Disturbi di personalità: diagnosi e trattamento con psicoterapia e farmaci

MEDICINA ONLINE MEDICO PAZIENTE CONSULTO DIAGNOSI MEDICO DI BASE FAMIGLIA ANAMNESI OPZIONI TERAPIE STUDIO OSPEDALE AMBULATORIO CONSIGLIO PARERE IDEA RICHIESTA ESAME LABORATORIO ISTOLOGICO TUMORE CANCROI disturbi della personalità un insieme di diversi modelli abituali di esperienza o di comportamento che si discostano notevolmente dal contesto sociale e culturale a cui l’individuo appartiene e sono caratterizzati da persistenti schemi di pensiero, percezione, reazione e da modi di relazionarsi che provocano nel soggetto notevole sofferenza e/o compromettono le sue capacità funzionali.

Diagnosi

Il medico pone la diagnosi di uno specifico disturbo della personalità in base a un elenco di tratti della personalità (criteri) descritti per ciascun disturbo e presenti nel DSM-5:

  • criterio A: compromissioni significative del sé (identità o auto-direzionalità self-direction) e del funzionamento interpersonale (empatia o intimità);
  • criterio B: uno o più domini del tratto patologico della personalità o sfaccettature/aspetti del tratto;
  • criterio C: la compromissione nel funzionamento della personalità e l’espressione del tratto della personalità dell’individuo sono relativamente stabili nel tempo e costanti tra le situazioni;
  • criterio D: la compromissione nel funzionamento della personalità e l’espressione del tratto della personalità dell’individuo non sono meglio compresi come normativi per la fase di sviluppo individuale o per l’ambiente socio-culturale;
  • criterio E: la compromissione nel funzionamento della personalità e l’espressione del tratto della personalità dell’individuo non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (un abuso di droga, l’uso di qualche particolare farmaco…) o di una condizione medica generale (un grave trauma cranico, effetti particolari di patologie metaboliche…).

Alcuni soggetti con un disturbo della personalità soffrono a causa del proprio comportamento e chiedono attivamente un aiuto terapeutico (disturbo egodistonico). Qualcun altro non percepisce alcun problema nel proprio comportamento, anzi, il proprio disturbo di personalità è visto come un tratto positivo del proprio carattere (disturbo egosintonico) e per tale motivo non chiede aiuto. Può invece essere indirizzato al medico e/o allo psicoterapeuta da amici, famigliari, consultori sociali o addirittura giudici poiché il suo comportamento crea difficoltà agli altri socialmente, professionalmente o penalmente.

Quando un soggetto con personalità disturbata chiede assistenza medica, di solito lo fa a causa di sintomi come l’ansia, la depressione o l’abuso di sostanze psicoattive, oppure per via dei problemi causati dal disturbo della personalità, come il divorzio, la disoccupazione, l’attuazione di reati penali o la solitudine, piuttosto che dal disturbo stesso. Quando il soggetto riferisce questi sintomi e problemi, il medico generalmente pone delle domande per stabilire se siano dovuti a un disturbo della personalità; ad esempio, chiede al soggetto come vede sé stesso e come vede gli altri e quale sia la sua reazione quando gli altri reagiscono negativamente al suo comportamento.

Il medico sospetta un disturbo della personalità se il soggetto:

  • Ha una visione costante di se stesso e degli altri distaccata dalla realtà.
  • Descrive uno schema di pensiero o comportamento inappropriato che non modifica nonostante le conseguenze negative di tale comportamento.
  • È angosciato dal proprio comportamento e/o le sue conseguenze o non può funzionare in modo adeguato a causa del proprio comportamento.
  • I pensieri e i comportamenti inappropriati possono riguardare il modo in cui il soggetto vede se stesso e gli altri, come interagisce con gli altri e/o in quale misura riesce a controllare i propri impulsi. Tali pensieri e comportamenti sono considerati un disturbo solo se sono persistenti (non si verificano solo ogni tanto) e se il soggetto continua a perpetrarli, anche se gli causano sofferenza o difficoltà nella vita di tutti i giorni. Inoltre, i pensieri e i comportamenti devono aver avuto inizio durante l’adolescenza o la prima età adulta, non successivamente.

Devono essere escluse altre possibili cause dei sintomi (ad esempio altre patologie psichiatriche, l’abuso di sostanze od un trauma cranico). Per trovare conferma della propria diagnosi, il medico potrebbe parlare con gli amici e i famigliari del soggetto per ottenere ulteriori informazioni. Senza l’aiuto di queste persone, il medico e il soggetto possono non scoprire il ruolo attivo del soggetto nel creare i problemi. Le persone con meno di 18 anni non sono in genere diagnosticate con disturbi di personalità perché le loro personalità sono ancora in via di sviluppo. È comune la diagnosi in una stessa persona di più di un disturbo della personalità, specie se appartengono allo stesso gruppo (A, B o C).

Molte persone con un disturbo della personalità presentano anche uno o più dei seguenti problemi:

  • un disturbo dell’umore;
  • un disturbo d’ansia;
  • disturbo somatoforme;
  • un disturbo da uso di sostanze;
  • un disturbo alimentare.

Trattamento

Il trattamento dei disturbi di personalità si avvale principalmente di psicoterapia e farmaci.

Trattamento psicoterapico

Il trattamento dei disturbi della personalità si avvale della psicoterapia, che comprende la psicoterapia individuale e la terapia di gruppo. La terapia ha maggiori probabilità di essere efficace quando il soggetto chiede un aiuto terapeutico ed è motivato a cambiare. I farmaci possono aiutare ad alleviare i sintomi di sofferenza, come l’ansia e la depressione e possono contribuire a controllare alcuni tratti della personalità come l’aggressività, tuttavia i farmaci non possono curare un disturbo della personalità e devono a nostro avviso essere sempre affiancati dalla psicoterapia. I disturbi della personalità possono essere particolarmente difficili da trattare, per cui è importante scegliere uno psicoterapeuta esperto e acritico, che sia in grado di comprendere l’immagine che il soggetto ha di sé, nonché le aree di sensibilità e i metodi tradizionali di interazione. Sebbene i trattamenti specifici differiscano in base al tipo di disturbo della personalità, in generale questi hanno l’obiettivo di:

  • ridurre il malessere;
  • aiutare il soggetto a comprendere che i problemi nascono da lui (non da altre persone o situazioni);
  • ridurre il comportamento maladattativo o socialmente indesiderato;
  • modificare i tratti della personalità che provocano difficoltà.

Il primo obiettivo del trattamento è di ridurre immediatamente il malessere, come l’ansia e la depressione. Ridurre il malessere facilita il trattamento del disturbo della personalità. Dapprima, lo psicoterapeuta aiuta il soggetto a identificare la causa del malessere; in seguito, valuta i sistemi per alleviare il malessere. I terapeuti offrono strategie per aiutare il soggetto ad uscire da situazioni o rapporti che creano malessere (definito supporto psicosociale). Queste strategie possono includere assistenza e supporto da parte di familiari, amici, vicini di casa, operatori sanitari e altre persone. I farmaci per l’ansia o la depressione possono aiutare ad alleviare questi sintomi. Quando si ricorre ai farmaci, si usano idealmente dosaggi bassi, per un tempo limitato.

Aiutare il soggetto a comprendere che i problemi nascono da lui è cruciale, in quanto il soggetto affetto da un disturbo della personalità potrebbe non vedere i problemi come dipendenti dal comportamento adottato. Il medico cerca di aiutarlo a capire quando il suo comportamento non è opportuno e ha conseguenze negative. Instaurando un rapporto medico-paziente collaborativo e di mutuo rispetto, il medico può aiutare il soggetto a prendere coscienza di sé, nonché a riconoscere il proprio comportamento inappropriato socialmente indesiderabile. Grazie al medico, il soggetto può inoltre comprendere che i cambiamenti comportamentali e il modo di vedere se stesso e gli altri richiederanno tempo e sforzi.

I comportamenti maladattativi e indesiderabili (come la sconsideratezza, l’isolamento sociale, la mancanza di assertività e gli scatti d’ira) devono essere trattati rapidamente per ridurre al minimo i continui danni in ambito lavorativo e affettivo. Talvolta, lo psicoterapeuta deve porre dei limiti al tipo di comportamento all’interno del suo studio. Ad esempio, può dire al soggetto che urla e minacce rendono difficile condurre una sessione. Se il comportamento è estremo, ad esempio, se il soggetto è spregiudicato, si isola socialmente, ha scatti d’ira o è autodistruttivo, può essere necessario un trattamento in una struttura ambulatoriale o residenziale.

Modificare il comportamento è particolarmente importante soprattutto, ma non esclusivamente, per i soggetti con uno dei seguenti disturbi della personalità:

  • Borderline
  • Antisociale
  • Evitante

La psicoterapia individuale e di gruppo può aiutare il soggetto a comprendere come i suoi attuali problemi siano correlati al disturbo della personalità di cui è affetto. Può inoltre aiutarlo ad apprendere modi nuovi e migliori di interagire e reagire. Generalmente, il cambiamento è graduale.

Di solito, la terapia di gruppo e i cambiamenti comportamentali possono migliorare il comportamento nel giro di alcuni mesi. Inoltre, i gruppi di auto-aiuto o la terapia familiare possono contribuire a cambiare un comportamento inappropriato. Il coinvolgimento dei famigliari costituisce un elemento utile e spesso indispensabile, poiché possono agire in modo tale da rafforzare o ridurre i comportamenti o i pensieri irrazionali. Modificare i tratti problematici della personalità (come la dipendenza, la sfiducia, l’arroganza e la strumentalizzazione) richiede più tempo, di solito più di un anno.

La psicoterapia generalmente più efficace nei disturbi di personalità, si è dimostrata essere la psicoterapia cognitivo comportamentale.

Trattamento farmacologico

La terapia farmacologica – pur non potendo intervenire a monte del problema – può essere spesso d’aiuto nei disturbi di personalità, accumulata alla psicoterapia. I farmaci più spesso usati sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), che possono ridurre sia l’eventuale depressione e l’impulsività. Alcuni farmaci anticonvulsivi potrebbero contribuire a ridurre gli accessi d’ira e l’impulsività. Il risperidone sembrerebbe essere utile specie nel disturbo borderline di personalità.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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