Emocromatosi ereditaria e secondaria: sintomi, dieta, diagnosi, cure

MEDICINA ONLINE GLICEMIA INSULINA SANGUE DIFFERENZA CONCENTRAZIONE ORMONE PIASTRINE GLOBULI ROSSI BIANCHI GLUCAGONE TESTOSTERONE ESTROGENI PROGESTERONE CUORECon “emocromatosi ereditaria” (chiamato anche “diabete bronzino”) ci si riferisce ad una malattia metabolica genetica caratterizzata dall’accumulo di notevoli quantità di ferro in diversi organi e tessuti, specie:

  • fegato;
  • pancreas;
  • cute;
  • testicoli;
  • cuore;
  • varie ghiandole endocrine.

Tale accumulo patologico è determinato da un aumentato assorbimento intestinale di ferro ottenuto con l’alimentazione o altre fonti (ad esempio farmaci per la cura di anemia). L’aumento dell’assorbimento è a sua volta causato, nella maggior parte dei casi, dalla mutazione genetica del gene HFE, localizzato sul cromosoma 6 e strettamente associato al locus genico del complesso maggiore di istocompatibilità.
Il contenuto totale normale di ferro nel corpo umano è di circa 2,5 g nelle donne e 3,5 g negli uomini. Le numerose manifestazioni cliniche dell’emocromatosi possono non essere evidenti fino a quando la concentrazione corporea di ferro non risulti superiore ai 10 grammi. Se non è trattata, questa patologia porta a frequente interessamento epatico con la cirrosi che è la complicanza più frequente; inoltre, circa il 20-30% dei pazienti sviluppa carcinoma epatocellulare. Il quadro epatico è la complicanza letale più frequente, seguita dalla cardiomiopatia con insufficienza cardiaca.

Etimologia

Il termine “emocromatosi” deriva da due parole greche: αἷμα  (sangue) e κρῶμα (colore).

Diffusione

Le manifestazioni sono 5-10 volte più frequenti negli uomini rispetto alle donne fertili (queste ultime compensano infatti l’eccesso di ferro con una sua perdita mediante mestruazioni), mentre tendono ad avvicinarsi nei due sessi quando la donna entra in menopausa. L’esordio avviene comunemente tra i 40 ed i 60 anni; i soggetti più giovani possono essere identificati tramite screening. La prevalenza si aggira intorno al 30% circa della popolazione europea.

Emocromatosi primaria e secondaria

L’emocromatosi può essere di due tipi:

  • emocromatosi primaria (o genetica o ereditaria): è causata in modo diretto da mutazione genica ed è la forma di emocromatosi più frequente;
  • emocromatosi secondaria: è determinata da altre condizioni o patologie che indirettamente causano l’accumulo di ferro negli organi.

Talvolta l’emocromatosi secondaria viene anche chiamata “emosiderosi“.

Cause di emocromatosi primaria (genetica)

La causa dell’emocromatosi ereditaria o primaria è genetica. La forma più comune è causata da una mutazione del gene HFE che codifica per una proteina che regola l’assorbimento del ferro alimentare. Le mutazioni più frequenti sono il polimorfismo C282Y e H63D. È stata anche ritrovata una forma più rara di emocromatosi causata da una mutazione del gene che codifica per l’epcidina, una proteina di fase acuta sintetizzata dal fegato che svolge un ruolo chiave nell’omeostasi del ferro. Normalmente l’epcidina, in situazioni di aumento di ferro circolante, blocca la ferroportina a livello dell’enterocita e del macrofago, inibendo il rilascio di ferro. Quando è mutata non è in grado di svolgere questo compito, e la ferroportina non viene bloccata, quindi si realizza un accumulo di ferro nei tessuti.

Cause di emocromatosi secondaria

L’emocromatosi secondaria può essere dovuta:

  • ad eccessiva assunzione tramite un elevato consumo di cibi contenenti ferro;
  • paradossalmente a somministrazione cronica di ferro esogeno come terapia per l’anemia da carenza di ferro;
  • a ripetute trasfusioni di sangue, tipicamente in pazienti con alterata eritropoiesi, ad esempio con drepanocitosi, talassemia, anemie sideroblastiche, anemie emolitiche congenite o mielodisplasia. Un’unità di emazie contiene da 250 a 300 mg di ferro, e pertanto 2 unità equivalgono alla dose assunta per via orale in 1-2 anni. I soggetti che ricevono più di 100 unità sviluppano una siderosi.
  • abuso cronico di farmaci contenenti ferro, di alcol o di acido ascorbico.

Patogenesi

Nell’emocromatosi il ferro assorbito è in eccesso rispetto alle necessità fisiologiche. Pertanto dapprima aumenta il ferro plasmatico, con saturazione della transferrina e conseguente aumento della ferritina; in seguito il ferro in eccesso si accumula negli organi parenchimatosi, soprattutto fegato, pancreas e cuore. Il sovraccarico di ferro a livello epatico causa cirrosi, nel pancreas può indurre distruzione delle isole di Langerhans con conseguente insorgenza di diabete mellito, mentre nel cuore è responsabile della comparsa di cardiopatia e aritmie. Altre alterazioni legate all’accumulo ferroso nei vari organi, sono a carico dell’ipofisi, delle articolazioni e della cute.

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Sintomi

I sintomi tendono a verificarsi quando il ferro totale nell’organismo, ha superato i 10 grammi e generalmente tra i 40 ed i 60 anni di età. Gli uomini sono molto più colpiti rispetto alle donne fertili. Nelle donne, i sintomi sono rari prima della menopausa, in quanto – come già anticipato – la perdita ematica dovuta al ciclo mestruale tende a compensare l’accumulo di ferro. Una donna con emocromatosi potrebbe non aver sintomi prima della menopausa ed iniziare ad aver sintomi DOPO la menopausa.

La classica triade clinica comprende:

  • cirrosi con epatomegalia;
  • iperpigmentazione della pelle;
  • diabete mellito.

Dall’associazione del diabete e del colorito scuro, simile al bronzo, della cute è nata la denominazione di “diabete bronzino” che veniva usata specie in passato. Altri sintomi sono:

  • malessere generale;
  • dolore addominale;
  • astenia (mancanza di forse);
  • facile affaticabilità;
  • nausea e vomito;
  • perdita di peso inspiegabile;
  • perdita della libido;
  • amenorrea (mancanza delle mestruazioni);
  • anemia;
  • anoressia;
  • cardiomegalia;
  • discromie cutanee;
  • disfunzione erettile (impotenza);
  • dolori alla mano, al polso ed in generale alle articolazioni;
  • glicosuria;
  • insulinoresistenza;
  • letargia;
  • prurito;
  • eccessiva ritenzione idrica.

La malattia conclamata causa cronicamente:

  • epatomegalia (aumento delle dimensioni del fegato);
  • splenomegalia (aumento delle dimensioni della milza);
  • iperpigmentazione;
  • diabete mellito;
  • angiomi stellati;
  • ascite;
  • aritmie cardiache;
  • atrofia testicolare;
  • ittero;
  • insufficienza cardiaca congestizia;
  • astenia grave;
  • depressione.

Altri sintomi soggettivi possono dipendere dall’accumulo di ferro in tessuti specifici.

Sintomi neurologici

I sintomi neurologici principali possono includere:

  • stanchezza cronica;
  • facile irritabilità;
  • depressione;
  • difficoltà di concentrazione;
  • deficit sensitivi e motori.

Emocromatosi, complicanze e rischio di tumore

L’accumulo di ferro tipico dell’emocromatosi determina cronicamente un danno anche grave ai tessuti interessati che in alcuni casi è irreversibile. I pazienti affetti da emocromatosi, qualora la malattia non sia stata diagnosticata e trattata prima che siano avvenuti tali danni tissutali, presentano un rischio di sviluppare il carcinoma epatocellulare 200 volte superiore rispetto alla popolazione normale, rappresentando quindi un importante fattore di rischio per tale neoplasia maligna e potenzialmente letale. Circa il 20-30% dei pazienti con emocromatosi è colpita dal carcinoma del fegato.

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Diagnosi

La diagnosi è suggerita dalla contemporanea presenza, in uomini > 40 anni o donne dopo la menopausa, di:

  • epatomegalia;
  • iperpigmentazione cutanea;
  • diabete mellito;
  • cardiopatia;
  • artrite;
  • ipogonadismo.

Durante l’anamnesi è bene valutare, oltre ai precedenti familiari, l’uso di alcol, di ferro, di acido ascorbico (il quale aumenta l’assorbimento di ferro). Per valutare le riserve di ferro corporeo si usano:

  • il dosaggio del ferro sierico e la percentuale di saturazione della transferrina;
  • la concentrazione sierica della ferritina;
  • la biopsia epatica con calcolo dell’indice di ferro epatico;
  • la TC e/o la RMN del fegato.

Se nell’organismo normale il peso totale di ferro è di 2-5 grammi, in un adulto con emocromatosi si può raggiungere i 40 grammi. Nel fegato i livelli normali di ferro sono inferiori a 1.000 microgrammi per grammo di peso secco, mentre nel fegato di un adulto con HHC si superano i 10.000 µg/g.

Trattamento

La rimozione del ferro in eccesso avviene in modo ottimale tramite salasso settimanale o bisettimanale di 500 ml per 1-2 anni, poi, una volta ottenuti parametri normali, ogni 3 mesi e tramite la somministrazione di chelanti del ferro. Al salasso si deve associare il monitoraggio periodico di sideremia, ferritina e saturazione della transferrina. Le manifestazioni secondarie vengono gestite in base alle necessità.

Trattamento dell’emocromatosi primitiva

I pazienti con emocromatosi primitiva devono seguire una dieta equilibrata ma non è necessario limitare il consumo di alimenti contenenti ferro (come carne rossa e fegato). L’alcol deve essere assunto, invece, con moderazione, in quanto può aumentare l’assorbimento del minerale e, in quantità elevate, il rischio di cirrosi.

Trattamento dell’emocromatosi secondaria

La terapia nel paziente con emocromatosi secondaria prevede generalmente l’impiego ferrochelanti (come deferasirox o deferoxamina). Alcuni casi possono essere trattati con flebotomie ed eritropoietina, tuttavia la salassoterapia non è raccomandata per molti pazienti, in considerazione del fatto che può peggiorare lo stato anemico già esistente. Utile evitare o limitare alcolici, cibi ricchi di ferro, farmaci contenenti ferro. E’ comunque necessario individuare la causa a monte che ha determinato l’emocromatosi e curare tale causa in modo specifico.

Alimenti ricchi di ferro

Ecco una lista con vari alimenti ricchi di ferro (valore di ferro espresso per 100 grammi di prodotto):

  • Fegato d’oca 30,53 mg
  • Cioccolato fondente amaro 17,4 mg
  • Vongola 13,98 mg
  • Cacao amaro 13,86 mg
  • Ostrica cotta 11,99 mg
  • Caviale 11,88 mg
  • Paté di pollo inscatolato 9,19 mg
  • Muesli con frutta e frutta secca 8,75 mg
  • Muesli 8,20 mg
  • Lenticchie 7,54 mg
  • Ostrica 6,66 mg
  • Farina di soia 6,37 mg
  • Germe di grano 6,26 mg
  • Pollo (coscia) 6,25 mg
  • Ceci 6,24 mg
  • Patate bollite 6,07 mg
  • Seppia 6,02 mg
  • Pinoli secchi 5,53 mg
  • Fagioli cannellini 5,49 mg
  • Fagioli borlotti freschi 5,00 mg
  • Fiocchi d’avena 4,72 mg
  • Nocciole 4,70 mg
  • Alici sott’olio 4,63 mg
  • Arachidi 4,58 mg
  • Grano duro 4,56 mg
  • Mandorle secche 4,51 mg
  • Crema di nocciole e cacao 4,38 mg.

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