Con “cistocele” (anche chiamato prolasso vescicale) in medicina si intende una condizione in cui la vescica si sposta dalla sua posizione originale finendo per protrudere attraverso la vagina, cosa che avviene sono nei casi più gravi, mentre se il cistocele è lieve può essere del tutto asintomatico. Sintomi possibili sono incontinenza urinaria, pollachiuria o minzione imperiosa, a volte complicati da infezioni ricorrenti delle vie urinarie e ritenzione urinaria. Il cistocele si associa spesso a un uretrocele (anche chiamato “prolasso uretrale” o prolasso dell’uretra”), cioè la dilatazione di un segmento dell’uretra, il condotto che permette il passaggio dell’urina dalla vescica verso il meato uretrale e quindi l’esterno, che nell’uomo attraversa interamente il pene. In questo caso la condizione viene chiamata appunto cistouretrocele: il termine cistocele indica quindi la contemporanea presente di cistocele ed uretrocele.
Cause e fattori di rischio di cistocele
Il cistocele si verifica quando i muscoli, la fascia, i tendini ed il tessuto connettivo tra la vescica e la vagina si indeboliscono. Tale indebolimento può essere causato o favorito da varie condizioni e patologie, tra cui:
- donna in menopausa;
- donna di oltre 50 anni;
- donna multipara (varie gravidanze);
- gravidanza gemellare;
- feto di grandi dimensioni;
- gravidanza e parto;
- sollevamento pesi;
- malattia polmonare cronica;
- fumo di sigaretta;
- tosse cronica;
- famigliarità;
- ipoestrogenismo;
- interventi chirurgici a vescica, utero o vagina;
- traumi del pavimento pelvico;
- disturbi del tessuto connettivo;
- spina bifida;
- isterectomia;
- pressione intraddominale cronicamente elevata a causa di masse addominali come tumori;
- sovrappeso o obesità;
- broncopneumopatia cronica ostruttiva;
- stipsi cronica;
- infezioni croniche;
- collagenopatie.
Cause e fattori di rischio di uretrocele
L’uretrocele può essere:
- congenito: già presente alla nascita, ad esempio a causa di malformazioni delle vie urinarie;
- acquisito: non presente alla nascita.
L’uretrocele acquisito può essere determinato da due gruppi di cause:
- uretrocele da dilatazione: causato soprattutto da calcoli uretrali che ostruiscono il passaggio dell’urina e da traumi;
- uretrocele da perforazione: causato principalmente da rottura di ascessi e cisti.
L’uretrocele è spesso causato dalla creazione di un’uretra troppo ampia in seguito a uretroplastica (allargamento chirurgico dell’uretra per trattare un restringimento patologico). Altre possibile cause di uretrocele sono infezioni e necrosi della parete uretrale, provocate spesso da un catetere permanente, soprattutto in un paziente affetto da vescica neurologica (anomalia dell’innervazione dello sfintere vescicale).
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Gravità del cistouretrocele
Il cistouretrocele può presentarsi in forma lieve, moderata o grave:
- cistouretrocele di 1° grado (lieve): una piccola porzione di vescica scivola sulla vagina;
- cistouretrocele di 2° grado (moderato): una porzione ampia di vescica scivola sulla vagina, andando a raggiungere l’apertura vaginale; la mucosa uretrale scivola nell’uretra;
- cistouretrocele di 3° grado (grave): la vescica fuoriesce dalla vagina perché la fascia vescico-vaginale non riesce a contenerla; l’uretra fuoriesce dal meato uretrale.
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Sintomi e segni
I sintomi di un cistouretrocele sono variabili e possono includere:
- pollachiuria: emissione con elevata frequenza (a meno di 4 ore di distanza) di piccole quantità di urina;
- disuria: difficoltà ad urinare;
- stranguria: dolore durante la minzione;
- ritenzione urinaria (o iscùria): accumulo di urina nella vescica, come conseguenza dell’incapacità – parziale o totale – della vescica di svuotarsi;
- incontinenza urinaria: incapacità di trattenere l’urina che porta a perdita involontaria di urina;
- svuotamento incompleto: dopo aver urinato, è la sensazione che la vescica non sia stata del tutto svuotata;
- nicturia: ripetuto bisogno di urinare durante il riposo notturno;
- enuresi: perdita involontaria di urina durante la notte;
- gocciolamento post-minzionale: perdita di alcune gocce di urina che si verifica subito dopo aver urinato;
- tenesmo vescicale: contrazione spasmodica e dolorosa, dello sfintere vescicale accompagnata da pressione e fastidio in regione uretrale o sovrapubica e stimolo minzionale urgente, con emissione minima di urina. Anche subito dopo aver urinato, il paziente avverte ancora lo stimolo di urinare ma nel tentativo di minzione spesso non riesce ad emettere urina;
- gonfiore o pienezza vaginale;
- sensazione di imminente fuoriuscita di organi attraverso la vagina;
- sensazione di pienezza pelvica;
- incontinenza fecale;
- cistite ed altre infezioni delle vie urinarie (vescica, ureteri ed uretra) frequenti;
- dolore dorsale/lombare/pelvico;
- astenia (facile affaticabilità);
- dispareunia (rapporti sessuali dolorosi);
- sanguinamento dalla vagina.
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Diagnosi
Gli esami di cui il medico si può servire per la diagnosi di cistouretrocele e delle sue cause a monte, sono:
- anamnesi (raccolta dei dati del paziente);
- esame obiettivo (visita vera e propria con esame pelvico per valutare la perdita di urina quando alla paziente viene chiesto di effettuare una manovra di Valsalva);
- ecografia renale;
- esame del sangue (emocromo);
- VES;
- esame delle urine;
- esame per valutare la funzionalità renale;
- clearance della creatinina;
- azotemia;
- cistoscopia;
- cistografia;
- biopsia renale;
- radiografia, TAC e/o risonanza magnetica;
- test genetici;
- uro-TAC;
- scintigrafia;
- uroflussometria;
- urinocultura.
Non tutti gli esami sono sempre necessari per raggiungere la diagnosi.
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Trattamento
Le opzioni di trattamento sono differenti in base alla gravità del cistouretrocele. Il trattamento chirurgico non è indicato per quelle donne che hanno prolassi lievi ed asintomatici. In questi casi, per prevenire l’aggravamento del cistouretrocele, è consigliabile:
- perdere peso;
- prevenire la costipazione: la dieta deve contenere il giusto quantitativo di fibre (né troppe né troppo poche);
- curare la tosse cronica;
- smettere di fumare;
- fare gli esercizi di Kegel;
- evitare di sollevare grandi pesi.
La scelta del trattamento è anche correlata all’età della paziente, al desiderio di avere figli, alla gravità della menomazione, al desiderio di continuare i rapporti sessuali e deve tenere in conto altre malattie da cui può essere affetta la paziente.
Terapie non chirurgiche
Sono essenzialmente tre:
- controllo del peso e degli altri fattori di rischio, eseguendo periodicamente gli esercizi di Kegel;
- pessario: un anello di gomma, o di plastica, inserito nella vagina che serve a bloccare il prolasso degli organi pelvici. Ne esistono di misura diversa. Il suo prolungato può causare una irritazione della vagina;
- terapia estrogenica: gli estrogeni rinforzano i muscoli del pavimento pelvico e rallentano la progressione del cistouretrocele.
Sono rimedi palliativi e temporanei, spesso effettuati solo per ritardare l’intervento chirurgico, che si rende necessario per riposizionare uretra e vescica.
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Complicanze postchirurgiche
Le possibili complicanze intraoperatorie e postoperatorie sono:
- incontinenza urinaria;
- stipsi;
- lesioni vescicali;
- reazioni allergiche a materiali o sostanze usate durante l’intervento;
- reazioni avverse legate all’anestesia;
- emorragie;
- infezioni;
- dispareunia (rapporto sessuale vaginale doloroso);
- lesioni all’uretere;
- erosione vaginale dovuta alla mesh (rete).
Convalescenza
Dopo l’intervento chirurgico la paziente è essere istruita a limitare le sue attività fisiche (soprattutto evitando di sollevare grossi pesi, sopra i 4-5 kg) e monitorarsi periodicamente alla ricerca di eventuali segni di infezione, come ad esempio una temperatura corporea elevata, perdite vaginali dall’odore sgradevole, dolore addominale/pelvico ricorrente o costante. I medici consigliano di evitare di starnutire o tossire, cosa che viene facilitata enormemente smettendo di fumare. La paziente viene invitata a perdere peso se obesa o sovrappeso e di intraprendere adeguate misure contro la stitichezza, ad esempio tramite una dieta che contenga la giusta quantità di fibre: né troppe né troppo poche. Una leggera pressione addominale quando si tossisce fornisce supporto all’area sottoposta ad intervento e riduce il dolore associato alla tosse. Possono essere usati antidolorifici come il paracetamolo (Tachipirina) e – solo DOPO parere positivo del medico – di FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei, come l’aspirina).
Ripresa dell’attività fisica
Dopo l’intervento ci si sente ovviamente più affaticati del solito: è importante concedersi il riposo necessario. La ripresa delle normali attività può iniziare con brevi passeggiate quotidiane; camminare e’ un buon esercizio perché non sollecita la ferita in alcun modo.
A seconda di come ci si sente, le attività andrebbero via via aumentate. E’ buona norma riprendere gli esercizi per il pavimento pelvico se possibile in 1-2 settimane, mentre non e’ raccomandato svolgere ginnastica, corsa, aerobica o camminate impegnative per almeno 6 settimane. Generalmente la maggioranza delle pazienti torna alle normali attività entro massimo un paio di mesi.
C’è una dieta particolare da seguire?
Non ci sono particolari restrizioni, ma è importante seguire una dieta normocalorica (o ipocalorica nel caso di sovrappeso o obesità), cercando di includere frutta, fibre ed un adeguato apporto di liquidi, di almeno 1,5/2 litri al giorno per sfavorire la comparsa di stitichezza. Potrebbe essere estremamente utile consultare un medico dietologo ed effettuare una bioimpedenziometria per calcolare la % di massa magra e grassa ed idratazione.
Integratori consigliati per la salute delle vie urinarie
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Lo Staff di Medicina OnLine
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