Maltrattamenti dei bambini e fallimento dell’attaccamento

MEDICINA ONLINE BAMBINO BIMBO PEDIATRIA PEDAGOGIA TRISTE NERO DEPRESSIONE TRISTEZZA SOLITUDINE BULLISMO DIVORZIO FAMIGLIA SEPARAZIONE ORSETTO GIOCATTOLO.jpgNegli Stati Uniti, in qualsiasi anno considerato, circa il 3% dei bambini soffre di negligenza o subisce maltrattamenti fisici o abusi sessuali e, in base ai casi denunciati al Child Protective Services, si tratta generalmente di bambini la cui età media è di 7 anni. In molti casi, comunque, le origini dei maltrattamenti o della carenza di cure adeguate si trovano probabilmente nel fallimento dei genitori a formare un legame affettivo forte nei confronti del bambino, nei primi mesi di vita. Come può verificarsi un fallimento del genere? Il sistema a due voci per favorire un legame forte tra genitore e figlio (cioè i comportamenti di attaccamento) è normalmente robusto ed efficace e la maggior parte dei genitori ci riesce, ma un legame del genere richiede che sia il bambino che il genitore possiedano le abilità necessarie e trasmettano i segnali giusti. Quando a entrambi i partner mancano le abilità, il risultato può essere il fallimento o l’indebolimento del legame, con possibile conseguenza di maltrattamenti o negligenza nei confronti del bambino (anche se chiaramente non è una regola).

I comportamenti del bambino

Da un lato, al bambino potrebbero mancare i comportamenti di attaccamento necessari ad attirare e sostenere l’attenzione e l’interazione del genitore. Ad
esempio la psicologa infantile statunitense Selma Fraiberg (1918 – 1981) in un esperimento ha studiato un gruppo di bambini non vedenti in modo congenito (cioè fin dalla nascita), che – a causa della disabilità – sorridevano meno dei bambini vedenti e non potevano stabilire intese con lo sguardo con i genitori. La psicologa ha riscontrato che, dopo alcuni mesi dalla nascita, la maggior parte dei genitori di questi bambini aveva cominciato a pensare di essere rifiutata dal figlio o a pensare che il bambino fosse depresso. La ricercatrice notò che il legame che questi genitori sviluppavano nei confronti dei figli non vedenti era mediamente meno forte di quello sviluppato nei confronti dei loro figli vedenti. Problemi simili possono verificarsi con quei bambini prematuri che, costretti a restare in ospedale durante le prime settimane o i primi mesi, a volte si dimostrano poco disponibili a rispondere alle attenzioni dei genitori, durante le prime settimane che trascorrono a casa dopo l’ospedale. Naturalmente la maggior parte dei bambini non vedenti o prematuri, o che presenta altre «differenze» analoghe, non finirà per essere maltrattata fisicamente, in quanto nella maggior parte dei casi i genitori cercano di superare questi problemi e l’attaccamento si verifica ugualmente.

I comportamenti del genitore

Il fallimento del legame può dipendere anche dal genitore, al quale ad esempio può mancare l’abilità necessaria perché ha subito dei maltrattamenti da bambino e perché a suo tempo non aveva formato un attaccamento sicuro verso i suoi genitori. La maggioranza dei genitori che maltratta i figli ha subito, a sua volta, maltrattamenti durante l’infanzia – anche se è importante sottolineare che non sempre è così: gran parte degli adulti che hanno subito maltrattamenti da bambini riesce a rompere il ciclo di violenza e a evitare di maltrattare i figli.
Un altro serio problema per i genitori è la depressione, che non solo sconvolge il loro comportamento per quanto riguarda la cura del figlio, ma influenza anche la risposta del bambino. I bambini che interagiscono con madri depresse – o che lo sembrano soltanto per il loro aspetto «inespressivo» – sorridono meno e sono più disorganizzati e ansiosi. Le madri depresse, da parte loro, sono più lente a rispondere ai segnali dei tigli e hanno comportamenti più negativi – perfino ostili – nei loro confronti. Soprattutto, sembra che questi rapporti manchino di sincronismo, che la madre e il bambino, cioè, non «danzino» insieme nel modo giusto. Ovviamente non tutte le madri depresse mostrano questo schema di comportamento. Se il loro matrimonio è buono, se hanno un valido appoggio da amici e da altri familiari, se hanno un lavoro gratificante e se il bambino possiede abilità interattive efficaci, le madri depresse sembrano essere in grado di sviluppare schemi di interazione positivi con i loro figli, nonostante la malattia.

Eventi stressanti

Indipendentemente dalla depressione o dal passato di maltrattamenti, qualsiasi genitore che si trovi a dover affrontare situazioni particolarmente stressanti avrà maggiori probabilità di maltrattare il figlio. Per cui è possibile che i maltrattamenti si verifichino in quelle famiglie in cui vi è un genitore che ha problemi di alcolismo, di gioco d’azzardo compulsivo, di dipendenza da sostanze stupefacenti, nelle famiglie numerose, in quelle in cui vi è un solo genitore, o che vivono in condizioni di povertà o di sovraffollamento.
E’ estremamente difficile impedire i maltrattamenti causati da livelli di stress così alti o da depressione dei genitori, mentre si sono ottenuti maggiori successi in quei casi in cui il problema era dovuto alla mancanza di una intera gamma di risposte del bambino. Ad
esempio, la Selma Fraiberg prima citata si rese conto che i genitori dei bambini non vedenti potevano imparare a «leggere» i movimenti delle mani e del corpo dei figli, invece di aspettare sorrisi o intese con lo sguardo e, grazie a tale lettura, questi genitori riscontrarono che dopo qualche tempo il loro attaccamento nei confronti del figlio
si era rafforzato, nonostante la disabilità l’avesse inizialmente rallentata.

Interpretare i segnali dei figli

I benefici di un tale allenamento non sono limitati ad un attaccamento più sicuro. Da una ricerca americana è emerso che insegnare ai genitori a interpretare i segnali dei figli è di aiuto anche per lo sviluppo a lungo termine dei bambini con scarso peso alla nascita. Sette anni dopo tale insegnamento, i bambini appartenenti al gruppo sperimentale eseguono test mentali con punteggi significativamente più alti di quelli dei bambini di peso scarso alla nascita le cui famiglie non hanno usufruito di alcun intervento. Forse col tempo si giungerà a focalizzare le migliori strategie per evitare i maltrattamenti, individuando gli interventi che favoriscono attaccamenti più forti e più sicuri dei genitori verso i figli e dei figli verso i genitori, prevedendo così il maltrattamento.

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