Per comprendere il concetto di “imprinting”, è importante citare un fatto successo al famoso studioso viennese Konrad Lorenz, considerato il padre dell’etologia. Appena compiuto sei anni, Lorenz ricevette in regalo un pulcino d’anatra. Lui stesso racconta:
Ricordo che ritto davanti a me, ‘piangeva’, vale a dire emetteva il monosillabico ‘pigolio di smarrimento’. L’anatroccolo era diventato orfano per colpa mia, e dominato da questo pungente rimorso cercavo di consolarlo imitando il richiamo di una madre anatra. E ancora sento il mio anatroccolo sospendere per la prima volta il pianto monosillabico ed emettere il pigolio bisillabico ‘di contatto’. [ … ] Quindi, continuando il mio chiocciare, mi allontanai carponi e lui mi venne dietro. [ … ] Il mio anatroccolo – appena uscito dal nido – era chiaramente legato a me e mi seguiva.
(K. Lorenz, lo sono qui tu dove sei? Etologia dell’oca selvatica, Mondadori, Milano 1989)
Allevando i cuccioli degli animali, si predispone il loro comportamento. Il piccolo anatroccolo impara che il suo bisogno di comunicazione e di guida viene soddisfatto da un uomo. La figura presa a modello può essere incisiva per tutto il futuro dell’animale. Molti anni più tardi, Lorenz alleva personalmente una piccola taccola (un uccello il cui nome scientifico è Corvus monedula): di lei Lorenz dice che, giunta “la maturità sessuale, la taccola si innamorò di una graziosa ragazzina dai capelli scuri che abitava nel paese vicino.” Le particolarità del tipo di apprendimento, verificatosi in tali casi, portano Lorenz a coniare il concetto di imprinting:
Con il termine imprinting si intende un processo di acquisizione mediante il quale il comportamento viene fissato a uno specifico oggetto. L’imprinting si differenzia per molteplici versi da altri processi di acquisizione. In primo luogo è sufficiente la mera esposizione passiva dell’organismo a una particolare situazione stimolatoria per stabilire un legame indelebile con essa. Una seconda proprietà dell’imprinting è appunto l’irreversibilità, o quanto meno l’estrema difficoltà di annullare ciò che è stato appreso. Terza caratteristica, esso si limita a fasi di sviluppo affatto precise, che spesso durano appena due ore.
(K. Lorenz, lo sono qui tu dove sei? Etologia dell’oca selvatica, Mondadori, Milano 1989)
Imprinting in etologia e psicologia
In etologia e psicologia l’imprinting è quindi per definizione una particolare forma di apprendimento che si realizza in genere immediatamente dopo la nascita in un arco temporale denominato “fase sensibile” o “periodo critico”, superato il quale l’imprinting. non si può più realizzare. La forma più nota di imprinting è certamente l’imprinting filiale, in cui un giovane animale acquisisce molte delle sue caratteristiche comportamentali dal suo genitore, che è il primo con cui ha contatti sensoriali subito dopo la nascita. Il fenomeno è stato descritto per la prima volta nel 1873 dal biologo inglese Douglas Alexander Spalding (Londra 14 July 1841 – 1877), famoso anche per aver identificato per primo l’effetto Baldwin, e successivamente, come abbiamo visto, analizzato a fondo da Lorenz, che lo ha studiato sia in natura, che sperimentalmente su uccelli a prole precoce. I piccoli appena nati di queste specie tendono, grazie all’imprinting, a seguire la madre o, in assenza di questa, il primo oggetto in movimento che vedono. Gli stimoli che determinano l’imprinting sono principalmente di tipo visivo (rappresentati sia da individui della propria o di altre specie sia da oggetti inanimati) ma anche olfattivi (spesso nei mammiferi) e perfino tattili ed uditivi, spesso in combinazione tra loro. In alcuni casi l’imprinting è “prenatale”, cioè avviene prima della nascita.
Imprinting umano
Nell’etologia dell’uomo, il concetto di imprinting serve per spiegare l’orientamento sessuale e l’avvicinamento ai ruoli del mondo adulto. Grazie all’imprinting, le persone che ci tutelano quando siamo piccoli modellano il nostro futuro di adulti (e di genitori) e lo stesso processo esclude che ci innamoriamo di persone vicino alle quali siamo cresciuti (ad esempio fratelli, sorelle, madri e padri): in questo modo la natura diminuisce il rischio di incesti e quindi di patologie genetiche recessive. L’imprinting è il primo passo del processo di attaccamento.
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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine
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