L’importanza della conoscenza e della pratica, così evidente nei recenti studi sullo sviluppo cognitivo, appare chiaramente anche quando osserviamo quell’abilità cognitiva della vita reale che è l’apprendimento della lettura. Con mia notevole sorpresa, i ricercatori hanno constatato che il QI non è un buon profeta della facilità con cui i bambini apprendono a leggere in prima elementare. I compiti di tipo piagetiano, ad esempio le prove per misurare la capacità di risolvere problemi di classificazione, seriazione e conservazione, sono più predittivi, ma l’elemento veramente essenziale è l’esperienza specifica o la familiarità che il bambino ha con il linguaggio e con le lettere.
Consapevolezza fonemica
Due tipi di conoscenza sembra che siano particolarmente importanti:
- la capacità di riconoscere le singole lettere;
- la consapevolezza che le parole parlate e scritte sono composte da singoli suoni.
I bambini molto piccoli prestano attenzione ai singoli suoni, cioè ai fonemi, ma la comprensione che le parole sono formate da una successione di tali suoni – una comprensione nota come consapevolezza fonemica – si verifico più avanti ed è essenziale per imparare a leggere. I ricercatori hanno studiato questo processo in vari modi, ad esempio chiedendo al bambino di battere un piccolo colpo con la matita per ogni singolo suono di una parola che gli veniva letta, o chiedendogli di dire il primo suono di una parola, come la o di orso o di pronunciare rosa senza il primo suono. Anche mettere in rima delle parole può misurare la consapevolezza fonemica. Tutte le ricerche
dimostrano che, tra i bambini di 5-6 anni, quelli che hanno una maggiore consapevolezza fonemica imparano a leggere molto più in fretta di quelli che ne hanno meno.
Capacità logiche
Il riconoscimento delle lettere e la consapevolezza fonemica interagiscono anche con abilità cognitive più basilari. Ad esempio, si è riscontrato che il dato che consente più di ogni altro di prevedere la capacità di leggere alla fine della prima elementare è il riconoscimento delle lettere all’inizio dell’anno scolastico, ma, tra i bambini che all’inizio della primo elementare hanno una scarsa consapevolezza fonemica o non riconoscono bene le lettere, quelli che hanno una buona conoscenza delle operazioni concrete si mettono in pari, riguardo alla lettura, molto più in fretta di quelli rimasti indietro in queste fondamentali abilità cognitive. Quindi delle buone abilità in entrambi i settori – consapevolezza linguistica o capacità logiche – sono le basi per imparare a leggere, ma delle due, la consapevolezza linguistica sembra la più importante.
Familiarità e pratica
Da dove viene questa precoce consapevolezza linguistica? Come mai alcuni bambini di 5-6 anni sono più consapevoli di altri del modo in cui le parole vengono legate insieme? Come possiamo velocizzare la capacità di apprendere la lettura nel bambino? La risposta principale a tutte queste domande è soprattutto una: grazie alla familiarità e alla pratica. Perché il bambino apprenda le lettere e i loro suoni, deve:
- avere molta familiarità con il linguaggio sia scritto che parlato;
- aver avuto persone che fin da piccolo hanno parlato molto con lui;
- aver ascoltato regolarmente delle letture;
- aver giocato con le lettere dell’ alfabeto apprendendone il suono ed imparando magari l’alfabeto prima di andare a scuola.
Come possiamo aiutare il bimbo a raggiungere questi obiettivi? Un sistema sono le filastrocche per bambini, che sono spesso una parte significativa delle prime esperienze di un buon lettore. Uno studio ha accertato che tra un campione di bambini inglesi, quelli che a 3 anni e mezzo conoscevano più filastrocche acquisivano in seguito una consapevolezza fonemica maggiore e imparavano a leggere con minore difficoltà ai quelli che ne conoscevano meno. Poiché dai risultati di questo studio la conoscenza delle filastrocche non è stata predittiva della capacità matematica futura del bambino, sembra proprio che abbiamo a che fare con una forma di conoscenza pratica del tutto specifica.
Leggere al bambino
Tra tutte queste prime esperienze che possono contribuire a tale capacità la più importante sembra sia leggere al bambino regolarmente, mostrandogli al contempo le parole lette ed indicando con un dito la parte di parola che si sta leggendo, “spezzettando” la parola in singole lettere. Le storie lette devono essere avvincenti per il bambino, correlate con immagini grandi e colorate. La stessa storia può essere letta più volte. La lettura frequente stimola l’attenzione e la reazione: i bambini cresciuti con familiari che non leggono, o che non vengono incoraggiati in altre esperienze di prelettura, quando andranno a scuola avranno maggiori difficoltà a imparare a leggere.
Per i bambini che giungono a scuola senza alcuna conoscenza pratica, l’unica soluzione è cercare di costruire una base di conoscenza simile utilizzando lo stesso tipo di esperienze che i lettori più esperti hanno avuto a casa. Questo significa che i bambini che leggono male hanno bisogno di acquisire familiarità con le combinazioni suono/lettera. Ma devono anche imparare a riconoscere le coppie di lettere nelle parole. Non è necessario – anzi non si deve – scegliere tra questi due metodi d’insegnamento, ardentemente contestati, basati uno sulla fonetica e l’altro sulla «parola intera», in quanto entrambi sono necessari, insieme all’insegnamento della sintassi, perché il bambino capisca meglio quali parole potrebbero apparire in determinate posizioni delle frasi.
Esercitarsi ogni giorno
Per aumentare le possibilità che il bambino impari a leggere bene e velocemente è importante dedicare alcuni minuti al giorno alla lettura, in modo fisso. Può aiutare anche chiedere al bambino cosa ha fatto durante la giornata: ciò non aiuta solo la memoria, ma può indirettamente aiutarlo a leggere meglio. Se il bimbo non impara a leggere così velocemente come si vorrebbe o come sembrano farlo i suoi coetanei, è importante controllare la tua e la sua ansia: fino alla fine della seconda elementare è infatti in genere prematuro parlare di problemi nella lettura. Se vedi che non riesce a leggere bene, evita di spingerlo a farlo davanti ad altri: piuttosto che dargli una motivazione in più, ciò potrebbe creargli disagio e rendergli la lettura un ostacolo ancora più insormontabile di quanto gli appare.
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Lo Staff di Medicina OnLine
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