Perché fumo e spendo soldi per vivere 11 anni di vita in meno di un non fumatore?

MEDICINA ONLINE CIGARETTE SIGARETTA FUMO PASSIVO ATTIVO TERZIARIO DANNI DIFFERENZE NICOTINA SMETTERE DI FUMARE NO STOP SMOKING CANCRO POLMONE TOSSICODIPENDENZA VIZIO ARIA TUMORELa maggior parte dei fumatori passa tantissimo tempo nel corso del proprio percorso per cercare di rispondere a questa domanda così difficile: “Ma perché fumo?“. Che poi la domanda corretta sarebbe “Perché fumo e per fumare spendo un sacco di soldi per poi ritrovarmi a vivere in media 11 anni di vita meno di un non fumatore?“. Di solito molti fumatori concludono che fumano perché sono infelici, insoddisfatti, nervosi, annoiati, ansiosi, soli, stanchi o semplicemente frustrati senza le loro sigarette. Altre ragioni spesso citate sono che le sigarette li fanno rimanere magri, in grado di pensare meglio o che sono più socievoli quando fumano. Alcuni dichiarano che fumano per celebrare le gioie della vita. Cibo, bevande, divertimento, gioco, persino il sesso: tutto questo sembra perdere fascino senza una sigaretta. Dopo avere sentito attribuire tutte queste meravigliose qualità alle sigarette, mi sorprendo sempre a pensare che milioni e milioni di persone su questa terra sono riuscite a smettere di fumare!

La risposta corretta alla domanda iniziale è solo una: tu fumi perché sei un tossicodipendente, cioè dipendi da una sostanza contenuta nelle sigarette, la nicotina. Esattamente come un cocainomane dipende dalla cocaina e deve assumerla sniffandola ad intervalli regolari per non soffrire i fastidiosi sintomi dell’astinenza, esattamente come un eroinomane dipende dall’eroina e deve assumerla ad intervalli regolari iniettandosela per non soffrire i fastidiosi sintomi dell’astinenza, anche il fumatore (“nicotinomane”) dipende dalla nicotina e deve assumerla ad intervalli regolari fumando il tabacco contenuto nelle sigarette. Molti fumatori non riescono a comprendere questo o non vogliono comprenderlo e continuano a pensare di avere solo un brutto vizio o che fumare sia un piacere.

“Io fumo perché mi piace fumare!”

Chiedete a un qualunque fumatore perché indulge a fare qualcosa di così pericoloso e vi risponderà: “Perché mi piace fumare”. Anche se può essere una risposta sincera, si tratta di una frase fuorviante, sia per chi ascolta che per il fumatore stesso, che non fuma perché gli piace fumare, quanto perché non gli piace non fumare .
La nicotina è una droga che dà una fortissima dipendenza. Il fumatore è in continua battaglia per mantenere in circolo una certa quantità di nicotina (livello sierico di nicotina nel sangue). Ogni volta che questo livello scende al di sotto di un valore minimo, il fumatore va in crisi di astinenza. Diviene teso, irritabile, ansioso e – talvolta – mostra anche dei sintomi fisici. Al fumatore non piace questo stato di astinenza e l’unica cosa che può alleviare questi sintomi è una sigaretta, con la quale viene ripristinato il livello di nicotina. Il fumatore adesso si sente bene: gli è piaciuto fumare.
Un fumatore deve stare attento anche a non superare il proprio limite superiore di tolleranza alla nicotina per non soffrire di sintomi di avvelenamento. Molti fumatori possono confermarlo. Di solito avviene dopo le feste o dopo situazioni estremamente tese, nelle quali i fumatori superano i livelli di consumo abituale. Si sentono male e generalmente soffrono di nausea e capogiri.
Essere un fumatore di successo è come essere un esperto camminatore sulla fune. Il fumatore deve costantemente mantenersi in equilibrio fra i due estremi – entrambi per lui dolorosi – di eccesso o di carenza di nicotina. La paura iniziale di chi smette di fumare è che il resto della vita per un ex-fumatore sarà orribile tanto quanto i primi giorni senza sigarette. Ciò che gli ex fumatori impareranno è che in un breve lasso di tempo i sintomi fisici dell’astinenza cominceranno a diminuire. Dapprima gli stimoli a fumare diventeranno più deboli in intensità e quindi di durata inferiore. Gli intervalli fra gli stimoli cresceranno, sino al punto in cui forse l’ex fumatore desidererà una sigaretta molto raramente, se mai la desidererà ancora. Chi continua a fumare, continuerà a combattere la battaglia per mantenere il livello di nicotina nel proprio sangue entro certi limiti.
Una battaglia che comprende anche la grande spesa per comprare pacchetto dopo pacchetto e l’assalto all’organismo del fumatore dato dall’inalare il veleno nicotina insieme a oltre 4000 sostanze chimiche tossiche che compongono i catrami e i gas prodotti dalla combustione del tabacco. Queste sostanze sono già mortali se prese da sole e ancor più in questa combinazione fra di loro.

“Io fumo perché ho tendenze autodistruttive!”

Molti fumatori credono di continuare a fumare a causa di un atteggiamento autodistruttivo. Loro vogliono proprio ammalarsi e qualcuno dice di avere paura di invecchiare. Altri arrogantemente si augurano di fumare sino a quando non sarà proprio il fumo ad ucciderli.
Anche se alcune persone hanno senz’altro dei problemi emozionali che possono sfociare in un comportamento autodistruttivo, io credo che la maggior parte dei fumatori con questo atteggiamento non faccia parte della categoria. La maggior parte di loro fa questo genere di affermazioni per nascondere la paura di non riuscire a smettere di fumare.
Negli anni, ho incontrato ai miei corsi molte persone devastate da malattie collegate al fumo. Spesso spiegano che usavano proprio questo genere di giustificazione per il proprio comportamento e che poi erano rimasti scioccati quando si erano ammalati davvero. Talvolta chi frequenta senza successo i corsi anti fumo dice che non tiene abbastanza a sé stesso per smettere di fumare. Purtroppo a qualcuno di loro è stato in seguito diagnosticato un cancro. Altri hanno sofferto di attacchi di cuore, ictus e altri problemi di circolazione. Molti di loro hanno scoperto di soffrire di squilibri respiratori a partire dall’enfisema. Nessuno di loro mi ha chiamato per dirmi entusiasta “Ha funzionato, mi sta uccidendo!”, ma – al contrario – erano tutti sconvolti, spaventati e depressi. Non solo stavano correndo un rischio potenzialmente mortale, ma sapevano, soprattutto, che erano loro stessi i responsabili di ciò.
Una situazione altrettanto tragica è quella vissuta da chi sopravvive a persone morte per malattie collegate al fumo. Molti ex-fumatori ricominciano a fumare per l’incoraggiamento di familiari e amici. Questo avviene di solito a chi non è malato e smette di stare bene. Inizialmente sono nervosi e irritabili (ricordate quei giorni?). E presto il coniuge, i bambini e gli altri gli dicono: “Se questo è quello che sei come non fumatore, per favore, fuma!” All’inizio sembra una buona idea, ma considerate come ci si sente quando il fumatore scopre di avere un cancro o ha un attacco di cuore e muore. Il senso di colpa è tremendo.
Certe credenze o affermazioni fatte dai fumatori suonano irrazionali, come se veramente contenessero un desiderio di morte. Spesso non esiste alcunché di realmente sbagliato nella persona: si tratta semplicemente di un effetto della droga. La paura dell’astinenza o di essere incapace di vivere una vita senza sigarette si sostanziano in un meccanismo di difesa per giustificare la propria dipendenza. Una volta che si è smesso di fumare tutte queste scuse spariscono, lasciando persone fisicamente e psicologicamente più sane.

Tu fumi perché sei un tossicodipendente

Alcuni fumatori dicono che fumano perché sono nervosi. Altri che lo fanno per festeggiare, altri per avere energia. Parecchi fumano per sembrare attraenti, altri per stare svegli oppure per dormire. Alcuni pensano di fumare per potere pensare. Un fumatore veramente unico mi disse una volta che fumava per respirare meglio. Un altro ancora mi disse che aveva ricominciato a fumare quando aveva avvertito dei dolori al torace e che si immaginava che la paura di un attacco cardiaco dovesse fare fumare chiunque.
Nessuna di queste ragioni spiega sufficientemente perché le persone continuino a fumare. Tuttavia la risposta è proprio semplice. I fumatori fumano perché… sono fumatori. Più precisamente, i fumatori fumano le sigarette perché sono dei tabagisti.
Un tabagista, così come qualunque altro drogato, è stato preso all’amo da una sostanza chimica. Nel caso di un fumatore di sigarette, il colpevole è la nicotina. Quando non riesce a mantenere il livello minimo di nicotina in circolo, va in crisi di astinenza, così come un qualunque tossicodipendente. Questo concetto spiega perché così tanti fumatori fumano maggiormente quando sono sotto stress. Lo stress ha un effetto fisiologico nel nostro organismo in quanto fa espellere la nicotina più velocemente, così, quando un fumatore fronteggia una situazione stressante, perde nicotina più velocemente (ad esempio con l’urina) e va più rapidamente in crisi di astinenza. Inoltre in un momento di stress i sintomi di astinenza da nicotina si sommano a quelli legati allo stress “esterno”, andando ad aggravare la sensazione di ansia che porta il fumatore ad accendersi la sigaretta: assumendo nicotina, i sintomi di astinenza di nicotina diminuiscono ed il soggetto si sente meno ansioso, arrivando a pensare che la sigaretta lo abbia “calmato”, mentre in realtà era stato proprio il suo tabagismo a renderlo ansioso o comunque più ansioso di un altra persona non fumatrice a parità di stress “esterno”. Molti fumatori credono che quando sono nervosi o agitati le sigarette li aiutino a calmarsi, ma l’effetto calmante non deriva da un sollievo alla tensione emotiva della situazione, quanto piuttosto dal ripristino del livello di nicotina e la conseguente fine dell’astinenza.
È quindi facile capire perché fumatori senza queste conoscenze base dei meccanismi di stress siano spaventati all’idea di smettere di fumare. Pensano che dovranno rinunciare a una formidabile tecnica antistress. Ma, una volta che avranno smesso di fumare per un breve periodo di tempo, diventeranno più calmi, anche sotto stress, rispetto a quando erano fumatori, perché dovranno gestire solo i sintomi dello stress “esterno” e non avranno più i sintomi dell’astinenza da nicotina.

La nicotina non ti aiuta: ti penalizza

Come ti comporteresti in queste situazioni?

Tuo figlio di quattro anni ha una crisi di nervi perché vuole un giocattolo nuovo. Tu:
1. Lo lasci fare finché non si calma, spiegandogli che ha già tanti giochi;
2. Lo accontenti;
3. Gli dai un farmaco tranquillante.

Tua figlia 14enne è angosciata perché nessuna l’ha invitata al ballo della scuola. Tu:
1. Le trovi un accompagnatore fra i figli degli amici;
2. Le dici di andarci lo stesso;
3. Le dai della cocaina per sollevarle il morale.

Tua figlia 16enne si preoccupa per essere 5 chili sovrappeso. Tu:
1. Le cucini pasti a basso contenuto calorico;
2. Le fai iniziare un programma dietetico o di esercizi fisici;
3. Le dai farmaci per contrastare l’appetito.

Tutti questi giovani stanno vivendo esperienze che gli adulti chiamerebbero “dolori di crescita”. Tempo, pazienza e rassicurazioni li aiuteranno a superare queste situazioni difficili. Chiunque si trovi a crescere fisicamente, emozionalmente, intellettualmente, professionalmente o spiritualmente affronterà questi dolori di crescita. Anche gli adulti soffrono di vari tipi di dolore: sentono il dolore, la tristezza e l’ansia proprio come i bambini e gli adolescenti. Questi sentimenti sono necessari se vogliamo continuare a sviluppare le nostre menti e i nostri corpi. Senza una tale crescita, non potremmo vivere pienamente i sentimenti di felicità, soddisfazione, appagamento e realizzazione.
Nelle situazioni di cui sopra, la terza scelta era – ovviamente – ridicola. Non esporremmo i nostri bambini a dei rischi chimici per superare problemi che devono essere risolti in altri modi, ad esempio ragionando sulla situazione e trovando soluzioni efficaci. Tuttavia, come adulti siamo perfettamente capaci di fare cose tanto pericolose per averne conforto. Prendiamo l’esempio delle sigarette: quante volte ti capita di fumare perché ti senti triste e solo senza le tue amiche sigarette? Quante volte sei convinto di dover fumare per poter affrontare lo stress nella tua vita? Stai dicendoti semplicemente che hai bisogno della nicotina, cioè di una droga, per superare i problemi della vita di tutti i giorni. Ma davvero ne hai bisogno? Se hai bisogno di una droga per affrontare i tuoi problemi, non sei molto diverso dal bambino di quattro anni che ha bisogno del farmaco tranquillante perché vuole un giocattolo nuovo e non può averlo (vedi esempi precedenti).
In realtà puoi affrontare i tuoi problemi anche senza sigarette ed anzi, puoi farlo meglio: senza nicotina ti elimini tutti quegli spiacevoli sintomi legati all’astinenza che non fanno che sommarsi al normale stress. La nicotina non ti fa quindi affrontare meglio i problemi: te le fa affrontare peggio. Le sigarette non ti aiutano: ti penalizzano.

Per approfondire, leggi anche: I 5 comportamenti che rendono il fumatore simile ad un eroinomane. Il fumo NON è un vizio né un’abitudine: è una tossicodipendenza

Parti di questo testo, ampliate dal nostro Staff, sono tratte dal libro “Non fare più nemmeno un tiro” di Joel Spitzer, molto utile sia per chi vuole smettere di fumare che per chi ha già smesso e vuole evitare di “cadere in tentazione”. E’ un libro gratuito, scaricabile legalmente dal link contenuto nel nostro articolo: Non fare più nemmeno un tiro: il libro gratuito per chi ha smesso e per chi vuole smettere di fumare

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