Con “uretrocele” (anche chiamato “prolasso uretrale” o prolasso dell’uretra”) in medicina si indica la dilatazione di un segmento dell’uretra, il condotto che permette il passaggio dell’urina dalla vescica verso il meato uretrale e quindi l’esterno, che nell’uomo attraversa interamente il pene. L’uretrocele è una patologia relativamente poco frequente ed è quasi sempre accompagnato da cistocele (cistouretrocele). Il cistocele e il cistouretrocele comunemente si sviluppano a causa di un indebolimento della fascia vescicale pubocervicale che favorisce l’azione di altri fattori eziologici. Spesso al cistouretrocele si associano anche rettocele ed enterocele.
Cause e fattori di rischio
L’uretrocele può essere:
- congenito: già presente alla nascita, ad esempio a causa di malformazioni delle vie urinarie;
- acquisito: non presente alla nascita.
L’uretrocele acquisito può essere determinato da due gruppi di cause:
- uretrocele da dilatazione: causato soprattutto da calcoli uretrali che ostruiscono il passaggio dell’urina e da traumi;
- uretrocele da perforazione: causato principalmente da rottura di ascessi e cisti.
L’uretrocele è spesso causato dalla creazione di un’uretra troppo ampia in seguito a uretroplastica (allargamento chirurgico dell’uretra per trattare un restringimento patologico). Altre possibile cause di uretrocele sono infezioni e necrosi della parete uretrale, provocate spesso da un catetere permanente, soprattutto in un paziente affetto da vescica neurologica (anomalia dell’innervazione dello sfintere vescicale).
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Sintomi e segni
I sintomi di un uretrocele sono variabili in base alle cause a monte che lo hanno determinato e possono includere:
- tenesmo vescicale :contrazione spasmodica e dolorosa, dello sfintere vescicale accompagnata da pressione e fastidio in regione uretrale o sovrapubica e stimolo minzionale urgente, con emissione minima di urina. Anche subito dopo aver urinato, il paziente avverte ancora lo stimolo di urinare ma nel tentativo di minzione spesso non riesce ad emettere urina;
- gocciolamento post-minzionale;
- pollachiuria;
- disuria;
- ritenzione urinaria (o iscùria): accumulo di urina nella vescica, come conseguenza dell’incapacità – parziale o totale – della vescica di svuotarsi;
- incontinenza urinaria: incapacità di trattenere l’urina che porta a perdita involontaria di urina;
- ematuria;
- stranguria;
- proteinuria;
- leucocituria;
- urine torbide e maleodoranti;
- sensazione di svuotamento incompleto della vescica;
- sensazione di minzione urgente;
- nicturia: ripetuto bisogno di urinare durante il riposo notturno;
- enuresi: perdita involontaria di urina durante la notte;
- gocciolamento post-minzionale: perdita di alcune gocce di urina che si verifica subito dopo aver urinato;
- gonfiore o pienezza vaginale;
- sensazione di imminente fuoriuscita di organi attraverso la vagina;
- sensazione di pienezza pelvica;
- incontinenza fecale;
- cistite ed altre infezioni delle vie urinarie (vescica, ureteri ed uretra) frequenti;
- dolore dorsale/lombare/pelvico;
- astenia (facile affaticabilità);
- dispareunia (rapporti sessuali dolorosi);
- sanguinamento dalla vagina.
Se l’uretrocele è determinato da un calcolo, nella maggioranza dei casi si verificano ritenzione urinaria, dolori intensi (coliche renali) e minzione difficoltosa, dolorosa e frequente (disuria, stranguria e pollachiuria).
Nell’uomo potrebbe anche verificarsi aneiaculazione ed eiaculazione retrograda. Per approfondire, leggi anche:
- Eiaculazione retrograda: quando lo sperma non esce o è troppo poco)
- Ipoposia: quando lo sperma è troppo poco. Cause e terapie per aumentare la quantità di eiaculato
Diagnosi
Gli esami di cui il medico si può servire per la diagnosi di uretrocele e delle sue cause a monte, sono:
- anamnesi (raccolta dei dati del paziente);
- esame obiettivo (visita vera e propria con esame pelvico);
- uretrografia;
- uretroscopia;
- ecografia renale;
- esame del sangue (emocromo);
- VES;
- esame delle urine;
- esame per valutare la funzionalità renale;
- clearance della creatinina;
- azotemia;
- cistoscopia;
- cistografia;
- biopsia renale;
- radiografia, TAC e/o risonanza magnetica;
- test genetici;
- uro-TAC;
- scintigrafia;
- uroflussometria;
- urinocultura.
Nell’uomo potrebbe essere effettuato anche uno spermiogramma, per approfondire: Astenospermia: spermiogramma, spermatozoi deboli e fattori che influenzano la loro motilità
Trattamento
Le opzioni di trattamento sono differenti in base alla gravità dell’uretrocele e dell’eventuale presenza anche di cistocele. Il trattamento chirurgico non è indicato per quelle donne che hanno un prolasso lieve ed asintomatico. In questi casi, per prevenire l’aggravamento di uretrocele e cistocele, è consigliabile:
- perdere peso;
- prevenire la costipazione: la dieta deve contenere il giusto quantitativo di fibre (né troppe né troppo poche);
- curare la tosse cronica;
- smettere di fumare;
- fare gli esercizi di Kegel;
- evitare di sollevare grandi pesi.
Se presente anche cistocele, possono essere utili anche:
- pessario: un anello di gomma, o di plastica, inserito nella vagina che serve a bloccare il prolasso degli organi pelvici. Ne esistono di misura diversa. Il suo prolungato può causare una irritazione della vagina;
- terapia estrogenica: gli estrogeni rinforzano i muscoli del pavimento pelvico e rallentano la progressione del cistocele e dell’uretrocele.
Sono rimedi palliativi e temporanei, spesso effettuati solo per ritardare l’intervento chirurgico.
L’uretrocele moderato e severo generalmente richiede una terapia chirurgica. L’intervento consiste nel ridurre, in anestesia generale, la dilatazione dell’uretra. Durante l’intervento viene inserito un catetere uretrale, che rimane in sede sino a completa cicatrizzazione, ovvero per circa 2 settimane. Uretrocele e cistocele possono anche essere risolti in un unico tempo operatorio.
Uretrocele grave
L’uretrocele ha diversi livelli di gravità: nell’uretrocele severo (o “grave”) si verifica la fuoriuscita della mucosa uretrale dal meato uretrale. Colpisce più frequentemente le bambine e le donne in età avanzata e in menopausa (> 50 anni). L’uretrocele grave si presenta come una sporgenza rossa o rosata del diametro di 1 cm circa, localizzata a livello del meato uretrale e circondata da un solco, che si presta talvolta alla riduzione manuale. Si manifesta con dolori locali al tatto, frequente stimolo a urinare ed emorragie locali. Quando l’uretrocele è grave e la mucosa porge dal meato dell’uretra, l’unica terapia realmente efficace è quella chirurgica e consiste nell’escissione dell’uretrocele in anestesia locale o locoregionale.
Complicanze postchirurgiche
Le possibili complicanze intraoperatorie e postoperatorie sono:
- incontinenza urinaria;
- stipsi;
- lesioni vescicali;
- reazioni allergiche a materiali o sostanze usate durante l’intervento;
- reazioni avverse legate all’anestesia;
- emorragie;
- infezioni;
- dispareunia (rapporto sessuale vaginale doloroso);
- lesioni all’uretra.
Convalescenza
Dopo l’intervento chirurgico la paziente è essere istruita a limitare le sue attività fisiche (soprattutto evitando di sollevare grossi pesi, sopra i 4-5 kg) e monitorarsi periodicamente alla ricerca di eventuali segni di infezione, come ad esempio una temperatura corporea elevata, perdite vaginali dall’odore sgradevole, dolore addominale/pelvico ricorrente o costante. I medici consigliano di evitare di starnutire o tossire, cosa che viene facilitata enormemente smettendo di fumare. La paziente viene invitata a perdere peso se obesa o sovrappeso e di intraprendere adeguate misure contro la stitichezza, ad esempio tramite una dieta che contenga la giusta quantità di fibre: né troppe né troppo poche. Una leggera pressione addominale quando si tossisce fornisce supporto all’area sottoposta ad intervento e riduce il dolore associato alla tosse. Possono essere usati antidolorifici come il paracetamolo (Tachipirina) e – solo DOPO parere positivo del medico – di FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei, come l’aspirina).
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Ripresa dell’attività fisica
Dopo l’intervento ci si sente ovviamente più affaticati del solito: è importante concedersi il riposo necessario. La ripresa delle normali attività può iniziare con brevi passeggiate quotidiane; camminare è un buon esercizio perché non sollecita la ferita in alcun modo.
A seconda di come ci si sente, le attività andrebbero via via aumentate. E’ buona norma riprendere gli esercizi per il pavimento pelvico se possibile in 1-2 settimane, mentre non è raccomandato svolgere ginnastica, corsa, aerobica o camminate impegnative per almeno 6 settimane. Generalmente la maggioranza delle pazienti torna alle normali attività entro massimo un paio di mesi.
C’è una dieta particolare da seguire?
Non ci sono particolari restrizioni, ma è importante seguire una dieta normocalorica (o ipocalorica nel caso di sovrappeso o obesità), cercando di includere frutta, fibre ed un adeguato apporto di liquidi, di almeno 1,5/2 litri al giorno per sfavorire la comparsa di stitichezza. Potrebbe essere estremamente utile consultare un medico dietologo ed effettuare una bioimpedenziometria per calcolare la % di massa magra e grassa ed idratazione.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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