Lesioni del muscolo scheletrico da trauma diretto ed indiretto

MEDICINA ONLINE DIFFERENZA TRAUMA MUSCOLO OSSO FRATTURA LUSSAZIONE DISTORSIONE STRAPPO DISTRAZIONE MOVIMENTO ROTTURA MUSCOLARE ATTIVITA FISICA SPORT MOVIMENTO GAMBA PIEDE GINNASTICA SCANell’ambito della traumatologia dello sport si distinguono due tipi di lesioni: traumatiche acute e traumatiche croniche, queste ultime meglio definite con il termine di lesioni da sovraccarico funzionale per distinguerle, dal punto di vista fisiopatologico, dagli esiti cronicizzati delle lesioni acute. Le lesioni traumatiche acute sono quelle che si producono a causa di un evento traumatico unico, diretto od indiretto, ma sempre ben identificabile e di intensità tale da superare istantaneamente la resistenza del tessuto colpito. Le lesioni da sovraccarico funzionale sono il risultato dell’azione, ripetuta nel tempo, di sollecitazioni sottomassimali, Queste devono la loro espressività lesiva proprio all’iteratività del gesto, tipico dei singoli sport, che finisce per ‘usurare” le diverse strutture dell’apparato locomotore fino a comprometterne l’integrità, Proprio per la stretta correlazione fra malattia e gesto sportivo, esse vengono talora identificate con termini quali ‘spalla del lanciatore”, “ginocchio del saltatore” o “gomito del tennista”. Rientrano nelle lesioni acute le contusioni. le distorsioni, le lussazioni, le lesioni capsulo-legamentose, le lesioni dei muscoli scheletrici e gran parte delle fratture che si verificano durante l’attività sportiva. Fanno parte della patologia da sovraccarico funzionale le tendinopatie e le fratture da stress.

LESIONI DEL MUSCOLO SCHELETRICO

Lesioni da trauma diretto

Sono rappresentate dalle contusioni muscolari. Di solito, esse hanno una limitata rilevanza clinica, poiché guariscono in pochi giorni con il riassorbimento dell’ematoma e la conseguente scomparsa della sintomatologia dolorosa e della tumefazione. Il  trattamento consiste in impacchi di ghiaccio, nel riposo del muscolo interessato ed eventualmente nell’applicazione di una fasciatura compressiva. In rari casi l’ematoma va incontro a metaplasia calcifica con formazione di calcificazione visibile all’ecografia ed alla radiografia (miosite ossificante) che col tempo diventa asintomatica, permettendo la ripresa delle attività fisiche senza limitazioni funzionali.

Lesioni da trauma indiretto

Le lesioni da trauma indiretto vengono spesso indicate con termini inadeguati, quali stiramento, distrazione, contrattura, che sono entrati a far parte del “gergo da spogliatoio” ma che hanno significati diagnostici, terapeutici e prognostici privi di supporto scientifico.

Classificazione

Come per le lesioni legamentose, si distinguono tre gradi di lesioni muscolari da trauma indiretto:

  • lesioni di 1° grado: il danno muscolare è estremamente limitato, trattandosi di un allungamento eccessivo di una parte più o meno ampia dei fasci muscolari. Il danno è localizzato a livello delle miofìbrille, senza rottura macroscopicamente o microscopicamente evidente;
  • lesioni di 2° grado: il danno è più esteso ed interessa un certo numero di fibre muscolari, che appaiono interrotte, pur senza coinvolgimento di una porzione rilevante e macroscopicamente identificabile del ventre muscolare corrispondente ai 3/4 della superficie di sezione anatomica del muscolo in quel punto;
  • lesioni di 3° grado: sono rotture di una porzione generalmente ampia, del ventre muscolare (superiori ai 3/4) con conseguente soluzione di continuo clinicamente evidente del muscolo.

La lesione muscolare di 3° grado può essere ulteriormente distinta in parziale o totale:

  • lesione di terzo grado parziale: la lacerazione della sezione del muscolo è imponente (oltre i 3/4) ma comunque incompleta (NON si verifica la lacerazione dell’intero muscolo);
  • lesione di terzo grado totale: la lacerazione interessa l’intero ventre muscolare.

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Fisiopatologia

La maggior parte delle lesioni muscolari si verifica per una sollecitazione particolarmente violenta del muscolo scheletrico. Si tratta di contrazioni in accorciamento (concentriche) o, più spesso, in allungamento (eccentriche), nelle quali il muscolo esprime di solito la massima capacità contrattile. I muscoli più frequentemente coinvolti sono i cosiddetti muscoli “biarticolari”, quali i gemelli, gli ischiocrurali o il retto anteriore del quadricipite femorale, che attraversano due articolazioni, Attualmente si ritiene che la lesione muscolare si verifichi in seguito alla rottura dei ponti tra i filamenti delle proteine contrattili del muscolo, ossia actina e miosina. La rottura può verificarsi sia in un muscolo funzionalmente normale, sia su un sub- strato reso più suscettibile da particolari condizioni fisiche (stanchezza, inadeguato riscaldamento, scarsa estensibilità muscolare). Immediatamente dopo il trauma iniziano i processi riparativi con la formazione dell’ematoma, che attraverso la moltiplicazione e l’attività sintetica dei fibroblasti, evolve verso la formazione di una cicatrice fibrosa, relativamente anelastica, che sostituisce il tessuto muscolare danneggiato.

Diagnosi

Spesso è difficile individuare con precisione la sede e l’entità di un danno modesto nel contesto di masse muscolari frequentemente ipertrofiche. Di notevole aiuto, dal punto di vista anamnestico, sono la modalità di insorgenza e le caratteristiche del dolore, che nelle lesioni lievi compare subito dopo lo sforzo o anche a distanza di qualche ora e non impedisce i normali movimenti od il carico, mentre nelle lesioni più gravi compare al momento dello sforzo, con le caratteristiche di strappo del muscolo, e impedisce immediatamente la prosecuzione dell’attività fisica. I segni clinici, seppure di entità variabile a seconda della gravità della lesione, sono rappresentati da dolorabilità alla pressione locale, alla contrazione contro resistenza e allo stiramento passivo del muscolo interessato. Solo nei casi più gravi può comparire un’ecchimosi, a seguito di uno stravaso ematico. Nelle rotture muscolari, oltre all’eventuale ecchimosi, si può spesso palpare un avvallamento in corrispondenza della perdita di continuità del muscolo, Questo segno del colpo d’ascia, peraltro, è più evidente in fase di esito cicatriziale che in fase acuta. Sebbene l’esperienza dell’esaminatore possa spesso consentire la diagnosi su base clinica, le indagini strumentali sono utili, o indispensabili. per determinare la sede e l’entità del danno muscolare. L’ecografia, soprattutto se eseguita con sonde ad elevata definizione, rappresenta l’indagine di scelta, anche per la sua economicità: essa consente la diagnosi attraverso segni indiretti, quali l’edema e lo stravaso ematico, più che evidenziando l’interruzione anatomica delle fibre muscolari. Di più difficile identificazione è il muscolo interessato, nel contesto di un gruppo di muscoli contigui e sinergici. Questa informazione è fornita in misura più esaustiva dalla RM. Peraltro, l’ecografia, talora più utile dopo 24-48 ore dal trauma che immediatamente, viene utilizzata anche per il monito raggio del processo di guarigione, fino alla cicatrizzazione finale della lesione.

Trattamento

Il trattamento delle lesioni muscolari di grado 1° e 2° consiste nel riposo mio-articolare, in impacchi di ghiaccio per le prime 24 ore e, se necessario, nell’applicazione di fasciature cornpressive per tempi variabili da alcuni giorni a 2 settimane. Nelle rotture muscolari (lesioni di 3° grado) può essere necessaria l’immobilizzazione con apparecchi gessati o tutori ortopedici per 2-6 settimane a seconda della gravità del quadro anatomo-clinico. In tutti i casi, una volta ottenuta la guarigione, la riabilitazione svolge un ruolo importantissimo, soprattutto attraverso esercizi di stretching volti a rendere più elastica, e quindi meno vulnerabile, la cicatrice fibrosa. L’evoluzione, anche nelle lesioni più gravi, è generalmente favorevole e tale da consentire la ripresa dell’attività precedente al trauma. Molto raramente vi è indicazione a suturare i due capi muscolari, sia in fase recente che tardiva.

Complicazioni

Accanto a patologie vascolari (tromboflebiti), le complicazioni che possono modificare l’evoluzione, tendenzialmente favorevole, del processo riparativo delle lesioni da trauma indiretto, sono la formazione di un ematoma particolarmente voluminoso o di una cisti intramuscolare a contenuto siero-ematico, la miosite ossificante e la recidiva, che è la più frequente fra le complicazioni ed è legata quasi sempre ad una troppo precoce ripresa dell’attività sportiva. Alcune di queste complicazioni possono richiedere un trattamento chirurgico.

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