Con il termine “emorroidi” si identifica un gruppo di strutture vascolari appartenenti al canale anale che proteggono i muscoli dello sfintere anale durante il passaggio delle feci e giocano un ruolo molto importante nella continenza fecale; quando le emorroidi sono gonfie ed infiammate, diventano “patologiche” e causano una sindrome nota come malattia emorroidaria. La presenza di sintomi e segni relativi alla malattia emorroidaria, prende il nome di “crisi emorroidaria”. Il sanguinamento ed il prolasso sono i sintomi principali delle emorroidi interne ed è per uno di questi che generalmente il paziente si rivolge al medico. Altri sintomi sono le perdite di muco, che causano il cosiddetto ano umido, il dolore anale, l’incontinenza fecale, il bruciore ed il prurito perianale. Non di rado i pazienti si presentano anemici a causa di un sanguinamento prolungato ed abbondante.
Emorragia
L’emorragia è il sintomo più importante della malattia emorroidaria, tanto che proprio
dal sanguinamento che le emorroidi devono la loro etimologia: il termine deriva infatti dal greco αἷμα (“aima”, che significa “sangue”) e ῥέω (“reo” cioè “scorrere”). I caratteri del sanguinamento non sono quelli di una emorragia venosa, il sangue è rosso vivo, rutilante, e ciò deve essere perfettamente chiarito per l’importanza che riveste ai’ fini di
una diagnosi differenziale coi sanguinamenti di origine rettale o colica. È generalmente il sintomo di esordio della patologia emorroidaria e si manifesta inizialmente con lievi perdite che sporcano la carta igienica o accompagnano le feci, specialmente quando queste siano dure o richiedano uno sforzo notevole di ponzamento per essere espulse. Il sanguinamento si osserva anche in presenza di irritazione anale da diarrea, magari dovuta all’uso di lassativi o di supposte lassative. Se l’entità dell’emorragia è maggiore, il paziente può notare gocce di sangue che colano dall’ano o addirittura spruzzi con
perdite, non solo in corrispondenza della defecazione, ma anche al di fuori di questa, Quando il sanguinamento è massivo può promuovere lo stimolo alla defecazione. Nel caso di emorroidi di terzo e quarto grado il sanguinamento della mucosa prolassata può essere continuo e costringere il paziente all’uso di un pannolino per non sporcare gli indumenti. Questi pazienti possono presentarsi all’osservazione in un stato di grave anemia. È quindi importante chiedere al paziente le caratteristiche del sanguinamento, il colore, l’entità e la coincidenza o meno con la defecazione, la durata delle perdite e la decorrenza, nonché quando si sia verificato l’ultimo episodio. Infatti a uno o a due giorni di distanza dal sanguinamento può essere del tutto impossibile riconoscerne l’origine.
Le emorragie rettali sono il sintomo più “ambiguo” della proctologia. Un sanguinamento minimo al di fuori della defecazione, che sporca le mutandine, può essere dovuto anche ad una trombosi esterna. Rare sono invece le emorragie occulte, rivelate magari dall’anemia.
La relazione emorragia-emorroidi non è tuttavia ovvia, in quanto voluminose emorroidi possono essere del tutto asintomatiche e l’insorgenza di una rettorragia in un soggetto con emorroidi può rappresentare la coincidenza di due patologie: un esame del colon a monte può rivelare un adenoma o un cancro o una rettocolite emorragica, lesioni che possono coesistere con le emorroidi sanguinanti. D’altro canto la rettorragia può
aversi in assenza di lesioni a monte e di emorroidi; è questo il caso che i proctologi francesi identificano con la cosiddetta anite rossa che può essere diagnosticata solo con un esame proctologico molto accurato. Il sanguinamento ha in questo caso il significato di una “epistassi anale” facilmente curabile con trattamento sclerosante che potrà consentire la diagnosi ex juvantibus. Nell’anite rossa il lume anale è conservato, non ci sono gavoccioli turgidi che lo ostruiscano ma la mucosa è ispessita, fragile, con capillari dilatati rossi ben evidenti. A questo quadro si contrappone la cosiddetta anite blu caratterizzata da voluminosi gavoccioli bluastri (per la componente venosa sottocutanea) che arrivano ad occupare tutto il lume dell’ anoscopio con un aspetto varicoso.
Perdite di muco
Una perdita di muco dal retto può aversi in tutti i pazienti con emorroidi prolassate, ma è più grave nei vasi di quarto grado. In questo caso alle perdite di muco possono associarsi anche perdite fecali poiché il prolasso permanente comporta un certo grado di incontinenza per l’assenza del controllo da parte della componente sensitiva del canale anale che risulta estroflesso. Le perdite fecali si verificano particolarmente col
passaggio di aria e dopo la defecazione. L’iperproduzione di muco può essere causata dall’irritazione sulla mucosa esposta e la perdita alla difettosa continenza.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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