Con “clamidia” in medicina si intende una infezione sessualmente trasmissibile molto diffusa, causata da un batterio chiamato Chlamydia trachomatis. La clamidia è spesso asintomatica e non è generalmente grave, ma in alcuni casi può portare a gravi conseguenze. Interessa soprattutto le donne e determina spesso una vaginite (infiammazione della vagina), ma può colpire anche gli uomini.
Diffusione
La clamidia è una delle infezioni a trasmissione sessuale più diffuse nel mondo, soprattutto nelle donne al di sotto dei 25 anni sessualmente attive: ogni anno si contano nel mondo oltre 90 milioni di nuovi casi. In Italia l’infezione colpisce da 2 a 10 persone sessualmente attive su 100. Nella maggior parte dei casi l’infezione interessa le donne in età fertile, soprattutto le adolescenti e le giovani sessualmente molto attive.
Cause
La clamidia è causata da un batterio chiamato Chlamydia trachomatis, un diffuso batterio gram-negativo, parassita intracellulare obbligato appartenente alla famiglia Chlamydiaceae.
Fattori di rischio
Fattori di rischio che possono aumentare direttamente o indirettamente il rischio di clamidia, sono:
- avere rapporti sessuali con individui infetti;
- avere rapporti sessuali non protetti;
- avere rapporti sessuali con molti partner sconosciuti (ad esempio prostitute);
- usare sex toys sporchi;
- usare sex toys in modo improprio causando traumi ripetuti alla mucosa vaginale;
- usare sex toys in comune con individui infetti;
- scarsa igiene intima;
- stress psico-fisico prolungato;
- uso di prodotti per igiene intima non adatti;
- eccessiva igiene intima (ad esempio irrigazioni vaginali troppo frequenti);
- smegma maschile;
- smegma femminile;
- patologie che indeboliscono il sistema immunitario (ad esempio AIDS);
- rapporti sessuali intensi con traumi ripetuti alla mucosa vaginale;
- radioterapia;
- avere rapporti sessuali anali e subito dopo vaginali senza pulire il pene;
- lavarsi l’ano e subito dopo la vagina o il pene.
Gli ultimi due punti elencati sono importanti per evitare che batteri fecali passino in vagina.
Contagio
Il batterio che causa la clamidia può essere trasmesso attraverso rapporti sessuali vaginali, anali o orali soprattutto se il rapporto vaginale avviene senza la protezione di un profilattico. E’ possibile la trasmissione attraverso oggetti, come indumenti, asciugamani o sex toys. Può essere trasmessa dalla madre infetta al neonato nel momento del parto.
Incubazione
Il periodo di incubazione, cioè il periodo che passa tra il contagio e la comparsa dei sintomi, oscilla tra i 7 ai 12 giorni, terminato il quale è però possibile che la malattia non dia nessun sintomo.
Sintomi e segni
I ¾ delle donne e ¼ degli uomini infettati sono asintomatici, cioè hanno la malattia ma non manifestano alcun sintomo tanto che spesso il paziente non si accorge del problema e continua ad aver rapporti sessuali potenzialmente infettando ogni partner. I sintomi di clamidia, comuni ad entrambi i sessi, sono in genere:
- perdite dall’uretra;
- arrossamento dei genitali;
- dolore ai genitali (che spesso aumenta durante la minzione o i rapporti sessuali);
- bruciore ai genitali;
- prurito ai genitali;
- dolore a basso ventre e schiena;
- nausea;
- vomito;
- malessere generale;
- calo della libido;
- febbre (raro).
Si possono associare anche:
- lesioni da grattamento;
- dispareunia: dolore durante i rapporti sessuali;
- pollachiuria: emissione con elevata frequenza (a meno di 4 ore di distanza) di piccole quantità di urina;
- nicturia: ripetuto bisogno di urinare durante il riposo notturno;
- disuria: difficoltà ad urinare;
- stranguria: dolore durante la minzione;
- enuresi notturna: perdita involontaria di urina durante la notte;
- oliguria;
- anuria;
- emazie nelle urine;
- uretrorragia;
- smegma;
- ematuria.
Se trasmessa attraverso un rapporto orale, la clamidia può infettare la gola e determinare:
- mal di gola;
- difficoltà nella deglutizione.
Se trasmessa attraverso un rapporto anale, la clamidia può infettare l’ano ed il retto e determinare:
- bruciore e prurito anale;
- perdite liquide dall’ano;
- rettorragia (sanguinamento dall’ano);
- dolore durante ed al termine dell’evacuazione;
- dolore durante rapporti sessuali anali.
Se i rapporti sessuali sono contemporaneamente vaginali, orali ed anali, i sintomi possono interessare contemporaneamente i genitali, la gola e l’ano.
Sintomi e segni specifici nella donna
I sintomi e segni tipici nella donna, sono:
- perdite vaginali;
- sanguinamento intermestruale;
- sanguinamento al termine dei rapporti sessuali;
- dolori al basso ventre;
- dolori durante i rapporti sessuali;
- disturbi urinari.
Sintomi e segni specifici nell’uomo
I sintomi e segni tipici nell’uomo, sono:
- bruciori urinari;
- fuoriuscita di liquido dalla punta del pene;
- arrossamento del glande;
- dolore a scroto e testicoli;
- gonfiore dei testicoli.
Si possono associare anche:
- spermatorrea: emissione di sperma involontaria ed indipendente dall’eccitazione sessuale;
- aneiaculazione;
- eiaculazione retrograda;
- astenospermia;
Sintomi e segni specifici nel neonato
Una donna gravida infetta può, durante il parto, passare al neonato l’infezione, che si manifesta come un’infiammazione agli occhi e all’apparato respiratorio. La clamidia è, infatti, una delle prime cause di congiuntivite e di polmonite nei neonati e può manifestarsi con una forte dispnea del bimbo.
Complicanze nella donna
La clamidia nelle donne può provocare danni gravi e permanenti all’apparato riproduttivo. La clamidia può portare a congiuntivite provocata inconsapevolmente dalla stessa paziente che trasporta il batterio con le mani non lavate dai genitali all’occhio. Molto raramente (meno dell’1% dei casi) può esserci una complicanza chiamata Sindrome di Reiter caratterizzata da disturbi genitali, infiammazione di un’articolazione e congiuntivite insieme. Dopo aver infettato la cervice uterina, il batterio può raggiungere per via ascendente la tuba di falloppio e determinare lo sviluppo di una infezione pelvica che prende il nome di malattia infiammatoria pelvica, molto grave e può causare infertilità o sterilità, oltre a forti dolori al basso ventre e maggior rischio di gravidanze extrauterine. Per approfondire: Malattia infiammatoria pelvica nella donna: cause, sintomi, rischi, terapie
Complicanze nell’uomo
Nell’uomo le conseguenze gravi sono molto più rare che nella donna: a volte l’infezione può raggiungere l’epididimo e i testicoli causando infiammazione (con dolore, febbre) e, più raramente, infertilità. Il ruolo della Clamidia come causa di prostatite è ancora controverso ma certamente un legame esiste. Anche nell’uomo la clamidia è correlata a congiuntivite e Sindrome di Reiter, come già visto nel paragrafo precedente riguardante le complicanze nelle donne.
Sindrome di Reiter
La sindrome di Reiter tipica è caratterizzata da una uretrite non batterica 7-14 giorni dopo un contatto sessuale; all’uretrite segue, dopo alcune settimane, una febbre in genere lieve associata a congiuntivite ed artrite lieve o grave. La sindrome di Reiter si risolve, in genere, in alcuni mesi, ma in circa la metà dei pazienti sono possibili per diversi anni episodi ricorrenti transitori o prolungati di artrite o di altre manifestazioni della sindrome, nei casi gravi con esiti in deformità ed anchilosi.
Gravidanza
La madre può trasmettere l’infezione al neonato al momento del parto. Il bambino potrà sviluppare in seguito una infezione agli occhi e ai polmoni.
Clamidia ed HIV
Le persone con Chlmydia rischiano 6 volte di più di essere contagiate dall’infezione da HIV (il virus dell’AIDS) durante un rapporto non protetto con una persona sieropositiva.
Diagnosi
La diagnosi si fa analizzando in laboratorio le secrezioni genitali del paziente (nella donna con un tampone vaginale) oppure anche utilizzando un campione di urine. La diagnosi avviene attraverso vari step:
- anamnesi (raccolta dei dati del paziente);
- esame obiettivo (visita vera e propria con, ad esempio palpazione dell’addome ed ispezione dei genitali);
- visita ginecologica;
- tampone vaginale;
- ecografia pelvica transvaginale;
- visita andrologica con palpazione della prostata;
- spermiogramma;
- tampone uretrale;
- Pap test;
- esame del sangue (emocromo);
- VES;
- esame delle urine;
- esame per valutare la funzionalità renale;
- uroflussometria;
- urinocultura.
Non tutti gli esami sono ovviamente necessari per raggiungere la diagnosi: in genere basta l’osservazione della zona interessata, un test delle urine ed un tampone vaginale che viene poi inviato in laboratorio per identificazione con microscopia e coltura. La maggior parte degli esami prima elencati, specie quelli più invasivi come la biopsia, sono usati molto raramente e solo in caso di diagnosi differenziale per altre malattie che hanno sintomi simili.
Terapia
Il trattamento della clamidia avviene attraverso l’impiego di antibiotici come tetracicline, macrolidi e fluorochinoloni. La cura può avere durata variabile, da uno ad un massimo di 15 – 20 giorni. Dopo la cura si è in genere guariti ma non sono rare le ricadute. Ogni ricaduta aumenta il rischio di complicanze e di infertilità.
Recidive
Dopo il primo episodio di malattia non si acquisisce la resistenza, quindi la malattia si può prendere più volte nella vita se non ci si protegge. Frequenti sono le recidive, specie se la terapia è stata inefficace (ad esempio perché non si sono seguite attentamente le indicazioni del medico) e/o se il partner non è stato trattato ed è ancora infetto. Per questi motivi si raccomanda di seguire attentamente le terapie indicate dal medico ed il trattamento di tutti i partner, oltre al seguire le giuste norme igieniche di prevenzione, inoltre, nelle donne e negli uomini sessualmente attivi con clamidia, si raccomanda un controllo entro 1/2 mesi dal termine della terapia.
Terapia in gravidanza
I macrolidi (ad esempio eritromicina) sono impiegati nel trattamento delle infezioni delle donne in gravidanza.
Tempi di guarigione
In quanto tempo si guarisce dalla clamidia? Purtroppo non c’è una risposta unica a questa domanda, perché i tempi di guarigione dipendono da molti fattori soggettivi, tra cui:
- età del paziente;
- gravità della situazione;
- efficienza del sistema immunitario del paziente;
- eventuali altre patologie;
- risposta alla terapia;
- eventuali partner infetti.
Nella maggioranza dei casi, se il trattamento della clamidia è tempestivo, la guarigione è rapida ed avviene in pochi giorni senza lasciare sequele.
Partner
In caso di infezione, è molto probabile che il partner (o i partner, sia maschili che femminili) avuto negli ultimi due/tre mesi, possano essere contagiati dalla stessa infezione: è opportuno che anche loro vengano visitati da un medico ed eventualmente trattati, anche se sono asintomatici, cioè anche se non hanno alcun sintomo specifico. Se il partner non viene trattato, si può verificare l’effetto ping pong, cioè i due partner – pur se uno dei due guarisce – continuano a infettarsi a vicenda e questa situazione può andar avanti per mesi o addirittura anni. Se uno dei due partner è infetto, le probabilità di trasmissione all’altro sono del 20% e la durata media dell’infettività, se l’infezione non è curata, può arrivare fino ad un anno. Le visite e le cure vanno quindi fatte in coppia.
Prevenzione delle recidive
E’ importante per prima cosa che tutti i partner infetti siano trattati farmacologicamente, anche se asintomatici. E’ poi preferibile evitare ambienti e oggetti potenzialmente infetti. E’ fortemente raccomandato eseguire annualmente un test per clamidia nelle donne al di sotto dei 25 anni sessualmente attive anche se asintomatiche e, più in generale, ogni qualvolta si abbiano rapporti senza preservativo con un nuovo partner sconosciuto. Si consiglia di usare il preservativo durante i rapporti sessuali ed evitare se possibile i rapporti sessuali con sconosciuti. Per ridurre il rischio di recidiva dell’infezione è importante seguire le indicazioni relative a dosaggio e durata del trattamento prescritto: seguire la terapia in modo errato o con dosaggi troppo bassi o interromperla anzitempo può favorire l’insorgere di resistenza e comportare la mancata eradicazione del patogeno con conseguenti recidive frequenti, anche tra i partner. In sintesi, è importante:
- avere una adeguata igiene intima;
- evitare lo stress psico-fisico prolungato;
- usare prodotti per igiene intima adatti;
- evitare l’eccessiva igiene intima;
- non usare indumenti o sex toys sporchi e/o contaminati e/o usati da una persona infetta;
- non avere rapporti sessuali con individui infetti;
- usare il profilattico;
- non avere rapporti sessuali con molti partner sconosciuti.
Per approfondire:
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