E se Matrix in realtà fosse la realtà reale ed il mondo “reale” fosse solo un modo che ha usato il terrorista pluri-ricercato Morpheus per intrappolare il povero Anderson-Neo (l’eletto, in originale “the one”)? Mi sto ovviamente riferendo al famoso film di fantascienza del 1999 “Matrix”, diretto dalle sorelle Lana e Lilly Wachowski.
Supereroe con una pillola
Il protagonista, Thomas A. Anderson (Keanu Reeves), aveva una vita da impiegato noiosa, solitaria e routinaria, poi in pochi giorni, un gruppo di hacker ricercati ed un po’ strambi…
- Lo hanno progressivamente convinto di vivere una vita fasulla.
- Si sono presentati come liberatori ed unici conoscenti della Verità Assoluta.
- Lo hanno fatto diventare un supereroe.
- Gli hanno dato un nome cool.
- Gli hanno dato l’amore di Trinity.
- Gli hanno dato degli amici che lo ammirano.
- Gli hanno predetto il futuro tramite l’Oracolo.
- Gli hanno dato la capacità di imparare qualsiasi arte marziale e qualsiasi altra nozione possibile in pochissimo tempo e stando comodamente steso su un sedile.
- Gli hanno dato la possibilità di uccidere poliziotti e civili, facendo vere e proprie stragi, restando impunito.
- Gli hanno dato la capacità di alterare la realtà a suo piacere.
- Gli hanno dato la capacità di volare.
- Gli hanno dato la capacità di risorgere dalla morte.
- Lo hanno reso un elemento temuto dal Sistema e dalle Macchine.
- Lo hanno messo all’apice di una rivoluzione epica.
- Lo hanno reso il salvatore dell’intera l’umanità.
- Lo hanno reso una divinità adorata dagli esseri umani.
Tutto questo grazie ad una neuro-simulazione interattiva indotta dalla pillola rossa, una potente sostanza psicotropa capace di indurre complesse allucinazioni (il “paese delle meraviglie” e “la tana del Bianconiglio” promesse da Morpheus quando gli cede il farmaco).
Una prigione per la mente
Anderson, dopo un devastante lavaggio del cervello e ridotto nelle capacità di valutazione critica da una insonnia cronica causata da alienanti ed estenuanti lavori al computer commissionati dai complici di Morpheus, sceglie volontariamente la pillola rossa, convinto che essa sia la via per la vera realtà e che quella scelta lo renderà libero. Quello che l’ingenuo Anderson in realtà sceglie volontariamente è una prigione per la propria mente, spinto dal terrorista Morpheus, esattamente come noi scegliamo volontariamente un prodotto, spinti da una pubblicità e lo facciamo pensando di essere liberi, quando in realtà siamo appena caduti nella trappola di un ufficio marketing.
Nerd o supereroe?
Lo studio della medicina e soprattutto il rasoio di Occam mi suggeriscono che la teoria preferibile sia quella con un minor numero di pretese plausibili, quindi quella più “semplice” piuttosto che quella più complessa. Chiedo a voi: è più verosimile che un impiegato nerd magrolino single ed annoiato diventi in pochi giorni un supereroe volante impunibile esperto di ogni arma e combattimento avanzato esistente, che vive nel futuro, al centro di una battaglia epica, capace di risorgere e modificare la realtà e protagonista di una struggente storia d’amore, adorato dall’intera umanità come un dio e salvatore eletto di un mondo post-apocalittico in lotta contro robot intelligenti iperprogrediti che hanno costretto gli esseri umani ad essere una semplice fonte di energia, o che egli sia stato raggirato con un farmaco che gli induce allucinazioni o, peggio, schizofrenia?
La storia di Morpheus non “regge”
La storia che Morpheus racconta a Neo presenta alcune falle veramente notevoli. La più importante, che mi ha fatto sempre riflettere, è il perché le macchine abbiano scelto proprio l’essere umano come fonte di energia. Pensateci: se l’obiettivo delle macchine era solo quello di sfruttare un essere vivente come “batteria” metabolica, non sarebbe stato meglio usare un altro mammifero e non l’uomo? Magari non le piante, poco “energigene”, ma un erbivoro pacifico, come una pecora o un bradipo, oppure meglio ancora una mucca, visto la grossa taglia e quindi l’alta quantità di energia disponibile. Anziché un complesso sistema di realtà virtuale che ricostruisce città, strade, negozi, abitazioni, deserti, oceani, automobili, autostrade, sarebbe infatti stato molto più semplice ed economico ricreare un enorme prato con al massimo qualche cane come agente: le mucche avrebbero pascolato tutto il giorno, tranquille, senza mettersi a sparare o ad imparare le arti marziali o a fomentare qualche “mucca eletta” ribelle, quindi probabilmente assoggettandosi pigramente a questa realtà perfetta per il loro modo di vivere. Perfino i cani sarebbero stati più facili da programmare e controllabili rispetto a degli agenti umani in alcuni casi profondamente emotivi e frustrati, come il caso dell’agente Smith. Con l’energia ottenuta dalle mucche, le macchine avrebbero comunque soggiogato l’umanità, ma con rischi e costi di gestione molto più bassi. Una macchina così evoluta, avrebbe di certo scelto la via più efficiente, cosa che – usando gli umani – non è stata fatta. Si, questo potrebbe essere interpretato come un classico buco di trama oppure come il frutto di una precedente sceneggiatura: sembrerebbe infatti che nello script originale di Matrix fosse previsto che alle macchine servisse la potenza di calcolo del cervello umano per poter sopravvivere, particolare che poi nella sceneggiatura finale è stato eliminato. Rimane comunque il fatto che, stando a quello che ci viene presentato nel film, Neo avrebbe dovuto dubitare dell’intera storia anche in virtù di questo errore grossolano di logica nella narrazione di Morpheus.
Perché?
Probabilmente vi starete chiedendo: per quale motivo Morpheus avrebbe manipolato ed intrappolato Anderson nel paese delle meraviglie? Forse per giocare con la sua vita. Non è forse quello che facciamo noi esseri umani quando giochiamo ad un videogame o quello che faceva Zeus con gli antichi greci? Forse voleva creare uno schiavo personale, disposto fare qualsiasi cosa lui – il suo Salvatore, a cui doveva perpetua riconoscenza – gli dicesse. O forse Morpheus lo ha fatto per controllarlo, come già fanno tutte le religioni e le banche centrali con l’intera umanità grazie a paradisi e banconote o come farebbe una tecnocrazia in un mondo distopico controllato da farmaci, come accade in “Equilibrium” di Kurt Wimmer? O forse per ottenere dalla sua mente preziose informazioni, in stile “Inception” di Christopher Nolan (a quello servirebbe il collegamento pc-cervello che gli inseriscono nella testa ogni volta: a rubargli dati, magari segreti informatici di una ditta concorrente). I possibili motivi sono infiniti e sono gli stessi che tengono bloccati me e voi di fronte ad un black mirror in questo preciso momento.
Il terrorista Morpheus, dopo aver sfruttato il povero Anderson, averlo sballottato in situazioni assurde reali o illusorie ed aver attinto da lui ogni informazione possibile, decide di ucciderlo, facendogli credere – nella sua neuro-simulazione – di essere morto come eroe e salvatore dell’umanità. Morto felice, piacevolmente insensibile, grazie alla somministrazione di un farmaco: qualcosa successo milioni di volte fin dagli albori della psichiatria. Il facilmente plagiabile Anderson ha fatto l’errore che ognuno di noi compie ogni giorno: barattare la propria vita e la propria schiavitù per avere in cambio una pura illusione di libertà di libero arbitrio fatta di catene più invisibili e più tenaci di quelle che ci siamo illusi di aver spezzato.
Altri film
Oggi abbiamo “giocato” a trovare una interpretazione assurda di Matrix, ma se vi interessano questi temi e adorate chiedervi quale sia la vita reale e quale il sogno, vi consiglio – oltre ai film prima citati – anche altri interessanti lungometraggi di fantascienza. Il primo è “Il tredicesimo piano” del 1999 diretto da Josef Rusnak, seguito da “Nirvana” del 1997 diretto da Gabriele Salvatores. Immancabile in questa lista “Atto di forza” del 1990 diretto da Paul Verhoeven (anche in quest’ultimo ci si fa la domanda se davvero un operaio fosse davvero diventato all’improvviso una superspia salvatore di un pianeta intero o se tutto sia invece, più plausibilmente, frutto di falsi ricordi). Se vi piace chiedervi se la vita che vi viene presentata sia davvero reale o sia frutto di un qualcosa di fittizio posto di fronte ai vostri occhi, potreste gradire i film Moon (2009) e Source Code (2011) entrambi di Duncan Jones. Consigliati anche Dark City (1998) di Alexander Proyas e The signal (2014) sempre con Morpheus (Laurence Fishburne). La serie televisiva chiamata 1899 indaga – lo dico cercando di evitare spoiler – il rapporto tra realtà e percezione della realtà. Se siete più “psicologici”, vi invito a guardare anche il criptico “L’inquilino del terzo piano” del 1976 con Roman Polański. Se invece vi sentite più “filosofici”, potreste gradire l’onirico “Picnic ad Hanging Rock” del 1975 diretto da Peter Weir. Attenzione a non vederli tutti assieme: potresti diventare la farfalla di Zhuāngzǐ!
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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