I farmaci responsabili di reazioni avverse di tipo B sono numerosi, ma un’etiopatogenesi allergica IgE-mediata è dimostrata, al momento attuale, soltanto per alcuni di essi, che riportiamo di seguito. E’ comunque importante ricordare che virtualmente qualsiasi farmaco è capace di determinare una reazione da ipersensibilità.
Antibiotici (penicilline, naturali e semisintetiche, cefalosporine, etc.)
Per quanto concerne le penicilline, si ricorda che tutti gli antibiotici di questa classe, sia naturali che semisintetici, possono dar luogo con relativa frequenza a manifestazioni allergiche; questa constatazione ha fatto sì che le prescrizioni di penicilline si siano negli ultimi decenni notevolmente rarefatte, almeno nei paesi socio-economicamente più sviluppati. Un’indagine dell’International Rheumatic Fever Study Group” su un’ampia casistica di pazienti di nazioni diverse ha messo in evidenza che la frequenza di reazioni allergiche provocate dalla somministrazione mensile di benzatinpenicillina per la profilassi della malattia reumatica è stata complessivamente del 3,2%, con una reazione anafilattica nello 0,2% dei casi (1,2110.000 iniezioni) ed una mortalità dello 0,05% (0,31/10.000 iniezioni). Nel complesso, le reazioni allergiche agli antibiotici beta lattamici sono certamente quelle che ancora oggi si osservano con maggior frequenza, anche se più raramente che in passato per il minore impiego delle penicilline ed il crescente ricorso alle cefalosporine di nuova generazione. Va segnalata, in ogni caso, la frequenza ancora relativamente elevata delle sindromi allergiche da amoxicillina e da ampicillina.
Sempre più frequenti, dato il costante aumento nell’utilizzazione di questi farmaci, sono le reazioni allergiche ai chinolonici (ciprofloxacina, norfloxacina, pefloxacina, cinoxacina, etc.). Non rare, ma non sempre ad etiopatogenesi allergica, sono le sindromi
re attive da antibiotici dei gruppi degli aminoglicosidi (streptornicina, neomicina, gentamicina, tobramicina, amikacina, etc.) e dei macrolidi (eritromicina, spiramicina, claritromicina, azitromicina, etc.).
Sulfamidici ed altri chemioterapici antinfettivi
I sulfamidici rientravano in passato tra i farmaci che più spesso davano luogo ad una sensibilizzazione di tipo allergico, con conseguenti reazioni crociate con altre sostanze contenenti il gruppo aminico in posizione “para”. Negli ultimi decenni, però, i sulfamidici sono stati sempre meno utilizzati, per cui è nettamente diminuito il numero dei casi di sensibilizzazione. Quelli che attualmente si riscontrano sono soprattutto casi di ipersensibilità al cotrimossazolo (trimetoprim-sulfametossazolo). Molto rare sono le sindromi re attive da isoniazide e da nitrofurantoina.
Sieri eterologhi
I sieri eterologhi antitossici sono stati ormai quasi completamente abbandonati e sostituiti da immunoglobuline specifiche, per cui le varie sindromi re attive da siero (shock anafilattico, malattia da siero, etc.) non si osservano praticamente più, almeno nel
nostro paese.
Insulina
Le reazioni allergiche clinicamente significative, piuttosto rare, sono dovute, nella gran parte dei casi, ad altre componenti delle insuline animali (che, sebbene molto purificate, contengono piccole quantità di altre sostanze proteiche: peptide C, somatotropina, polipeptidi intestinali e pancreatici, etc.), tanto è vero che le reazioni non si ripresentano dopo il passaggio ad altre preparazioni commerciali di insulina. In casi molto rari le IgE specifiche sono dirette contro l’insulina umana da DNA ricombinante.
Corticotropine, naturali e sintetiche
Oltre all’insulina, altri farmaci di tipo ormonale, con lunghe catene aminoacidiche, come le corticotropine, possono dar luogo allo sviluppo di ipersensibilità; anche e soprattutto a questo si deve se, attualmente, l’uso delle corticotropine (anche di quelle sintetiche, con catena di amino acidi nettamente più corta) risulta quasi del tutto abbandonato.
Miorilassanti (suxametonio, pancuronio, vecuronio, alcuronio, gallamina, atracurium, D-tubocurarina)
Sono questi i farmaci cui si deve la gran parte dei casi di shock anafilattico in corso di anestesia generale, soprattutto in soggetti di sesso femminile.
Anestetici generali ed ipnoinducenti usati in anestesia (propofol, tiopentone, ketamina)
Le reazioni a questi farmaci sono piuttosto rare (1 :5000-1: 10.000 anestesie), ma di notevole gravità (nel 10% circa dei casi con shock anafilattico ad esito letale); in circa la metà dei casi è documentabile un meccanismo immunologico delle reazioni. Va
ricordato che molti casi di reazioni allergiche verificatesi in corso di anestesia generale, ed attribuite erroneamente agli anestetici, erano in realtà da imputarsi ad un’allergia al lattice.
Anestetici locali inquadrabili nel gruppo degli esteri dell’acido benzoico (novocaina, benzocaina, tetracaina)
Sono tuttora presenti, ad esempio, in preparazioni per uso dermatologico o antiemorroidario.
Enzimi (streptochinasi, chimopapaina)
Sono responsabili di alcuni casi di sindromi reattive IgE-mediate sia in pazienti sottoposti a trattamenti in cui tali enzimi sono rappresentati, sia in addetti delle industrie farmaceutiche in cui vengono utilizzati.
Vaccini
I vaccini (soprattutto vaccini virali, in quanto prodotti su uova embrionate di pollo o su colture cellulari di embrione di pollo), in teoria, potrebbero produrre reazioni allergiche in pazienti sensibilizzati alle proteine dell’uovo; in proposito si ricorda che la maggiore quota di proteine dell’uovo è contenuta nei vaccini coltivati in tessuti extraembrionali (vaccino per la febbre gialla), seguiti da quelli coltivati nell’embrione intero (vaccini anti-
influenzali, anti-rabbici ed anti-parotite) e, infine, da quelli coltivati su fibroblasti (vaccini anti-rosolia ed anti-morbillo). In pratica, però, il timore che questi vaccini possano essere responsabili di gravi reazioni sembra ingiustificato, essendo ormai acquisito che possono essere somministrati senza rischi anche in soggetti allergici alle proteine dell’uovo (le eventuali reazioni indesiderate sono da considerare di tipo pseudoallergico o da ipersensibilità ad altre componenti del vaccino). Attualmente vengono impiegati anche vaccini (ad esempio, un vaccino trivalente per morbillo, parotite e rosolia) prodotti su cellule umane diploidi, per i quali sono state segnalate rare sindromi reattive, probabilmente da ipersensibilità ad alcune componenti del siero di vitello fetale utilizzato per lo sviluppo dei virus. Sempre per quanto riguarda i vaccini, deve essere considerata l’eventualità di una sensibilizzazione, che sembra piuttosto frequente, al thymerosal, conservante impiegato nei prodotti per le vaccinazioni obbligatorie. Sono stati descritti rari casi di sindromi reattive da glicocorticoidi per uso
sistemico, di difficile inquadramento patogenetico.
Reazioni pseudoallergiche a farmaci
Per quanto riguarda invece le reazioni pseudoallergiche (PAR), i farmaci che ne risultano più spesso responsabili sono i seguenti:
- analgesici ed antireumatici (ASA e FANS sono responsabili di almeno la
metà di tutte le ADR); - mezzi di contrasto iodati;
- anestetici locali: amidi dell’acido benzoico ed altre sostanze (lidocaina, mepivacaina, bupivacaina, prilocaina…) attualmente impiegate per via iniettiva;
- plasma-expander e succedanei del plasma.
Va ricordato, tra l’altro, che alcuni farmaci in grado di indurre una vera e propria sensibilizzazione di tipo allergico (miorilassanti, anestetici generali, etc.) sono anche in grado di dar luogo, a dosi elevate, a reazioni pseudoallergiche (PAR), provocando una massiccia liberazione aspecifica di mediatori. Deve essere segnalato che, in alcuni casi, la sindrome reattiva attribuita a un determinato farmaco è dovuta, in realtà, a un additivo, ad esempio al Cremophor EL, costituito da una miscela di acidi grassi saturi ed insaturi
esterificati, infatti la frequenza delle sindromi reattive da propofol è notevolmente diminuita da quando si è cessato di impiegare il Cremophor come solvente di questo anestetico.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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