La parola farmaco deriva dal greco ϕάρμακον, che vuol dire “rimedio, cura“, ma la medesima parola significa anche “veleno“, ad indicare il fatto che ogni farmaco, specie se usato in modo errato, è un vero e proprio veleno, potenzialmente mortale. La farmacologia e la medicina lavorano ogni giorno proprio per diminuire il più possibile la pericolosità di un farmaco, rendendolo sicuro, efficace e col minor numero di effetti collaterali, in una parola rendendolo il più vicino possibile ad un farmaco “ideale”.
Caratteristiche del farmaco ideale
Un farmaco, per essere considerato “ideale”, deve avere varie caratteristiche, ad esempio deve essere:
- molto efficace al dosaggio più basso possibile: un farmaco efficace esplica al meglio le risposte per cui è stato somministrato e deve essere efficace a dosaggi bassi, in modo da limitare gli effetti collaterali;
- testato a lungo ed usato da molto tempo: da più tempo un farmaco viene usato e minori sono gli effetti collaterali sconosciuti possibili;
- sicuro: un farmaco è sicuro quando non fornisce effetti dannosi all’organismo, anche se viene somministrato a dosi elevate e per lungo tempo. Il farmaco sicuro – purtroppo – non esiste oggi e forse non esisterà mai: tutti i farmaci hanno la capacità di provocare danni, soprattutto quando vengono utilizzati a dosi elevate e
per tempi prolungati. Il farmaco migliore diventa quindi quello che fornisce meno danni possibili; - selettivo: un farmaco selettivo è quello che esplica solamente la risposta per cui è
somministrato e solo quella, poiché tutte le altre risposte rientrano negli effetti collaterali. Un farmaco selettivo non dovrebbe quindi dare effetti collaterali, tuttavia il farmaco selettivo non esiste: tutti i farmaci danno effetti collaterali. Il farmaco migliore diventa quindi quello che fornisce meno effetti collaterali possibili; - rapido nell’azione;
- reversibilità d’azione: non per tutti ma per molti farmaci è importante che l’effetto provocato sia reversibile, cioè che l’azione finisca dopo un determinato tempo. Ad esempio gli anestetici generali non sarebbero utili se il paziente non si svegliasse più dall’anestesia; parimenti i contraccettivi orali non devono causare una sterilità permanente, ma solo temporanea;
- economico da preparare e da acquistare;
- facile da assumere: la facilità di somministrazione è importante, specie in alcune categorie di pazienti come gli anziani (ad esempio pastiglia più piccola);
- poco rischioso da assumere (ad esempio assunzione per bocca e non per endovena);
- predicibilità: sarebbe molto utile sapere prima della somministrazione di un dato farmaco, esattamente come risponderà il paziente ad esso; sfortunatamente non è possibile fare delle previsioni precise perché ogni paziente è unico;
- assenza di interazioni farmacologiche: quando un paziente prende due o più farmaci, essi possono interagire fra di loro e ciò potrebbe sia aumentarne che diminuirne l’effetto farmacologico. Il farmaco ideale non interferisce con gli altri farmaci ma siccome ciò non è sempre possibile, il farmaco ideale diventa quello che interferisce il meno possibile con gli altri farmaci;
- nome semplice: il farmaco ideale ha un nome semplice e che non trae in confusione medico, paziente (specie anziano) e farmacista;
- stabilità chimica: alcuni farmaci perdono di efficacia durante la loro conservazione: il farmaco ideale si conserva facilmente ed è efficace anche molto tempo dopo essere stato prodotto;
- dotato del più basso numero di effetti collaterali;
- capace di determinare effetti collaterali il più possibile meno gravi.
Il farmaco ideale – per la verità – non esiste: lo scopo della ricerca medica e farmaceutica è quindi quello di avvicinarsi il più possibile alla perfezione.
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