Dal punto di vista tecnico gli strumenti di misura che si applicano per quantificare le caratteristiche individuali, sia di personalità sia cognitive, si definiscono “test“. La definizione di test è quella di strumento di misura. Questa qualifica può essere attribuita solo nel caso in cui ne siano documentate le caratteristiche sia dal punto di vista psicometrico, sia per quanto riguarda le modalità di impiego. Un elenco di domande può essere qualunque cosa, anche un test, ma è definibile come tale solo nel caso in cui qualcuno ne abbia documentato le qualità psicometriche, che sono l’attendibilità e la validità:
- con attendibilità si intende «il grado in cui i punteggi di un test sono liberi da errore» (Mead, 2005), in cui con “errore” si intende l’errore di misura che sintetizza la quantità di varianza attribuibile al caso. Ricordiamo che la varianza è un concetto molto importante della statistica, se non addirittura il suo fondamento poiché fornisce una misura della variabilità dei valori assunti dalla variabile stessa, cioè la misura di quanto essi si discostino quadraticamente rispettivamente dalla media aritmetica o dal valore atteso. L’attendibilità deriva da questo concetto e indica quindi, quanto della variabilità dei risultati di un test dipende dalle effettive differenze che il test riesce a documentare ogni volta che viene somministrato, rispetto alla quota di variabilità legata a fattori casuali (errore di misura). L’attendibilità è quindi un criterio fondamentale con cui identificare le caratteristiche di un test come strumento di misura, perché ci informa proprio su quanto sia affidabile tale strumento ogni volta che venga utilizzato o quanto invece i suoi risultati dipendano da fattori imprevedibili e non conosciuti;
- con validità si indica la capacità di un test di misurare ciò per cui viene utilizzato. Ciò significa anche che un test valido per un certo tipo di applicazione, in quanto documentato empiricamente come tale, non è necessariamente valido per altre applicazioni, se non sia stato specificamente documentato per esse. La validità può essere definita come il valore dell’informazione che può avere la misura effettuata da un test per chi l’utilizza. Essa è una qualità empirica del test nel senso che è presente in quanto è dimostrato che ci sia e non solo perché ci si aspettava che ci fosse.
Gli strumenti psicodiagnostici, quindi, si basano su queste due qualità formali per essere utilizzati nel campo clinico e il loro impiego ha lo scopo di supportare l’esame clinico di un paziente fornendo informazioni obiettive e quantitative sulle caratteristiche del paziente stesso.
Test che seguono l’approccio nomotetico
I test di personalità danno una descrizione delle caratteristiche individuali secondo il modello nomotetico (e non idiografico), facendo riferimento a un concetto di norma statistica. Ricordiamo che con “approccio nomotetico” nello studio della personalità si intende l’applicazione di un modello comparativo basato su regole generali, secondo cui le caratteristiche dell’individuo misurate lungo le dimensioni universali che costituiscono la sua personalità, sono definite dalla distanza alla quale esse si pongono rispetto alloro valore medio presente nel resto della popolazione. In questo caso le specificità dell’individuo sono intese in senso quantitativo, come deviazione dal punto di riferimento costituito dal valore medio ricavabile dalla popolazione per quelle caratteristiche. Le risposte date da un paziente a uno specifico test vengono confrontate con la distribuzione delle risposte ottenuta nella popolazione di riferimento e, attraverso l’uso di punteggi standard, si valuta quanto il punteggio del paziente in esame dista dal valore medio della popolazione. Punteggi che si collocano su distanze eccedenti 2 volte la deviazione standard dalla media sono considerati anormali, secondo il concetto di normalità statistica. Nel caso che il nostro test misuri più di una caratteristica, noi potremmo avere il profilo dei suoi punteggi leggendo il quale sapremo quali sono, di quelle caratteristiche, quelle che si differenziano dalla media e quali no. Lo stesso meccanismo si applica ai test di intelligenza o di altre misure cognitive.
Test che seguono l’approccio idiografico
Nei test di personalità esiste una categoria a sé stante che è composta dai cosiddetti
test proiettivi, i quali sono strumenti completamente differenti nel loro modo di funzionare dai test finora descritti, che invece vengono denominati obiettivi. I test proiettivi sono strumenti altamente inferenziali e molto più coincidenti col modello idiografico, rispetto a quello nomotetico. Ricordiamo al lettore che, secondo l’approccio idiografico, le caratteristiche specifiche della personalità individuale sono date dalla combinazione irripetibile delle dimensioni universali applicabili nella descrizione dell’individuo. L’identificazione di queste caratteristiche specifiche non comparabili con quelle di nessun altro rende il metodo idiografico un processo di tipo sintetico e non comparativo, mentre il metodo nomotetico resta un metodo analitico e comparativo. I test proiettivi permettono di descrivere le caratteristiche specifiche della personalità di un individuo non più comparativamente a valori di riferimento tratti dall’osservazione della popolazione generale, ma rispetto a un modello interpretativo di partenza, in base al quale si ipotizza l’assetto delle caratteristiche dell’individuo nel loro insieme e relativamente alla specificità dei loro equilibri o squilibri interni.
La valutazione clinica della personalità
La personalità di un individuo può determinare delle condizioni di reattività comportamentale che danno luogo a conseguenze incongrue sia per l’individuo stesso sia per gli altri. In questo caso le differenze individuali che rendono ciascuna persona diversa e comunque non completamente sovrapponibile nelle sue caratteristiche a nessun altro vanno considerate in termini di effetto. Dal punto di vista clinico cioè non si deve basare il giudizio di normalità o anormalità sulla presenza e l’entità delle differenze con gli altri, ma si devono valutare gli effetti di tali differenze. Quando queste differenze sono tali da produrre conseguenze dannose per l’individuo o per gli altri (dal punto di vista sociale, lavorativo o penale) devono essere considerate come anomalie e giudicate clinicamente rilevanti. In altri termini questo è il concetto di adattamento: una persona adattata riesce a utilizzare le proprie caratteristiche in maniera compatibile con le condizioni ambientali e le altre sue caratteristiche interne. Secondo Gough e Heilbrun (1980) coloro che presentano elevate doti di adattamento personale mostrano un atteggiamento positivo verso la vita, apprezzano la compagnia altrui e si sentono in grado di iniziare attività e di portarle fino alla conclusione; coloro che invece presentano basse doti di adattamento personale sono piuttosto ansiosi, si lasciano facilmente influenzare emotivamente e affrontano con preoccupazione i rapporti con gli altri e gli impegni.
Per esempio uno spiccato bisogno di autorealizzazione (che come tratto viene chiamato bisogno di successo) è utilizzato in modo adattativo quando impegna l’individuo in attività che non superino i reali mezzi dell’individuo (intellettivi, emotivi, fisici). Lo stesso tratto quando invece spinga un altro individuo a impegnarsi in attività che non possono essere realisticamente supportate dalle altre sue risorse costituirà invece un elemento di conflitto e di squilibrio evidenziato dall’incongruità dei risultati rispetto al- le aspettative della persona. Da questo esempio, quindi, non è tanto la presenza e l’intensità del bisogno di successo, in quanto caratteristica strutturale di personalità, a costituire un indicatore di anormalità sul piano clinico, quanto invece la sua utilizzazione in modo non adattativo evidenziata da una serie di conseguenze incongrue sul piano comportamentale, emotivo o sociale.
Nel colloquio clinico, quindi, va soprattutto effettuata una verifica di quanto sia stabile e valido il livello di adattamento raggiunto dall’individuo e solo successivamente, se necessario, sarà opportuno ricercare quali sono le caratteristiche di personalità alle quali far risalire la causa di eventuali problemi di adattamento. Questa seconda fase è soprattutto un’operazione di tipo specialistico per l’esecuzione della quale potrebbe essere necessario anche l’utilizzo di appropriate procedure di valutazione mediante test psicodiagnostici.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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