Sesso, italiani indecisi. Quattro su dieci: “Mi sento un po’ uomo ma anche un po’ donna”

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DIRETTORE MEDICINA ONLINE UOMO DUBBIOSO SORPRESO NON SA CHE FARE DUBBIO ESASPERATO SIMPATICA CURIOSITA ALLARGA LE BRACCIA CI RINUNCIO“Mi sento uomo, ma anche un po’ donna” dicono quattro italiani su dieci. Già l’identità di genere lungo lo stivale è liquida al punto che solo il 61 per cento si identifica pienamente con il proprio sesso dominante, e dichiara di non avere alcun dubbio al proposito. Tutti gli altri, invece, hanno una visione di gran lunga più sfumata: il 36 per cento dice di avere un’identità incerta, o di essere assolutamente no gender (uno su dieci), mentre il tre per cento ha un’identità opposta, cioè si dichiara gay. A fotografare l’identità sessuale degli italiani è l’indagine Gli italiani & il sesso condotta da Italiani.coop, centro di ricerca dell’Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori Coop, che studia e analizza i mutamenti socio-economici degli italiani. Il report è stato realizzato a partire dai risultati dell’indagine Stili d’Italia, condotta tra maggio e giugno 2018 con metodologia Cawi su un campione di 7 mila individui tra i 18 e i 65 anni. «Il sesso per gli italiani non è più un tabù e lo dimostra il fatto che le persone intervistate non hanno avuto problemi a raccontarsi e dichiararsi a proposito delle proprie tendenze sessuali e di genere», racconta Albino Russo, direttore di Italiani.coop, che conferma come «l’errore statistico di questa ricerca è piuttosto basso e quella ottenuta è una fotografia molto nitida delle tendenze della popolazione».

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La categoria emergente dei no gender è composta soprattutto da maschi giovani, infatti il 22 per cento degli under 35 si dichiara tale: «Sono soprattutto i giovani ad avere meno identità sessuale e una delle motivazioni sta, ovviamente, nel più libero approccio culturale alle questioni di genere rispetto alle restrizioni sociali che hanno modellato il pensiero delle generazioni più grandi. La maggior presenza maschile, invece, potrebbe indicare una sofferenza della mascolinità nell’affermare se stessa», spiega Russo.

Non solo i giovani si dichiarano no gender, ma tendono anche a essere meno attivi sessualmente. Un italiano su quattro dichiara di avere una vita sessuale attiva e soddisfacente, ma il 17 per cento dei Millennials, cioè i giovani con meno di 35 anni, dichiara di non avere rapporti e di essere totalmente disinteressato. «Anche i baby boomer (di età compresa tra i 56 e i 65 anni) c’è un 28 per cento di asceti, ma qui è più probabile che giochi un ruolo chiave la componente ormonale e biologica che riduce lo stimolo sessuale», mentre per i giovani potrebbe essere colpa del portafogli e della scarsa indipendenza famigliare: «La disoccupazione giovanile non facilita l’abbandono del nido famigliare e questo riduce la possibilità di avere una vita sessuale attiva», spiega Russo, riferendosi al triste primato italiano del 26 per cento di giovani con meno di 34 anni che non lavora e non studia, contro una media europea del 15 per cento. Ma non è da escludere che dietro all’astensione non si nasconda anche «una qualche forma di confusione, disagio o timore nei confronti del sesso, tanto più che questa stessa ricerca conferma una chiara e nitida inversione di rotta rispetto ai cliché del passato, che erano certo rigidi ma molto semplici e facili da seguire».

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Lo status economico influenza direttamente la percezione della propria attività sessuale. Infatti il 71 per cento di chi ha un reddito famigliare superiore ai novanta mila euro è soddisfatto della propria vita sessuale, mentre solo il 58 per cento di chi guadagna meno di 30 mila euro l’anno la pensa allo stesso modo. Forse i soldi non faranno la felicità, ma pare che sotto le lenzuola aiutino. «Probabilmente perché il sesso risente delle preoccupazioni,come conferma la correlazione fra una scarsa vita sessuale e chi soffre di stress, ansia, insonnia e depressione. Al contrario, chi ha meno preoccupazioni, dichiara di avere una vita sessuale più soddisfacente», anche se non è chiaro quale sia la causa o l’effetto: fare più sesso rende più felici o essere felici migliora l’attività sessuale? Il quesito resta irrisolto.

Poco incoraggiante è la tendenza degli uomini a tradire le donne. Se in linea di massima solo un italiano su sei tradisce il compagno, le donne lo fanno la metà degli uomini: i maschi traditori sono il 27 per cento, le donne solo il dieci per cento. Non solo, i traditori (maschi) seriali sono il cinque per cento, contro il due per cento delle donne. Stessa storia per i club privé: sono frequentati dal 16 per cento dei maschi, mentre le donne che ci hanno messo piede sono solo il sette per cento. A tal proposito i millennial si scoprono meno fedeli dei loro genitori (fra gli under trentacinque tradisce uno su cinque, fra i baby boomer uno su sei).

«Incrociando la percentuale di coloro che dichiarano di avere una vita soddisfacente con chi compra sex toy, si scopre che chi li compra e ha una visione più disinibita e giocosa del sesso ha anche una vita sessuale più serena», spiega Russo, che fa notare come, anche in questo caso si tratta di altro grande tabù che viene meno: «Fino a quindici ani fa i sexy shop erano locali marginali, nascosti, spesso situati in zone poco raccomandabili. Oggi i negozi si trovano nelle vie del centro e quegli oggetti sono entrati a far parte della vita comune delle persone».

Un contributo enorme alla liberalizzazione del tema sesso è indubbiamente venuto dal web e dal digitale. Mentre i social sono diventati un mezzo per conoscere persone nuove, soprattutto per gli uomini: il 47 per cento dei maschi dichiara di chattare con sconosciuti almeno una volta al mese, contro il 29 per cento delle donne. E poi c’è il fenomeno Tinder, il più famoso social network di incontri, che è utilizzato dall’otto per cento degli uomini e dal quattro per cento delle donne. I più assidui sono i Millennial: il 20 per cento lo usa o l’ha utilizzato in passato.

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Infine circa la metà degli italiani sa cosa significhino le sigle Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), Bdsm (Bondage e sadomaso) e Poliamorosi. «Sono poco conosciute, ma frequentate da più di un italiano su 20 e chi prova curiosità per queste comunità o ha amici che ne fanno parte è più numeroso rispetto a chi prova avversione. Significa che i tolleranti sono molti più degli haters e quindi gli italiani non sono spaventati da questa realtà», continua il direttore di Italiani.Coop, facendo notare come, al contrario, in Italia «c’è molta più diffidenza rispetto all straniero rispetto alle comunità gay».

Più in generale, se si pensa che il 10 per cento degli italiani si dichiara no gender e che la metà di questi è militante in una comunità sessuale, «si comprende come l’identità sessuale sia sempre più liquida e andiamo verso un’ibridazione sempre più spinta, dimostrata dal fatto che il 50 per cento dei millennials non ha una forte connotazione sessuale. È un fenomeno maggioritario, con il quale dovremo confrontarci con sempre maggiore frequenza nel futuro».

FONTE

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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