Fasi e stadi del sonno: veglia, sonno REM e sonno NREM

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Il concetto di fase del sonno nasce da un tentativo di correlare livelli diversi di profondità di sonno con i corrispondenti quadri polisonnografici. Essendo il sonno un fenomeno oltre che attivo anche strutturato, appare evidente che i diversi livelli di profondità e i corrispondenti quadri EEGrafici non si susseguono in modo anarchico e casuale, ma hanno uno svolgimento ordinato e prevedibile nel corso della notte.

La necessità di dividere il sonno in fasi

L’esigenza di dividere il sonno in fasi distinte è nata principalmente dal bisogno di sistematizzare, con un linguaggio e criteri il più possibile oggettivi e comuni a tutti i laboratori del sonno del mondo, lo studio della struttura ipnica. Questa opera è stata affrontata da Rechtschaffen e Kales nel 1968: essi produssero un manuale per la lettura e la divisione in fasi del sonno umano, in seguito largamente accettato dalla comunità scientifica internazionale e ancora attualmente utilizzato. L’universale accettazione e la rigida applicazione dei criteri descritti dal manuale possono far nascere l’impressione che le fasi del sonno, così definite, rappresentino stati fisiologici del tutto separati e autonomi, regolati ciascuno da meccanismi neurali indipendenti, quali entità funzionali
separate, ma ciò non corrisponde alla realtà, essendo le fasi del sonno sommarie, e tutto sommato arbitrarie, divisioni di un processo continuo e organizzato in maniera complessa, dinamicamente mutevole al suo interno in funzione del tempo. Il numero delle fasi potrebbe infatti, con egual fondamento, essere ridotto o aumentato. Il merito fondamentale del sistema in uso consiste essenzialmente nel fatto di essere stato universalmente accettato e di avere permesso quindi uno scambio reale di informazioni e materiali fra i diversi centri di ricerca, contribuendo grandemente alla nascita della medicina del sonno.

Veglia, sonno REM e sonno NREM

Si riconoscono tre principali “stati funzionali” o “fasi” del sonno, diversificabili con criteri comportamentali e polisonnografici:

  • la veglia;
  • il sonno privo di movimenti oculari rapidi (sonno NREM o sonno ortodosso o sonno lento);
  • il sonno accompagnato da movimenti oculari rapidi (sonno REM o sonno paradosso).

All’interno del sonno NREM vengono distinti quattro livelli di profondità diversa:

  • stadio 1 del sonno NREM;
  • stadio 2 del sonno NREM;
  • stadio 3 del sonno NREM;
  • stadio 4 del sonno NREM.

Il sonno inizia con una fase NREM (con i suoi 4 livelli) seguito, dopo circa 90 minuti (un’ora e mezza) da un episodio di sonno REM. Nella notte si succedono 4 o 5 cicli NREM – REM. Le norme per la divisione del sonno in fasi e stadi fanno riferimento alle tre variabili polisonnografiche fondamentali:

  • elettroencefalogramma (EEG);
  • elettrooculogramma (EOG);
  • elettromiogramma (EMG).

La variabile più importante è l’elettroencefalogramma. La lettura avviene su epoche di tracciato di 20 secondi corrispondenti ad una pagina di tracciato registrata ad una velocità di scorrimento della carta di 15 mm/sec. Ciascuna epoca viene attribuita ad una fase in base ai parametri EEGrafici, EMGrafici ed EOGrafici che la caratterizzano in riferimento ai criteri teorici di divisione. Per quel che riguarda l’EEG la valutazione avviene in termini di frequenza e ampiezza delle attività ritmiche costituenti il tracciato; le bande di frequenza di rilievo per la fasatura del sonno sono le seguenti:

  • alfa, con frequenza compresa tra 8-13 c/sec;
  • beta, maggiore di 13 c/sec;
  • delta, minore di 4 c/sec;
  • teta, compresa tra 4-7 c/sec.

Negli articoli che verranno pubblicati da domani in poi verranno analizzate singolarmente le varie fasi del sonno dal punto di vista polisonnografico.

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