Differenza tra nutrizione parenterale totale e periferica

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sul lato destro i due tipi di nutrizione parenterale: la totale o (TPN da “total parental nutrition”) e la periferica (o PPN da “peripheral parental nutrition”) 

La nutrizione può essere naturale, quando il paziente assume cibi e bevande tramite la bocca, o artificiale, quando il paziente non sia in grado di alimentarsi in modo sufficiente, momentaneamente o permanentemente, per tale via naturale. La nutrizione artificiale è un complesso di procedure mediante le quali è possibile soddisfare i fabbisogni nutrizionali del paziente, sopperendo al mancato funzionamento di alcuni meccanismi fisiologici legati all’apparato digerente che sono venuti a mancare. La nutrizione artificiale può essere:

  • enterale: quando il sistema digerente è funzionante, le sostanze vengono immesse nello stomaco attraverso un sondino nasogastrico (inserito nel naso) o attraverso una gastrostomia nutrizionale, o nell’intestino attraverso una digiunostomia nutrizionale;
  • parenterale: quando il sistema digerente non è funzionante, le sostanze nutritive già digerite vengono immesse direttamente nel sangue, andando a “scavalcare” le vie digerenti.

Nella nutrizione parenterale le sostanze vengono immesse nel sangue con un catetere venoso, tramite due possibili vie diverse, una centrale e l’altra periferica. A seconda del sito in cui viene posizionato il catetere, abbiamo una nutrizione parenterale totale ed una periferica.

Nutrizione parenterale periferica

Il catetere venoso periferico viene solitamente inserito in una vena superficiale del braccio (cefalica, mediana, basilica, radiale, ulnare) o altre vene superficiali del corpo, se il braccio non è accessibile, e tramite esse la soluzione infusa raggiunge l’intero circolo sanguigno. Di solito viene usato questo tipo di nutrizione quando si prevede un’alimentazione parenterale di breve durata. Viene anche chiamata PPN, acronimo di “peripheral parental nutrition“.

Nutrizione parenterale totale

Il catetere venoso centrale viene inserito a livello di una vena centrale (succlavia, giugulare interna, femorale) e tramite essa, la soluzione infusa raggiunge l’intero circolo sanguigno. Di solito viene usato questo tipo di nutrizione quando si prevede un’alimentazione parenterale di lunga durata o, comunque, per un tempo indeterminato. Viene anche chiamata TPN, acronimo di “total parental nutrition“.

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Nutrizione parenterale totale e periferica: soluzioni usate

In entrambi i tipi di nutrizione, le soluzioni vanno scelte in base alle necessità del paziente. Quelle più comunemente somministrate sono le soluzioni glucosate (soluzioni di glucosio in acqua, a concentrazioni variabili dal 5 al 50%) e le saline, contenenti varie concentrazioni di sali minerali. Nella nutrizione parenterale vengono inoltre somministrate – se necessario – soluzioni di lipidi, aminoacidi essenziali o aminoacidi a catena ramificata BCAA, vitamine, proteine (come ad esempio l’albumina) o farmaci.

Nutrizione parenterale: effetti collaterali

I rischi dell’alimentazione parenterale, sia centrale che periferica, sono essenzialmente di due tipi:

  • infettivi: sepsi a partire da un catetere venoso infetto (flebite chimica nella sede dell’iniezione );
  • metabolici: iperglicemia anche in pazienti non diabetici e steatosi epatica.

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