Arteriti: significato, cause, sintomi, diagnosi, rischi, terapie

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L’arterite può interessare anche l’aorta

Con “arterite” (in inglese “arteritis”) in medicina si indica un ampio gruppo di patologie accomunate dall’infiammazione a carico di arterie di vario tipo e dimensioni. Alla base dell’infiammazione vi possono essere varie cause e fattori di rischio, in particolare infezioni e patologie autoimmuni. Le arteriti appartengono al più ampio gruppo delle “vasculiti“, che include sia l’infiammazione che interessa le arterie che quelle relative alle vene; le vasculiti a loro volta appartengono all’ancor più ampio gruppo delle vasculopatie, cioè delle malattie che riguardano i vasi sanguigni.

 

Tipi di arterite

Sono state descritte varie tipologie di arteriti, tra cui ricordiamo:

  • arterite di Takayasu;
  • arterite coronarica;
  • arterite granulomatosa;
  • arterite settica;
  • arterite temporale (o “arterite a cellule giganti” o “arterite di Horton”).

Classificazione

Le arteriti, come avviene più in generale per tutte le vasculiti, possono essere classificate in base all’eziologia, o – più frequentemente – in base al diametro dei vasi interessati. Avremo quindi le arteriti dei grandi vasi, le arteriti dei vasi di medio calibro e le arterite dei piccoli vasi. Ricordiamo al lettore che:

  • con “piccoli vasi”: si intendono arteriole e capillari;
  • con “vasi di medio calibro”: si intendono le arterie di medio calibro;
  • con “grandi vasi”: si intendono le arterie più grandi che sono l’aorta e i suoi rami principali.

Un esempio di arterite dei grandi vasi è l’arterite di Takayasu, che interessa l’aorta e le sue principali diramazioni. La poliarterite nodosa è invece una arterite dei vasi di medio-piccolo calibro. L’arterite di Horton è considerata una arterite dei vasi di medio calibro.

Cause e fattori di rischio

In alcuni casi l’esatta causa della arterite rimane sconosciuta: si parla quindi di arterite idiopatica o arterite primaria. In altri casi invece l’arterite viene causata o favorita da un fattore eziologico noto, tra cui:

  • infezioni;
  • autoanticorpi (malattia autoimmune);
  • farmaci.

Quando l’arterite ha causa nota, si parla di arterite secondaria. La famigliarità può essere un fattore di rischio.

Patogenesi

L’infiammazione della parete dell’arteria si verifica in particolare quando il sistema immunitario (normalmente “addestrato” a riconoscere le arterie come una parte “self” dell’organismo, cioè propria e non attaccabile), identifica erroneamente i vasi sanguigni, come “non self”, cioè come dei corpi estranei all’organismo e li attacca come fossero un “nemico” al pari di un batterio o un virus. Le cellule del sistema immunitario causano quindi una infiammazione non solo non necessaria, ma addirittura deleteria, dal momento che circondano e infiltrano i vasi sanguigni colpiti, cronicamente danneggiandoli. I vasi sanguigni danneggiati possono diventare permeabili, restringersi oppure ostruirsi: tali eventi riducono il flusso sanguigno ai tessuti irrorati e ciò provoca sofferenza ischemica del tessuto ed è pericoloso per la salute, in particolare quando ad essere colpita è una arteria terminale che fornisce ossigeno e nutrimento a tessuti vitali come cervello, cuore, polmoni e reni: le aree private di sangue (zone ischemiche) possono infatti risultare danneggiate in modo permanente e funzionare male o smettere del tutto di funzionare qualora il normale flusso non venga ripristinato e vadano in necrosi (morte del tessuto).

Sintomi e segni

I sintomi e i segni clinici sono diversi in base alla specifica arterite ed alla sua gravità, tuttavia generalmente includono:

  • febbre;
  • prurito;
  • porpora;
  • petecchie;
  • necrosi;
  • ulcere;
  • livedo reticularis;
  • parestesie;
  • artralgie;
  • miositi;
  • mialgie (dolori muscolari);
  • mononevriti;
  • sudorazione notturna;
  • astenia (mancanza di forze);
  • facile affaticabilità;
  • inappetenza;
  • perdita di peso;
  • cefalea;
  • tinnito;
  • trombosi;
  • glomerulonefrite;
  • perdita dell’acuità visiva ingravescente;
  • sanguinamenti delle vie respiratorie e gastroenterici.

I sintomi e segni possono derivare da un danno diretto ai vasi sanguigni e/o da un danno indiretto ai tessuti come nervi o organi, colpiti dall’ischemia causata dall’arterite. Come già anticipato, i sintomi variano a seconda delle dimensioni e della posizione delle arterie interessate, oltre al tipo di organo colpito ed alla gravità della arterite. Ad esempio, possono verificarsi:

  • pelle: sono molte le manifestazioni a carico della cute, tra cui eruzione cutanee, macchie di colore viola-bluastro (emorragie o porpora), orticaria, noduli, macchie minuscole (petecchie), colorazione anomala a chiazze (livedo reticolare) o ulcere;
  • apparato digerente: dolore all’addome, diarrea, nausea, vomito, stipsi o sangue nelle feci;
  • cuore: angina pectoris (stabile o instabile) e infarto del miocardio;
  • nervi periferici: parestesie (intorpidimento, formicolio), debolezza all’arto colpito, deficit motori, deficit sensitivi;
  • cervello: difficoltà di concentrazione, confusione, amnesia, convulsioni o ictus cerebrale;
  • reni: ipertensione arteriosa, ritenzione di liquidi (edema) o insufficienza renale;
  • muscoli: dolori muscolari, mancanza di forza o deficit motori;
  • articolazioni: dolore articolare o gonfiore articolare.

E’ importante ricordare, tuttavia, che le arteriti sono patologie relativamente rare, il che significa che solitamente il medico non sospetta una arterite o – più in generale – di una vasculite al primo sviluppo dei sintomi prima elencati: la maggior parte di essi è infatti causata, quasi sempre, da altre patologie. Solo qualora si verifichino alcune combinazioni di sintomi e segni o la loro persistenza nel tempo oppure se altri famigliari abbiano essi stessi una infiammazione delle pareti dei vasi sanguigni, il medico viene indotto a sospettare una arterite.

Diagnosi e diagnosi differenziale

Come precedentemente detto, le arterite (e le vasculiti in generale) sono patologie relativamente rare e molti dei loro sintomi sono comuni a patologie ben più frequenti: per questo motivo il medico deve essere particolarmente esperto nel saper ipotizzare la possibilità di una arterite pur in presenza di sintomi aspecifici. Non di rado purtroppo un’arterite viene diagnosticata tardivamente, proprio perché poco frequente e caratterizzata da sintomi poco specifici e quindi da una laboriosa diagnosi differenziale.
Una arterite può essere sospettata già all’anamnesi (raccolta dei dati e dei sintomi del paziente) e all’esame obiettivo (visita vera e propria con raccolta dei segni del paziente). Il sospetto di arterite viene poi confermato attraverso una serie di altri esami, che possono includere:

1) Esami di del sangue

Segni di arterite rilevati all’emocromo, possono essere:

  • aumento della velocità di eritrosedimentazione (VES);
  • un aumento della proteina C-reattiva (PCR);
  • diminuzione della conta dei globuli rossi (anemia) derivata da loro diminuita produzione e/o da loro perdita causata da emorragia;
  • aumento della conta delle piastrine;
  • aumento della conta di globuli bianchi;
  • elevato aumento di alcuni tipi specifici di globuli bianchi (eosinofilia).

Tutti questi indicatori sono ben poco specifici presi singolarmente (specie VES e PCR), tuttavia acquistano significato diagnostico se valutati nel loro complesso e messi in relazione con i sintomi e segni del paziente.

2) Pannello metabolico completo

Un pannello metabolico completo, eseguito tramite analisi del sangue, misura la concentrazione di sostanze che possono indicare un danno importante ai reni o al fegato, organi spesso colpiti nelle vasculiti. Gli esami della funzionalità renale ed epatica risultano spesso alterati in pazienti con vasculite, ancora prima che i sintomi e segni della malattia diventino macroscopicamente evidenti.

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3) Anticorpi anti-citoplasma dei neutrofili

A seconda del disturbo sospettato, vengono effettuati degli esami del sangue per cercare alcuni anticorpi (come gli anticorpi anti-citoplasma dei neutrofili) e le proteine di complemento. Ad esempio, gli anticorpi anticitoplasma dei neutrofili sono solitamente presenti nei soggetti che soffrono di granulomatosi con poliangioite o poliangioite microscopica.

4) Ricerca di infezioni

Il medico può effettuare esami del sangue per rilevare le infezioni (ad esempio epatite B e C) che possono aver attivato l’arterite.

5) Esami delle urine e delle feci

Gli esami delle urine possono individuare ematuria (tracce di sangue nelle urine), mentre quelli delle feci possono individuare tracce di sangue occulto nelle feci. La presenza di sangue in urina e/o feci possono indicare emorragie interne spesso frequenti nelle arteriti.

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6) Tomografia a emissione di fotone singolo (SPECT) cerebrale

La SPECT evidenzia una diminuzione del flusso sanguigno al cervello e un possibile danno ad esso.

7) Angiografia (radiografia dei vasi sanguigni con mezzo di contrasto)

Una angiografia di una arteria (arteriografia) mostra i segni caratteristici dell’infiammazione dei vasi interessati. Ultimamente, come tecnica di imaging biomedico, sta prendendo sempre più importanza la PET/CT con fluorodesossiglucosio-18. Lo studio combinato di estensione e intensità di captazione vascolare del fluorodesossiglucosio è in grado di predire l’andamento della malattia.

8) Ecografie, TC, RM

Ecografie, radiografie, TC e/o risonanza magnetica possono essere usate in alcuni casi per individuare danni agli organi interni. Ad esempio, se all’esame obiettivo si è sospettato un danno ai polmoni da arterite, il medico effettua una radiografia o una TC del torace. Un danno epatico o renale può da esempio essere individuato con una ecografia addominale.

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9) Biopsia del vaso coinvolto

E’ un esame invasivo, ma permette una diagnosi definitiva, ad esempio nel caso si sospetti una arterite di Horton.

Esempi di diagnosi

Due tra le arteriti più diffuse sono quella di Takayasu e di Horton.

L’arterite di Takayasu, sospettata in base ad anamnesi ed esame obiettivo, può essere agevolmente diagnosticata tramite un’angiografia o una TC con mezzo di contrasto: tali indagini permettono di identificare le manifestazioni granulomatose a livello dei grandi vasi; stadi precoci della arterite di Takayasu possono essere individuati tramite risonanza magnetica, che presenta risoluzione migliore rispetto ad altre metodiche.

La diagnosi di certezza arterite di Horton invece richiede l’esecuzione di una biopsia a livello dell’arteria temporale.

Terapie

In generale gli obiettivi principale del trattamento di una arterite e – in generale – di una vasculite, includono:

  • intervenire sulla causa a monte che determina l’infiammazione;
  • impedire al sistema immunitario di continuare a danneggiare i vasi sanguigni;
  • evitare sintomi fastidiosi al paziente;
  • impedire e curare il danno agli organi.

La terapia di una arterite dipende inoltre fortemente dal tipo e dalla gravità della malattia e dagli organi colpiti: tipi lievi di arterite che colpiscono solo la cute, possono richiedere un trattamento lieve, eventualmente solo un monitoraggio attento o un trattamento sintomatico; se invece sono colpiti organi vitali, come polmoni, cuore, cervello o reni, è in molti casi necessario un trattamento urgente in ospedale. Il trattamento specifico è quindi molto diverso in base al tipo di arterite e, se nota, in base alla causa a monte che l’ha determinata, ad esempio:

  • se l’arterite è causata da una infezione, trattando quest’ultima, anche l’arterite viene ad essere trattata;
  • se l’arterite è un effetto collaterale di un farmaco, quel farmaco viene se possibile sospeso o cambiato con altro farmaco.

Il trattamento solitamente prevede l’impiego di farmaci glucocorticoidi, dosati in base alla risposta alla terapia e valutando svantaggi e vantaggi legati soprattutto alla comparsa o meno di effetti collaterali. Le arterite di eziologia autoimmune possono migliorare grazie a varie terapie biologiche, che sopprimono la risposta immunitaria.

Complicanze

L’arterite può causare complicanze gravi che richiedono un trattamento immediato: in alcuni casi un’arterite grave e non trattata può essere mortale. I vasi sanguigni danneggiati, qualora siano nei polmoni, nel cervello o in altri organi vitali, possono infatti rompersi, andando incontro ad emorragia capace di determinare danni irreversibili (ad esempio deficit motori e/o sensitivi) ed in alcuni casi la morte del paziente. Le complicanze più gravi di un’arterite possono essere mortali o fortemente debilitanti ed includere:

  • cecità;
  • insufficienza renale;
  • dialisi;
  • infarto intestinale;
  • aneurisma dell’aorta;
  • rottura dell’aorta con emorragia grave;
  • ictus cerebrale emorragico;
  • infarto miocardico.

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Prognosi

La prognosi di una arterite può essere molto diversa in base a svariati fattori, come:

  • tipo di arterite;
  • gravità dell’arterite;
  • tipo di organi colpiti
  • gravità del danno agli organi colpiti;
  • rapidità nel raggiungere una corretta diagnosi;
  • rapidità nell’intraprendere la corretta terapia;
  • capacità del paziente di seguire con attenzione la terapia;
  • età del paziente e sue condizioni generali;
  • abitudini e dipendenze del paziente (vita sedentaria, dieta scorretta, obesità, fumo di sigaretta, abuso di alcolici…);
  • presenza di eventuali altre patologie, come ipertensione arteriosa, diabete e coagulopatie;
  • bravura del medico.

Uno dei fattori più importanti da valutare per poter ipotizzare una prognosi, è quale organi siano colpiti e con quale gravità: se vengono gravemente colpiti i reni o il cuore, ad esempio, la prognosi tende ad essere peggiore. Se l’organo colpito è vitale per il corretto funzionamento dell’organismo, ad esempio cervello, cuore, polmoni, o se il danno è particolarmente grave a livello dell’aorta, l’arterite – se non curata in tempo ed efficacemente – può essere fortemente debilitante, condizionare in negativo la qualità della vita del paziente (ad esempio condurre a cecità, dialisi, paralisi…) e favorire patologie rapidamente mortali, come l’emorragia da rottura dell’aorta.

Consigli

Consigli generali, utili nei pazienti affetti da tutti i tipi di vasculite, che possono diminuire il rischio di complicanze ed aumentare le possibilità di efficacia delle cure, sono:

  • alimentarsi in modo corretto;
  • diminuire l’assunzione di sale, cibo spazzatura (fritti, merendine…) e carni rosse;
  • favorire l’assunzione di frutta e verdura fresca;
  • idratarsi in modo corretto;
  • non fumare;
  • non assumere alcolici;
  • non assumere droghe;
  • perdere peso se sovrappeso od obesi;
  • evitare la vita sedentaria;
  • svolgere periodica attività fisica;
  • osservare una corretta igiene generale;
  • evitare infezioni come l’epatite B o C, che possono peggiorare la situazione;
  • controllare periodicamente la pressione arteriosa, il colesterolo e i trigliceridi.

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