I test allergologici possono essere di primo livello (in genere i primi ad essere eseguiti), di secondo livello e di terzo livello (in genere gli ultimi ad essere eseguiti).
Esami allergologici di primo livello:
Esami allergologici di secondo livello:
Esami allergologici di terzo livello:
- test di provocazione orale;
- test di provocazione bronchiale con metacolina;
- test di provocazione congiuntivale;
- test di provocazione nasale.
A tali esami in alcuni casi si associano anche le prove di eliminazione. Mentre nei test “in vitro” (Prist test e Rast test) non ci sono particolari “pericoli” per il paziente, invece nei test “in vivo” (test di provocazione cutanea, orale, bronchiale…), il medico deve SEMPRE sempre tener presente il rischio di eventuali reazioni indesiderate – anche gravi – che possono essere di vario tipo.
Tipi di reazioni indesiderate
Le reazioni indesiderate che possono verificarsi durante l’esecuzione dei test allergologici in vivo, sono:
- Reazioni locali particolarmente intense, con efflorescenze pomfoidi estese alle zone cutanee circostanti all’area in cui sono stati eseguiti i test cutanei e strie linfangitiche e tumefazioni linfonodali nei distretti interessati.
- Reazioni d’organo, che riproducono la sintomatologia presentata dal paziente (salve di starnuti, lacrimazione, crisi asmatica…).
- Reazioni sistemiche, caratterizzate da orticaria generalizzata, prurito, cefalea, nausea, vomito e, nei casi più gravi (fortunatamente eccezionali), da un vero e proprio quadro di shock allergico. Da queste reazioni sistemiche debbono essere ben distinte alcune sindromi lipotimiche, che stranamente si osservano più spesso in soggetti di giovane età e di sesso maschile, dovute a reazioni psicogene.
Come più volte raccomandato dalla Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (e confermato dalla nostra esperienza), il rischio di tali reazioni rende assolutamente necessaria l’esecuzione dei test diagnostici cutanei in ambiente sanitario attrezzato e sotto la stretta sorveglianza del medico, con pronta disponibilità degli opportuni presidi terapeutici di pronto soccorso: il paziente sottoposto a test allergologici che possono determinare gravi reazioni allergiche, deve trovarsi in un ambiente in cui professionisti sanitari esperti siano pronti ad intervenire.
Frequenza delle reazioni avverse
In merito alla frequenza di simili reazioni indesiderate, non esistono in letteratura dati statistici precisi. Per i test cutanei si può però ritenere, soprattutto sulla base della nostra esperienza ed in quella dei colleghi allergologi, che reazioni locali estese si verifichino abbastanza spesso (all’incirca in 1/100 pazienti) e reazioni d’organo molto più di rado (all’incirca in 111000 pazienti), mentre le reazioni sistemiche sarebbero assolutamente eccezionali (1 caso/milione di test).
Decesso durante l’esecuzione dei test allergologici
Nella letteratura allergologica internazionale, procedendo a ritroso, si rinvengono circa 70 decessi intervenuti a seguito di test cutanei, quasi tutti nei trascorsi in vari decenni e quasi tutti in soggetti sottoposti a test con antigeni che attualmente non sono più di uso comune come ad esempio sieri antidifterici ed antitetanici. Uno studio retrospettivo ha rivelato 6 casi mortali negli Stati Uniti tra il 1980 ed il 1987: i pazienti deceduti erano per lo più asmatici, di giovane età e di entrambi i sessi, sottoposti a test intradermici con allergeni comuni (acari, in particolare); nessun caso ad esito letale è stato segnalato negli anni più recenti. Non sono invece disponibili dati statistici sulle reazioni indesiderate gravi insorte dopo test di provocazione. L’analisi dei casi di reazioni indesiderate gravi dopo test diagnostici diretti deve far riflettere, in quanto da essa emerge che, almeno in una parte dei casi, una prevenzione di tali reazioni è possibile e, quindi, va coerentemente attuata.
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Prevenzione delle reazioni avverse
Innanzi tutto, i test cutanei dovrebbero essere sempre iniziati con la tecnica del prick test, passando eventualmente alla via intradermica in caso di reazioni negative o dubbie (la maggior parte delle reazioni gravi, infatti, si verifica con i test intradermici); in secondo luogo, i test dovrebbero essere sempre praticati nei periodi intercritici (soprattutto negli asmatici) e con un numero limitato di allergeni per ciascuna seduta (in particolare, quando già sia noto da accertamenti precedenti oppure si sospetti che il paziente abbia un’ipersensibilità di grado molto elevato nei confronti di alcuni
degli allergeni da testare).
Grande cautela è necessaria per i test cutanei a farmaci. Per la penicillina, ad esempio, i test non vanno eseguiti con la-penicillina stessa ma con PPL e MDM; recentemente, inoltre, sono stati descritti alcuni casi di gravi reazioni sistemiche dopo skin prick test al lattice, per cui si ritiene che i test cutanei vadano sempre eseguiti da personale esperto ed in ambiente ospedaliero e che, in difetto di tali condizioni, debba essere
data la precedenza ai test in vitro.
A maggior ragione, i test di provocazione, che non sono da considerare routinari (salvo nel caso dell’allergia alimentare, in cui spesso costituiscono l’unica modalità per giungere alla diagnosi eziologica), devono essere eseguiti con grande prudenza, in ambiente adeguatamente attrezzato (in ambiente ospedaliero) e solo qualora vi sia realmente l’assoluta necessità di queste indagini ai fini dell’accertamento diagnostico, evitando di somministrarli “con leggerezza”. Vanno sempre tenuti presenti i rischi dei “challenge test”, specifici ed aspecifici: basti ricordare che recentemente è stato segnalato un caso di crisi asmatica ad esito fatale insorta in un giovane paziente asmatico durante un test di provocazione bronchiale mediante nebulizzazione ultrasonica di acqua distillata.
Ancora, questi test non vanno assolutamente praticati in quei pazienti che, sulla base dell’anamnesi e/o di precedenti indagini, possano essere considerati a rischio. Anche nel caso di sospetta allergia ad alcuni farmaci ad elevato potere allergenico può essere preferibile rinunciare ad un accertamento diagnostico potenzialmente rischioso e passare direttamente, soltanto sulla base del sospetto diagnostico, all’impiego di farmaci alternativi.
Trattamento delle reazioni indesiderate
Per quanto riguarda il trattamento delle reazioni indesiderate da test diagnostici diretti, esso deve essere quanto mai tempestivo e adeguato alle circostanze, per cui è indispensabile avere a disposizione tutti i presidi utili per un’efficace terapia delle reazioni collaterali di maggiore gravità.
Va ricordato che, in caso di reazioni indesiderate da prick test o da scratch test, che intervengono generalmente entro pochi minuti dall’esecuzione delle prove, gli estratti allergenici debbono essere immediatamente asportati dalla cute del paziente, in modo da evitare un ulteriore assorbimento dell’allergene; inoltre, va applicato un laccio a monte della zona cutanea del braccio dove sono stati eseguiti i test e vanno praticate iniezioni sottocutanee di adrenalina (in soluzione 1: 1000) nella sede dei test cutanei e
nelle aree limitrofe.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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