Con “annegamento” in medicina ci si riferisce ad una forma di asfissia acuta causata da causa meccanica esterna all’organismo, determinata dal fatto che lo spazio alveolare polmonare – normalmente occupato da gas – viene progressivamente occupato da un liquido (ad esempio acqua salata nel caso di allegamento in mare o acqua clorata in caso di annegamento in piscina). La causa di morte in un annegamento è l’ipossiemia che porta ad ipossia acuta che determinata alterata funzione soprattutto a livello cerebrale e miocardico con perdita di coscienza, insufficienza cardiaca destra ed arresto cardiaco. Contemporaneamente si verifica ipercapnia (aumento della concentrazione di anidride carbonica nel sangue) ed acidosi metabolica. L’ipossiemia è a sua volta determinata dall’ingresso di acqua nei polmoni e/o dal laringospasmo (chiusura dell’epiglottide, che impedisce l’entrata dell’acqua, ma anche dell’aria). Il decesso per annegamento viene preceduto da quattro stadi:
- stadio della sorpresa;
- stadio della resistenza;
- stadio della fase apnoica o “della morte apparente”;
- stadio terminale o “del boccheggiamento”.
Per approfondire, leggi questo articolo: Le 4 fasi che precedono la morte per annegamento
In quanto tempo si muore per annegamento?
Il tempo in cui sopraggiunge la morte è estremamente variabile in virtù di svariati fattori come età, stato di salute, stato di forma e modalità di asfissia. Un soggetto anziano, sofferente di diabete, ipertensione ed enfisema polmonare, in caso di annegamento e relativo soffocamento, può perdere i sensi e morire in meno di un minuto, così come un bimbo che soffre di asma bronchiale. Un individuo adulto, in forma, abituato agli sforzi prolungati (pensiamo ad un atleta professionista o ad un sub) in caso di soffocamento può invece impiegare diversi minuti a perdere i sensi e morire (anche oltre 6 minuti), tuttavia nella maggioranza dei casi il decesso avviene in un tempo variabile che oscilla tra circa 3 e 6 minuti totali, in cui si alternano le 4 fasi descritte nel paragrafo precedente. In genere il soggetto rimane cosciente in apnea circa 2 minuti, successivamente perde coscienza e rimane incosciente altri 3 – 4 minuti prima di morire.
Morte per annegamento: è dolorosa?
Quando il soggetto non ha più la forza per tenere la testa fuori dall’acqua, non ha più aria da espirare e cessa il laringospasmo, inizia ad ingoiare acqua e tossire, cosa che lo porta ad ingoiare ancora più acqua che raggiunge i polmoni. Avverte una sensazione di bruciore e peso al petto, mista ovviamente al panico ed ai tentativi di riemergere, che durano circa un paio di minuti. Al termine di questa fase, i sintomi negativi lasciano spazio ad una paradossale sensazione di tranquillità, segno che la mancanza di ossigeno sta determinando gradatamente la perdita di conoscenza ed il soggetto comincia a non rendersi più gradatamente conto di quello che sta succedendo. Il soggetto perde successivamente i sensi del tutto e rimane incosciente per i successivi 3 – 4 minuti prima di morire, ed in questa fase non avverte nulla. Segue l’arresto delle funzioni cardiocircolatorie e – successivamente – cerebrali e la morte. Certamente nessuna morte è totalmente indolore, ma sembrerebbe che la morte per annegamento, sia relativamente indolore (nella fase incosciente), tuttavia non possiamo dimenticare i due minuti in cui il soggetto è assalito dal panico e si rende probabilmente conto che la morte si avvicina, fatti che certamente sono estremamente spiacevoli.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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