Esistono vari sistemi per aumentare – o almeno non far diminuire – la produzione del latte materno nella donna che allatta: al contrario di quello che si crede, tranne pochissimi casi, praticamente tutte le donne possono soddisfare completamente la richiesta di latte del proprio bambino fino allo svezzamento.
Meccanismi alla base della produzione di latte
L’avvio alla sintesi di latte materno viene stimolato dalla suzione, cioè quando il bimbo succhia il latte dal seno della mamma. Infatti, lo stimolo meccanico prodotto dalla bocca del neonato fa impennare i livelli di un ormone, la prolattina, fondamentale per la produzione del latte.
Fattori che influenzano negativamente la produzione del latte
La produzione di latte può diminuire per uno o più di tali fattori:
- stress;
- patologie della tiroide;
- disidratazione;
- assunzione di cibi e/o farmaci anti-galattogoghi;
- dieta con calorie insufficienti: la madre deve assumere ogni giorno dalle 350 alle 700 calorie in più per coprire il fabbisogno energetico necessario alla produzione di latte;
- mancanza di sonno.
Il primo consiglio alla mamma che allatta è quindi quello di evitare tali fattori, in modo da eliminare tutto ciò che può far diminuire la produzione di latte.
Per approfondire sui cibi ed i farmaci galattogoghi e quelli anti-galatogoghi, leggi: Cibi e farmaci che aumentano la produzione di latte materno
8 Consigli utili
1 Aumenta il numero delle poppate e non saltarle
Può sembrare banale ma aumentare le poppata è il metodo più scientifico ed efficace per tenere elevata la produzione di latte materno, incoraggiando l’allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento. Il seno è infatti strutturato in modo da produrre tanto latte quanto ne viene richiesto attraverso la suzione, per questo più il bambino succhi, stimola e svuota il seno, più latte si produce.
Molti pensano che saltare le poppate possa aumentare le scorte serali di latte, ma ciò è un errore: man mano che il latte si accumula, si accumula anche una sostanza chiamata fattore di inibizione della lattazione che spinge l’organismo a produrre meno latte; quando invece il seno viene svuotato, al cervello arriva il segnale contrario, cioè di produrre più latte. Più si allatta e più latte si produce, e non bisogna aver paura di notare il seno meno turgido e gonfio rispetto ai primissimi giorni di allattamento: è assolutamente normale e non indica che ci sia meno latte disponibile.
2 Non andare in crisi la sera
Nella maggior parte dei casi, la “crisi” delle mamme arriva la sera, quando vedono il bambino più lamentoso, nervoso ed il seno pappare più sgonfio ed è facile arrivare alla conclusione: “piange perché non ho latte, quindi sarà necessaria l’aggiunta”. Teniamo a mente che il bambino la sera generalmente ha una modalità diversa di attaccarsi al seno: se la mattina tende a fare poppate a distanza più prolungata, la sera fa le cosiddette ‘poppate a grappolo’, cioè richiede il seno poco e spesso, vuoi perché la composizione del latte la sera è diversa, vuoi perché cerca consolazione prima della nanna, vuoi perché potrebbe essere più stanco o avere qualche colichetta ed il seno materno lo tranquillizza. Ma questo non significa che di sera non c’è latte, perché la ghiandola mammaria, come qualunque organo, funziona 24 ore su 24, quindi se il bambino succhia, il latte esce sempre.
3 Non contare il numero di poppate
Assai spesso la produzione del latte diminuisce perché si tende ad equiparare l’allattamento naturale con l’allattamento artificiale, che prevede una riduzione progressiva del numero di poppate giornaliere man mano che il bambino cresce. Ecco che se a 4-5 mesi il bambino cerca il seno tante volte al giorno, si attribuisce questo ad una infondata scarsità di latte, così come si tende a ridurre volutamente il numero di poppate convinte che sia giusto così, con l’unico risultato di far diminuire fisiologicamente la produzione del latte. I motivi per cui un bambino cerca il seno materno sono davvero tanti e non si limitano solo all’esigenza di nutrimento. Quando fa caldo, ad esempio, può chiedere poppate più brevi e ravvicinate, perché vuole più acqua per dissetarsi; quando lui o la sua mamma sono ammalati, può cercare il seno più spesso non solo per consolarsi dei fastidi che ha, ma anche per prendere dalla mamma gli anticorpi che il sistema immunitario materno ha preparato. Così come quando ha bisogno di certe sostanze, attraverso la suzione invia input che stimolano il seno a produrle. L’allattamento è un meccanismo talmente complesso che non si può ridurre al conteggio delle poppate nelle 24 ore.
4 Verifica posizione, attacco e suzione
Posizionamento del bambino, attacco al seno e modalità di suzione sono fondamentali, perché, se sono corretti, il bambino dà la giusta stimolazione alla ghiandola mammaria, svuota bene il seno ed invia l’impulso a produrre più latte. La giusta posizione è stare sedute su una sedia o una poltrona comoda, con dei cuscini che sostengono schiena, braccio e bambino, le gambe rilassate e ben poggiate a terra o su un rialzo; va bene anche la posizione da sdraiata (molto comoda soprattutto la notte) con un cuscino dietro la schiena del bambino in modo che non si giri e tenga la testa in asse con schiena e sederino. Reggendo la mammella con una mano ‘a cucchiaio’, si avvicina il bambino al seno in modo che il suo corpo sia ben allineato, la testa sia rivolta verso il capezzolo e il naso appoggiato (ma non schiacciato) sul seno; le labbra devono essere ben aperte, così da afferrare non solo il capezzolo ma anche una porzione di seno. Se succhia correttamente, la mandibola si muove, si sente deglutire ritmicamente e non si avvertono schiocchi (che sarebbero segno che il bambino sta ingurgitando aria).
5 Non dargli acqua quando l’allattamento è esclusivo
Il latte materno assolve a tutte le esigenze del bambino, compresa la sete, perché è costituito in prevalenza di acqua. Per questo durante l’allattamento esclusivo non bisogna somministrare alcun altro liquido, neanche in giornate molto calde. Offrire il biberon potrebbe dare al bambino una finta parvenza di sazietà e allungare i tempi tra una poppata e l’altra, con l’unico risultato di far diminuire la produzione del latte. Senza considerare che tra capezzolo e biberon il neonato potrebbe confondersi e finire col preferire la modalità di suzione meno faticosa, costituita dal biberon. Per lo stesso motivo si consiglia di non dare al bambino il ciuccio almeno per tutto il primo mese- mese e mezzo di vita, in modo da non confondere le due tecniche di suzione.
6 Più calma e meno stress aiutano la produzione di latte
Se la mamma è agitata e stressata, il bambino lo percepisce e si sente più insicuro, piange di più e tende ad attaccarsi ancor di più a lei, proprio allo scopo di tranquillizzarsi, col rischio di creare ulteriore stress alla sua mamma, che può attribuire il pianto alla carenza di latte, in un vero e proprio circolo vizioso che sconvolge i livelli dell’ormone ossitocina ed abbassa ulteriormente i livelli di latte prodotto.
7 Verifica se il latte è davvero poco
Se ad un certo punto ti sembra che il latte sia diminuito, non arrivare a conclusioni affrettate, ma verifica insieme al pediatra o ad un consulente esperto in allattamento materno se il latte è diminuito davvero. I principali segnali che fanno capire se il bimbo sta bene ed è adeguatamente nutrito, sono la pelle appare ben idratata, il fatto che il bambino bagni ogni giorno almeno sei pannolini di urine chiare ed infine la presenza di feci liquide e di color giallo oro. Inutile quindi fare la doppia pesata per sapere quanto ha mangiato per poppata, perché la quantità di latte ingerito può essere molto diversa da una poppata all’altra e ciò – entro certi limiti – non deve essere motivo di ansia.
8 Alimentati in modo adeguato ed usa integratori alimentari appositi
Una alimentazione ricca di nutrienti, sana, con adeguate calorie, carboidrati, grassi e proteine è davvero importante per mantenere alte le scorte di latte. Puoi anche aiutarti usando integratori appositi, riportati nel prossimo paragrafo.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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