Fallacie logiche nella retorica ed in politica: caratteristiche, tipi esempi

MEDICINA ONLINE COPPIA UOMO DONNA FIDANZATI MATRIMONIO LITIGARE URLARE DISCUTERE AMORE FALLACIA LOGICA DISCORSO TRADIMENTO INNAMORATI NARCISISTA PATOLOGICO TRADIMENTO GELOSIA IRA RABBIA.jpgLe fallacie logiche (o semplicemente “fallacie”) sono errori nascosti nel ragionamento che comportano la violazione delle regole di un confronto argomentativo corretto tra due interlocutori. Una o più fallacie possono essere commesse involontariamente da un interlocutore (fatto particolarmente sui social in Italia, paese dove l’analfabetismo funzionale è un problema rilevante) oppure possono essere commesse volontariamente da un interlocutore particolarmente abile e scaltro, che ne fa uso per ottenere ragione in una discussione in cui ha oggettivamente torto, a patto che chi lo ascolta sia manipolabile e non si accorga dell’uso della fallacia. Quest’ultimo caso è decisamente molto frequente in politica, dove ad esempio nei talk show televisivi gli interlocutori si sfidano spesso a colpi di ragionamenti errati ed illogici, che portano a generalizzare pochi eventi casualmente ricorrenti. Ad esempio alcuni eventi, come nel caso degli episodi di criminalità che coinvolgono stranieri o la reale incidenza dell’arrivo di clandestini in Italia, vengono enfatizzati dagli organi di informazione in modo da accrescere il pregiudizio del popolo e sfruttarlo per ottenere consenso politico e potere. L’opinione pubblica viene quindi sfruttata e manipolata, usando spesso dati che non abbiano alcun fondamento statistico o ragionamento che non abbiano alcun fondamento logico. Tali informazioni sono quasi sempre talmente ben confezionati da parte di chi parla, da apparire verosimili all’occhio dell’ascoltatore meno attento, fatto che sfrutta appieno l’effetto Dunning-Kruger e l’analfabetismo funzionale; a tal proposito leggi anche:

Caratteristiche

I ragionamenti fallaci appaiono come rigorosi e logici, ma in realtà non sono validi (da non confondere con “veri”):

  • valido è riferito alla correttezza logica degli argomenti (come le premesse implicano le conclusioni);
  • vero riguarda invece la verità delle proposizioni con cui si enunciano gli argomenti.

Il termine fallacia deriva dal latino fallere che significa ingannare. Il più delle volte tali ragionamenti vengono costruiti ad hoc da colui o coloro che li propongono, con l’intento di ingannare o anche persuadere l’interlocutore. Diverse definizioni di fallacia sono state proposte da vari autori.

Tutte le definizioni comunque le descrivono come un problema logico linguistico caratterizzato da un paio di aspetti:

  • sembrare qualcosa che non è;
  • avere una forma di erroneità, invalidità o scorrettezza.

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Classificazione

In letteratura vi è un gran numero di classificazioni e schemi delle fallacie. Non sembra vi sia accordo su come classificarle, ma vi è certamente accordo su quali siano le fallacie. In particolare quasi tutte le trattazioni contemplano una ventina di fallacie ricorrenti. La maggior parte di esse è rintracciabile già nel trattato di Aristotele De sophistici elenchis (Le confutazioni sofistiche). Le fallacie vengono suddivise tradizionalmente in due gruppi: informali e formali. Le fallacie informali sono «quegli errori del ragionamento nei quali possiamo cadere o per negligenza e disattenzione nei confronti di ciò di cui ci occupiamo, o perché tratti in inganno dalle ambiguità del linguaggio usato per formulare il nostro argomento». Le fallacie formali sono così denominate per somiglianza con i modelli di inferenza tipici della logica formale. Copi suddivide poi le fallacie informali in fallacie di rilevanza e fallacie di ambiguità. Walton, aggiunge un terzo gruppo di fallacie induttive.

Leggi anche:

Fallacie verbali e di ambiguità

Questo tipo di fallacie (dette anche “fallacie linguistiche“) era definito da Aristotele “fallacie legate all’uso delle parole” poiché sono legate all’uso delle parole e delle forme linguistiche. Sono gli argomenti che nascondono la non-verità sotto i vari significati di una stessa parola o di una stessa espressione linguistica.

  • Equivocazione: si verifica quando la stessa espressione è usata con due o più significati, di cui uno in premessa e l’altro nella conclusione.
Esempio: La logica è meglio di niente, niente è meglio della salute…
La conclusione dipende dal significato che vogliamo dare alla parola ‘niente’.
  • Anfibologia o ambiguità grammaticale (composto dal greco amphibolía, «incertezza», e lógos, «discorso») è un discorso o un’espressione contenente un’ambiguità sintattica e dunque interpretabile in modi diversi a seconda del modo di leggerla. In genere si parla di anfibolia, cioè di un’ambiguità strutturale che non risiede in una o più parole ma nel modo in cui le parole sono legate fra loro. Ci si trova spesso di fronte ad anfibologie quando sono presenti più quantificatori in una stessa frase.
Esempio tratto da Aristotele: Io sto seduto e tu lavori, dunque entrambi facciamo qualcosa.
Esempio 2: Tutti i ragazzi amano una ragazza.
Può significare: “c’è una ragazza che tutti i ragazzi amano”, oppure “ciascun ragazzo ama qualche ragazza”
  • Vaghezza: ci si riferisce a quella forma di indeterminatezza che si manifesta non già nella presenza di significati molteplici, ma nell’assenza di criteri rigorosi per l’uso corretto di una parola.
Esempio 1: I palati raffinati preferiscono il vino N, ho un palato raffinato, quindi dovrei bere il vino.
Che cosa è un palato raffinato e chi ce l’ha? E a che cosa dovrebbero preferire il vino N?
Esempio 2: Solo coloro che hanno un buon orecchio riescono ad apprezzare la musica.
  • Pensiero doppio: quando ciascun enunciato annulla l’altro, si dice tutto e nulla.
Esempi: Gli individui X sono buoni e cattivi.
  • Fallacia di accento: consiste nell’essere portati a conclusioni non dovute in base allo spostamento di accento da una parola all’altra.
Esempio: La regina non può che essere lodata.
Possono esserci due diverse letture:
a) non siamo liberi di criticare la regina quando l’accento è posto sulla parola regina;
b) realmente stiamo lodando la regina se l’accento vien posto sulla parola lodata.
  • Fallacia di composizione (fallacia compositionis): è il caso in cui si inferisce erroneamente la qualità complessiva di un oggetto sulla base della qualità delle sue componenti.
Esempio: La squadra di calcio X è vincente perché è composta da giocatori che militano in nazionale.
  • Fallacia della divisione (fallacia divisionis): è l’inverso della precedente. Si ha quando il tutto ha determinate caratteristiche e le stesse caratteristiche vengono attribuite alle parti che lo compongono.
Esempio: Gianni sa tutto perché lavora all’università.
Esempio: La casa è quadrata, quindi i mattoni della casa sono quadrati.

Fallacie non linguistiche

Sono le fallacie induttive e le fallacie di presupposizione.

Fallacie induttive

Siamo in presenza di fallacie induttive quando la probabilità induttiva dell’argomento risulta più bassa di quanto inizialmente possa sembrare, ovvero quando si presenta ciò che è vero in alcuni casi come se fosse vero in ogni caso.

  • Generalizzazione indebita: vi cadiamo quando traiamo una conclusione riguardante un’intera classe di oggetti a partire dalle informazioni su uno solo o su alcuni dei suoi componenti.
Esempio: Un uomo ha rubato una mela. Quindi tutti gli uomini sono ladri.
Così facendo si è compiuta una “generalizzazione indebita”.
  • Generalizzazione statistica: è il ragionamento pseudo-induttivo che si basa su una campionatura numericamente insufficiente, mentre pretende di avere una conclusione generale.
Esempio: “Su un campione di 500 adolescenti italiani, l’80% naviga in internet per più di tre ore al giorno. Dunque l’80% degli adolescenti italiani naviga in internet per più di tre ore al giorno.”
  • Fallacia del giocatore o dello scommettitore ha la seguente forma: “È da molto che non si verifica l’evento X, perciò si verificherà presto.”
Esempi: È da molto che non esce il numero 82 sulla ruota di Bari; dunque il numero 82 uscirà presto.
Dal 1945 non si verifica un caso in cui sia stata lanciata una bomba atomica su una popolazione civile; dunque il lancio di tale bomba si verificherà presto.

In alcuni casi tuttavia si pensa che ci sia una fallacia del giocatore ma in realtà non c’è:

Esempi: Questo orologio suona a ogni ora, l’orologio non suona da 57 minuti; presto suonerà. In questo caso il suono dell’orologio è una variabile dipendente.
Il mondiale di calcio si disputa ogni quattro anni; sono passati 3 anni e mezzo dall’ultimo mondiale; presto si giocherà il mondiale di calcio. Anche in questo caso la variabile è dipendente nel modo indicato dalla prima premessa.
Per approfondire:
  • Falsa causa: questa fallacia si verifica quando si fa apparire per causa di un evento qualcosa che non lo è, oppure quando si attribuisce arbitrariamente una causa a un evento senza aver considerato le alternative.
Esempio: Non avrei mai dovuto fare l’esame di venerdì. Ogni volta che lo faccio di venerdì vengo bocciato. In questo caso abbiamo una falsa causa.
Il paziente ha manifestato sintomi violenti immediatamente dopo il pranzo. Non si era manifestato alcun sintomo prima del pranzo, e durante il pranzo il paziente godeva di ottima salute. Il paziente gode generalmente di ottima salute, e la sua anamnesi non ha registrato sinora alcun problema fisico. Il paziente è vittima del pranzo. In questo caso abbiamo un ragionamento post hoc.
Altro esempio di post hoc: Perché ti sei salvato dal terremoto? (domanda) Perché prima che la terra tremasse sono andato in chiesa (risposta).
  • Fallacia dell’evidenza soppressa: in questo caso colui che propone una tesi tace una premessa nascosta. Ne nasce un ragionamento circolare, per il quale la tesi appare vera. Ma se le informazioni contenute nella premessa emergessero, invaliderebbero la conclusione.
Esempio: Molti gatti si trovano bene in appartamento. Sono affettuosi e amano essere accarezzati. Quindi questo gatto sarà molto probabilmente un buon animale domestico.
Le premesse sono vere, pertinenti e la probabilità induttiva è alta. Ma se l’autore stesse tacendo sul fatto che il gatto in questione ha vissuto gran parte del suo tempo in un rifugio per gatti abbandonati, dove è diventato diffidente e aggressivo, è chiaro che l’argomentazione sarebbe viziata dalla fallacia dell’evidenza soppressa.

Fallacie di presupposizione

Siamo in presenza fallacie di presupposizione quando in un’argomentazione le premesse contengono già quello che la conclusione vuole dirci. Si assume una premessa ad hoc, specificamente orientata a portare verso la conclusione predeterminata.

  • Petitio principii o circolarità semplice: ovvero l’assunzione della verità di quanto si intende dimostrare. L’argomentazione è detta “circolare” poiché tra le premesse di un’argomentazione figura la tesi che si vuole sostenere.
Esempio: (A) Dio ha creato il mondo, dunque Dio esiste. (B) Dio esiste, dunque è stato Dio a creare il mondo.
L’argomento contiene una premessa e una conclusione, ma non sono conseguenti. È ovvio che nella prima premessa è già contenuta la conclusione. Una variante della petitio principii è l’argomento “nessun vero scozzese”, in cui si sostiene che tutti gli X hanno la proprietà Y, perché quelli che non ce l’hanno non sono “veri” X.
  • Domanda multipla (o complessa): quando nella domanda si dà per scontato qualcosa che non è stato ancora dimostrato. Di solito viene utilizzata come trappola verbale per ingannare lo sprovveduto.
Esempio: Hai smesso di rapinare banche? In questo caso la domanda presuppone una risposta a una domanda logicamente antecedente.
Oppure: Mi spieghi come hai fatto a copiare il compito in classe?
  • Ignoratio elenchi o fallacia della conclusione sbagliata: si manifesta quando le premesse sostengono una conclusione diversa da quella che compare nella formulazione dell’argomentazione.
Esempio: (A) Il tasso di inflazione è negativo per l’economia; (B) oggi il tasso di inflazione (su base annua) è al 7%, mentre il mese scorso l’inflazione galoppava a un tasso del 10%; (C) quindi l’economia è in ripresa.
In questo caso quello che segue veramente dalle premesse è che il tasso di inflazione sta scendendo. Ciò è molto diverso da quello affermato dalla conclusione, ovvero che l’economia sta andando bene. Le premesse non sostengono la conclusione. Per approfondire: Ignoratio elenchi: la manovra diversiva di chi “finge di non capire”
  • Non sequitur, o non causa pro causa (detta anche «Falsa pista»): consiste nell’assumere illecitamente come causa qualcosa che non lo è (post hoc ergo propter hoc oppure cum hoc ergo propter hoc).
Esempio: Il Paese è sotto la minaccia del terrorismo. Urge acquistare nuovi armamenti sempre più potenti.
L’argomento è fallace poiché non necessariamente il terrorismo si combatte con l’acquisto di nuovi armamenti (possono essere efficaci anche quelli già in dotazione).
  • «Argomento fantoccio»: per negare una tesi senza affrontarla direttamente, si confuta una tesi apparentemente simile costruita ad hoc, meno plausibile. Durante la disputa la tesi ad hoc viene confutata, per conseguenza logica cade anche la tesi che si voleva attaccare. Ma l’argomento usato è un fantoccio: è finto, così come la tesi costruita ad hoc è una tesi-fantoccio.
Esempio: (tesi che si vuole negare: teoria dell’evoluzione di Darwin). Fantoccio: Le teorie evoluzionistiche contemporanee sono errate: basta considerare gli errori di Darwin. Non abbiamo parlato esplicitamente degli errori di Darwin.
Per approfondire: Reductio ad absurdum (dimostrazione per assurdo) e argomento fantoccio

Fallacie formali

Ci troviamo in presenza di fallacie formali ogni qualvolta viene applicata una regola di inferenza invalida, o quando viene applicata una regola di inferenza valida in maniera non corretta.

1) Negazione dell’antecedente (o falso antecedente), in cui dalla negazione di una premessa si giunge a negare la conclusione.

Esempio: Se Jacques è francese, è europeo. Jacques non è francese, dunque non è europeo.
Ma Jacques potrebbe non essere francese e tuttavia essere europeo.

In questo caso ci troviamo di fronte a una negazione dell’antecedente. Questa fallacia si verifica quando viene applicata in maniera non corretta la regola del condizionale chiamata Modus ponens. Alcune volte questo errore nasce dal fatto che si scambia il condizionale col doppio condizionale.

2) Affermazione del conseguente (o vero conseguente), in cui si assume come vero il conseguente e si fa derivare da esso l’antecedente. Un caso è quello dell’errore genetico.

Esempio: (A) Se il ladro è entrato dalla finestra, allora ci devono essere delle orme sul prato. (B) Ci sono delle orme sul prato, quindi il ladro è entrato dalla finestra.
La conclusione non è valida, perché le orme potrebbe averle lasciate il giardiniere.

Questa fallacia si verifica quando viene applicata in maniera non corretta la regola del condizionale chiamata Modus tollens, anche in questo caso – come nella negazione dell’antecedente – questo errore può sorgere quando viene scambiato il condizionale col doppio condizionale (regola del condizionale: abbiamo mondi possibili se e solo se non si verifica il caso in cui l’antecedente è vero e il conseguente risulta falso).

Per individuare le fallacie appena descritte basterebbe trovare un controesempio. Consideriamo la seguente proposizione:

Esempio: Se piove, allora le scuole resteranno chiuse.

Supponiamo che le premesse siano vere. Nel primo caso (negazione dell’antecedente), anche se non piovesse le scuole potrebbero non essere chiuse, ma potrebbero anche essere chiuse nel caso in cui nevicasse o ci fosse un terremoto ecc.; nel secondo caso (affermazione del conseguente), le scuole resterebbero chiuse sia che piovesse, ma anche se succedesse qualcos’altro che non permettesse la loro apertura.

In alcuni casi abbastanza rari non è possibile considerare questi argomenti fallaci.

Esempio: Se qualcuno sa cosa è accaduto, allora lo sa anche Ubaldo. Nessuno sa cosa è accaduto, allora non lo sa neanche Ubaldo.

(Si noti tuttavia che questa è una doppia implicazione, poiché se Ubaldo sa cosa è accaduto, allora non è vero che nessuno lo sa.)

3) Falsa dicotomia: si incappa in questa fallacia quando erroneamente si suppone che fra diverse alternative ve ne sia una vera. In questo caso la dicotomia viene considerata una verità logica quando invece non lo è.

Esempio: Chi non è con noi è contro di noi; non sei con noi, quindi sei contro di noi.
Oppure: Chi non è contro di noi è con noi. In questi casi vengono escluse tutte le altre possibilità, ad esempio essere neutrali.

4) Argomentazione a catena: quando una conclusione di un’argomentazione poggia su una supposta reazione a catena: se permettessimo all’evento A di accadere, eventualmente accadrebbero B, C, D…Z, quindi non possiamo lasciare che accada A.

Esempi:

  1. Una volta legalizzato l’aborto, si finirà inevitabilmente con l’avere pornografia infantile, violenza e sfruttamento dei minori. La mancanza totale di rispetto per la vita sfocia in mancanza di rispetto per gli esseri viventi. Ecco perché l’aborto deve rimanere illegale.
  2. Se non andiamo in Vietnam, il Paese verrà preso dai comunisti, dopo di che tutto il continente asiatico sarà assoggettato all’URSS; dopo l’Asia sarà il turno dell’Africa ecc…

Leggi anche:

Fallacie informali

Fallacie di pertinenza

Siamo in presenza di fallacie di pertinenza (o di rilevanza) ogni volta che le premesse di un’argomentazione non hanno un nesso logico con la conclusione che intendono sostenere. Sono appunto “irrilevanti”.
Questi tipi di fallacie vengono anche dette non sequitur (“senza seguito” in latino). Altro difetto che queste fallacie presentano è quello di mostrare una bassa probabilità sul piano induttivo; quindi risultano invalide dal punto di vista deduttivo.

Argumentum ad hominem

Si ha quando si fa riferimento non alle tesi e ai loro contenuti, ma alle caratteristiche di chi le sostiene. Ne esistono di vari tipi:

  • Abuso: si ha in quei casi in cui le premesse dell’argomentazione attaccano l’età, il carattere, la famiglia, il genere, l’etnia, lo status sociale ed economico, l’aspetto, il vestiario, il comportamento, la professione, o il credo politico o religioso di una persona, suggerendo in tal modo che non vi siano ragioni per pretendere seriamente in considerazione il suo punto di vista.
    Esempio: Quello che XY dice per la difesa dei ceti meno abbienti non può essere preso sul serio poiché non ha mai lavorato e indossa sempre vestiti di cachemire.
    Un caso particolare è l’Avvelenamento del pozzo.
  • Tu quoque (anche tu [lo fai/lo sei]): consiste nel confutare una tesi attaccando il proponente per il fatto che anche lui è nell’errore, che ha una condotta ambigua, o per il fatto di essere selettivo e quindi incoerente nell’affermare un certo principio.
Esempio: Il medico mi ha detto che dovrei smettere di fumare se voglio stare meglio, il medico fuma molto, quello che dice il medico non deve essere preso in considerazione.
Oppure: Verdi sostiene che si dovrebbero pagare le tasse, Verdi è un noto evasore fiscale, le tasse non devono essere pagate.
  • Accusa d’interesse: un’argomentazione fallace che mira a respingere una certa tesi sostenendo che il proponente è motivato dal desiderio di ottenere o di evitare di ottenere qualcosa.
Esempio: Il signor x sostiene che la legge sulla produzione di y deve essere approvata, il signor x è proprietario di azioni dell’azienda che produce y, la legge non va approvata.
L’argomento è fallace poiché il fatto che il signor x abbia delle azioni di y non rende per principio falso ciò che dice su questa materia.
  • Colpa per associazione (ad hominem indiretto): consiste nel rifiutare una tesi attaccando non il proponente, bensì le compagnie che questo frequenta, o mettendo in discussione la reputazione di coloro con cui il proponente si trova d’accordo.
Esempio: Bianchi è contro la liberalizzazione delle droghe, ma Bianchi è anche amico di spacciatori.
L’argomento vorrebbe dimostrare che lo spaccio di droga va liberalizzato poiché chi lo contrasta non è persona rispettabile. Ma l’argomento è irrilevante: Bianchi potrebbe avere amicizie discutibili, e tuttavia sostenere tesi valide.
  • Ad hominem circostanziale: consiste nel tentativo di confutare una tesi portando un attacco alle circostanze di una persona (la religione in cui crede, l’affiliazione politica, i suoi valori etici, etc.).
Esempio: Bianchi sostiene di detestare qualunque forma di superstizione, Bianchi crede che rompere uno specchio porti sfortuna, non si può fare a meno di credere in qualche superstizione.
L’argomento è fallace poiché le preferenze di una persona non hanno un nesso logico con la verità di un’affermazione.

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Altre fallacie di pertinenza

  • Argumentum ab auctoritate (appello all’autorità). Questa fallacia ha luogo ogni qual volta noi rifiutiamo una tesi o l’accettiamo solo per il prestigio o il rispetto che attribuiamo a chi la propone. Questo tipo di fallacie è presente soprattutto nei testimonial che appaiono nelle diverse forme di pubblicità di prodotti o servizi commerciali. Tuttavia l’appello all’autorità risulta più pertinente (quindi ragionevole) quanto più l’autorità risulta attendibile rispetto ai contenuti della conclusione.
Esempio: X dice p, quindi p deve essere vero.
Oppure: L’onorevole XY (nome di un medico) ha detto che la legge sullo sciopero non deve essere sostenuta. In questo caso cadremmo in errore se affermassimo che la legge sullo sciopero debba essere bocciata. XY è autorevole quando si tratta di medicina, non lo è nel caso appena discusso.
Per approfondire: Argumentum ab auctoritate (argomento autorevole) significato, esempi
  • Argumentum ad verecundiam (“appello alla modestia”). Al contrario dell’appello all’autorità, consiste nel fondare le proprie argomentazioni su fonti note e rispettate, ma che non godono di autorevolezza riconosciuta nello specifico campo o sulla specifica questione per cui queste fonti vengono invocate. Per esempio, sostenere che la propria teoria economica è confermata da una canzone scritta da un famoso cantante pop. L’espressione è stata coniata da John Locke.
  • Ad judicium, caso particolare di argomento ad auctoritatem, in cui è il gran numero di persone che sostiene la tesi a costituire l’autorità;
  • Argumentum ad ignorantiam, in cui si giustifica la propria tesi con la mancanza di prove del suo contrario.
Esempio: Tutte le proposizioni delle scienze occulte sono vere perché non le si è ancora dimostrate come scientificamente false.
Per approfondire: Argumentum ad ignorantiam: significato ed esempi
Fallacie che fanno appello alle emozioni o ai sentimenti
  • Ad baculum (“al bastone”): imporre una tesi minacciando di ricorrere alla forza o esercitando una qualche forma di pressione sull’interlocutore. In alcuni casi l’appello non mira a suscitare emozioni, ma si serve dell’emozione suscitata per fondare una determinata conclusione.
Esempio: (parla uno sgherro) Se non paghi, non ti assicuro nulla. Potresti trovare il tuo negozio dato alle fiamme da qualche sbandato.
  • Ad misericordiam: quando facciamo appello alla pietà o alla compassione.
Esempio: Agente, non mi faccia la multa perché ho superato il limite di velocità, mio padre mi caccerebbe di casa e la mia ragazza mi lascerebbe.
  • Ad populum. Si verifica quando si argomenta a favore o contro una tesi facendo appello a sentimenti popolari o a opinioni condivise piuttosto che alla ragione.
Esempio: La gente ha paura! Si sente dire da tante parti che c’è un pericolo sicurezza nel nostro Paese, quindi ci sono buone ragioni per credere che in [Paese XYZ] esista un problema sicurezza.
Per approfondire: Argumentum ad judicium (ad populum): significato ed esempi

Fallacie causali

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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