Con cisti pilonidale (anche chiamata sinus pilonidalis o cisti sacro-coccigea, in inglese pilonidal disease) ci si riferisce ad una formazione cistica contenente spesso peli, situata quasi sempre in regione sacro-coccigea poco sopra il solco tra i glutei, mentre meno comunemente può svilupparsi in altre zone del corpo, come le mani, l’ombelico, l’ascella o la regione genitale. La cisti pilonidale non va confusa – come invece spesso avviene – con le patologie fistolose e suppurative a partenza dal canale anale (dalle ghiandole di Hermann e Desfosses).
Cause e progressione
Le cause esatte, non sono ancora del tutto chiare: inizialmente si era pensato ad un origine congenita delle cisti, ipotesi ora in parte abbandonata in virtù di una patogenesi acquisita. Le cisti pilonidali si formano in regione sacrale tra lo strato adiposo cutaneo e la fascia muscolare e nella quasi totalità dei casi contengono peli formati. Questo fatto, così come la possibilità che il sinus pilonidalis si riformi anche dopo essere stato completamente asportato chirurgicamente, ha fatto ipotizzare che nel meccanismo patogenetico sia determinante una azione di sfregamento delle natiche con conseguente incarnamento dei peli. Queste cisti, sottoposte a microtraumi continui (come nella posizione seduta), finiscono con l’andare incontro ad una infezione da batteri piogeni cui può seguire la formazione di un ascesso. L’ascesso tende a svuotarsi del pus percorrendo un tragitto neoformato detto fistola che parte dall’ascesso e sbuca in un orifizio cutaneo posto in posizione mediana o laterale rispetto alla linea interglutea. La progressione della patologia è quindi la seguente:
- cisti pilonidale: è una piccola sacca non infetta, simile ad un piccolo nodulo, asintomatica o lievemente dolente alla palpazione;
- ascesso pilonidale: è una raccolta di pus che origina per l’infezione batterica della cavità cistica;
- fistola pilonidale: è una apertura tra la cisti infetta e un orifizio cutaneo che fornisce uno sbocco all’esterno del liquido siero-purulento.
Se la fistola pilonidale si chiude determina la formazione di ascessi ricorrenti.
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Individui a rischio
Soffrono maggiormente di cisti pilonidali, le persone che rimangono sedute per lunghi periodi di tempo, come i camionisti o chi fa lavori di ufficio, o ancora chi è costretto all’immobilità per lunghi periodi.
Fattori di rischio
Alcuni fattori possono predisporre allo sviluppo della cisti, tra cui:
- obesità;
- gravidanza;
- attività che richiedono una prolungata posizione seduta;
- scarsa igiene;
- indumenti molto aderenti;
- presenza di molti peli;
- sudorazione eccessiva;
- irritazione locale;
- traumi ripetuti.
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Sintomi e segni
Il paziente in presenta una piccola tumefazione in regione sacro-coccigea asintomatica, della quale non si rende conto fino al momento in cui essa va incontro ad una flogosi ascessuale caratterizzata dai quattro segni locali tipici dell’infiammazione:
- calore;
- arrossamento;
- dolore spiccato;
- tumefazione (gonfiore).
La formazione diventa sempre più voluminosa nel tempo ed il paziente inizia ad avvertire anche sintomi e segni generali, come:
- febbre;
- malessere generale;
- cefalea.
L’ascesso, dopo alcuni giorni, va spontaneamente incontro a rottura e fistolizzazione con formazione di un orifizio esterno, di solito sopra il solco inter-gluteo, attraverso cui continua ad uscire pus maleodorante giallastro commisto a sostanza caseosa. A distanza di tempo si ripete l’episodio acuto e ne consegue che si possono formare altre fistole volte in altre direzioni, qualche volta ramificate, che finiscono col disseminare sulla cute numerosi orifizi.
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Diagnosi
La diagnosi è effettuata principalmente in base a:
- anamnesi ed esame obiettivo effettuati durante la visita medica;
- diagnostica per immagini (ecografia, a volte risonanza magnetica);
- esami di laboratorio (emocromo con globuli bianchi aumentati, analisi di campioni di essudato).
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Complicanze
Le complicanze più frequenti, di una cisti pilonidale, sono:
- cisti che recidiva;
- ascessi e suppurazione cronica;
- infezioni sistemiche;
- carcinoma della pelle a cellule squamose, se non trattata.
Terapia
Anche se, almeno nei casi più lievi ed iniziali, si può tentare di tenere sotto controllo la condizione semplicemente tenendo la zona pulita e priva di peli ed usando un leniprotettivo come Anestin Crema, ciò generalmente non è sufficiente ad impedire la progressione della malattia: la terapia risolutiva è esclusivamente chirurgica. La maggior parte dei chirurghi preferisce non intervenire nella fase di ascessualizzazione perché l’infiammazione e l’infezione vanificherebbero gli effetti dell’anestesia locale e costringerebbero ad un allargamento dei margini di asportazione. L’intervento va invece effettuato quando il processo patologico è regredito. L’intervento consiste nell’esplorazione accurata dei tramiti fistolosi con sonde e con coloranti e nell’asportazione completa, in blocco, di tutta la parte malata contenente la cisti e le fistole. Tali metodiche comportano un lento recupero funzionale e delle attività lavorative, con necessità di lunghe medicazioni, spesso per più di un mese. L’entità della rimozione delle cisti è legata al numero e alla ramificazione delle fistole anali che devono essere completamente asportate. Pertanto nel caso di malattia recidivata più volte l’escissione può diventare così ampia da rendere difficoltosa la chiusura dei lembi cutanei. Altre volte la sutura dei lembi può essere controindicata dalla persistenza di fenomeni infiammatori residui. Il chirurgo generale si trova, quindi, a dover scegliere tra due modalità:
- chiusura per prima intenzione: quando affronta direttamente i margini della ferita con una serie di punti. La ferita in tal modo andrà incontro a cicatrizzazione più rapida. Sarebbe il metodo da preferire, ma è gravato da un’importante percentuale di complicanze (ematoma, rottura dei punti, microascessi) e recidive.
- chiusura per seconda intenzione: quando lascia la ferita aperta provvedendo alla sua zaffatura (processo di riempimento di una cavità con garze medicate stipate al suo interno e che vengono cambiate periodicamente). È un metodo più sicuro e gravato da meno recidive, ma richiede molto più tempo per la cicatrizzazione.
La recente introduzione delle tecniche mini invasive (di Bascom e di Gips) ha modificato radicalmente gli esiti di questo intervento non solo per i minimi tempi di recupero e per l’assenza di dolore e di lunghe e fastidiose medicazioni, ma anche sotto il profilo estetico.
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Possibili complicanze dell’intervento e post intervento
Possibili complicazioni relative all’intervento sono emorragia, infezione ed allergia a strumenti o farmaci usati. Le complicanze post-operatorie possono includere un’infezione locale o la scarsa guarigione delle ferite chirurgiche, specie se il paziente non segue le indicazioni ed i consigli del chirurgo.
Consigli
E’ importante evitare improbabili cure “fai da te” o i “rimedi della nonna”: il rischio è quello di acuire il problema, anziché risolverlo, creando i presupposti di complicanze anche relativamente gravi. Si consiglia una accurata pulizia della zona anale, per prevenire eventuali recidive, anche usando saponi antibatterici ed antimicotici di alta qualità, come questo: https://amzn.to/2HJeao4
Altri consigli per prevenire recidive, sono:
- mantenere l’area asciutta;
- usare indumenti comodi;
- depilare la zona tramite crema, laser o luce pulsata;
- evitare lo stare seduti a lungo;
- perdere peso se in sovrappeso od obesi.
Immagini
Di seguito riporto alcune foto di cisti pilonidale:
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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