Secondo lo psicologo settantaquattrenne Howard Gardner, l’essere umano presenta non un tipo unico di intelligenza, bensì diversi profili intellettivi, frutto della combinazione tra varie forme di intelligenza (linguistica, logico-matematica, spaziale, corporea-cinestetica, musicale, interpersonale, intrapersonale, naturalistica ed esistenziale).
Si può eccellere in un’area e, allo stesso tempo, essere meno portati (o affatto portati) per altre aree: ciò non rende una persona meno intelligente e svuota parecchio il significato del QI (quoziente d’intelligenza).
Lo psicologo statunitense afferma inoltre, fin dagli anni ’80 del secolo scorso, che la scuola – in sinergia con la famiglia – ha il compito riconoscere l’importanza di tutte le tipologie di intelligenza, riconoscendole in ogni studente, valorizzando i punti di forza dei bambini e stimolando strategie per compensare le carenze in altre aree in cui sono meno portati, senza mai etichettare un bambino come “poco intelligente”, ma colmando i suoi “buchi intellettivi” ed innalzando i suoi “picchi”.
In parole semplici: ogni studente deve essere aiutato per individuare le aree in cui non è portato per colmarle il più possibile ed al contempo per sviluppare le aree di intelligenza in cui può realmente eccellere, in modo che possa diventare ad esempio un ottimo musicista, un ottimo ballerino, un ottimo matematico o un ottimo centometrista. È ovviamente un compito arduo per l’insegnante, che dovrà trattare la classe come composta da singole unità diverse l’una dalle altre e non più come “blocco unico” come accadeva in precedenza. E’ un compito altrettanto arduo anche per la famiglia, che dovrà essere attenta alle attitudini in cui il bambino non eccelle, per colmarle, e quelle in cui primeggia, per valorizzarle.
“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”
Albert Einstein
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Lo Staff di Medicina OnLine
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