Il nostro corpo è formato da migliaia di miliardi di cellule. Le cellule sono estremamente diverse tra di loro, a seconda che siano le cellule del sangue, di un muscolo, del fegato o del cervello. Le cellule cerebrali si chiamano neuroni ed il nostro cervello è formato da circa 100 miliardi di neuroni. Ogni neurone è caratterizzato da una serie di prolungamenti, o dendriti. Il termine «dendrite» richiama la cima di un albero (déndron in greco significa albero); questa chioma si assottiglia in rametti che recepiscono gli stimoli trasmessi da altri neuroni. Tra i dendriti di un neurone e quelli del neurone ad esso vicino non esistono però dei contatti diretti; questi punti di interruzione in cui un dendrite è estremamente prossimo ad un altro dendrite o al corpo del neurone si chiamano sinapsi (cioè «contatti»): il neurone produce una blandissima corrente elettrica dell’ordine di qualche microvolt. Questa viaggia dal centro verso la periferia e, quando arriva ad una sinapsi, può eventualmente liberare delle molecole chimiche chiamate mediatori nervosi; queste molecole passano nel punto di interruzione tra neurone e neurone (fessura sinaptica) ed eccitano i recettori del neurone vicino che reagiscono producendo a loro volta una blanda corrente elettrica; è così che uno stimolo elettrico si traduce in molecole chimiche e che queste generano a loro volta un nuovo stimolo elettrico. In alcuni casi i neuroni sono formati da un lungo o lunghissimo prolungamento che si chiama assone.
Lo stimolo elettrico può viaggiare dal corpo del neurone attraverso l’assone verso la periferia: ad esempio, i movimenti dei nostri muscoli sono dovuti al fatto che alcuni neuroni situati nella nostra corteccia motrice (la parte del cervello che controlla i movimenti) inviano dei segnali elettrici verso i muscoli, situati a volte anche a notevole distanza dal cervello. Non tutte le cellule del cervello però sono neuroni: esso in-
fatti è anche formato dalle cellule delle glia che hanno il compito di nutrire i neuroni e di promuovere il loro benessere. In altri casi invece alcuni ricordi sono bloccati, malgrado il nostro desiderio di farli riaffiorare. È il cosiddetto fenomeno della “punta della lingua“: si sente di avere a disposizione quel ricordo ma non si riesce a farlo emergere malgrado i tentativi, spesso bizzarri, per ricordare ciò che vorremmo. A distanza di pochi minuti, proprio mentre non ci pensiamo, può emergere quel nome, quella data storica, quella formula che avevamo tanto cercato.
La nostra mente può essere bloccata soprattutto da fatti emotivi o da interferenze di tipo retroattivo o proattivo e questo blocca il ricordo pur facendocelo sentire «sulla punta della lingua». Eppure la nostra mente continua a lavorare in modo inconscio e il ricordo può emergere all’improvviso, quando meno ce lo aspettiamo. Quest’ultimo aspetto indica un altro fatto: vi sono memorie di esperienze che possono essere registrate in modo «inconscio» anche se noi non riteniamo di prestarvi attenzione o non facciamo degli sforzi per memorizzare. Molti apprendimenti sono inconsci: ciò vuol dire che la nostra mente lavora di continuo e coglie analogie, differenze, aspetti interessanti della realtà in cui siamo immersi.
Il fatto che esistano delle esperienze e degli apprendimenti che si formano in modo inconscio non implica che possiamo imparare mentre dormiamo, come sostengono quanti cercano di venderci degli apparecchietti che invierebbero dei messaggi al nostro cervello mentre siamo addormentati. Nel sonno riusciamo al massimo ad apprendere una parola, se questa viene ripetuta decine o centinaia di volte, purtroppo però mentre dormiamo e sogniamo non possiamo apprendere né lingue, né matematica, né altre materie.
Per approfondire, leggi: Neuroni: cosa sono, dove si trovano ed a che servono
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Lo Staff di Medicina OnLine
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