Diagnosi differenziale delle paralisi in neurologia

MEDICINA ONLINE FISIOTERAPIA RIABILITAZIONE DISABILE SEDIA ROTELLE CERVELLO CRANIO EMORRAGIA CEREBRALE ISCHEMIA EMORRAGICA ICTUS PARAPLEGIA EMATOMA EMIPARESI EMIPLEGIA TETRAPARESI TETRAPLEGIA DECUBITO RECUPERO PARALISIIl termine monoplegia si riferisce alla paralisi di un singolo arto; emiplegia a quella di un arto superiore e inferiore omolaterali, paraplegia (anche Continua a leggere

Differenza tra emiplegia, emiparesi, diplegia, paraplegia, tetraplegia, pentaplegia

MEDICINA ONLINE CERVELLO CRANIO EMORRAGIA CEREBRALE ISCHEMIA EMORRAGICA ICTUS SANGUE EMATOMA EMIPARESI EMIPLEGIA TETRAPARESI TETRAPLEGIA MORTE COMA PROFONDO STATO VEGETATIVODECUBITO RECUPERO SUBARACNOIDEA PARALISI

Per meglio comprendere l’argomento, il lettore deve avere dimestichezza con due termini:

  • paresi: indica un indebolimento o una paralisi parziale (possibilità di movimento, pur se limitata);
  • plegia: indica una condizione di paralisi completa (impossibilità di movimento).

Ai due termini prima citati, si associano vari prefissi (come -emi, -para e -tetra) che vanno ad indicare le zone del corpo colpite.

Emiplegia

L‘emiplegia è un deficit motorio completo (paralisi completa, il movimento è impossibile) che interessa un solo emilato, cioè solo un lato del corpo, il lato destro o il sinistro. La causa è un danno cerebrale controlaterale al deficit, ciò significa che un danno cerebrale destro determina una emiplegia sinistra e viceversa. In genere, viene lesionato il 1° motoneurone che trasporta gli input motori al midollo spinale. Il deficit assume caratteristiche di recupero diverse in base al periodo della vita in cui insorge. Per approfondire: Emiplegia destra, sinistra, spastica, flaccida: significato e riabilitazione

Emiparesi

L’emiparesi è un deficit parziale dell’attività motoria volontaria (paralisi NON completa, il movimento è possibile, pur se limitato) che interessa un solo emilato, destro o sinistro. La causa, come nel causa dell’emiplegia, è un danno cerebrale controlaterale al deficit, ciò significa che un danno cerebrale destro determina una emiparesi sinistra e viceversa. L’emiparesi riconosce le stesse cause dell’emiplegia (ad esempio ictus ischemico, emorragico, tumore…) di cui spesso rappresenta l’evoluzione. Sia emiparesi che emiplegia possono essere reversibili o irreversibili in base alle cause specifiche che l’hanno provocata. Entrambe sono il risultato di una lesione del sistema nervoso centrale; la differenza principale risiede nell’entità del deficit motorio, più importante quando ci si riferisce all’emiplegia (che è quindi mediamente più grave), minore nel caso di emiparesi (mediamente meno grave). Nella emiplegia si ha paralisi (perdita completa dell’attività motoria di un emilato), nell’emiparesi la perdita della funzione motoria è solo parziale. Per approfondire: Emiparesi destra, sinistra, facciale e neonatale: cause, sintomi e cure

Diplegia e diparesi

Con diplegia in campo medico si intende la paralisi completa di una parte del corpo, che colpisce due parti simmetriche del corpo, per esempio gli arti inferiori. Nella diparesi, al contrario, la paralisi delle due parti simmetriche del corpo, è parziale. Per approfondire: Diplegia: definizione, cause e sintomi

Paraplegia e paraparesi

Con paraplegia in medicina si intende una condizione di paralisi completa della parte inferiore del corpo, associata a disturbi della sensibilità ed altri disturbi funzionali (ad esempio deficit di erezione del pene). La paraplegia è un tipo di diplegia. Nella paraparesi il deficit della parte inferiore del corpo è parziale. La paraparesi è un tipo di diparesi. La lesione midollare che provoca paraplegia è sottostante alla prima vertebra toracica (T1), mentre lesioni al di sopra di T1 determinano tetraplegia (vedi immagine in basso). Per approfondire: Paraplegia: etimologia, significato, sintomi, cura e riabilitazione

MEDICINA ONLINE FISIOTERAPIA RIABILITAZIONE DISABILE SEDIA ROTELLE CERVELLO CRANIO EMORRAGIA CEREBRALE ISCHEMIA EMORRAGICA ICTUS PARAPLEGIA EMATOMA EMIPARESI EMIPLEGIA TETRAPARESI TETRAPLEGIA DECUBITO RECUPERO PARALISI

Tetraplegia o quadriplegia

Con tetraplegia (anche chiamata quadriplegia) si intende una paralisi completa con perdita di sensibilità sia del torso che degli arti superiori ed inferiori, causata da svariate patologie e traumi, ad esempio in caso di incidenti stradali o sportivi. La lesione midollare che provoca tetraplegia è superiore alla prima vertebra toracica (T1) ma generalmente inferiore alla quarta vetebra cervicale (C4). Lesioni superiori a C4 in genere determinano morte del paziente o pentaplegia . Per approfondire: Tetraplegia: significato, cause, cure e riabilitazione

Tetraparesi o quadriparesi

I termini “tetraparesi” o “quadriparesi” indicano che tutti e quattro gli arti sono colpiti da paralisi parziale.

Pentaplegia

Il termine “pentaplegia” (in inglese “pentaplegia“) in medicina indica la paralisi completa dei quattro arti (entrambe le braccia ed entrambe la gambe) e del busto con contemporanea presenza di paralisi completa del diaframma e degli altri muscoli respiratori. La paralisi degli arti, come anche quella dei muscoli respiratori, è permanente e il paziente, per sopravvivere, sarà costretto ad usare per il resto della sua vita, il ventilatore meccanico, un macchinario che gli permette di respirare. La pentaplegia è causata da lesioni alla colonna vertebrale superiori al livello della quarta vertebra cervicale (C4). Alcuni pazienti con lesioni superiori a C4, non sopravvivono e – prima della possibilità di usare respiratori meccanici – tutti i pazienti con lesioni superiori a C4 erano destinati a morte certa. Si dice “pentaplegico” un paziente che è affetto da pentaplegia. Se i muscoli respiratori funzionano in modo autonomo, si parla invece di “tetraplegia” o “quadriplegia“: il paziente tetraplegico ha una paralisi completa dei quattro arti, ma può respirare in modo autonomo, senza l’ausilio dei macchinari come invece avviene nel pentaplegico. In aggiunta, sia nella tetraplegia che nella pentaplegia si verifica la e perdita di sensibilità sia del torso che degli arti superiori ed inferiori, inoltre si perdono altre importanti funzioni corporee, come ad esempio la perdita dell’erezione del pene nel maschio. Generalmente, sia nella tetraplegia che nella pentaplegia, i movimenti di testa e collo, come anche la possibilità di parlare o deglutire, sono preservati in modo più o meno limitato, secondo il livello di coinvolgimento dei muscoli facciali, delle corde vocali e di altre strutture anatomiche, ma possono anche essere completamente assenti. Per approfondire: Pentaplegia e pentaparesi: cause, caratteristiche e terapie

Pentaparesi

Il termine “pentaparesi” (in inglese “pentaparesi“) in medicina indica la paralisi parziale dei quattro arti e del busto con contemporanea presenza di paralisi parziale del diaframma e degli altri muscoli respiratori. Al contrario di quanto avviene nella pentaplegia, dove la paralisi è completa”, il paziente pentaparesico conserva in parte la mobilità di arti e busto e potrebbe non essere costretto ad usare per sempre il ventilatore meccanico.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Differenza tra emiparesi ed emiplegia

MEDICINA ONLINE CERVELLO CRANIO EMORRAGIA CEREBRALE ISCHEMIA EMORRAGICA ICTUS SANGUE EMATOMA EMIPARESI EMIPLEGIA TETRAPARESI TETRAPLEGIA MORTE COMA PROFONDO STATO VEGETATIVO PARALISI DECUBITO RECUPERO SUBARACNOIDEAL’emiplegia è un deficit motorio dell’attività motoria volontaria che interessa un solo emilato, cioè solo un lato del corpo, il lato destro o il sinistro. La causa è un danno cerebrale controlaterale al deficit, ciò significa che un danno cerebrale destro determina una emiplegia sinistra e viceversa. In genere, viene lesionato il 1° motoneurone che trasporta gli input motori al midollo spinale. Il deficit assume caratteristiche di recupero diverse in base al periodo della vita in cui insorge.

L’emiparesi è un deficit parziale dell’attività motoria volontaria che interessa un solo emilato, destro o sinistro. La causa, come nel causa dell’emiplegia, è un danno cerebrale controlaterale al deficit, ciò significa che un danno cerebrale destro determina una emiparesi sinistra e viceversa. L’emiparesi riconosce le stesse cause dell’emiplegia (ad esempio ictus ischemico, emorragico, tumore…) di cui spesso rappresenta l’evoluzione.

Sia emiparesi che emiplegia possono essere reversibili o irreversibili in base alle cause specifiche che l’hanno provocata. Entrambe sono il risultato di una lesione del sistema nervoso centrale; la differenza principale risiede nell’entità del deficit motorio, più importante quando ci si riferisce all’emiplegia (che è quindi più grave), minore nel caso di emiparesi (meno grave). Nella emiplegia si ha paralisi (perdita completa dell’attività motoria di un emilato), nell’emiparesi la perdita della funzione motoria è solo parziale.

Leggi anche:

Lo staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o seguici su Twitter, su Instagram o su Pinterest, grazie!

Emiparesi destra, sinistra, facciale e neonatale: cause, sintomi e cure

MEDICINA ONLINE CERVELLO BRAIN TELENCEFALO MEMORIA EMOZIONI CARATTERE ORMONI EPILESSIA STRESS RABBIA PAURA FOBIA SONNAMBULO ATTACCHI PANICO ANSIA VERTIGINE IPPOCAMPO IPOCONDRIA PSICOLOGIA DEPRESSIONE TRISTE STANCHEZZA ROMBECon il termine emiparesi in medicina si indica una difficoltà motoria che interessa una parte laterale del corpo, caratterizzata da perdita parziale della funzione motoria di una metà del corpo, acuta, subacuta o cronica. Tra i tipi di emiparesi vi è quella facciale, che colpisce il viso. L’emiparesi può rivelarsi essere reversibile o meno in base alle cause specifiche che l’hanno provocata.

Cause

L’emiparesi è causata da lesioni del motoneurone superiore (nella corteccia cerebrale controlaterale), della sostanza bianca sottocorticale, della capsula interna, del tronco cerebrale.

L’emiparesi acuta è di solito causata da un’ischemia o da un’emorragia cerebrale, più raramente da sanguinamenti neoplastici o da trauma cranico.

L’emiparesi subacuta, che evolve nell’arco di giorni o settimane, è causata spesso da ematoma sottodurale, in maniera particolare in pazienti anziani e in quelli in trattamento anticoagulante. Ascessi cerebrali, infezioni micotiche e parassitarie, tumori cerebrali e linfomi in corso di AIDS sono cause altrettanto frequenti di emiparesi subacuta, che può cronicizzare se la malattia di base non viene trattata (farmacologicamente o chirurgicamente).

Malattie degenerative e malformazioni arterovenose a lenta espansione sono infine responsabili delle emiparesi croniche.

Le emiparesi infantili rappresentano le forme più attenuate delle paralisi cerebrali infantili e sono collegate a prematurità o ad asfissia perinatale e neonatale; spesso si fanno evidenti solo alcuni mesi dopo la nascita.

Sintomi

Uno dei principali sintomi di emiparesi è il segno di Babinski; molto semplicemente questo tipo di sintomo identifica una risposta innaturale agli stimoli ricevuti dalla pianta del piede. Tentando di essere più chiari è possibile riscontrare il segno di Babinski semplicemente stimolando la pianta del piede strofinando una punta smussata a partire dal tallone e risalendo (scorrendo lungo il lato esterno della pianta del piede) fino al primo metatarso.

L’emiparesi si esprime soggettivamente con un deficit della forza muscolare e, all’esame neurologico, si può evidenziare con la prova di Mingazzini: se il danno è corticale il paziente, invitato a sollevare gli arti (superiori o inferiori), abbassa lentamente l’arto paretico; nella prova di Barrè il paziente, prono con le gambe flesse ad angolo retto, abbassa la gamba paretica. L’emiparesi di origine corticale si può accompagnare a turbe sensitive, a disturbi del linguaggio e ad altri deficit corticali. L’emiparesi motoria pura del volto, del braccio o della gamba (o di entrambi gli arti) è dovuta a una piccola lesione della parte posteriore della capsula interna o del peduncolo cerebrale. Se la lesione si verifica a livello del bulbo, si osserva paresi nel territorio di uno o più nervi cranici associata ad emiparesi controlaterale degli arti.

Le emiparesi infantili, evidenti spesso solo alcuni mesi dopo la nascita, sono caratterizzate dall’atteggiamento in semiflessione degli arti dell’emisoma interessato, piedi in atteggiamento equino e appoggio sulle sole dita, predominanza precoce di un emisoma, spasticità.

Come si diagnostica l’emiparesi

Per quanto sia abbastanza semplice (per un medico esperto) riconoscere un problema di emiparesi dalla semplice osservazione dei sintomi (che sono abbastanza caratteristici come abbiamo avuto modo di vedere fino adesso) la vera difficoltà consiste nel riuscire a definire con la massima accuratezza possibile dove sia localizzato il trauma (a livello cerebrale) che ha prodotto l’emiparesi. Questo non sempre è possibile, tuttavia si riesce solitamente a risalire con una discreta approssimazione a questo tipo di informazione sulla base dell’anamnesi e di eventuali esami diagnostici (radiografici) che possono evidenziare eventuali lesioni a carico della corteccia cerebrale, della sostanza bianca o della capsula interna dell’emisfero cerebrale.

Leggi anche:

Emiparesi: quando rivolgersi al medico

L’emiparesi è un disturbo che per la sua natura non viene mai trascurato dai pazienti nei quali immancabilmente suscita un certo panico; il punto non è tanto rivolgersi al medico dopo un problema di emiparesi, questo è un rischio che certamente i nostri lettori non corrono, quanto saper riconoscere per tempo i sintomi di quei disturbi che possono causare un problema di emiparesi al fine di poter intervenire con la massima tempestività. Più nello specifico sarebbe di fondamentale importanza che tutti imparassimo a riconoscere i sintomi dell’ictus (che come abbiamo detto è il disturbo che più tipicamente finisce col produrre emiparesi nei pazienti che ne sono colpiti)

Trattamento dell’emiparesi

Per poter trattare in maniera efficace un’emiparesi è necessario agire direttamente sulla lesione che l’ha prodotta; nonostante questo però, anche una volta curata la lesione, è necessario un percorso terapeutico per consentire al paziente di recuperare pienamente la propria capacità motoria. La rieducazione motoria è quindi la cura più efficace contro l’emiparesi così come l’ortofonia permette di recuperare i deficit linguistici che dovessero essere insorti a seguito di un’emiparesi. La terapia è riabilitativa (fisioterapica e psicomotoria).

Riabilitazione dell’emiparesi

Ai fini della riabilitazione post ictus, è importante distinguere l’emiparesi sinistra da quella destra per il semplice motivo che i due emisferi cerebrali presentano delle caratteristiche ed attitudini singolari, nonostante collaborino e partecipino alle funzioni vitali in modo intimo ed indissolubile. Come sappiamo in linea generale una lesione cerebrale comporta una alterazione dei processi cognitivi che partecipano al movimento. Mentre nello specifico possiamo individuare nei casi di emiparesi sinistra le seguenti alterazioni specifiche che potrebbero presentarsi in misura variabile che partecipano al deficit motorio e alla comparsa di spasticità:

  • Disturbi dell’attenzione
  • Disturbi della Percezione
  • Difficoltà di apprendimento
  • Alterata programmazione del movimento
  • Alterazione della linea mediana
  • Disturbi del comportamento
  • Alterata consapevolezza

Appare chiaro che tali alterazioni devono essere considerate nella fisioterapia dopo ictus, attraverso un approccio riabilitativo che sia in grado di migliorarle per poter incidere su quello che è il risultato finale del recupero del movimento del paziente con emiparesi sinistra. Una riabilitazione rivolta al solo rinforzo muscolare o alla stimolazioni dei riflessi non può che essere parziale di fronte alla reale necessità del paziente che in seguito ad ictus abbia sviluppato una emiparesi sinistra.
Per questo la scelta riabilitativa ad oggi più indicata è la riabilitazione neurocognitiva, in grado di coinvolgere i processi cognitivi che partecipano al movimento, attraverso esercizi costruiti sul singolo paziente e sulle sue specifiche caratteristiche.

Per approfondire:

DOTT. EMILIO ALESSIO LOIACONO MEDICO CHIRURGO DIRETTORE MEDICINA ONLINE PARALISI DI BELL EMIPARESI FACCIALE FACCIA VISO NERVO FACCIALE LESIONE RIABILITAZIONE LABBRA CASCANTI OCCHIO APERTO SI PUO CURARE TERAPIA DONNA

Paralisi di Bell (emiparesi facciale)

Cos’è l’emiparesi facciale?

Fin qui abbiamo provato a definire a livello generale cosa sia l’emiparesi, quali sono le sue cause, i sintomi e i trattamenti possibili contro questo disturbo; in questi ultimi paragrafi vogliamo provare a definire più nel dettaglio le varie forme di emiparesi possibili, a partire da quella più comune che è l’emiparesi facciale. Come il nome stesso suggerisce l’emiparesi facciale colpisce il viso (più precisamente il lato destro o sinistro del volto) ed è frequentemente causata da processi infiammatori a carico del nervo facciale (paralisi di Bell).

Per approfondire: Lesioni del nervo facciale: paralisi di Bell ed altre cause di paralisi

Cos’è l’emiparesi spastica?

A differenza dell’emiparesi facciale (in cui appunto la definizione è direttamente legata al particolare anatomico coinvolto, nello specifico quindi il viso) l’emiparesi si definisce spastica non per identificare quale parte del corpo sia coinvolta quanto per specificare la natura stessa della plegia. Tentando di essere più chiari il termine “spastica” identifica semplicemente la rigidità dei muscoli coinvolti dall’emiparesi; l’emiparesi spastica rappresenta quindi l’esatto contrario di quella flaccida in cui i muscoli coinvolti risultano essere deboli e “molli” mentre, come detto, al contrario, l’emiparesi spastica è caratterizzata dalla rigidità muscolare

Cos’è l’emiparesi atassica?

L’emiparesi atassica è caratterizzata da una paresi parziale di uno degli arti inferiori (con ridotta capacità motoria) cui si associa atassia (cioè mancata capacità di coordinare i movimenti) nell’arto superiore.

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Differenza emiparesi, diparesi, tetraparesi, monoparesi, triparesi

MEDICINA ONLINE FISIOTERAPIA RIABILITAZIONE DISABILE SEDIA ROTELLE CERVELLO CRANIO EMORRAGIA CEREBRALE ISCHEMIA EMORRAGICA ICTUS PARAPLEGIA EMATOMA EMIPARESI EMIPLEGIA TETRAPARESI TETRAPLEGIA DECUBITO RECUPERO  PARALISI.jpg

Per meglio comprendere l’argomento, il lettore deve avere dimestichezza con due termini:

  • paresi: indica un indebolimento o una paralisi parziale (possibilità di movimento, pur se limitata);
  • plegia: indica una condizione di paralisi completa (impossibilità di movimento).

Ai due termini prima citati, si associano vari prefissi (come -emi, -para e -tetra) che vanno ad indicare le zone del corpo colpite.

L’emiparesi è un deficit parziale dell’attività motoria volontaria che interessa un solo emilato, cioè solo un lato del corpo, il lato destro o il sinistro. L’emiparesi deve essere distinta dall’emiplegia, dove il deficit di un lato del corpo è completo: mentre nell’emiplegia i movimenti nell’emilato colpito (ad esempio braccio destro e gamba destra) sono impossibili, nell’emiparesi i movimenti dell’emilato sono possibili, pur se limitati. La causa dell’emiparesi è un danno cerebrale controlaterale al deficit, ciò significa che un danno cerebrale destro determina una emiparesi sinistra e viceversa. L’emiparesi riconosce le stesse cause dell’emiplegia (ad esempio ictus ischemico, emorragico, tumore cerebrale…) di cui spesso rappresenta l’evoluzione. Sia emiparesi che emiplegia possono essere reversibili o irreversibili in base alle cause specifiche che l’hanno provocata. Entrambe sono il risultato di una lesione del sistema nervoso centrale; la differenza principale risiede nell’entità del deficit motorio, più importante quando ci si riferisce all’emiplegia (che è quindi più grave), minore nel caso di emiparesi (meno grave). Nella emiplegia si ha paralisi (perdita completa dell’attività motoria di un emilato), nell’emiparesi la perdita della funzione motoria è solo parziale.

La differenza con gli altri tipi di paresi è la seguente:

  • la diparesi è un deficit parziale dell’attività motoria volontaria solo degli arti superiori o solo gli arti inferiori;
  • la tetraparesi è un deficit parziale dell’attività motoria volontaria che interessa tutti gli arti ed il tronco;
  • la monoparesi è un deficit parziale dell’attività motoria volontaria che interessa un solo arto, solitamente un braccio;
  • la triparesi è un deficit parziale dell’attività motoria volontaria che interessa tre arti, solitaente entrambe le braccia e solo una gamba.

La differenza con le plegie è la seguente:

  • la monoplegia è un deficit totale dell’attività motoria volontaria che interessa un solo arto;
  • la diplegia è un deficit totale dell’attività motoria volontaria solo degli arti superiori o solo gli arti inferiori;
  • la paraplegia è un deficit totale dell’attività motoria volontaria della parte inferiore del corpo (arti inferiori). E’ generalmente causata da lesioni alla colonna inferiori alla prima vertebra toracica.
  • la tetraplegia o quadriplegia è un deficit totale dell’attività motoria volontaria che interessa tutti e quattro gli arti ed il tronco. E’ generalmente causata da lesioni alla colonna inferiori alla quarta vertebra cervicale (in genere C5, C6 o C7).
  • la pentaplegia è un deficit totale dell’attività motoria volontaria che interessa tutti e quattro gli arti ed i muscoli respiratori (il paziente sopravvive solo grazie al ventilatore meccanico). E’ generalmente causata da lesioni alla colonna superiori alla quarta vertebra cervicale (in genere C2 o C3).

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!

Classificazione generale delle paresi e delle plegie

MEDICINA ONLINE FISIOTERAPIA RIABILITAZIONE DISABILE SEDIA ROTELLE CERVELLO CRANIO EMORRAGIA CEREBRALE ISCHEMIA EMORRAGICA ICTUS PARAPLEGIA EMATOMA EMIPARESI EMIPLEGIA TETRAPARESI TETRAPLEGIA DECUBITO RECUPERO PARALISI

Classificazione delle paralisi in base alla distribuzione topografica

La classificazione delle paralisi in base alla distribuzione topografica, fa riferimento alle parti del corpo colpite ed agli effetti che la lesione provoca. Due termini sono al centro di questo metodo di classificazione:

  • paresi: indica un indebolimento o una paralisi parziale (possibilità di movimento, pur se limitata);
  • plegia: indica una condizione di paralisi completa (impossibilità di movimento).

Le classificazioni topografiche comunemente utilizzate nella pratica medica odierna si basano sull’utilizzo della combinazione dei due termini prima citati, in associazione a vari prefissi.

I termini “monoplegia” e “monoparesi” indicano che la condizione (rispettivamente di paralisi completa e di paralisi parziale) interessa solo un arto.

I termini “diplegia” e “diparesi” di solito indicano che la condizione (rispettivamente di paralisi completa e di paralisi parziale) interessa due parti simmetriche del corpo, per esempio entrambi gli arti inferiori.

I termini “emiplegia” ed “emiparesi” indicano che ad essere affetti dalla condizione (rispettivamente di paralisi completa e di paralisi parziale) sono il braccio e la gamba di una parte del corpo, ad esempio il braccio destro e la gamba destra.

I termini “paraplegia” e “paraparesi” indicano che ad essere affetta dalla condizione (rispettivamente di paralisi completa e di paralisi parziale) è la parte inferiore del corpo, comprese entrambe le gambe.

I termini “triplegia” o “triparesi” indicano che sono affette dalla condizione (rispettivamente di paralisi completa e di paralisi parziale) solo tre zone del corpo. Potrebbe quindi trattarsi di entrambe le braccia e di una gamba o di entrambe le gambe e di un braccio o di un arto inferiore, di uno superiore e della faccia.

Le espressioni “doppia emiplegia” ed “emiparesi doppia” indicano che tutti e quattro gli arti sono coinvolti (rispettivamente da paralisi completa o da paralisi parziale), ma che un lato del corpo è maggiormente colpito rispetto agli altri.

I termini “tetraplegia” e “quadriplegia” indicano che tutti e quattro gli arti sono colpiti da paralisi completa.

I termini “tetraparesi” o “quadriparesi” indicano che tutti e quattro gli arti sono colpiti da paralisi parziale.

I termini “pentaplegia” e “pentaparesi” significano che, oltre al coinvolgimento di tutti e quattro gli arti (con paralisi rispettivamente completa e parziale), il soggetto è colpito da paralisi dei muscoli respiratori. Nella pentaplegia il paziente non sopravvive se non grazie ad un respiratore meccanico.

Classificazione delle paralisi in base al tono muscolare

Molti termini relativi alla funzione motoria descrivono gli effetti della paralisi sul tono muscolare e sul modo in cui i muscoli interagiscono. Il tono muscolare, che in condizioni normali, ad esempio, si determina quando si piega un braccio, è caratterizzato dalla contrazione del bicipite e dal rilassamento del tricipite. Quando il tono muscolare è compromesso i muscoli lavorano in maniera non coordinata o in opposizione tra loro. Due termini utilizzati per descrivere il tono muscolare sono:

  • ipertonia/ipertonico: tono muscolare aumentato, spesso risultante in arti molto rigidi. L’ipertonia è associata con la paralisi cerebrale spastica;
  • ipotonia/ipotonico: tono muscolare diminuito, spesso risultante in arti flaccidi. L’ipotonia è associata con la paralisi cerebrale non spastica.

Classificazione delle paralisi in base alla funzione motoria

Le due forme principali sono quella spastica e quella non spastica. Ognuna ha molteplici variazioni ed è possibile avere casi caratterizzati dalla compresenza di entrambe le forme.

  • la forma spastica è caratterizzata da un aumento di tono muscolare;
  • la forma non spastica (“forma flaccida“) è caratterizzata da tono muscolare diminuito o fluttuante.

La classificazione in base alla funzione motoria fornisce una descrizione sia della maniera in cui il bambino è affetto dalla condizione sia dell’area nella quale la lesione è localizzata. L’uso di tale tipo di classificazione fornisce a genitori e medici una descrizione al contempo ampia e specifica dei sintomi del bambino. Ciò aiuta lo specialista nella scelta del trattamento avente le maggiori probabilità di successo.

Per approfondire:

Leggi anche:

Dott. Emilio Alessio Loiacono
Medico Chirurgo
Direttore dello Staff di Medicina OnLine

Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sui nostri nuovi post, metti like alla nostra pagina Facebook o unisciti al nostro gruppo Facebook o ancora seguici su Twitter, su Instagram, su Mastodon, su YouTube, su LinkedIn, su Tumblr e su Pinterest, grazie!