L’epatite virale D è una epatite virale causata dal virus HDV, chiamato anche “virus delta” e per tale motivo si parla di epatite delta. L’infezione è spesso asintomatica.
Cause
L’HDV è un virus con genoma a RNA monocatenario che codifica per un solo tipo di proteina, l’antigene delta: questo antigene presente nel sangue consente la diagnosi da infezione da virus delta. L’HDV viene classificato tra i virus cosiddetti satelliti, o subvirioni, che necessitano della presenza di un altro virus per potersi replicare. Il virus dell’epatite D per infettare le cellule epatiche richiede in particolare l’ausilio del virus dell’epatite B, quindi l’infezione si manifesta in soggetti colpiti anche da Hbv. L’infezione può verificarsi secondo due modalità:
- infezione simultanea da virus B e D. In questo caso si verifica un epatite clinicamente simile all’epatite B;
- sovrainfezione di virus D in un portatore cronico di HBV. Si verifica allora una nuova epatite acuta a volte fatale.
Alcuni studi hanno mostrato che, in Europa e in Usa, il 25-50% dei casi di epatite fulminante che si pensava fossero associati al virus dell’epatite B, erano in realtà, causati da HDV. In entrambi i casi l’infezione può diventare cronica e in questo caso ha generalmente un decorso più severo rispetto a quella da virus B.
Genotipi
Sono stati identificati 3 genotipi di HDV. Il genotipo I è quello maggiormente diffuso, il genotipo II è stato rilevato in Giappone e a Taiwan, mentre il genotipo III è presente solo in Amazzonia. L’infezione da virus D è diffusa in tutto il mondo, e si stima che siano circa 10 milioni le persone affette da epatite D e dal suo virus di sostegno.
Trasmissione
La modalità di trasmissione è la stessa dell’epatite B. Il virus responsabile dell’epatite D si trasmette tramite esposizione a sangue infetto o a fluidi corporei come sperma e liquidi vaginali. Il contagio avviene generalmente per tramite rapporto sessuale orale, vaginale o anale (specie se avviene con partner multipli e sconosciuti), oppure attraverso trasfusioni di sangue o emoderivati contaminati dal virus, o per tagli/punture con aghi/strumenti medici o chirurgici infetti o ancora tramite passaggio di siringhe tra tossicodipendenti. La trasmissione avviene anche per via perinatale da madre a figlio. Il virus dell’epatite D è in grado di sopravvivere nell’ambiente, tuttavia NON può essere trasmesso attraverso il contatto casuale, come per esempio il tocco delle mani, la condivisione di posate o bicchieri, l’allattamento, baci con passaggio di saliva, abbracci, tosse o starnuti. Grazie alla sua capacità di sopravvivere nell’ambiente il virus può però essere trasmesso tramite veicoli contaminati attraverso minime lesione della cute o delle mucose (spazzolini dentali, forbici, pettini, rasoi, spazzole da bagno contaminate da sangue infetto).
Incubazione
I sintomi non sono sempre presenti. Per chi li sviluppa, il tempo che intercorre tra il momento dell’infezione ed il manifestarsi dei sintomi oscilla solitamente tra 2 ed 8 settimane. In tale periodo, chiamato incubazione, il soggetto – pur non presentando sintomi della malattia – è tuttavia in grado di trasmettere l’infezione agli altri.
Diagnosi
La diagnosi viene raggiunta grazie all’esame del sangue, fatta attraverso la rilevazione di specifici markers virali. Una volta diagnosticata la presenza del virus nel sangue, se presenti segni e sintomi che indicano una grave compromissione nel fegato (più frequente negli anziani), si eseguono una serie di altre procedure, tra cui:
- ecografia dell’addome superiore o completo;
- TAC e risonanza magnetica;
- colangio-pancreatografia con risonanza magnetica (MRCP);
- colangio-pancreatografia retrograda perendoscopica (ERCP);
- biopsia epatica;
- elastografia epatica (FibroScan).
- bilirubina diretta e indiretta (da associare al dosaggio nelle urine);
- proteine plasmatiche (quantità totale, albumina e/o globuline);
- enzimi di origine epatocitaria (transaminasi – AST, ALT – ALP e GGT);
- glicemia;
- test della coagulazione PT, INR PTT, aPTT, TT;
- ammoniemia (concentrazione di ammoniaca nel sangue, correlata alla eventuale presenza di encefalopatia epatica).
Terapia
Allo stato attuale purtroppo non esiste una vera terapia per la cura dell’epatite delta, tuttavia in alcuni casi si prova un trattamento farmacologico a base di peginterferone, anche se non sempre tale cura è efficace. In caso di grave compromissione del fegato, l’unico trattamento possibile è generalmente il trapianto di fegato.
Vaccino
Per quanto riguarda le misure preventive, vale la profilassi per l’HBV: il vaccino contro l’epatite B è in grado di proteggere anche contro l’epatite delta.
Prevenzione
Oltre al vaccino, altre misure preventive comprendono il minimizzare il rischio di contagio, tramite:
- elevata igiene di oggetti potenzialmente contaminati;
- evitare oggetti e posti contaminati;
- evitare l’uso di siringhe usate da altre persone;
- evitare il contatto con sperma o secrezioni vaginali, specie in caso di partner multipli e sconosciuti.
Consigli
Estremamente utile, per il paziente, può essere il condurre uno stile di vita sano, seguendo questi consigli:
- diminuire il peso corporeo se obesi o sovrappeso;
- abbassare il livello di trigliceridi;
- alimentarsi in modo adeguato;
- svolgere adeguata attività fisica;
- smettere di fumare;
- smettere di bere alcolici;
- assumere minori quantità di grassi o carboidrati, ad esempio con dieta ipolipidica o ipoglucidica;
- controllare il diabete e/o l’ipertensione, se presenti.
Per approfondire: Dieta per le malattie del fegato: cibi consigliati e consigli
Per approfondire, leggi anche:
- Epatite A: cura, incubazione, trasmissione, contagio, vaccino
- Epatite B: cura, trasmissione, incubazione, contagio, si guarisce?
- Epatite C: contagio, saliva, sintomi, cura, si guarisce?
- Epatite E acuta e cronica: contagio, vaccino e gravidanza
Leggi anche:
- Epatiti croniche: cosa sono, sintomi, diagnosi e cura
- Insufficienza epatica lieve, acuta e cronica: dieta e rischio di morte
- Cirrosi epatica e fegato: sintomi, dieta, diagnosi, terapia e prevenzione
- Funzionalità epatica; cos’è, cosa indica e come si misura
- Tumore al fegato: sopravvivenza, aspettative di vita, terminale, decorso
- Epatite autoimmune: contagio, sopravvivenza, dieta, prognosi
- Trapianto di fegato: complicanze, indicazioni, effetti negativi, tecnica
- Varici esofagee: classificazione, dieta, legatura, complicanze
- Foetor hepaticus: causa, odore, definizione, significato
- Encefalopatia epatica: terapia, morte, sopravvivenza, dieta, prognosi
- Transaminasi alte, basse, cosa sono, cosa indicano e come si curano
- Vena porta e sistema portale: anatomia e funzioni della circolazione epatica
- Legatura/sclerosi delle varici esofagee: perché si esegue, quali sono i rischi?
- Elastografia epatica (FibroScan) per cirrosi: valori, preparazione all’esame, risultati
- Vomitare sangue ed ematemesi: cos’è, cosa fare, cause e terapie
- Si può vivere senza fegato, con metà fegato o con fegato malato?
- Calcolosi colecisti: sintomi, dieta e terapie dei calcoli biliari
- Colecistite acuta e cronica litiasica e alitiasica: cause, terapia, dieta e rimedi naturali
- Dipendenza da alcol: come fare per smettere di bere alcolici e superalcolici
- L’alcol è una droga?
- Dove si trova il fegato ed a che serve?
- Differenza tra cirrosi e fibrosi
- Bile: dove si trova, a che serve e da cosa è composta?
- Bilirubina diretta e indiretta: ittero, significato, patologie collegate
- Ittero emolitico, colestatico, ostruttivo, neonatale: significato, occhi, cura
- Pelle gialla: differenza tra ittero e carotenodermia
- Anemia emolitica: farmaci, bilirubina, ittero, diagnosi di laboratorio
- Fegato ed epatociti: anatomia, funzioni e patologie in sintesi
- L’esofagogastroduodenoscopia: cos’è, preparazione, è dolorosa o pericolosa?
- Colangiopancreatografia retrograda (ERCP): cos’è, preparazione, è dolorosa o pericolosa?
- Fegato ed epatociti: anatomia, funzioni e patologie in sintesi
- Cistifellea: cos’è, a cosa serve e dove si trova
- Dotto epatico comune, cistico e coledoco: anatomia del sistema biliare
- Duodeno: anatomia e funzioni in sintesi
- Pancreas: anatomia e funzioni in sintesi
- Si può vivere senza cistifellea?
- Riconoscere i differenti tipi di vomito a seconda del colore
- Vomito: le cause più frequenti
- Vomito: rimedi naturali e cure farmacologiche (farmaci anti-emetici)
- Sindrome post-colecistectomia: conseguenze dell’asportazione della cistifellea
- Differenza tra intestino tenue e crasso
- Mal di pancia e di stomaco: da cosa può dipendere e quali sono le cure
- Mal di pancia forte: quando chiamare il medico?
- Differenza tra ulcera gastrica, duodenale, peptica ed esofagea
- Ulcera peptica: complicanze, cura, dieta, quando è pericolosa
- Ecografia renale: esecuzione, indicazioni, costo
- Ecografia alla vescica vuota o piena: preparazione, costo, svolgimento
- Feci dalla bocca: il vomito fecaloide
- Incontinenza fecale: dieta, Alzheimer, parto, cause e terapie
- Il mio alito odora di feci: cause, quando è pericoloso e rimedi
- Morbo di Crohn: cos’è, cause scatenanti, sintomi, cure e dieta
- Differenze tra ileo meccanico ed ileo paralitico: cause, sintomi e trattamenti
- Colite ulcerosa: cause, diagnosi, cura, dieta, cosa mangiare, rimedi
- Differenza tra colon irritabile, colite e colite spastica: sono la stessa cosa?
Lo Staff di Medicina OnLine
Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!