Intossicazione da monossido di carbonio: sintomi, danni permanenti, morte

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Perché il monossido di carbonio è così pericoloso?

Il monossido di carbonio è capace di legarsi allo ione del ferro nell’Hb (emoglobina) contenuta nei globuli rossi del sangue, formando un complesso oltre 200 volte più stabile di quello formato dall’ossigeno: in altre parole il monossido di carbonio si lega molto più saldamente all’emoglobina, rispetto a quanto può fare l’ossigeno. L’emoglobina, stabilizzata nella forma di carbossiemoglobina (COHb), rilascia più difficilmente ossigeno ai tessuti rispetto al normale (spostamento della curva di dissociazione dell’O2-Hb a sinistra), col risultato che i vari distretti dell’organismo si ritrovano in stato di ipossia, condizione rapidamente mortale quando colpisce organi vitali, come il sistema nervoso ed il miocardio. citotossica). Il CO, inoltre – sempre grazie alla sua alta affinità per il ferro – svolge un ruolo tossico all’interno dei mitocondri: il monossido di carbonio si complessa con i citocromi della catena di trasporto degli elettroni perché questi contengono l’eme come gruppo prostetico (ipossia citotossica da inibizione della respirazione cellulare).

Cause

L’avvelenamento da monossido di carbonio è spesso causato da:

  • incendi in abitazioni, ad esempio da caldaie malfunzionanti, sigarette lasciate accese, impianti elettrici malfunzionanti;
  • sistemi di ventilazione non adeguati delle automobili;
  • fornaci;
  • caminetti a legna o a carbone;
  • caldaie a cherosene.

L’avvelenamento da CO è spesso usata nei tentativi di suicidio ed in passato è stata usata anche come strumento di pena capitale.

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Fonti comuni di monossido di carbonio

Sintomi e segni iniziali e tardivi

L’intossicazione da monossido di carbonio conduce rapidamente ad uno stato di incoscienza, causato dall’ipossia cerebrale e successivamente alla morte per anossia. I segni e sintomi da avvelenamento sono correlati ai picchi ematici di carbossiemoglobina e sono, progressivamente:

  • malessere generale;
  • cefalea;
  • nausea;
  • vomito;
  • astenia (mancanza di forze);
  • vertigini;
  • rossore della cute;
  • difficoltà di concentrazione;
  • difficoltà sensoriali (ad esempio deficit visivi);
  • difficoltà motorie;
  • dispnea (difficoltà respiratoria);
  • dolore toracico e/o addominale;
  • grave confusione mentale;
  • convulsioni;
  • svenimento;
  • ipotensione arteriosa;
  • insufficienza respiratoria;
  • aritmie;
  • coma;
  • arresto cardiaco;
  • decesso.

I sintomi iniziali sono spesso vaghi ed aspecifici ed anzi in alcuni casi l’avvelenamento è del tutto asintomatico. L’intossicazione è spesso causata da incendi, quindi i pazienti intossicati frequentemente presentano lesioni respiratorie concomitanti  da inalazione di fumo, le quali aumentano il rischio di insufficienza respiratoria. Frequenti sono anche le ustioni gravi, di 2° e 3° grado, su ampie porzioni del corpo.

Sintomi e segni a distanza di giorni

In caso di grave intossicazione da CO a cui il paziente sia sopravvissuto, anche a distanza di giorni (non di rado per alcune settimane) dopo l’esposizione, si possono sviluppare sintomi neuropsichiatrici, tra cui:

  • demenza;
  • psicosi;
  • parkinsonismo;
  • corea;
  • sindromi amnesiche.

Alcuni di questi sintomi e segni possono svanire progressivamente, mentre in altri casi possono diventare permanenti ed esitare in:

  • tremori;
  • danni neurologici permanenti;
  • deficit motori/sensoriali;
  • amnesie permanenti;
  • difficoltà respiratorie;
  • alterazione della personalità;
  • difficoltà a concentrarsi ed a memorizzare nuove informazioni;
  • altri segni o sintomi specifici in base al tessuto più gravemente colpito dall’ipossia.

Alcuni sintomi e segni potrebbero migliorare di molto con un adeguato programma riabilitativo, mentre altri hanno margini di miglioramento limitati, anche con la riabilitazione. Alcuni fattori che peggiorano la prognosi, sono:

  • età pediatrica;
  • età avanzata;
  • altre patologie presenti (come ipertensione arteriosa, diabete, malattie respiratorie come enfisema o BPCO);
  • fumo di sigaretta;
  • sovrappeso o obesità;
  • gravità dell’ipossia;
  • tempestività dell’intervento medico.

L’intossicazione da monossido di carbonio rende la cute del cadavere di un tipico colore rosso ciliegia, tanto da farlo sembrare ancora vitale.

Diffusione

Si stima che in Italia l’incidenza per l’intossicazione da CO sia di 1 persona ogni milione di abitanti ogni anno, con un tasso di letalità del 5,8%. Ricordiamo che il “tasso di letalità” indica il numero totale di decessi per una determinata patologia in rapporto al numero totale di soggetti affetti da tale patologia.

Diagnosi

La diagnosi di avvelenamento da CO è spesso ritardata, perché i sintomi iniziali sono spesso assenti o aspecifici e l’intossicazione viene scambiata per altro, come una influenza.
Nel caso si sospetti un’intossicazione da CO, il livello di carbossiemoglobina deve essere misurato con un CO-ossimetro; possono essere utilizzati campioni di sangue venoso, dal momento che le differenze artero-venose sono insignificanti. L’emogasanalisi non viene eseguita di routine. L’emogasanalisi e la pulsossimetria, da sole o in combinazione, non sono adeguate per la diagnosi di intossicazione da CO in quanto la saturazione di O2 riportata dall’emogasanalisi rappresenta l’O2 disciolto e quindi non modificato dalla concentrazione di carbossiemoglobina; inoltre, la pulsossimetria non riesce a differenziare l’Hb normale dalla carbossiemoglobina e quindi fornisce una lettura falsamente elevata dell’ossiemoglobina. Rilevatori non invasivi di CO non hanno dimostrato precisione o utilità nella diagnosi di esposizioneo tossicità da CO. Sebbene elevati livelli di carbossiemoglobina siano un’evidente prova di intossicazione, tali livelli possono risultare falsamente bassi in quanto diminuiscono rapidamente al termine dell’esposizione al CO, soprattutto nei pazienti trattati con O2 supplementare (p.es., in ambulanza). L’acidosi metabolica può rappresentare un indizio per la diagnosi. Altri esami possono aiutare a valutare i sintomi specifici (ad esempio ECG per dolore toracico, TC per i sintomi neurologici).
Se soggetti che vivono in una stessa abitazione, in particolare se con riscaldamento, presentano gli stessi sintomi influenzali aspecifici, deve essere sempre sospettata un’esposizione al CO.

Cosa fare?

In caso sospettiate una intossicazione da monossido di carbonio:

  • allontanatevi immediatamente dal luogo in cui questa avviene o presumiate avvenga;
  • chiamare appena possibile i soccorsi con ilNumero Unico per le Emergenze 112, descrivendo attentamente la situazione e chiedendo l’intervento di un’ambulanza e dei Vigili del Fuoco;
  • se qualcuno fosse rimasto nel luogo e fosse impossibilitato ad allontanarsi, prendete un buon respiro in una zona di aria pulita, portarsi nel luogo trattenendo il respiro ed aprire una finestra, poi uscire subito dal sito, prendete nuova aria e, trattenendo il respiro, rientrate nel sito e trascinate fuori l’intossicato;
  • se vi sentite debilitati (vertigini, difficoltà motorie/sensoriali) evitate di tornare nel sito per salvare altre persone: potreste perdere conoscenza proprio nel sito e mettere a rischio la vostra vita;
  • applicare il BLS (Basic Life Support);
  • monitorare le funzioni vitali dei soggetti intossicati: frequenza cardiaca e respiratoria, controllando anche la pervietà delle vie aeree, cioè che non ci siano ostruzioni alla respirazione;
  • attendere l’arrivo dell’ambulanza
  • se possibile somministrare ossigeno ad alti flussi (15 l/min) adoperando una mascherina con reservoir.

Terapia

Ai pazienti viene somministrato ossigeno al 100% (con maschera con reservoir) e somministrata terapia di supporto. Anche se il suo uso sta diventando sempre più controverso, l’O2 iperbarico (in una camera a 2 a 3 atmosfere di O2 al 100%) in genere deve essere considerata per i pazienti più gravi, cioè con compromesso stato di coscienza e carbossiemoglobina maggiore del 25%. L’ossigenoterapia iperbarica viene inoltre presa in considerazione per le pazienti in stato di gravidanza. L’efficacia dell’ossigenoterapia iperbarica è tuttavia controversa, specie in base ad alcuni studi che suggeriscono possibili suoi effetti dannosi.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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