Lavanda gastrica: quando farla, procedura, rischi, postumi, video

Con “lavanda gastrica” anche chiamata “gastrolusi” (in inglese “gastric lavage” o “stomach pumping” o “gastric irrigation”) in medicina si intende il processo di svuotamento dello stomaco dal suo contenuto, in modo non volontario, bensì iatrogeno cioè provocato dal medico: la lavanda gastrica è quindi ben diversa dal vomito “fisiologico” o autoindotto. Essendo un trattamento generalmente considerato fastidioso dai pazienti, è generalmente riservato a quei casi urgenti in cui l’induzione farmacologica del vomito sarebbe insufficiente a preservare il soggetto dai rischi della sostanza tossica che ha ingerito. In alcuni casi la lavanda gastrica viene abbinata ad una pulizia intestinale.

In quali casi è utile effettuare una lavanda gastrica?

Una lavanda gastrica è estremamente utile, ed in alcuni casi può salvare la vira del paziente, in tutti quei casi in cui è necessario eliminare il contenuto dello stomaco, nel momento in cui tale contenuto può essere tossico e pericoloso. Ad esempio una lavanda gastrica viene effettuata per eliminare sostanze velenose ingerite volontariamente (ad esempio con scopi suicidari) o involontariamente dal soggetto, oppure per rimediare al sovradosaggio volontario o involontario di farmaci o sostanze stupefacenti. In alcuni casi una lavanda gastrica, svuotando lo stomaco, potrebbe essere utile in vista di interventi chirurgici relativi alle zone del tubo digerente ad esso limitrofe.

Come si effettua una lavanda gastrica?

Per prima cosa, visto che generalmente una lavanda dello stomaco viene effettuata in urgenza, il medico effettuerà una rapida ma precisa anamnesi, al fine di individuare possibili controindicazioni al trattamento. Se il paziente è un bambino, un neonato, un disabile o è incosciente, generalmente sono i famigliari a rispondere alle domande del medico. Successivamente inizia la procedura vera e propria:

  1. il paziente viene fatto stendere in decubito supino (a pancia in alto) o – meglio ancora e se possibile – laterale (su un fianco) oppure, in caso di bambino piccolo non collaborante e con pianto inconsolabile, viene messo a sedere sulle gambe dei genitori;
  2. si inserisce un sottile tubo tramite la bocca. Le sonde sono di dimensioni adeguate al paziente: per gli adulti lunghe generalmente di 1,2 metri ma più corte per i bambini; il diametro della sonda è sottile se il materiale da asportare è solo liquido, ma può superare il centimetro se il contenuto è semisolido;
  3. in caso di non cooperazione del paziente, come ad esempio avviene spesso tra i bambini, il tubo viene inserito nel naso;
  4. il tubo giunge fino nello stomaco superando il cardias (l’orifizio che mette in comunicazione l’esofago con lo stomaco);
  5. la corretta posizione del tubo è verificata dalla reazione ad insufflazioni d’aria, o da un test di acidità del liquido asportato in modo da verificare se il tubo sia stato inserito correttamente nell’esofago e quindi nello stomaco, e non nelle vie aeree.
  6. si asportano piccole quantità di liquido dallo stomaco per mezzo di un aspiratore (ad esempio una siringa);
  7. l’asportazione è generalmente accompagnata da lavaggio dello stomaco con somministrazione di acqua a temperatura corporea o soluzione salina (nei bambini questa è utile per prevenire scompensi): s’introducono e si rimuovono 0,2 litri di liquido nell’adulto e 0,1 litri nel bambino (fino al compimento del decimo anno d’età);
  8. la lavanda si protrae fino a quando i liquidi asportati non risultano disintossicati: ciò si intuisce dal fatto che dalla sonda fuoriesce un liquido chiaro, limpido, privo di materiale solido;
  9. si procede con un ulteriore lavaggio gastrico;
  10. la sonda, prima di essere estratta, dev’essere pinzata (chiusa) accuratamente;
  11. il paziente ingerisce carbone vegetale attivato;
  12. il paziente rimane brevemente in osservazione per verificare che non vi siano lesioni o altri effetti collaterali.

IMPORTANTE: il trattamento potrebbe differire da quello qui descritto. Se il paziente è in stato di incoscienza deve essere intubato. Quando il soggetto è costretto ad un’intubazione endotracheale, la lavanda gastrica può essere effettuata avvalendosi di un sondino naso-gastico od oro-gastrico. Il paziente cosciente dovrebbe essere posto preferibilmente in posizione laterale (sul fianco sinistro e NON il destro): ciò riduce la possibilità che il liquido passi nell’intestino attraverso il piloro, grazie alla forza di gravità. Nel caso di paziente intubato, deve essere posto in posizione supina.

Video

Nei seguenti filmati viene mostrato come viene eseguita una lavanda gastrica rispettivamente in un neonato ed in un bambino di 2 anni:

 

 

 

Quando si effettua una lavanda gastrica?

Una lavanda gastrica viene effettuata generalmente entro un’ora – un’ora e mezza dall’assunzione della sostanza tossica che si vuole eliminare: aspettare oltre tale limite potrebbe infatti non impedire alla sostanza di passare dallo stomaco all’intestino, dal momento che – una volta che supera lo sfintere pilorico – la sostanza ingerita viene assorbita dall’intestino e passa nel sangue, non potendo più essere quindi eliminata dalla lavanda gastrica. Solo in alcuni casi, se la sostanza ingerita è a lento assorbimento, una lavanda gastrica potrebbe essere effettuata anche fino a 8 ore dall’ingestione, risultando ancora efficace.

La lavanda gastrica è dolorosa o fastidiosa?

La lavanda gastrica non è dolorosa, tuttavia la maggioranza dei pazienti è concorde nel ritenerla una pratica fastidiosa. Fortunatamente la durata del trattamento è generalmente breve (alcuni minuti).

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Postumi

Salvo particolari situazioni, il paziente può tornare a casa o a lavoro subito al termine della lavanda gastrica. Il trattamento può lasciare al paziente una sensazione di fastidio ad esofago e stomaco che tuttavia sparisce in breve tempo. In caso di paziente particolarmente ansioso, è preferibile che si faccia accompagnare, specie se al termine del trattamento deve guidare veicoli.

Rischi

La lavanda gastrica è una procedura sicura e di non complessa esecuzione, ma non del tutto scevra da rischi, pertanto è una tecnica che deve essere effettuata da medici esperti e solo quando serva davvero e non siano disponibili alternative efficaci per eliminare la sostanza tossica. I possibili rischi di una lavanda gastrica sono le lesioni e le emorragie dei tessuti coinvolti, cioè principalmente esofago e stomaco. Altro rischio è che il tubo sia inserito erroneamente nelle vie respiratorie ed in tal caso si potrebbero verificare lesioni ed emorragie ai tessuti interessati, come laringe e trachea. In caso di vomito è necessario raccogliere i liquidi perché non si riversino nelle vie respiratorie.

Controindicazioni

La lavanda gastrica è particolarmente controindicata in alcuni casi:

  • nei soggetti con problemi dell’apparato respiratorio;
  • nei soggetti con tendenza ad emorragie dell’apparato gastrointestinale;
  • qualora l’avvelenamento coinvolga sostanze corrosive, caustiche (ad esempio derivanti dal petrolio), tensioattivi (che possono produrre schiuma) od idrocarburi a rischio di inalazione.

La gravidanza NON è una controindicazione, tuttavia estrema attenzione deve essere riservata in caso di pazienti incinte. Estrema attenzione deve essere rivolta inoltre nei pazienti affetti da epilessia, bambini, neonati, anziani, con patologie della coagulazione (ad esempio emofiliaci) o soggetti in stato di incoscienza.

Possibili alternative alla lavanda gastrica

La lavanda gastrica, come già più volte anticipato, è una procedura generalmente fastidiosa e non del tutto priva di rischi, pertanto è una tecnica che deve essere effettuata solo quando serva davvero e non siano disponibili alternative efficaci per eliminare la sostanza tossica. Tra le alternative possibili, ricordiamo:

  • somministrazione di carbone attivo (secondo alcuni addirittura migliore della lavanda gastrica), che assicura un ottimo adsorbimento di tossici e farmaci, ma non deve essere usato in caso di avvelenamento da minerale acido corrosivo od alcalino, o di litio, ferro e potassio;
  • somministrazione di farmaci emetici (cioè farmaci che inducono forzatamente il vomito);
  • indurre il riflesso del vomito tramite stimolazione con un dito o un manico di cucchiaio inserito nella cavità orale, stimolando il dorso della lingua o la faringe;
  • indurre il riflesso del vomito tramite la rapida ingestione di grandi quantità di acqua (4-5 bicchieri in un adulto);
  • somministrazione di purganti che accelerino il transito intestinale, riducendo l’assorbimento della sostanza tossica e facilitando la sua espulsione con le feci.

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