Perde braccia, gambe e naso dopo essere stato leccato dal cane di famiglia

MEDICINA ONLINE PERDE BRACCIA GAMBE NASO GREG MANTEUFEL WISCONSIN USA man limbs amputated after dog lick nose lost INFEZIONE CAPNOCYTOPHAGA CANIMORSUS BATTERIO BATTERI SEPSI MORTE.jpgGreg Manteufel di West Bend (Wisconsin, Stati Uniti) ha perso parte di tutti e quattro gli arti, oltre al naso, per essere stato leccato dal cane di famiglia. Questa incredibile storia è iniziata lo scorso giugno, quando Manteufel è andato al pronto soccorso pensando di avere semplicemente l’influenza, come riportato dalla CNN, da DailyMail, da UsaToday e da CBS News. Secondo sua moglie Dawn, la malattia lo ha colto rapidamente: “In poco tempo mio marito si è ritrovato ricoperto come di lividi, quasi come se fosse stato ripetutamente colpito con una mazza”. La malattia è stata tuttavia sottovalutata e – non essendo stato messo in atto alcuno strumento terapeutico – ha avuto modo di peggiorare.

Capnocytophaga canimorsus

Al pronto soccorso la diagnosi è stata raggiunta: non si trattava di una banale influenza, bensì di una infezione in avanzato stato provocata dal batterio gram negativo Capnocytophaga canimorsus, che si trova normalmente nella bocca e nella saliva di cani e gatti e si trasmette tramite morsi, leccate e prossimità di animali. E’ un batterio a crescita lenta, ma decisamente insidioso grazie alla sua capsula polisaccaridica che gli conferisce una elevata resistenza contro il sistema di complemento e la fagocitosi da parte di macrofagi, cioè contro il sistema immunitario aspecifico.
Onde evitare inutili allarmismi, è di primaria importanza specificare che il microrganismo in questione ha generalmente una bassissima virulenza negli esseri umani sani ed immunologicamente competenti, tuttavia è stata osservata la sua capacità di generare condizioni di gravità anche estrema in persone con preesistenti patologie debilitanti, con sistema immunitario deficitario (ad esempio pazienti con AIDS) ed in particolari categorie di soggetti, come anziani, donne incinte e bambini, specie se deperiti e malnutriti per difetto. Tutto questo per farvi capire che NON tutti i cani e gatti trasmettono questa infezione a TUTTI i loro padroni: il caso di cui vi parliamo oggi è estremamente raro e si è verificato solo per la sfortunata congiunzione di vari fattori di rischio ed eventi del tutto insoliti (cattiva igiene personale/ambientale + paziente predisposto + risposta immunitaria debole + ritardo nella diagnosi + inefficacia delle prime cure).
I sintomi e segni di tale infezione batterica sono nausea, vomito, dolori muscolari e articolari, vesciche, diarrea, rossore, febbre (generalmente alta, sopra i 39°), gonfiore, mal di testa, astenia (mancanza di forze) e dolori addominali. I sintomi di solito si presentano entro 3-5 giorni dal contagio e – se trascurati – tendono ad aggravarsi pericolosamente. Se l’infezione da Capnocytophaga canimorsusnon non viene curata in modo adeguato, il paziente potrebbe infatti sviluppare meningite e setticemia (sepsi), quest’ultima un’infezione sistemica molto grave e potenzialmente fatale.

Per approfondire:

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Le amputazioni

La dott.ssa Silvia Munoz-Price (professoressa di medicina clinica alla Divisione Malattie Infettive del rinomato Medical College of Wisconsin), che si è occupata del caso, riporta che il paziente ha iniziato a soffrire di ipotensione arteriosa (pressione bassa) e di cattiva circolazione agli arti superiori ed inferiori: “Il caso è molto raro e l’infezione ha scatenato una risposta estremamente grave nel suo corpo”.
Per impedire il peggiorarsi dell’infezione – che avrebbe comportato esiti anche letali – e salvare la vita al paziente, si è dovuto ricorrere ad una soluzione estrema: l’amputazione di parte dei quattro arti. Manteufel avrà presto anche bisogno di chirurgia ricostruttiva per il naso, in parte deterioratosi a causa della massiccia infezione ed ora quasi del tutto eroso. Davanti allo sfortunato paziente ora si presenta un lungo e faticoso periodo di riabilitazione. La moglie Dawn dichiara che nonostante tutto suo marito è molto felice di essere vivo e sta prendendo la notizia nel miglior modo possibile. Manteufel ha comunque riferito che il suo cane non ha alcuna colpa di quello che è successo, che non gli serba rancore ed anzi continuerà ad amare lui e tutti i cani per sempre.

NOTA BENE (considerazioni che sarebbero scontate in un Paese normale, ma non in Italia).

Questo articolo non vuole creare allarmismi, ma semplicemente citare un caso medico particolare ed insolito. Molti lettori mi hanno scritto “il mio cane mi lecca da 10 anni ed io sto benissimo, quindi questo articolo è per forza una bufala“. L’analfabetismo funzionale di alcuni lettori e la conseguente fallacia logica che compiono, mi costringe a ribadire e sottolineare una cosa che pensavo fosse ovvia: l’infezione che ha colpito questo paziente è un caso isolato: non tutti i cani determinano ovviamente la medesima infezione in tutti i loro padroni. Senza considerare che per smentire un fatto o uno studio scientificamente dimostrato, non “basta” la propria opinione o quella del proprio “cugino”: serve un fatto o uno studio scientificamente dimostrato di pari autorevolezza e contrario (ed a volte neanche basta, se il primo studio è particolarmente stimato dalla comunità scientifica internazionale).
Ribadiamo il fatto che situazioni come queste sono estremamente rare e determinate dalla sfortunata congiunzione di numerosi eventi improbabili e sfavorevoli, quindi non devono assolutamente instillare in voi la fobia dei “baci” dei vostri amati animali domestici che sono, e rimarranno sempre, dei meravigliosi ed inseparabili compagni di vita.

Per la cronaca: chi vi scrive possiede non uno, ma ben due cani, che accudisce con amore da oltre 7 anni: questo caso scientifico non gli impedirà certo di farsi fare le coccole da loro.

Alcuni ci hanno accusato di generare allarmismo pubblicando queste notizie che invece dovrebbero essere tenute nascoste per evitare che – leggendole – qualcuno abbandoni il proprio cane. L’abbandono dei cani è un fenomeno sciagurato, ma di fronte a questa accusa rispondiamo che se siamo di fronte a persone che fraintendono e abbandonano i cani per allarmismo, abbiamo di fronte due soluzioni distinte:

  1. eliminare la notizia e lasciare che la popolazione rimanga ignorante ma tranquilla;
  2. inoltrare la notizia e contemporaneamente far acculturare e maturare la popolazione in modo che un articolo scientifico sia correttamente interpretato e non generi il panico (oltre che eventualmente aumentare le pene per chi abbandona il proprio cane).

Alcuni consigliano di NON diffondere la notizia, per noi invece la notizia deve essere data e contemporaneamente deve essere fornita al popolo un’arma per non essere allarmato: la cultura. Noi ci proviamo. Nell’articolo è correttamente specificato che è un caso isolato e rarissimo, dipendente da una infezione che però esiste e non deve essere ignorata. Per noi è come parlare di una semplice “zoonosi”, cioè una malattia infettiva degli animali trasmissibile all’uomo, come abbiamo fatto per mille altre zoonosi negli ultimi anni, come la salmonella, la toxoplasmosi, il “verme solitario” e la tubercolosi, solo che in quei casi gli animali protagonisti non erano i cani, di cui in Italia non si può parlare perché sono animali “sacri”, se non generando un putiferio di insulti indicibili come successo con questo articolo (vi ricordo che possiedo due cani io stesso). Parlare di questa zoonosi è parlare di un caso scientifico in modo divulgativo e non allarmistico, sperando di dare al popolo quei mezzi culturali per affrontare il problema col cervello, anziché lasciarlo all’oscuro non pubblicando la notizia.

A chi ci ha indegnamente accusato di odiare gli animali, semplicemente perché abbiamo pubblicato un caso medico, vorremmo ricordare che ci battiamo da 20 anni per la difesa della natura e degli animali e che nel nostro sito è presente una intera sezione chiamata “Noi che amiamo la natura e gli animali”, che potete trovare QUI.

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