Parlare è, prima di tutto, un’azione, e il parlare come particolare forma dell’agire è studiato da una disciplina specifica, la pragmatica. Secondo la “pragmatica la comunicazione” è, innanzitutto, azione fra due o più interlocutori. La pragmatica della comunicazione umana si occupa, quindi, anche degli effetti della comunicazione sul comportamento. Secondo questo punto di vista, la comunicazione influenza infatti il comportamento. ed è questo l’aspetto propriamente definito pragmatica. Si può dire, in altre parole, che l’attenzione della pragmatica è focalizzata sul rapporto trasmettitore-ricevente in quanto mediato dalla comunicazione. Uno dei campi d’indagine più congeniali alla pragmatica è la comunicazione interpersonale, cioè lo scambio di messaggi tra due persone.
La teoria degli atti linguistici
Cosa si intende esattamente dicendo che parlare è agire? TI filosofo inglese contemporaneo J. Langshaw Austin, nella sua opera Quando dire è fare, distingue due funzioni fondamentali del linguaggio, quella del dire e quella del fare dicendo qualcosa:
- funzione constatativa: attraverso cui semplicemente diciamo, o constatiamo
qualcosa: descriviamo la realtà, narriamo gli eventi, forniamo informazioni (per
esempio: «La Terra è rotonda» o «Mario gioca a pallone»); - funzione performativa: attraverso cui facciamo qualcosa, cioè quel che dicia-
mo costituisce già l’azione in sé. Dire: «Ti ringrazio», per esempio, corrisponde
all’azione di ringraziare.
Mentre degli enunciati constatativi si può giudicare la verità o la falsità (“Napoleone era turco” è un enunciato falso), non esistono enunciati performativi veri o falsi, ma possiamo solo valutarli come “felici” o “infelici”, cioè più o meno riusciti (nel dire: “Ti ringrazio” il parlante è stato convincente nell’esprimersi? È sembrato davvero riconoscente?). Con la sua teoria degli atti linguistici Austin, inoltre, sostiene che ogni volta che diciamo qualcosa compiamo in realtà tre diverse azioni, o atti, contemporaneamente:
- atto locutorio (atto di dire qualcosa): si tratta dell’atto che avviene per il fatto
stesso di parlare, e che comprende l’azione con cui mettiamo insieme i suoni (atto fonetico), organizziamo le parole in frasi (atto fàtico) e vi attribuiamo un senso compiuto (atto retico); - atto illocutorio (atto nel dire qualcosa): l’azione esplicitamente dichiarata e
intrapresa da chi parla. Per esempio, se pronunciamo la frase «Accompagnami
a casa», stiamo effettuando l’azione dell’ordinare a qualcuno di accompagnarci a casa (la frase, infatti, può sempre essere parafrasata con l’introduzione del primo pronome personale più un performativo: «Io ti ordino di accompagnarmi a casa»). Inoltre, questa frase può rappresentare un ordine ma anche una richiesta o una supplica: individuare il tipo di atto illocutorio compiuto è indispensabile per comprendere al meglio un discorso; - atto perlocutorio (atto con il dire qualcosa): l’azione tramite la quale si dà alla frase effetti secondari oltre al significato immediatamente percepibile. Lusingare è un esempio di perlocuzione: se diciamo a una ragazza: «Sei molto bella» non si tratta di una semplice constatazione, ma vogliamo raggiungere un effetto preciso, cioè compiacere quella ragazza.
L’efficacia della comunicazione è legata alla riuscita di tutti e tre gli atti che abbiamo
descritto, cioè alla loro “felicità”, intesa nel senso di adeguatezza. Spieghiamo meglio cosa si intende per felicità relativamente alla riuscita degli atti linguistici; essa può essere di
tre tipi:
- felicità locutoria: le parole devono essere organizzate in modo comprensibile e devono ricondurre a un significato chiaro;
- felicità illocutoria: devono sussistere le condizioni perrealizzare l’azione (se stiamo impartendo un ordine, dobbiamo averne l’autorità);
- felicità perlocutoria: l’azione deve raggiungere l’effetto desiderato. La lusinga, per esempio, deve effettivamente compiacere la ragazza a cui è indirizzata e non intimidirla o infastidirla.
Se tutte queste condizioni di felicità si realizzano, allora l’atto comunicativo ha raggiunto il suo scopo. La pragmatica, nell’occuparsi delle azioni concrete realizzate tramite il linguaggio. analizza le regole e i modi della comunicazione in rapporto con gli interlocutori e con il contesto in cui si svolge. Uno dei campi d’indagine più congeniali alla pragmatica è la comunicazione interpersonale, cioè lo scambio di messaggi tra due persone, o all’interno di un gruppo limitato.
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