergiche sono estremamente rare.

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