Sindrome da donna bianca scomparsa, damigella in pericolo, attention inequality, Matthew effect

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DIRETTORE MEDICINA ONLINE SARAH SCAZZI OMICIDIO CADAVERE BRUNO VESPA PORTA A PORTA AVETRANA NOTIZIE TELEVISIONE TV MICHELE SABRINA MISSERI COSIMA SERRANO PRIGIONE PROCESSO CONDANNAIn psicologia e sociologia, con “sindrome da donna bianca scomparsa” (in inglese “missing white woman syndrome” da cui l’acronimo “MWWS“) si indica la sproporzionata copertura sui media (televisione, radio, giornali, riviste, siti internet, social media) riguardo ad avversità, il più delle volte un caso di persona scomparsa o di rapimento, che coinvolge una donna in genere giovane (anche adolescente), di carnagione bianca, di classe medio-alta, rampante e di bell’aspetto (spesso alta e bionda). Questo grado di copertura appare sproporzionato e discriminatorio soprattutto se rapportato ad un identico caso che coinvolge un uomo, oppure una donna di altra etnia (ad esempio afroamericani, ispanici od orientali) e/o di minore classe socio-economica e/o di minor giovinezza e/o di minor bellezza. Derivazioni del fenomeno sono considerate le ampie coperture mediatiche verso omicidi o presunti tali o crimini violenti contro donne e ragazze bianche, spesso ancora più accentuato del solito se i colpevoli sono di altre etnie (ad esempio afroamericani), e anche simpatie o interesse per bianche coinvolte in processi penali, se di aspetto attraente o giovani. Il fenomeno è molto diffuso in Europa ed in America del Nord ed è correlato allo stereotipo della “damigella in pericolo“. La sindrome da donna bianca scomparsa è un tipico esempio di “attention inequality“.

Damigella in pericolo

La “damigella in pericolo” (anche chiamata “fanciulla in pericolo” o “damigella da salvare”; in inglese “damsel in distress” da cui l’acronimo “DiD“) è un personaggio stereotipato presente in numerose opere della letteratura, del melodramma, del cinema e dell’arte in generale, sia del passato che del presente. “Damigella” è un termine arcaico, mutuato dal francese “demoiselle“, un titolo nobiliare. Negli ambienti femministi più estremi, l’espressione è usata in modo dispregiativo per indicare un tipo di donna che, senza un aiuto esterno, generalmente maschile, non riesce a gestire situazioni difficili.

Attention inequality e Matthew effect

La sindrome da donna bianca scomparsa è classificabile come il più classico caso di “attention inequality”. L’espressione inglese “attention inequality”, traducibile in italiano con “disuguaglianza di attenzione”, è usata per indicare la disuguaglianza di distribuzione dell’attenzione relativamente ad un dato argomento, tra le persone e quindi fra i media, causata da fattori discriminatori. Due argomenti identici ricevono, in base a tale ineguaglianza, una attenzione diversa dai media in base a fattori di discriminazione sessuale e/o razziale o altro. La Yun Family Foundation ha introdotto il “Coefficiente di disuguaglianza di attenzione” come misura della disuguaglianza nell’attenzione e la argomenta per la stretta interconnessione con la disuguaglianza di ricchezza. L’effetto Matteo (in inglese Matthew effect), gioca un ruolo significativo nell’emergere della disuguaglianza di attenzione, determinando un circolo vizioso in cui coloro che già godono di molta attenzione ottengono ancora più attenzione e coloro che non lo fanno, tendono a perderne ancora di più. La sindrome da donna bianca scomparsa è quindi il risultato di una differenza di attenzione che si auto-alimenta.

Origine dell’espressione

L’espressione “sindrome da donna bianca scomparsa” è stata usata per la prima volta da Gwen Ifill che alla conferenza giornalistica Unity: Journalists of Color nel 2004 disse: “Io la chiamo la sindrome della ricerca della donna bianca scomparsa. Se c’è la notizia di una donna bianca scomparsa, ne parlerai ogni giorno”. Gwen Ifill, abbreviazione di Gwendolyn L. Ifill (29 settembre 1955-14 novembre 2016) è stata una giornalista, presentatrice e autrice statunitense. Nel 1999, è diventata la prima donna afroamericana a ospitare un programma statunitense trasmesso a livello nazionale con la Washington Week in Review.

Cause

Non si sanno con esattezza le cause della sindrome da donna bianca scomparsa: è ritenuto un fenomeno culturale talvolta legato ad inconscio razzismo e/o sessismo benevolo/maschilismo, mentre psicologicamente potrebbe trattarsi di un meccanismo inconscio di autoidentificazione o identificazione della propria cerchia con i tratti somatici della donna bianca; l’attenzione mediatica avviene di conseguenza alla società e alla maggioranza bianca del luogo in questione.

Casi celebri negli USA

Il professor Provost, presidente del National Center for Missing Adults, relativamente alla sindrome da donna bianca scomparsa negli USA, porta ad esempio le sparizioni di Laci Peterson (scomparsa nel 2002) e Natalee Holloway (scomparsa nel 2005), che diventarono notizie sensazionali e con sterminata copertura mediatica, mentre una donna incinta nero/ispanica di nome LaToyia Figueroa scomparsa da Philadelphia nel 2005 attirò molta meno l’attenzione nazionale, nonostante gli sforzi della sua famiglia di ricorrere ai mezzi di comunicazione per aiutare a trovarla. Un rapporto andato in onda sulla CNN nel 2006 ha rilevato le differenze nel livello di copertura mediatica data a Laci Peterson e Natalee Holloway rispetto al livello di copertura dato a LaToyia Figueroa. Nel 2003, il San Francisco Chronicle aveva già pubblicato a riguardo un articolo che descriveva la disparità tra la copertura del caso Laci Peterson e quello di Evelyn Hernandez, una donna ispanica.

Un altro esempio della sindrome da donna bianca scomparsa negli USA è stata la sproporzione della trattazione dei media riguardo al soldato statunitense Jessica Lynch rispetto a quella delle sue commilitoni, Shoshana Johnson e Lori Piestewa. Tutte e tre sono cadute in un’imboscata nello stesso attacco durante la guerra in Iraq il 23 marzo 2003, con Piestewa uccisa e Lynch e Johnson ferite e fatte prigioniere. Lynch, una donna giovane, bionda, bianca e di bell’aspetto, ha ricevuto molta più copertura mediatica di Johnson (una donna di colore e ragazza madre) e Piestewa (una Hopi proveniente da un ambiente povero, e anche lei madre single). La Lynch stessa, una volta liberata, mosse dure critiche riguardo a questa copertura sproporzionata dei media che si sono concentrati solo su di lei, tralasciando la storia delle altre due donne.

Casi celebri nel Regno Unito

Due casi di omicidio nel Regno Unito sono stati portati come esempi di sindrome da donna bianca scomparsa: l’omicidio di Hannah Williams e l’omicidio di Danielle Jones. Anche se entrambe le vittime erano adolescenti bianche, la Jones ha ricevuto più copertura rispetto alla Williams e secondo alcuni questo è avvenuto perché Jones era una studentessa ricca, mentre Williams figlia di un’operaia divorziata. Un portavoce della polizia ha descritto la madre della Williams come “non proprio materiale da conferenza stampa” e, mentre Jones ha continuato a dominare i titoli dei giornali per lungo periodo, Williams è stata quasi immediatamente dimenticata dai media. La National Missing Persons Helpline riscontrò a tal proposito che i mezzi di informazione che trattano storie di rapimento o omicidio si interessano maggiormente ai casi di cronaca se il soggetto è di sesso femminile, all’interno di una particolare fascia di età e con un particolare sfondo sociale.

Casi celebri in Italia: Luana D’Orazio

La sindrome da donna bianca scomparsa è diffusa anche in Italia. Un esempio di questa sindrome è la morte di Luana D’Orazio, una donna di 22 anni, di Agliana, in provincia di Pistoia, morta sul posto di lavoro (una azienda tessile di Montemurlo) a causa di un macchinario, il 3 giugno 2021. Mentre si trovava nella sua postazione di lavoro, Luana è purtroppo rimasta incastrata all’interno dell’ingranaggio dell’orditoio, il macchinario che permette di preparare la struttura verticale della tela che costituisce la trama del tessuto, perdendo la vita all’istante. Della morte della giovane i media hanno dato risalto per vari giorni (giornali, internet, social…): ovviamente non che sia stato sbagliato farlo, ma l’equivalete morte sul posto di lavoro maschile non avrebbe “fatto notizia” e sarebbe scomparsa rapidamente dai media, anzi probabilmente non sarebbe nemmeno apparsa. Nel caso di Luana, l’opinione pubblica si è “presa a cuore” la vicenda forse perché ha coinvolto una donna, di giovane età, lavoratrice e di bell’aspetto.

Casi celebri in Italia: Sarah Scazzi

Un altro caso di sindrome da donna bianca scomparsa in Italia è quello che è avvenuto relativamente alla scomparsa della quindicenne Sarah Scazzi, uccisa ad Avetrana (Taranto) il 26 agosto 2010, per cui il 21 febbraio 2017 la corte suprema di cassazione ha definitivamente riconosciuto colpevoli e condannato all’ergastolo per concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione Sabrina Misseri e Cosima Serrano (figlia e madre), rispettivamente cugina e zia della vittima. Anche Michele Misseri, padre di Sabrina e marito di Cosima, è stato condannato alla pena di 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove. Della scomparsa e dell’uccisione di Sarah, ragazza giovane, bionda e carina, i media si occuparono per mesi, mediamente molto di più del tempo dedicato ad omologhi casi di giovani maschi.

Casi celebri in Italia: Greta Ramelli e Vanessa Marzullo

Altro esempio della sindrome da donna bianca scomparsa è l’ampia copertura mediatica riservata ai rapimenti di giovani donne all’estero, decisamente maggiore di quella ricevuta da analoghi casi maschili. Tipico esempio è quello del rapimento delle due volontarie Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, sequestrate a scopo di estorsione ad Aleppo, nel nord della Siria, la notte fra il 31 luglio e il 1º agosto 2014. Le due ragazze ventenni sono state liberate il 15 gennaio 2015 a seguito di una lunga trattativa fra il Fronte al-Nusra e il governo italiano, secondo alcuni dietro un non confermato pagamento di un riscatto. I media hanno dato un risalto sterminato alla faccenda, secondo alcuni perché relativo a due donne giovani e carine e mediamente molto di più del tempo dedicato ad omologhi casi di rapimento maschile avvenuti all’estero.

Casi celebri in Italia: Sofia Mancini

Nel veronese, la notte di lunedì 17 ottobre 2022, dopo una serata in discoteca, la ventenne Sofia Mancini sale sull’auto di un ragazzo conosciuto quella sera, Francesco D’Aversa. Da quel momento in poi entrambi i ragazzi sono scomparsi nel nulla, ma sui media e sui social per alcuni giorni non si parla che della ragazza, relegando in secondo piano il fatto che sia scomparso anche il giovane ed in morti articoli non si fa mensione che di lei. Le foto di Sofia Mancini circolano ovunque, ma lo stesso non accade per Francesco D’Aversa. Molti utenti su Facebook, senza sapere praticamente nulla sui fatti, accusano perfino il ragazzo di averla rapita. Il mistero si risolve con una tragica scoperta avvenuta il 20 ottobre: i due giovani erano morti la notte stessa in cui erano saliti insieme nella Fiat 500 di D’Aversa; la vettura e i corpi sono stati trovati in una piccola scarpata ai lati della statale 450, vicino ad Affi.

Casi celebri in Italia: Alessia Piperno

Un altro caso che da alcuni viene considerato un esempio di missing white woman syndrome, è quello di Alessia Piperno, giovane travel blogger romana arrestata il 28 settembre 2022 in Iran e detenuta nel carcere di Evin a Teheran. Quel giorno compiva 30 anni. La giovane si trovava a Teheran da qualche settimana ed è rimasta anche durante le rivolte scoppiate in seguito alla morte della 22enne Masha Amini, picchiata e uccisa dalla polizia perché una ciocca di capelli fuoriusciva dal suo velo. I motivi dell’arresto di Piperno sono, ancora oggi, sconosciuti. Per alcuni ricercatori l’enorme spazio dato ad Alessia Piperno, giovane, bella e benestante, non sarebbe stato concesso ad un identico caso che coinvolgesse una vittima di sesso maschile.

Studi e considerazioni sul fenomeno

Secondo uno studio del 2008 pubblicato su The Law and Society Association, le donne indigene scomparse in Canada ricevono una copertura mediatica 27 volte inferiore rispetto alle donne bianche, oltre a ricevere “titoli, articoli e immagini meno appassionanti e dettagliati”.

Nel 2014 Sandile Memela, direttore capo per la coesione sociale presso il Dipartimento delle arti e della cultura del Sud Africa, ha notato durante il processo per omicidio nei confronti di Oscar Pistorius che esistevano differenze sostanziali tra il modo in cui i media riferivano degli omicidi di Reeva Steenkamp e Zanele Khumalo, due modelle sudafricane rispettivamente bianca e di colore, che erano state assassinate dai loro fidanzati in circostanze quasi identiche. Memela ha affermato che la discrepanza tra la copertura mediatica degli omicidi di Steenkamp e Khumala equivaleva a “razzismo strutturale” all’interno della società sudafricana ed ha affermato: “Come Paese sembriamo aver scelto di ignorare l’agonia, il dolore e la sofferenza della famiglia Khumalo per nessun altro motivo se non per il fatto che siano neri”.

Nel 2015 è stato pubblicato un rapporto che ha riesaminato i risultati di uno studio del 2010 sulla copertura mediatica dei bambini scomparsi (Feaster) e ha confermato che la copertura mediatica delle persone scomparse bianche era sproporzionata rispetto ai non bianchi; ma ha scoperto che la copertura delle donne non era così parziale come concludeva lo studio del 2010.

Nel 2016, Zach Sommers, un sociologo della Northwestern University, ha pubblicato uno studio in cui spiega che mentre esiste un considerevole corpo di ricerca che mostra che i bianchi hanno maggiori probabilità rispetto alle persone di colore di apparire nei notiziari come vittime di crimini violenti, c’è relativamente poco quando si tratta di casi di persone scomparse. Sommers ha incrociato la copertura delle persone scomparse di quattro media nazionali e regionali con il database delle persone scomparse dell’FBI, scoprendo che gli afroamericani e gli uomini avevano una probabilità sproporzionatamente inferiore di apparire nei notiziari rispetto ai loro tassi di scomparsa. Sommers ha anche scoperto che tra le persone scomparse che sono apparse nei notiziari, la copertura è stata molto più intensa (cioè sono stati scritti più articoli) per le donne e le ragazze bianche rispetto ad altri gruppi demografici.

Il professor Eduardo Bonilla-Silva ha teorizzato che il sottile standard di dare un premio alle vite bianche nelle notizie aiuta a mantenere e rafforzare una gerarchia razziale con i bianchi al vertice. Ad esempio, le donne nere sono membri sia di un gruppo razziale emarginato che di un gruppo di genere emarginato. Fondamentalmente, tuttavia, le donne di colore hanno “un’esperienza intersezionale che è maggiore della somma di razzismo e sessismo”. In altre parole, come le donne bianche, le donne afroamericane sono soggette al sessismo, ma la forma di tale sessismo differisce per le donne nere a causa degli effetti combinati della discriminazione razziale. Alcuni sociologi hanno sostenuto che il tono della copertura mediatica per le vittime delle donne nere differisce notevolmente dalla copertura delle vittime delle donne bianche in quanto è più probabile che le prime vengano accusate di essersi presumibilmente messe in pericolo, consapevolmente o inconsapevolmente. L’accusa delle vittime in questo contesto rafforza l’idea che le vittime donna afroamericane non sono solo meno innocenti, ma anche meno degne di essere salvate rispetto alle donne bianche. Altri osservatori notano la mancanza di pubblicità data alle donne nere vittime della brutalità della polizia nei notiziari, attribuendo il silenzio a una tradizione di “sessismo e patriarcato” nella società americana.

Kym Pasqualini, presidente del National Center for Missing Adults, ha osservato che i media tendono a concentrarsi sulle “damigelle in pericolo”, in genere giovani e adolescenti bianchi benestanti.

In un articolo di Esquire del 2016 sulla scomparsa di Tiffany Whitton, il giornalista Tom Junod ha osservato che le donne bianche di status sociale inferiore come Whitton, una tossicodipendente disoccupata di 26 anni che era in libertà vigilata, non ottengono molta attenzione da parte dei media in quanto “i media sono spietatamente selettivi e tendono a preferire le donne bianche, carine e, soprattutto, innocenti”. La madre di Whitton ha dichiarato che i produttori di spettacoli come Nancy Grace le hanno detto che non erano interessati al caso di sua figlia. Il dottor Cory L. Armstrong ha scritto sul Washington Post, “il modello di scegliere solo donne giovani, bianche e della classe media per il trattamento completo da damigella dice molto su una nazione a cui piace credere di aver consegnato razza e classe all’irrilevanza”.

La professoressa di criminologia dell’Università di Leicester, Yvonne Jewkes, cita l’omicidio di Milly Dowler, l’omicidio di Sarah Payne e gli omicidi di Soham come esempi di “storie eminentemente degne di nota” su ragazze provenienti da famiglie e ambienti borghesi “rispettabili” i cui genitori hanno trovato moltissimo spazio sui media. Scrive che, al contrario, l’uccisione avvenuta nel 2000 di Damilola Taylor, una bambina di 10 anni della Nigeria, inizialmente ha ricevuto poca copertura giornalistica, con rapporti inizialmente concentrati sulla criminalità “di strada” ed in gran parte ignorando la vittima, poiché di colore. Anche quando il padre di Damilola si è recato nel Regno Unito dalla Nigeria per fare dichiarazioni alla stampa ed apparizioni televisive, il livello di protesta pubblica non ha raggiunto, afferma Jewkes, “i quasi isterici sfoghi di rabbia e tristezza che hanno accompagnato la morte di Sarah, Milly, Holly, e Jessica”.

Nel 2017 una ricerca dell’Università della Florida meridionale ha studiato la copertura dei media e ha scoperto che “sono state osservate disparità nella copertura in base alla razza e all’età. Inoltre, le narrazioni dei rapporti sono state inquadrate come racconti ammonitori e le vittime sono state viste come partecipanti attivi alla loro scomparsa”.

Nel 2019, due criminologi di nome Danielle C. Slakoff (California State University, Sacramento) e Henry F. Fradella (Arizona State University) hanno pubblicato una ricerca sulla sindrome della donna bianca scomparsa che prendeva in esame 4 anni di copertura in 11 diversi giornali statunitensi. Slakoff e Fradella hanno scoperto che le donne e le ragazze scomparse bianche hanno ricevuto più copertura iniziale e ripetuta rispetto alle donne nere scomparse.

Il Wyoming Urban Indian Health Institute ha pubblicato uno studio nel 2020 della professoressa Emily A. Grant, che ha rilevato che la copertura mediatica di indigeni e persone di colore era significativamente inferiore alla copertura dei bianchi scomparsi.

Curiosità

La sindrome da donna bianca scomparsa dà il titolo alla terza puntata della terza stagione del serial statunitense “You“, andata in onda il 15 ottobre 2021. Nella puntata, la notizia della scomparsa di un personaggio chiamato “Natalie” si diffonde rapidamente nella cittadina ed i media danno una copertura ridondante dell’evento. Natalie incarna tutte le caratteristiche della donna banca scomparsa: alta, bella, bionda, giovane, bianca, ricca e lavoratrice.

Per approfondire:

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Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

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