È passato quasi un anno da quando Facebook ha ampliato il suo programma anti-suicidi. Un pacchetto di strumenti mirati a supportare chi sta pensando di togliersi la vita. Il servizio ha un fine nobile, ma ripropone i soliti dubbi legati alla privacy degli utenti, tanto più dopo un 2018 in cui Facebook ha ammesso alcune falle che hanno esposto milioni di utenti. In breve: l’algoritmo che rileva i segnali di rischio immagazzina anche dati sensibili, ad esempio sulla salute mentale degli interessati. Allo stesso tempo, però, Facebook ha il permesso di gestirli in modo più disinvolto rispetto ad ambulatori e ospedali. Il problema esiste, tanto che, grazie al Gdpr, la funzione non è utilizzata in Europa ma solo negli Stati Uniti e in altre aree del pianeta dove le maglie normative sono più larghe.
Come funziona
L’algoritmo scandaglia praticamente ogni post presente su Facebook. E classifica dei “pezzi” del messaggio secondo una scala da zero a uno, dove il grado più alto è quello di “rischio imminente”. Dopo essere stato etichettato, il post viene inoltrato a un primo team di moderatori umani. Anche se, negli ultimi mesi, non sono mancati i dubbi su una formazione adeguata, Facebook assicura che i moderatori ricevono istruzioni precise, studiate da specialisti, su “contenuti potenzialmente legati a suicidio, automutilazione e disordini alimentari” e “identificazione di una potenziale minaccia credibile o imminente di suicidio”. In questa prima fase, i contenuti non sono associati al nome dell’utente. Se giudicato a rischio, viene inoltrato a un team di moderatori con maggiore esperienza sul campo e un passato nelle forze dell’ordine o in linee di servizi anti-suicidio e anti-stupro. Solo questo gruppo, più specializzato e ristretto, ha accesso a informazioni sensibili che legano post e identità dell’utente. Solo al termine di questa terza fase di analisi, si possono percorre due strade: contattare l’utente con informazioni e risorse di supporto o chiamare i soccorritori.
Perché un ospedale sì e Facebook no?
Facebook estrae dai post informazioni sullo stato di salute degli utenti. Il social network, però, non è tenuto al rispetto dello stesso standard di privacy dei fornitori di servizi sanitari. Diversi esperti, tra i quali Natasha Duarte, analista del Center for Democracy and Technology – intervistata da Business Insider – sostengono si tratti di “informazioni sanitarie sensibili”: “Chiunque raccolga questo tipo di dati e intervenga sulle persone” dovrebbe essere trattato nella stessa maniera. Che sia un ospedale, una compagnia assicurativa o Facebook. Attualmente, però, le leggi statunitensi non equiparano le tracce social sui suicidi con i dati sanitari. Facebook, quindi, non è obbligato a rispettare gli stessi limiti previsti dall’Health Insurance Portability and Accountability Act. Che, tra le altre cose, impongono il divieto di condivisione e un pieno accesso dei pazienti ai propri dati.
Privacy e salute mentale
L’allarme è stato rilanciato nei mesi scorsi, vista la scarsa trasparenza dimostrata da Facebook nella gestione dei dati e le falle nel suo sistema di sicurezza, non certo blindato. Il gruppo ha confermato che i segnali di allarme con punteggi vicini allo zero vengono eliminati dopo 30 giorni. Ma non ha fornito dettagli sulla gestione di quelli indicati con un rischio maggiore. C’è quindi il rischio che alcune informazioni sensibili siano, prima o poi, bersaglio di cyber-attacchi. Con una preoccupazione in più: lo stigma del disturbo mentale è ancora marcato. E potrebbe quindi esporre gli utenti persino più di quanto non facciano informazioni sullo stato di salute fisico. Il protocollo anti-suicidi di Facebook prevede poi – in casi estremi – la richiesta di intervento delle forze dell’ordine. Un altro rischio per la riservatezza, se l’algoritmo fraintendesse i segnali. In un anno, ha spiegato Mark Zuckerberg in post dello scorso novembre, “abbiamo aiutato circa 3.500 persone nel mondo”. Ma sono noti anche casi di falso allarme. Come quello di una donna dell’Ohio, obbligata dalla polizia a un controllo psicologico dopo aver ricevuto un Sos da Facebook. La bontà delle intenzioni non è in discussione. Resta però il fatto che Menlo Park possa gestire dati sanitari in modo più libero solo per il fatto che non vengono raccolti in un contesto esclusivamente medico. Diversi esperti chiedono un intervento normativo. O almeno una maggiore trasparenza, lasciando agli utenti la libertà di decidere se aprire i propri post al programma anti-suicidi.
Leggi anche:
- Depressione maggiore e minore, suicidio, diagnosi e cura: fai il test e scopri se sei a rischio
- Dismorfofobia da Snapchat: chirurgia per somigliare ai filtri dello smartphone
- Fai e posti foto selfie a ripetizione sui social? Forse soffri di “selfite”
- Ansia da messaggio, paura di rimanere sconnessi e di essere esclusi dai social: le nuove patologie da smartphone
- Scatti sempre foto col tuo smartphone? La tua memoria è a rischio
- Ecco cosa ti succede quando ti separi dal tuo smartphone per troppo tempo
- Drogati di smartphone: più della metà dei giovani ne è dipendente
- Morire per farsi una foto: in sei anni ben 259 morti da selfie
- Tendinite da joystick e pollice da smartphone: arrivano le tecnopatologie
- Formicolio a braccio e gomito quando usi il cellulare: perché accade?
- Il gomito del selfista lo hai anche tu: la malattia di chi fa troppi selfie
- Lo hai anche tu senza saperlo, è il collo smartphone: il disturbo di chi usa il cellulare
- Guardi lo smartphone mentre cammini? Rischi problemi di postura
- Usare lo smartphone a letto ti può causare cecità
- Tendinite da smartphone, sindrome del tunnel carpale, epicondiliti, text neck: dolori da cellulare
- Gli smartphone sotto carica nelle camerette sono pericolosi
- Quello che pubblichi sui social indica se sei maniaco depressivo
- Cinque incredibili fatti sui selfie che succedono anche a te
- Dipendenza da gioco: cosa fare per smettere di scommettere
- Apple Watch: faremo l’elettrocardiogramma con un orologio?
- Diagnosi di melanoma: meglio il medico o una applicazione sul cellulare?
- Pornografia su internet, masturbazione e dopamina: le droghe che distruggono il cervello
- I videogiochi ti fanno diventare più intelligente
- Disturbi bipolari e Sindrome maniaco depressiva: sintomi e cure
- Depressione maggiore e minore, suicidio, diagnosi e cura: fai il test e scopri se sei a rischio
- Voglio morire: ecco i consigli per convincerti a non suicidarti
- I bambini che usano il tablet imparano a scrivere con più difficoltà
- Controllare il colesterolo con la fotocamera dell’iPhone
- Cos’ha di tanto importante questa vecchietta?
- Il miglior selfie di sempre!
- Il tungsteno contenuto nel tuo smartphone aumenta il rischio di ictus cerebrale
- Le maratone di serie tv peggiorano il sonno e causano insonnia
- Gli smartphone mettono a rischio il cuore dei giovani
- Videogiochi e applicazioni per smartphone possono causare ritardo mentale
- Sei smartphone dipendente? Ecco i consigli per disintossicarti dal tuo cellulare
- Dipendenza da smartphone: vi spiego come capire se siete schiavi del vostro cellulare
- Cerchi un farmaco? Lo smartphone ti dice in quale farmacia lo puoi trovare
- Dipendenza da smartphone: guardiamo il cellulare 150 volte al giorno, una volta ogni 6 minuti
- La dipendenza da smartphone ti rende stupido
- Se usi troppo lo smartphone rischi la demenza digitale
- Quanto tempo al giorno passiamo davanti allo smartphone?
- Usare troppo il cellulare ti fa prendere brutti voti e ti rende ansioso e triste
- Quanti anni di vita passiamo davanti a uno schermo?
- La miopia aumenta per l’uso scorretto della tecnologia
- Il tuo cellulare è pieno zeppo di batteri
- Il cellulare fa male?
- Il miglior selfie di sempre!
- La “donna vampiro” e la sua trasformazione [FOTO]
- Donna spende 100 mila euro per assomigliare a Jessica Rabbit
Lo Staff di Medicina OnLine
Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!