Antropofobia: etimologia, cause, sintomi, caratteristiche, terapie, farmaci

MEDICINA ONLINE FOLLA SOLI SOLITUDINE TRISTE SERATA USCITA AMICI VITA AMORE TRISTEZZA DISCOTECA SABATO SERA DEPRESSIONE lonely girl alone in the crowd alone solitude loneliness2In medicina e psicologia, il termine “antropofobia” (pronuncia “antropofobìa”, con l’accento sulla “i”) indica la fobia delle altre persone, soprattutto di essere a contatto con molte persone. Per capire a fondo il problema, è prima necessario comprendere il significato della parola “fobia” ed in cosa una fobia si differenzi da una normale “paura”.

Cos’è una fobia?

La fobia è un disturbo caratterizzato da una irrazionale e fortissima risposta di paura in coincidenza con l’esposizione a specifici oggetti o situazioni, nonché una tendenza ad evitare ostinatamente e sistematicamente gli oggetti o le situazioni temute. Quindi, la fobia comprende sia la reazione di paura in presenza (o nell’attesa) di particolari oggetti e situazioni, sia un comportamento di evitamento del contatto diretto con gli oggetti o le situazioni stesse.

Qual è la differenza tra fobia e paura “normale”?

La differenza con la paura “normale” è che quest’ultima è razionale, mentre la fobia è irrazionale. Ad esempio una persona può avere la fobia per le pecore, animali pacifici ed innocui che nella persona sana non determinano paura, mentre la determinano in chi ha la fobia per esse. Avere la paura ad esempio di una tigre è invece normale perché una tigre è realmente pericolosa.

Etimologia

Il termine “antropofobia” deriva dal greco “ἀνϑρωπο” (leggi “antropo”) che significa “persona” e da ϕόβος (leggi “fòbos”) che significa “paura“.

Antropofobia o antropologia?

Il termine antropofobia non deve essere confuso con “antropologia”. L’antropologia (dal greco ἄνθρωπος ànthropos «uomo» e λόγος, lògos «discorso, dottrina» quindi letteralmente: «studio dell’uomo») è la branca scientifico-umanistica che indaga i vari comportamenti umani all’interno della società. Antropofobia ed antropologia NON sono quindi sinonimi.

Caratteristiche dell’antropofobico

Chi soffre di antropofobia ha una paura irrazionale verso le altre persone. Nei casi più lievi, il soggetto può avere il terrore di entrare in contatto solo con sconosciuti, mentre nei casi più gravi la fobia si può estendere anche a persone conosciute, compresi perfino amici e famigliari.

L’antropofobico, stando a contatto con altre persone (soprattutto in luoghi molto affollati) o anche solo vedendo da lontano o in foto gruppi di persone, o immaginando di trovarcisi “immerso”, potrebbe avere una reazione di terrore, di evitamento e/o di fuga. Anche solo il ricordo di essere stato a contatto con una o più persone, può scatenare veri e propri attacchi di panico. Altri sintomi, oltre la paura incontenibile, includono spesso:

  • sensazione di morte imminente;
  • tachicardia (aumento della frequenza cardiaca);
  • tachipnea (aumento della frequenza respiratoria);
  • iperidrosi (aumentata sudorazione);
  • diminuita salivazione;
  • anoressia (diminuzione o assenza totale dell’appetito);
  • dispnea (sensazione di mancanza d’aria);
  • nausea;
  • vomito;
  • svenimento;
  • reazione di fuga (il soggetto letteralmente scappa via nella direzione opposta a quella dove si trova la piazza affollata).

Rischi

Il risultato di questa condizione è che, chi soffre di antropofobia, tende ad evitare ostinatamente e sistematicamente tutte le situazioni che possano condurlo al contatto con altri esseri umani. Nei casi più gravi il soggetto evita completamente le uscite con gruppi di amici, evita situazioni e lavori che lo costringono a permanere in spazi ampi affollati. Nei casi più estremi il soggetto si isola nella propria abitazione ed evita che altre persone possano entrarvici (hikikomori).

Altre patologie

Chi soffre di antropofobia può contemporaneamente soffrire di altre patologie di interesse psichiatrico. Spesso, ma non necessariamente, l’antropofobico ha anche altre fobie specifiche, tra cui:

  • agorafobia (paura degli spazi aperti);
  • claustrofobia (paura degli spazi chiusi);
  • centrofobia (paura dei luoghi affollati posti in spazi aperti come piazze poste al centro di una città);
  • demofobia (paura dei luoghi affollati).

Non di rado l’antropofobico soffre anche di disturbo ossessivo compulsivo o di disturbo di personalità ossessivo compulsiva. Frequentemente si può osservare anche un quadro di disturbo d’ansia generalizzato. L’antropofobico può soffrire anche di depressione ed avere ideazioni suicidarie e di fughe dissociative (psicogene) in risposta allo stress di essere stato esposto ad un ampio gruppo di persone.

Cause

Le cause dell’antropofobia non sono attualmente note. Una delle possibili cause è il disturbo post-traumatico da stress.

Terapie

Il trattamento della antropofobia prevede diversi approcci, tra cui:

  • terapia espositiva;
  • terapia dell’esposizione narrativa;
  • psicoterapia;
  • psicofarmaci.

Più tecniche possono essere usate in sinergia per aumentare l’effetto terapeutico.

Terapia espositiva

La terapia espositiva “costringe” il paziente ad affrontare la situazione che gli genera l’attacco di fobia, cioè il contatto umano: il soggetto è invitato a parlare e/o scrivere ripetutamente del peggior evento traumatico che ha affrontato (o dei peggiori eventi), rivivendo nel dettaglio tutte le emozioni associate alla situazione. Il terapeuta può – non solo mentalmente, ma anche fisicamentecondurre il paziente in ambienti con gruppi via via più ampi di persone. Attraverso l’esposizione graduale mentale e/o fisica molti pazienti subiscono un “abituarsi” alla risposta emotiva scatenata dalla memoria traumatica o dall’evento vissuto, che di conseguenza, col tempo, porta a una remissione dei sintomi della fobia quando la situazione si ripresenta. La terapia espositiva – praticata per un periodo di tempo adeguato – secondo la nostra esperienza aiuta circa 9 pazienti su 10. Per approfondire, leggi questo articolo: Terapia espositiva: essere esposti alla propria fobia per superarla

Terapia dell’esposizione narrativa

La terapia dell’esposizione narrativa (in inglese “Narrative Exposure Therapy” da cui l’acronimo “NET“) è una terapia a breve termine per individui che soffrono del disturbo post-traumatico da stress ed in alcuni casi delle fobie. Il trattamento prevede l’esposizione emotiva ai ricordi degli eventi traumatici e la riorganizzazione di questi ricordi in una coerente narrazione cronologica di vita. La terapia dell’esposizione narrativa può essere usata sia da sola che in associazione con la terapia espositiva, la psicoterapia, la medicina narrativa e/o la terapia farmacologica. Per approfondire: Terapia dell’esposizione narrativa: rievocare la propria esperienza traumatica per superarla

Psicoterapia

La psicoterapia che ha mostrato fornire buoni risultati con la antropofobia e con le fobie in generale, è quella cognitivo comportamentale. La terapia cognitivo-comportamentale standard per il trattamento delle fobie, oltre agli interventi comportamentali basati sull’esposizione situazionale, prevede una psicoeducazione iniziale e interventi cognitivi. All’interno della psicoterapia cognitivo-comportamentale, le tecniche espositive si sono dimostrate utili nel ridurre i comportamenti che alimentano l’ansia. Recentemente sono state implementate strategie volte a incrementare la capacità dei soggetti di stare in contatto con l’attivazione ansiosa senza temerne le conseguenze catastrofiche, favorendo l’accettazione e diminuendo il bisogno di controllo dei sintomi d’ansia.

Farmaci

Nell’antropofobia, come in tutte le fobie, possono essere usati usati farmaci ansiolitici e antidepressivi. Tra gli ansiolitici, le benzodiazepine (come il Valium) possono essere utili poiché generano un sollievo sintomatologico ansiolitico istantaneo, tuttavia tra gli effetti collaterali (se usate per lunghi periodi) ritroviamo il rischio di dipendenza da farmaco. Tra gli antidepressivi, particolarmente utili sono gli SSRI (Inibitori Selettivi del Reuptake della Serotonina). I farmaci generalmente funzionano bene per controllare la fobia, tuttavia, i sintomi tendono a ripresentarsi alla loro sospensione. I farmaci devono essere assunti sotto stretto controllo medico. Per approfondire, leggi: Farmaci antidepressivi: cosa sono, a cosa servono e quali tipi esistono

Se credi di avere un problema di antropofobia, prenota la tua visita e, grazie ad una serie di colloqui riservati, riuscirai a risolvere definitivamente il tuo problema.

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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