La parola “idrocele” (in inglese “hydrocele”) significa una raccolta di liquido trasudato (edema non infiammatorio) tra la tunica vaginale parietale e tra la tunica vaginale viscerale che racchiude il testicolo e l’epididimo, oppure lungo il funicolo spermatico. La raccolta anomala di un liquido in tale sede si manifesta con una sacca scrotale parzialmente o totalmente gonfia, a volte così “piena di liquido” da apparire molto tesa, generalmente non dolente. L’analogo femminile di tale patologia è l’idrocele del dotto di Nuck.
Etimologia
Il termine “idrocele” deriva dal greco ὑδροκήλη, composto da ὕδωρ (che significa acqua) e κήλη (che significa “rigonfiamento”).
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Tipi e cause
Esistono tre forme di idrocele:
- idrocele primario (congenito o non congenito): l’idrocele si dice primario quando non è causato da altre patologie; se presente alla nascita prende il nome di “idrocele primario congenito” e generalmente si risolve autonomamente pochi mesi dopo la nascita. L’accumulo di trasudato congenito è dovuto alla mancata chiusura del dotto peritoneo-vaginale con conseguente passaggio nello scroto del liquido normalmente presente in addome;
- idrocele secondario o acquisito: è presente generalmente negli adulti ed è causato da altre patologie che hanno l’idrocele come effetto indiretto;
- idrocele idiopatico: è un tipo di idrocele in cui la causa non è nota.
Tra le patologie che causano idrocele secondario, vi sono:
- ernia inguinale;
- infezioni del testicolo o dell’epididimo;
- traumi del testicolo o dell’epididimo;
- occlusioni di fluido o di sangue nel funicolo spermatico;
- cisti;
- tumori.
L’ernia inguinale può essere una causa sia di idrocele primario che secondario, essendo capace di determinare una mancata chiusura del dotto peritoneo vaginale (idrocele congenito) o della riapertura del dotto (idrocele secondario).
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Sintomi e segni di idrocele
Lo scroto appare innaturalmente rigonfio e turgido, totalmente o parzialmente (entrambi i lati o solo un lato). La pelle scrotale è tesa, ma di solito non duole. Generalmente è difficile sentire il testicolo alla palpazione per via della massa fluida che lo circonda. I bambini con idrocele spesso non si lamentano del problema ed il disturbo è rilevato per caso dai genitori mentre il bimbo viene cambiato o, se lieve, dall’occhio esperto del medico.
Il rigonfiamento può essere presente sin dalla nascita o comparire improvvisamente, talvolta in seguito a malattie infettive o febbre. Una o entrambe le sacche scrotali possono apparire aumentate di volume, molli al tatto oppure molto tese e dure.
Le dimensioni dell’idrocele possono variare nell’arco della giornata: minori al mattino, in quanto la posizione sdraiata mantenuta durante il sonno permette al liquido di refluire nell’addome, e maggiori alla sera per effetto della forza di gravità.
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Conseguenze dell’idrocele
L’idrocele può portare ad alcune conseguenze, tra cui:
- compressione del testicolo da parte del liquido contenuto nella sacca scrotale, con conseguente alterazione del normale sviluppo del testicolo;
- possibile evoluzione verso la formazione di un’ernia inguinale: un’ansa intestinale nel dotto peritoneo-vaginale, che può rimanere intrappolata all’interno del dotto stesso e strozzarsi. Ciò provoca intenso dolore, pianto inconsolabile nel bambino, rigonfiamento ed arrossamento della regione inguinale.
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Quali soggetti sono più a rischio?
L’idrocele su base congenita può manifestarsi:
- alla nascita dove ne risultano affetti 5 bambini su 100 tra quelli nati a termine della gravidanza, e 16–25 su 100 tra i prematuri. Può risolversi spontaneamente entro il primo anno di età. Ad un anno di vita ne risulta affetto solo 1 bambino su 100;
- nei primi anni di vita degli episodi infettivi o febbrili possono aumentare la quantità di liquido presente nella cavità addominale. Questo provoca un aumento della pressione all’interno dell’addome che può sforzare ed aprire un dotto peritoneo vaginale dalla chiusura precaria provocando così il passaggio del liquido nello scroto;
- nei casi più gravi e non trattati, può indurre infertilità e sterilità.
L’idrocele reattivo può colpire a qualsiasi età, anche se tende ad interessare soprattutto giovani in età adolescenziale.
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Diagnosi di idrocele
La diagnosi di idrocele viene sospettata dal medico all’esame obiettivo, specie grazie alla palpazione scrotale. Il medico, grazie alla transilluminazione può verificare facilmente se il fluido è chiaro o scuro per escludere altre patologie (nel caso di idrocele il liquido è chiaro); successivamente con l’ecografia si può avere conferma della diagnosi.
La semeiotica può aiutare il medico nella diagnosi differenziale:
- se le dimensioni del sacco scrotale variano a seguito di una pressione sull’addome o sul sacco stesso allora è facile che si tratti di un idrocele secondario a un’ernia inguinale;
- se il rigonfiamento è doloroso allora può trattarsi di un idrocele secondario a una epididimite.
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Idrocele: cure e rimedi
Nella maggioranza dei casi di idrocele congenito e/o lieve, già dal primo anno di vita è possibile assistere a una risoluzione spontanea, pertanto spesso il medico attende l’anno d’età prima di stabilire un eventuale intervento chirurgico correttivo, vigilando nel tempo eventuali variazioni.
Se l’idrocele è lieve nell’adulto si può anche scegliere di non intervenire, facendo dei controlli periodici.
Nei casi in cui l’idrocele sia secondario oppure sia grave, a prescindere dall’età (anche meno di un anno), l’intervento chirurgico correttivo è indicato, specie per non esporre il paziente a complicanze.
Solitamente si ricorre al trattamento chirurgico:
- quando l’idrocele primario congenito non si risolve entro il quarto anno di età;
- o quando un idrocele primario non congenito non si risolve nel giro di qualche mese.
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Chirurgia per l’idrocele
L’intervento chirurgico nel caso di idrocele congenito ha l’obiettivo di chiudere il dotto peritoneo-vaginale rimasto aperto con conseguente rimozione del liquido presente intorno al testicolo. L’operazione richiede un ricovero di una notte o viene effettuato in day hospital e dura circa 20 minuti. L’intervento è definitivo e risolutivo.
In caso di idrocele secondario, l’intervento prevede la sola rimozione del liquido e dei tessuti che lo contengono, oltre ovviamente alla cura a monte che l’ha determinato (ad esempio rimozione dell’eventuale tumore).
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Rischi e prognosi
I rischi maggiori del trattamento chirurgico sono relativi ad eventuali emorragie o infezioni del campo operatorio o a reazioni avverse agli anestetici. L’operazione è abbastanza semplice ed ha successo nella stragrande maggioranza dei casi. In rarissimi casi possono verificarsi danni chirurgici permanenti alle strutture coinvolte.
Postumi e follow up
In caso di idrocelectomia, possono essere necessari l’uso di un sospensorio per un po’ di tempo e l’applicazione di ghiaccio sulla zona nelle 24 ore successive all’operazione. È possibile la formazione di un ematoma che generalmente si risolve nel giro di pochi giorni. Possono insorgere infezioni o danni al tessuto o alle strutture scrotali. In caso di aspirazione possono insorgere infezioni, fibrosi, dolore allo scroto e recidiva dell’idrocele.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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