Il medico dopo la morte del paziente: certificato di morte, autopsia, cura della famiglia

MEDICINA ONLINE MORTE COSA SI PROVA A MORIRE TERMINALE DEAD DEATH CURE PALLIATIVE TERAPIA DEL DOLORE AEROPLANE TURBINE CHOCOLATE AIR BREATH ANNEGATO TURBINA AEREO PRECIPITA GRATTACIELO GPREMESSA: questo articolo è diretto principalmente al medico e, più in generale, al professionista della salute che lavori a stretto contatto con malati terminali, tuttavia la sua lettura può essere utile anche al profano, per meglio comprendere i complessi meccanismi del rapporto medico-paziente in un momento molto particolare qual è il fine vita.

Il medico dopo la morte del proprio paziente

Oltre alle molteplici problematiche che i medici devono affrontare nelle cure dei pazienti terminali, numerose procedure devono essere completate dopo la morte del paziente, come il certificato di morte. Molte di queste procedure devono essere gestite con estrema freddezza e professionalità da parte del medico e molti dimenticano quanto questo sia difficile perché qualsiasi professionista della salute (medici, infermieri, fisioterapisti, OSS) è – prima che un professionista – un essere umano e gestire i momenti successivi alla morte di un paziente è sempre una cosa molto delicata, perfino per i professionisti più esperti, soprattutto quando si è stati per lungo tempo a contatto con il paziente e si è instaurato con lui e con la sua famiglia, un rapporto cordiale e di amicizia. Il medico stesso arriva spesso a provare una enorme tristezza per la perdita ed a chiedersi se è stato abbastanza “bravo” da fornire al paziente terminale, tutto quello di cui poteva aver bisogno.

Certificato di morte

Il medico deve compilare il certificato di morte. Una relazione accurata della causa del decesso aiuta la famiglia a comprendere l’anamnesi familiare e ad ottenere eventuali premi assicurativi. Inoltre, questo aiuta ad aggiornare gli archivi del sistema sanitario
pubblico e a determinare le priorità per i finanziamenti e per la ricerca. Sfortunatamente, i medici spesso non sono informati in modo corretto sulle modalità di compilazione della causa del decesso. Ad esempio, i medici generalmente scrivono “arresto cardiopolmonare” come causa di morte. Tale descrizione riflette solo la causa finale comune della morte e non l’eziologia sottostante. Il medico dovrebbe descrivere il più precisamente possibile nel descrivere la causa della morte. Cause di morte quali “scompenso cardiaco congestizio conseguente a coronaropatia aterosclerotica” forniscono ad esempio informazioni più accurate ed utili. Inoltre, i medici dovrebbero completare il certificato di morte in tempi brevi, in modo da non differire il funerale. Alcuni ritardi possono risultare ad esempio particolarmente problematici in alcune culture che richiedono l’immediata disponibilità della salma.

Autopsia

Nonostante i progressi nella tecnologia medica e dei processi diagnostici, l’autopsia rappresenta ancora oggi il “gold standard” per determinare la causa del decesso e per confermare la diagnosi, fatti che ovviamente non vanno a vantaggio del paziente deceduto, ma che rappresentano dati importanti per gestire meglio pazienti futuri. Degli studi dimostrano il valore immutato dell’autopsia nel rivelare diagnosi insospettate: mediamente in oltre il 15% dei casi, sono evidenziate condizioni che avrebbero potuto fare la differenza per la sopravvivenza del paziente, se fossero state diagnosticate in vita. Queste diagnosi sono utili nel rilevare patologie familiari non sospettate in precedenza e potrebbero aiutare i medici nella cura dei futuri pazienti.
I medici possono aumentare la probabilità di ottenere il consenso per l’autopsia, semplicemente con il dialogo. Uno studio che confrontava familiari che hanno consentito l’autopsia con quelli che non l’hanno fatto, ha dimostrato che il motivo principale per cui l’autopsia non era stata eseguita era legato al fatto che non fosse stato mai chiesto. Altre motivazioni fornite erano la scarsità di informazione circa l’importanza dell’autopsia e la
preoccupazione circa la sfigurazione del corpo. I familiari che avevano acconsentito citavano le seguenti ragioni che avevano influenzato la loro decisione: aggiornamento delle conoscenze mediche, comprensione della causa del decesso e rassicurazione
che le cure prestate fossero state adeguate. I medici potrebbero utilizzare questi dati per discutere dell’autopsia con i familiari.

Cura della famiglia dopo la morte

Spesso il medico impara a conoscere bene la famiglia nel corso della terapia del paziente terminale e, anche se il paziente muore, la famiglia vive il dolore ed il ricordo del
paziente e della morte. I medici possono offrire conforto e supporto alla famiglia dopo la morte del loro congiunto e continuare a dare informazioni ad esempio circa l’eventuale donazione di organi. Telefonare alla famiglia per alcune settimane dopo la morte esprime l’interesse del medico e può essere di supporto. Tali contatti rappresentano anche un’opportunità per la famiglia di porre domande a cui nessun altro potrebbe rispondere sulle circostanze della morte o sulla patologia. I membri della famiglia spesso si sentono in colpa per non avere agito abbastanza rapidamente o per non aver fornito le cure adeguate. Il medico può rassicurare la famiglia su tali preoccupazioni. Inoltre, questi contatti potrebbero individuare chi è depresso o presenta reazioni complesse del dolore che potrebbero richiedere l’intervento di un medico, ad esempio uno psichiatra e/o un anestesiologo. Il medico può anche prendere in considerazione l’opportunità o meno di inviare un biglietto di condoglianze.

Cura di sé

La cura di pazienti in fin di vita può essere estremamente gratificante, ma anche emotivamente estenuante. È importante riconoscere che anche i medici subiscono una perdita con la morte di ogni paziente, Molti medici intraprendono relazioni durature e
personali cori i loro pazienti, e la loro morte ha un forte impatto emotivo su di loro. I medici devono riconoscere il dazio da pagare per queste morti e darsi del tempo per riuscire ad elaborarle. Discuterne con i colleghi, con gli amici o con il partner, mettere per iscritto le sensazioni correlate alla perdita del paziente e seguire dei rituali, come recitare preghiere o piantare un albero per ogni decesso, può aiutare i medici ad affrontare la perdita. I medici possono anche valutare l’opportunità di presenziare al
funerale o al servizio commemorativo. Sebbene tali procedure potrebbero non essere adatte ad ogni situazione, possono aiutare il medico a superare la perdita e ad evitare il senso di chiusura, soprattutto nel caso in cui il medico conoscesse bene il paziente.

Continua la lettura con: Il medico e il paziente terminale: supporto, fasi di elaborazione, problemi spirituali e culturali

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