Un medico campano commenta i risultati dell’autopsia effettuata sul corpo di Davide Astori e fornisce un’altra versione della tragedia che ha colpito il 31enne capitano della Fiorentina. Giuseppe De Martino, medico cardiologo esperto nelle aritmie cardiache, in una lunga nota smentisce la versione ufficiale dell’autopsia di Davide Astori, secondo cui il calciatore sarebbe morto per bradiaritmia.
Bradicardia e bradiaritmia
“Tra tutte le cause questa è la meno probabile. E’ impossibile che, in un giovane atleta, il cuore rallenti progressivamente il suo battito fino a morire. A meno che non ci sia una causa che porti a farlo. Bradicardia e bradiaritmia sono due termini molto simili; entrambi i termini indicano che il cuore rallenta – spiega l’esperto. – Nella bradicardia sinusale il segnapassi cardiaco, cioè il nodo del seno, rallenta progressivamente. Nella bradiaritmia, che comprende anche la bradicardia sinusale, il cuore rallenta perché ci può essere un blocco atrioventricolare, cioè un blocco della conduzione tra atrio e ventricolo. Entrambe queste condizioni sono del tutto improbabili in una persona sana, come era questo giocatore – commenta il dottor De Martino. – E’ molto improbabile che la causa di morte sia la bradicardia sinusale, cioè il fatto che il segnapassi cardiaco abbia rallentato progressivamente, ed è ancor più improbabile che il calciatore possa avere sviluppato un blocco atrioventricolare, proprio perché sono patologie che non appartengono alla sua fascia di età. In assenza di evidenze macroscopiche all’autopsia, quali aneurisma cerebrale o infarto cardiaco, è molto più probabile che, una persona sana muoia all’improvviso per una fibrillazione ventricolare. La bradicardia non è proprio un’ipotesi da contemplare in questi casi – conclude l’aritmologo – proprio per la rarissima possibilità, secondo me inesistente, che possa essere accaduto qualcosa del genere.”
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Fibrillazione ventricolare
“Quando accadono eventi fatali come la morte di un giovane sportivo, la causa è più spesso da ricercare in aritmie ventricolari, specie la fibrillazione ventricolare che induce il cuore ad accelerare il battito fino ad arrestarsi. Le fibrillazioni ventricolari sono legate a patologie elettriche dei canali delle cellule cardiache che non si rilevano all’autopsia – dice il dottor Giuseppe De Martino. – Si tratta di malattie delle cellule cardiache che possono predisporre a malattie quali la sindrome di Brugada, il QT lungo o altre ancora, come la displasia aritmogena o la cardiomiopatia ipertrofica. A volte – conclude l’esperto – queste patologie possono essere diagnosticate con l’elettrocardiogramma, e a volte con l’ecocardiogramma, riuscendo anche a intercettare le persone a rischio di morte improvvisa. In medicina comunque non esiste il rischio zero, ovvero la certezza che un avvenimento non accadrà – continua l’aritmologo. – In genere, si possono identificare i soggetti a rischio di morte improvvisa, facendo una corretta anamnesi familiare, esami specifici. Se ci sono casi in famiglia di morte improvvisa o per anomalie cardiache morfo/funzionali ad essa correlate, già questo indica un rischio. Molti sono anche gli esami diagnostici per rilevare sia alterazioni genetiche, sia disturbi elettrolitici, cardiopatie strutturali come la cardiomiopatia ipertrofica, la cardiomiopatia ischemica e dilatativa, oppure le pericolose tachicardie ventricolari sostenute e non, battiti ectopici ventricolari, che possono essere correlate con sintomi quali palpitazioni, vertigini, lipotimie o sincopi.”
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