Paracentesi: a cosa serve, complicanze, diagnostica, ascite

MEDICINA ONLINE PARACENTESI ADDOMINALE ASCITE DIAGNOSTICA ESPLORATIVA DOVE PUNGERE COSA SERVE MALATTIE CIRROSI ALBUMINA SIERO LIQUIDO ESSUDATO TRASUDATO.jpgCon paracentesi (anche chiamata peritoneocentesi) si intende una procedura medico-chirurgica che consiste nella perforazione con un ago di cavità organiche ripiene di essudato o trasudato (edema infiammatorio o non infiammatorio). Il termine non indica quindi solo l’evacuazione di liquido raccolto nella cavità peritoneale (cioè l’ascite, che si verifica ad esempio nella cirrosi epatica scompensata) ma anche ad altre tecniche come la procedura effettuata dall’oculista nella camera anteriore del globo oculare o dall’otorinolaringoiatra nella membrana timpanica. In questo articolo ci occuperemo soprattutto della paracentesi usata in caso di ascite.

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In quali condizioni e patologie si usa una paracentesi?

Questa procedura medica viene usata in varie situazioni:

  • diminuire la pressione addominale in caso di ascite (l’uso più frequente);
  • diagnosi di peritonite batterica spontanea ed altre infezioni (ad.es. la tubercolosi addominale);
  • diagnosi di cancro metastatico;
  • diagnosi di presenza di sangue nella cavità peritoneale in seguito a trauma;
  • puntura della membrana timpanica (miringotomia) finalizzata, ad esempio, all’ottenimento di un campione di pus o secrezioni dall’orecchio medio;
  • riduzione della pressione intraoculare in caso di occlusione dell’arteria centrale retinica (oculocentesi) e qualsiasi ifema nella camera anteriore dell’occhio, nel caso in cui il sangue non venga assorbito nel giro di alcune settimane.

Paracentesi terapeutica in caso di ascite

Uno degli usi più frequenti della paracentesi, è quella di diminuire la pressione addominale in caso di elevate quantità di ascite. La procedura in questo caso prende il nome di “paracentesi terapeutica” e può essere eseguita in un ambulatorio oppure in day-hospital. Praticata da mani esperte, è un’operazione molto sicura, anche se vi è un piccolo rischio di infettare la cavità, di causare un sanguinamento eccessivo o di perforare un’ansa intestinale o la vescica. Fino a 10 litri di fluido possono essere aspirati durante la procedura. Se il drenaggio del fluido è maggiore a 5 litri, i pazienti possono ricevere albumina intravenosa (25% albumina, 8g/L) per prevenire che si instauri ipotensione (bassa pressione arteriosa).

Paracentesi diagnostica in caso di ascite

Quando il liquido prelevato nel cavo peritoneale viene inviato in laboratorio per analizzarlo, la paracentesi prende il nome di “paracentesi diagnostica” proprio perché, grazie all’analisi dell’ascite, si può far diagnosi di alcune patologie (epatopatie, tumori, infezioni…), oltre ovviamente a permettere la diminuzione della pressione addominale, ove questa fosse elevata.

Come ci si prepara ad una paracentesi?

Salvo diverse indicazioni da parte del medico, la paracentesi non richiede una preparazione specifica, tuttavia:

  • è importante che il paziente svuoti la vescica prima dell’esame;
  • il paziente deve precedentemente eseguire un esame del sangue venoso per monitorare i parametri di coagulazione;
  • comunicare al medico se si è incinta;
  • comunicare al medico se si stanno assumendo dei farmaci (specie quelli relativi alla coagulazione del sangue), se si è allergici a qualche farmaco o anestetico e se si soffre di problemi di coagulazione.

Come si svolge?

  1. il paziente viene invitato a svuotare la vescica;
  2. il paziente si mette in posizione supina (a pancia in alto) sdraiato con la testa elevata (o seduto) e scopre l’addome;
  3. il paziente rimane immobile;
  4. il medico disinfetta il lato dell’addome interessato dalla procedura;
  5. il medico anestetizza una piccola area della pelle;
  6. sotto guida ecografica, il medico inserisce un ago di larghezza opportuna da 23G a 16G fino a 10G (assieme ad un’anima-tubo in plastica all’interno) ad una profondità di 2-5 cm, (perforando pelle, grasso, una zona tendinea dei muscoli retto e trasverso dell’addome ed il sottile peritoneo parietale) per raggiungere il fluido peritoneale (fluido ascitico o ascite);
  7. il medico rimuove l’ago, lasciando in sede un tubicino che viene connesso ad una sacca di drenaggio;
  8. al termine della procedura, il paziente viene medicato e resta in osservazione circa un’ora.

Il fluido può essere drenato:

  • per gravità,
  • per connessione ad una sacca a “pressione negativa” (a soffietto),
  • per connessione ad una bottiglia in cui è stato fatto il vuoto.

Dopo la paracentesi

Una volta eseguita la procedura, l’area viene bendata ed il paziente messo in osservazione per circa un’ora. Se il paziente non lamenta capogiri e mantiene una buona pressione arteriosa, può essere dimesso con indicazione ad evitare sforzi e movimenti bruschi. E’ meglio che il paziente sia accompagnato, specie se anziano. Un lieve indolenzimento nella zona interessata dalla puntura, è normale e tende a scomparire spontaneamente nelle ore successive.

Controindicazioni alla paracentesi

La paracentesi è controindicata in caso di assunzione di anticoagulanti o di aspirina.

Una paracentesi è dolorosa?

La procedura, pur potendo essere fastidiosa per il paziente, non è giudicata dolorosa. L’inserimento dell’ago è certamente il momento che genera più ansia, ma lo stimolo doloroso è mitigato dall’anestesia. In pazienti poco collaboranti potrebbe essere necessaria una sedazione. L’esame è generalmente più difficoltoso nelle persone fortemente obese.

Quanto dura una paracentesi?

Salvo complicazioni, la procedura dura tra i 20 ed i 30 minuti.

Rischi e complicazioni

La paracentesi, effettuata da mani esperte, è una procedura sicura. Le complicazioni possibili, poco frequenti, sono:

  • reazione allergica a sostanze o materiali usati;
  • perforazione della vescica o dell’intestino;
  • perforazione di un vaso sanguigno;
  • infezione;
  • emorragia.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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