Infezione da virus respiratorio sinciziale: trattamento, precauzioni, reinfezione dopo guarigione

MEDICINA ONLINE COMPLESSO DI EDIPO BAMBINO BIMBO MASCHIO FIGLIO MADRE MASCHIETTO AMORE SIGMUND FREUD FASE ORALE ANALE FALLICA FAMIGLIA PADRE UOMO DONNA PSICOLOGIA PEDAGOGIA SCUOLA MENTEIl virus respiratorio sinciziale (RSV, acronimo di Respiratory Syncytial Virus) è riconosciuto come il più comune patogeno virale in grado di colpire le vie respiratorie nel periodo neonatale e nella prime fasi dell’infanzia, costituendo la causa principale di bronchiolite (43% dei pazienti) e di polmonite (25% dei pazienti) in questa fascia di età. Il virus si trasmette principalmente attraverso gocce di saliva inalate per via aerosolica durante contatti interpersonali ravvicinati ed attraverso il contatto con secrezioni infette, ad esempio toccando materiale infetto. Il periodo di incubazione del virus varia dai 2 agli 8 giorni, con una media di 4 giorni. In questo articolo ci occuperemo della terapia delle malattie determinate dal virus respiratorio sinciziale (principalmente bronchiolite e polmonite infantile).

Calmare il bambino

Il primo e spesso sottovalutato passo terapeutico che il medico deve compiere è quello di rassicurare il bambino, con l’aiuto dei genitori. Mantenere il bambino tranquillo riduce lo stress sul sistema respiratorio e può aiutare ad attenuare i sintomi. Utile in questo senso è anche lasciare il bambino in braccio ad un genitore mentre si effettua la visita. Per la nostra esperienza, è spesso importante calmare anche i genitori, spiegandogli il problema con voce sicura e pacata.

Trattamento

Il trattamento dell’infezione da RSV, come quello di molte altre malattie, varia principalmente in base alla malattia determinata (bronchiolite o polmonite) ed alla gravità del quadro patologico. Molti bambini necessitano soltanto di una terapia di supporto, mentre altri richiedono l’ossigenoterapia per il trattamento dell’ipossiemia, specialmente in caso di interessamento delle basse vie respiratorie. Il paziente affetto da infezione da RSV dovrebbe essere, in ogni caso, ben idratato per via endovenosa finché non sia in grado di riprendere una soddisfacente alimentazione per via orale. L’ossimetria transcutanea è utile per vigilare sulla comparsa di ipossia e monitorare il grado di ipercapnia. La terapia con broncodilatatori può risultare utile se il paziente presenta sibili oppure mostra un aumento del lavoro respiratorio. l’impiego di epinefrina (adrenalina) può essere utile, invece, per ridurre l’edema delle alte vie respiratorie allorquando l’infiammazione è sufficientemente severa da causare stridore inspiratorio. La ventilazione meccanica può, infine, rendersi necessaria se il paziente mostra un aumento della PaCO2 durante il trattamento farmacologico, un eccessivo lavoro respiratorio oppure la comparsa di episodi apneici.

Ribavirina

Fin dal gennaio 1986 è stata comunemente utilizzata la ribavirina in quei pazienti estremamente gravi oppure ad elevato rischio per forme severe di infezione da RSV. La ribavirina è un composto virostatico ed in alcuni tipi di virus inibisce la formazione del “cap” dell’RNA messaggero virale, il che può precludere la sua traduzione e quindi la formazione del virus. Un altro meccanismo può essere l’inibizione delle polimerasi dell’acido nucleico virale, il che previene così la replicazione dell’RNA. La ribavirina è differente da altri farmaci antivirali sia per quel che riguarda la spettro di attività che per le modalità di somministrazione. Essa viene infatti somministrata in forma di aerosol attraverso un generatore aerosolico a piccole particelle (SPAG-2). Questo apparecchio genera particelle dell’ordine di 1.1-5.0 micron che possono restare sospese nell’aria finché non raggiungono le vie aeree distali dove si depositano. Il farmaco viene somministrato al paziente attraverso una maschera, una tenda oppure mediante ventilazione meccanica. La ribavirina viene tipicamente somministrata per 12-18 ore al giorno per 3-7 giorni. A causa dell’alto costo, il farmaco viene prescritto soltanto allorquando viene evidenziata con certezza la positività dell’espettorato per il virus respiratorio sinciziale. Eccezioni a questa regola comprendono i pazienti che presentano una elevata probabilità di essere affetti da questa patologia virale e mostrano un quadro sintomatologico severo. l’impiego della ribavirina nel trattamento della infezione da RSV porta ad una più rapida risoluzione della sintomatologia con aumento della PaO2 e della saturazione di ossigeno (SaO2) e ad una riduzione dei tempi di degenza ospedaliera e diffusione virale. Poiché la ribavirina è molto viscosa, può precipitare nel circuito del ventilatore oppure nel tubo endotracheale. Tale precipitazione può portare ad un malfunzionamento della valvola espiratoria del circuito ventilatorio ed anche ridurre il calibro del tubo endotracheale, aumentando così la resistenza espiratoria. l’aumento delle resistenze espiratorie può inavvertitamente determinare una positività della  pressione di fine espirazione (PEEP), fenomeno questo noto anche come auto-PEEP. I rischi legati alla terapia con ribavirina ed alla ventilazione meccanica possono essere ridotti mediante:

  • frequenti sostituzioni del circuito del ventilatore (ogni 8 ore);
  • modificazioni del circuito con l’impiego di filtri e valvole unidirezionali;
  • frequenti aspirazioni attraverso il tubo endotracheale;
  • attento e costante monitoraggio del paziente.

Precauzioni per il personale sanitario

Poiché le segnalazioni circa la sicurezza della terapia sono basate principalmente su studi sperimentali in modelli animali, gli effetti tossici della ribavirina sull’uomo sono al momento sconosciuti sebbene il farmaco abbia evidenziato anche in tali modelli effetti teratogeni. Si definisce teratogeno “un composto o fattore che determina la comparsa di malformazioni di sviluppo dell’embrione nel grembo materno”. Pertanto donne gravide, oppure quelle che vogliono diventarlo, dovrebbero evitare di esporsi alla ribavirina e non dovrebbero assistere gli individui trattati con questo farmaco. Questa raccomandazione si basa però principalmente su studi sperimentali e nessun caso di tossicità umana è stato finora segnalato. I più comuni effetti collaterali evidenziati nell’uomo sono stati: l’eruzione cutanea, il broncospasmo lieve ed una irritazione cutanea reversibile. Il personale sanitario può anche lamentare la comparsa di irritazione congiuntivale e cefalea. L’esposizione del personale sanitario al farmaco può essere però limitata indossando una maschera a pori stretti che impedisca il passaggio di particelle con diametro maggiore o uguale di 0.5 micron. Si è dimostrato, inoltre, efficace nel ridurre il livello di esposizione alla ribavirina anche l’impiego di sistemi di contenimento.

Prevenzione delle infezioni nosocomiali

Poiché le infezioni nosocomiali da RSV restano un problema importante, molti studi sono stati pianificati allo scopo di valutare metodiche adeguate per ridurre la diffusione del processo infettivo. Un solo studio ha, però, dimostrato che il lavaggio delle mani e l’isolamento del paziente sono in grado di ridurre l’incidenza delle infezioni nosocomiali mentre in un altro studio è stato invece evidenziato che l’uso dei guanti e dei camici è efficace nel ridurre la frequenza di queste infezioni. Utili nel limitare la trasmissione nosocomiale dell’infezione da RSV sono anche lo “screening” e l’isolamento dei pazienti sospetti per patologia da RSV al momento del ricovero ospedaliero. Il Center for Disease Control CCDq ha suggerito, infine, le seguenti raccomandazioni:

  • utilizzare la mascherina quando si lavora in prossimità del paziente;
  • utilizzare il camice se vi è probabilità di sporcarsi;
  • utilizzare i guanti per prevenire il contatto con materiale infetto;
  • utilizzare materiale “usa e getta” oppure isolare il materiale prima di riutilizzarlo;
  • effettuare un lavaggio efficace delle mani.

Reinfezione dopo guarigione

Il bambino può infettarsi nuovamente dopo essere guarito? Si, può reinfettarsi. L’immunità acquisita dopo una infezione da hRSV è infatti incompleta e di breve durata. L’infezione con RSV di adulti volontari ha dimostrato che la reinfezione si verifica facilmente anche nei volontari che, della inoculazione del virus, avevano livelli di anticorpi neutralizzanti da moderati ad alti: in parole semplici, i bambini che hanno avuto bronchioliti e polmoniti da RSV e sono successivamente guariti, possono nuovamente infettarsi ed ammalarsi della stessa patologia. La severità del quadro patologico – tuttavia – in genere decresce con il recidivare delle stesse. Semplificando: il paziente – pur potendosi nuovamente ammalare dopo essere guarito – ha in genere una malattia più lieve la seconda volta ed ancora più lieve la terza e così via.

Continua la lettura con:

Per approfondire:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.