Test di provocazione bronchiale con metacolina: esecuzione, preparazione, rischi

MEDICINA ONLINE ASMA BRONCHIALE FATTORI RISCHIO GENETICI Riabilitazione Nutrizionista Infrarossi Accompagno Commissioni Cavitazione Radiofrequenza Ecografia Pulsata Macchie Capillari Ano PeneIl test di provocazione bronchiale con metacolina (acronimo: “TPBM“) è un esame diagnostico appartenente al gruppo deitest di provocazione” e rappresenta un esame di largo impiego in ambito allergologico e pneumologico, dove viene utilizzato per lo studio dell’iper-reattività bronchiale aspecifica (IBA). A tal proposito, leggi anche: Iper-reattività bronchiale: significato, sintomi, diagnosi e cure

La metacolina è un agonista muscarinico sintetico dell’acetilcolina che è in grado di scatenare una crisi asmatica solo nei soggetti con iper-reattività bronchiale, come gli asmatici. Il test è effettuato in un ambiente medico protetto: la crisi asmatica procurata viene prontamente controllata somministrando un farmaco broncodilatatore per via inalatoria in forma di spray o aerosol. Il test richiede la collaborazione del paziente.

Esami allergologici di primo, secondo e terzo livello

Ricordiamo al lettore che i test allergologici possono essere di primo livello (in genere i primi ad essere eseguiti), di secondo livello e di terzo livello (in genere gli ultimi ad essere eseguiti).

Esami allergologici di primo livello:

Esami allergologici di secondo livello:

Esami allergologici di terzo livello:

A tali esami in alcuni casi si associano anche le prove di eliminazione.

L’impiego del TPBM nello studio dell’asma

Il test di provocazione bronchiale con metacolina (TPBM) è usato nella maggioranza dei casi nello studio dell’asma. E’ un esame relativamente economico, facilmente riproducibile e dotato di buona sicurezza, con basso rischio di effetti collaterali. E’ un esame molto sensibile, pur se poco specifico: se positivo non indica necessariamente asma, visto che l’iper-reattività bronchiale si verifica non solo negli asmatici, ma anche in donne negli ultimi mesi di gravidanza, in soggetti affetti da BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), in forti fumatori, in soggetti con infezioni virali delle vie respiratorie e molte altre condizioni e patologie. Da ciò si capisce quindi che questo test è più utile ad escludere che a confermare la diagnosi di asma bronchaiale (valore predittivo negativo superiore a valore predittivo positivo). Il test di provocazione bronchiale con metacolina è utile specie quando anamnesi, esame obiettivo, spirometria e test di reversibilità non consentono né di confermare né di escludere la diagnosi; qualora il soggetto sia già stato diagnosticato come asmatico, questo test può aiutare il medico a valutare la gravità dell’asma.

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Perché è un test importante?

La malattia asmatica, specie nelle fasi precoci, può essere caratterizzata da una sintomatologia episodica oppure molto sfumata o aspecifica, ad esempio con presenza di tosse stizzosa come unico sintomo. In queste fasi iniziali dell’asma, le prove di funzionalità respiratoria di base, rappresentate dalla spirometria, sono spesso normali restituendo quindi un falso negativo, cioè il paziente appare sano quando in realtà è malato. In questi soggetti, qualora il medico esperto voglia approfondire la diagnosi, diventa quindi molto importante eseguire il test di provocazione bronchiale con metacolina, che permette di fugare molti dubbi e permette una diagnosi più precoce dell’asma, fatto che migliora sintomi e prognosi del paziente.

Come si esegue?

Esistono sono vari test di provocazione bronchiale: quello più utilizzato nel mondo prevede l’utilizzo di metacolina per via inalatoria. Il test di provocazione bronchiale con metacolina per via inalatoria prevede vari step:

  1. per prima cosa il paziente una semplice spirometria (spirometria basale);
  2. si procede con la somministrazione per via inalatoria, tramite aerosol, di dosi crescenti di metacolina;
  3. dopo ogni singola inalazione si effettua una spirometria;
  4. ogni spirometria viene poi rapportata dal medico ai risultati della spirometria basale;
  5. viene  somministrato un farmaco broncodilatatore (di solito il salbutamolo);
  6. viene eseguita dopo 15 minuti circa una spirometria di controllo per dimostrare l’avvenuto ripristino dei volumi polmonari di partenza;
  7. il test termina.

Risultati

Grazie alla comparazione dei valori delle varie spirometrie, il medico comprende il grado di reattività bronchiale alla metacolina del soggetto. Tanto minore sarà la dose di metacolina in grado di provocare una bronco-costrizione, tanto maggiore sarà il grado di iper-reattività bronchiale.

Cosa succede se ho una crisi asmatica grave?

Come già anticipato, qualora compaia una severa crisi asmatica, il medico interviene subito con farmaco broncodilatatore spray o aerosol ed interrompe la crisi.

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Quando il test è considerato positivo?

Il test viene considerato positivo e interrotto qualora si verifichi una riduzione del 20% del FEV1 (il principale indice di ostruzione bronchiale) rispetto a quello di partenza.

Quanto dure il test di provocazione bronchiale?

Il test di provocazione bronchiale dura in genere tra 15 minuti ed 1 ora.

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Preparazione al test

Prima di sottoporsi al test alla metacolina, è opportuno sospendere alcune terapie eventualmente in atto capaci di alterare i risultati del test, in particolare quelle per la cura dell’asma che potrebbero mostrare come sano un paziente in realtà malato. Il digiuno non è necessario. Prima del test, salvo diversa indicazione medica, si deve:

  • evitare di fumare per 24 ore;
  • evitare fonti di caffeina per 24 ore (come te, caffè, guaranà, alcuni integratori alimentari, coca-cola ed alcune bevande energetiche);
  • evitare se possibile l’uso di broncodilatatori a breve durata d’azione (come Ventolin e Broncovaleas) da almeno 8 ore;
  • evitare se possibile l’uso di broncodilatatori a lunga durata d’azione da almeno 24 ore;
  • evitare antistaminici (come Formistin e Aerius) da almeno 72 ore;
  • evitare teofilline a media durata d’azione (come Theo Dur ed Ansimar) da almeno 24 ore;
  • evitare teofilline a lunga durata d’azione (come Respicur e TheoNova) da almeno 48 ore;
  • evitare antileucotrienici (come Montegen, Singulair, Lukasm, Zafirst) da almeno 24 ore;
  • evitare ipratropio bromuro (come Atem) da almeno 24 ore;
  • evitare tiotropio bromuro (come Spiriva) da almeno 48 ore;
  • evitare ormoni e corticosteroidi da almeno 4 settimane.

IMPORTANTE: i periodi di sospensione consigliati potrebbero essere diversi in base al centro analisi; nel dubbio chiedere sempre al medico.

Nei giorni precedenti all’esame sarebbe utile cercare di evitare:

  • assunzione di cioccolato;
  • esposizione ad allergeni o a sensibilizzanti;
  • infezioni respiratorie virali;
  • inquinanti atmosferici;
  • irritanti chimici;
  • farmaci beta-bloccanti.

Effetti collaterali

Il test di provocazione bronchiale con metacolina è un test considerato sicuro e raramente determina effetti collaterali gravi. In rari casi si può determinare un broncospasmo severo e prolungato scarsamente reversibile nonostante l’uso di broncodilatatori.

Controindicazioni

Il test di stimolazione bronchiale con metacolina è controindicato in caso di:

  • grave ipertensione arteriosa non controllata con pressione sistolica (massima) superiore a 200 mmHg;
  • epilessia in trattamento;
  • gravidanza o allattamento;
  • paziente non collaborante;
  • infarto del miocardio recente;
  • episodi di angina pectoris negli ultimi tre mesi;
  • ictus cerebrale ischemico o emorragico negli ultimi tre mesi;
  • aneurisma arterioso noto (cerebrale o aortico);
  • uso di inibitori della colinesterasi (miastenia grave);
  • grave limitazione al flusso con FEV1<50%.

Il test di provocazione bronchiale con metacolina è pericoloso?

Il test viene eseguito in un ambiente “protetto” in cui eventuali reazioni allergiche gravi possono essere immediatamente trattate dai medici e ciò è particolarmente importante poiché – tra tutte le indagini allergologiche – i test di provocazione sono quelli che – pur offrendo le maggiori garanzie diagnostiche – hanno il più alto rischio di reazioni avverse anche gravi, quindi devono essere svolti in ambienti controllati dove il personale sanitario è addestrato per intervenire rapidamente con farmaci cortisonici, antistaminici ed adrenalina.

Per approfondire:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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