In tutto il mondo, il tumore alla mammella rappresenta il tipo principale di neoplasia nelle donne ed oltre il 25% di tutti i casi di tumore. Seppur in percentuale minore, è un tumore che interessa anche gli uomini. La prognosi e le possibilità di cura per il tumore alla mammella varia molto in base al tipo, all’estensione della malattia, all’età del paziente, alla presenza di metastasi e vari altri fattori. Il tumore al seno viene classificato in cinque stadi di gravità, che qui elenchiamo in modo semplificato (una maggior precisione è contenuta nello schema contenuto più in là nell’articolo):
- Stadio 0: è chiamato anche carcinoma in situ. Può essere di due tipi:
- Carcinoma lobulare in situ: non è un tumore aggressivo ma può rappresentare un fattore di rischio per la formazione successiva di una lesione maligna.
- Carcinoma duttale in situ (DCIS): colpisce le cellule dei dotti e aumenta il rischio di avere un cancro nello stesso seno. È considerato una forma precancerosa più che un vero e proprio tumore. Nella maggior parte dei casi, infatti, non si evolve verso un cancro vero e proprio ma regredisce spontaneamente per azione dei meccanismi di difesa dell’organismo (in primo luogo l’azione del sistema immunitario).
- Stadio I: è un cancro in fase iniziale, con meno di 2 cm di diametro e senza coinvolgimento dei linfonodi.
- Stadio II: è un cancro in fase iniziale di meno di 2 cm di diametro che però ha già coinvolto i linfonodi sotto l’ascella; oppure è un tumore di più di 2 cm di diametro senza coinvolgimento dei linfonodi.
- Stadio III: è un tumore localmente avanzato, di dimensioni variabili, ma che ha coinvolto già anche i linfonodi sotto l’ascella, oppure che coinvolge i tessuti vicini al seno (per esempio la pelle).
- Stadio IV: è un cancro già metastatizzato che ha coinvolto altri organi al di fuori del seno. E’ lo stadio più grave, dove la prognosi è mediamente peggiore.
L’inquadramento di un tumore mammario all’interno di uno di questi stadi, dipende, secondo la classificazione TNM, da tre parametri principali, ognuno indicato da una lettera:
- T: indica l’estensione del tumore primitivo (cioè quello iniziale);
- N: indica l’interessamento o meno dei linfonodi (cioè se il tumore è arrivato ai linfonodi);
- M: indica la presenza o meno di metastasi (cioè se il tumore ha raggiunto altri organi rispetto a quello dove è “nato”).
Ogni lettera viene fatta seguire da un numero e/o lettera e/o sigla che indicano la gravità relativa ad ogni singolo parametro:
T (tumore primitivo)
- TX tumore primitivo non definibile
- T0 non evidenza del tumore primitivo
- Tis carcinoma in situ
- Tis (DCIS) carcinoma duttale in situ
- Tis (LCIS) carcinoma lobulare in situ
- Tis (Paget) malattia di Paget del capezzolo non associata con carcinoma invasivo e/o in situ nel parenchima mammario sottostante
- T1 tumore della dimensione massima fino a 2 cm
- T1 mi microinvasione della dimensione massima di 0,1 cm
- T1a tumore dalla dimensione compresa tra 0,1 cm e 0,5 cm
- T1b tumore dalla dimensione compresa tra 0,6 cm e 1,0 cm
- T1c tumore dalla dimensione compresa tra 1,1 cm e 2,0 cm
- T2 tumore superiore a 2,0 cm ma non superiore a 5,0 cm nella dimensione massima
- T3 tumore superiore a 5,0 cm nella dimensione massima
- T4 tumore di qualsiasi dimensione con estensione diretta alla parete toracica e/o alla cute (ulcerazione o noduli cutanei
- T4a estensione alla parete toracica esclusa la sola aderenza/invasione del muscolo pettorale
- T4b Ulcerazione della cute e/o noduli cutanei satelliti ipsilaterali e/o edema della cute (inclusa cute a buccia d’arancia) che non presenta i criteri per definire il carcinoma infiammatorio
- T4c presenza contemporanea delle caratteristiche di T4a e T4b
- T4d carcinoma infiammatorio.
N (linfonodi)
- Nx linfonodi regionali non valutabili
- N0 linfonodi regionali liberi da metastasi
- N1 linfonodi ascellari omolaterali del I o II livello metastatici e mobili
- N2 linfonodi ascellari omolaterali del I o II livello metastatici e clinicamente fissi tra di loro o in linfonodi mammari interni omolaterali clinicamente rilevabili in assenza di metastasi clinicamente evidenti nei linfonodi ascellari
- N2a linfonodi ascellari omolaterali metastatici e fissi tra di loro o ad altre strutture
- N2b metastasi linfonodi mammari interni omolterali clinicamente rilevabili e in assenza di metastasi clinicamente evidenti nei linfonodi ascellari
- N3 metastasi ai linfonodi sottoclaveari omolaterali o ai linfonodi mammari interni omolaterali clinicamente rilevabili in presenza di metastasi nei linfonodi ascellari livello I-II clinicamente evidenti; o metastasi in uno o più linfonodi sovraclaveari omolaterali con o senza coinvolgimento dei linfonodi ascellari o mammari interni
- N3a metastasi nei linfonodi sottoclaveari omolaterali
- N3b metastasi nei linfonodi mammari interni e ascellari
- N3c metastasi nei linfonodi sovraclaveari
M (metastasi)
- MX metastasi a distanza non accertabili
- MO non evidenza clinica o radiologica di metastasi a distanza
- cM0(i+) non evidenza clinica o radiologica di metastasi a distanza, ma depositi di cellule tumorali evidenziati mediante biologia molecolare o microscopicamente nel sangue, midollo osseo o in altri tessuti diversi dai linfonodi regionali, di dimensioni non superiori a 0,2 mm in una paziente senza segni o sintomi di metastasi
- M1 metastasi a distanza evidenziate mediante classici esami clinico e radiologico e/o istologicamente dimostrate di dimensioni superiori a 0,2 mm
In base ai tre parametri appena elencati, il paziente viene inserito in un diverso stadio:
Se una paziente si presenta con M1 prima di una terapia sistemica neoadiuvante, lo stadio è considerato IV e rimane IV indipendentemente dalla risposta alla terapia neoadiuvante (cioè la terapia che si svolge prima della chirurgia, ad esempio la chiemioterapia). Gli organi più frequentemente interessati da metastasi sono polmoni, fegato ed ossa.
Prognosi in base alla stadiazione
La stadiazione influenza molto sia le terapie che la prognosi. Se il tumore viene identificato allo stadio 0, la sopravvivenza a cinque anni nelle donne trattate è del 98%, ciò significa che dopo 5 anni dalla diagnosi, 98 pazienti su 100 sono ancora vivi. Se i linfonodi sono positivi, cioè contengono cellule tumorali, la sopravvivenza a cinque anni è del 75%. Nel cancro metastatizzato (qualsiasi tumore con M1) cioè quello che ha già colpito altri organi al di fuori del seno , la sopravvivenza media delle pazienti curate con chemioterapia è di due anni, ma ciò significa che vi sono casi in cui la sopravvivenza è molto più lunga, anche fino a dieci anni.
Trattamento in base alla stadiazione
La stadiazione è molto importante non solo per prevedere la sopravvivenza del paziente, ma anche relativamente alle decisioni sul trattamento poiché ai pazienti con una buona prognosi solitamente vengono offerti trattamenti meno invasivi, come la lumpectomia (asportazione di piccola porzione di mammella), la quadrantectomia (asportazione di un solo quadrante di mammella) e la radioterapia o la terapia ormonale, mentre a coloro che hanno una prognosi più negativa viene generalmente prescritto un trattamento più aggressivo, come una più ampia mastectomia (asportazione dell’intera mammella) e/o un ciclo chemioterapico neoadiuvante ed adiuvante.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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