Il metabolismo basale (MB O MBR da:”basal metabolic rate”) è per definizione la quantità di energia impiegata in condizioni di neutralità termica, dal Continua a leggere
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Diabete: lista di alimenti vietati e moderatamente ammessi
Prima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, vi consiglio di leggere questo articolo: Cosa può e non può mangiare il diabetico: cibi per controllare la glicemia
Il diabetico, per evitare ripercussioni sulla propria salute, deve prestare particolarmente attenzione alla propria dieta, in particolare ci sono alcuni cibi che gli sono vietati, ed altri che può assumere moderatamente. Ecco una lista di questi cibi:
Vini vietati al diabetico
- Vino dolce (ad esempio il moscato), vini liquorosi (ad esempio il vinsanto ed il porto) e liquori dolci.
- Bevande gassate artificiali.
- Mascarpone e Pecorino stagionato.
- Parti grassi o semi-grasse di tutte le carni e del pollame.
- Coppa, mortadella, pancetta di maiale, capocollo, prosciutto grasso, salami suini, salsiccia.
- Frutta candita e/o sciroppata, mostarda di frutta, miele, marmellata, gelatina di frutta, melassa, frutta secca ed oleosa (noci, nocciole, arachidi), castagne, fichi, cachi, uva, banane.
- Zucchero da cucina, caramelle, cioccolato, creme e budini, dolciumi in genere (torte, pasticcini), gelati.
Alcuni alimenti concessi al diabetico, in quantità limitata variabile
- Acqua minerale, caffè, thè, moderate dosi di birra.
- Succo di limone, aceto, aglio, cipolla, sedano, basilico, origano e spezie in genere.
- Mozzarella, caciotta, ricotta di mucca, groviera e stracchino in dosi moderate.
- Nasello, sogliola, tonno fresco, trota, pesce azzurro, moderate dosi di crostacei.
- Insalata verde, carote e finocchi crudi, pomodori, spinaci, carciofi, piccole porzioni di patate.
- Ciliegie, fragole, arance, mele e pere.
Leggi anche:
- Il diabetico può mangiare il gelato?
- I diabetici possono mangiare i dolci?
- Il diabetico può mangiare la pizza? Quale preferire?
- Il diabetico può bere caffè?
- Diabete: con cosa posso sostituire lo zucchero?
- Il diabetico può mangiare le uova?
- Il diabetico può bere vino?
- I diabetici possono mangiare lo yogurt?
- Il diabetico può mangiare arance, limoni, mandarini, cedro e bergamotto?
- Il diabetico può mangiare lo zucchero di canna? Quanti carboidrati e calorie ha?
- Diabete: le sostituzioni di alcuni alimenti di uso comune
- I diabetici possono mangiare i pop corn?
- Il diabetico può mangiare le carote? Quanti carboidrati e calorie hanno?
- Il diabetico può bere birra?
- Diabete: quale verdura e legumi preferire per controllare la glicemia
- Il diabetico può mangiare le fragole ed altra frutta?
- Il diabetico può bere latte? Quanti carboidrati e calorie ha?
- I diabetici possono mangiare i pomodori?
- I diabetici possono mangiare i kiwi?
- Il diabetico può mangiare il riso integrale?
- Il diabetico può mangiare le ciliegie?
- I diabetici possono mangiare ricotta? Quante calorie ha?
- Il diabetico può mangiare l’uva?
- Il diabetico può mangiare le nespole? Quante calorie hanno?
- Il diabetico può mangiare il melone? Quante calorie ha?
- Il diabetico può mangiare la frutta secca?
- I diabetici possono mangiare i peperoni?
- I diabetici possono mangiare lo yogurt greco?
- Il diabetico può mangiare i wurstel? Quante calorie e carboidrati hanno?
- I diabetici possono mangiare ravanelli?
- Il diabetico può mangiare i broccoli? Quanti carboidrati e calorie hanno?
- Il diabetico può mangiare datteri, canditi, fichi e prugne secche?
- Il diabetico può mangiare gli asparagi?
- Il diabetico può mangiare la zucca? Quanti carboidrati e calorie contiene?
- Il diabetico può mangiare le zucchine? Quanti carboidrati e calorie hanno?
- Il diabetico può mangiare i carciofi? Quanti carboidrati e calorie hanno?
- Il diabetico può mangiare le bacche di Goji?
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- I diabetici possono mangiare le mandorle?
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- Differenza tra indice glicemico e carico glicemico
- Differenza tra indice glicemico e insulinico
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- Insulina alta: cause, diabete, prediabete, valori normali e cure
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- Differenze tra diabete mellito ed insipido: glicemia, vasopressina, poliuria e polidipsia
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- Diabete di tipo 2: cause, fattori di rischio, sintomi e cure
- Diabete di tipo 1: cause, fattori di rischio, sintomi e cure
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- Dieta ipoglucidica: cos’è e cosa mangiare?
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- Zucchine per dimagrire: proprietà, calorie, e controindicazioni
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- “Può causare cancro”: procura di Torino avvia inchiesta su farmaco anti-diabete
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- I 5 sintomi poco conosciuti del diabete
- Calore sul duodeno: una possibile cura per sconfiggere il diabete
- Diabete: impiantato in Italia nuovo sensore che monitora glicemia
- Pancreas artificiale: monitora e fornisce insulina per il paziente diabetico
- Diabete a Natale: le 10 regole da seguire per tenere sotto controllo la glicemia
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- Punture sul dito addio, per i bimbi diabetici arriva la tecnica ‘flash’
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- Troppo macho per la dieta, sempre più uomini muoiono di diabete
- I bambini italiani sono i più grassi d’Europa
- Attenti al pisolino: oltre i 40 minuti aumenta rischio diabete
- In Italia 4 milioni di diabetici, cura precoce abbatte le complicanze
- Farmaci al posto di corsa e palestra, arriva lo sport in pillole contro il diabete
- Diabete: un nuovo cerotto analizza sudore e misura glicemia
- Differenza tra prosciutto di Parma e San Daniele
- Differenza tra prosciutto e culatello
- Differenza tra prosciutto crudo e speck
- Differenza tra prosciutto cotto, crudo ed affumicato
- Differenza tra culatello e coppa
- Differenza tra prosciutto crudo e prosciutto crudo magro
- Differenze tra merluzzo, nasello, baccalà o stoccafisso
- Differenza tra vino rosso, bianco e rosato
- Differenze tra noci ed arachidi: calorie ed idee in cucina
- Differenza tra pepe nero e peperoncino: proprietà, calorie ed idee in cucina
- Differenza tra pizza e piadina: calorie ed idee in cucina
- Differenza tre Parmigiano Reggiano e Pecorino Romano: calorie ed idee in cucina
- Differenze tra parmigiano e grana: colesterolo, valori nutrizionali e dieta
- La mortadella fa ingrassare o dimagrire? Quante calorie e colesterolo ha?
- Aceto balsamico su carne, pesce, verdura, frutta, formaggio e dolci
- Differenze fra cotechino e zampone
- Differenze tra i vari tipi di parmigiano
- Prosciutto di Parma: come riconoscere l’originale dalle imitazioni
- Parmigiano Reggiano: si può mangiare in gravidanza?
- Il mio bambino può mangiare il parmigiano? A che età iniziare?
Prediabete:
- Differenza tra prediabete, intolleranza glucidica e diabete
- Come faccio a sapere se sono in prediabete senza saperlo?
- Il prediabete porta sempre al diabete di tipo 2?
- Ho scoperto di avere il prediabete: cosa posso fare per evitare il diabete conclamato?
- Prediabete (intolleranza glucidica): sintomi, dieta e valori ematici
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Diabete: il diabetico può mangiare cioccolato? Quale preferire?
Prima di iniziare la lettura, per meglio comprendere l’argomento trattato, vi consiglio di leggere questo articolo: Cosa può e non può mangiare il diabetico: cibi per controllare la glicemia
Il cioccolato, se di qualità, fa sicuramente bene alla salute perché – secondo molte recenti ricerche – migliora il metabolismo degli zuccheri, riduce la pressione, riduce il rischio cardiovascolare e aterosclerotico, ha un grande effetto antiossidante grazie alla presenza dei flavonoli. E’ pertanto importante scegliere cioccolato di qualità ad alto contenuto di cacao e quindi di flavonoli, per essere certi di assumere un alimento salutare e non solo grassi e calorie.
Però non tutto il cioccolato è ammesso: solo quello fondente ad alte percentuale di cacao. In ogni caso, dato l’elevato apporto di grassi e di calorie, chi introduce il cioccolato nella dieta dovrà fare qualche rinuncia sottraendo una quantità di calorie pari a quelle introdotte con una barretta di cioccolato dalla dieta abituale oppure incrementare l’esercizio fisico o più verosimilmente combinare entrambe le cose.
Ricapitolando:
- si al cioccolato, ma solo fondente al alta percentuale di cacao;
- si a cioccolato di qualità e quindi ricco di flavonoidi;
- no a cioccolato al latte o bianco;
- no agli eccessi di cioccolato; diabetico o no io consiglio comunque al paziente di moderarne l’assunzione: uno o due dei tipici quadretti piccoli al giorno sono sufficienti per toglierci lo “sfizio” volendo bene alla nostra salute;
- evitare di superare i 15 grammi giornalieri di fondente.
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Sono strumenti abbastanza economici, tuttavia ottimamente costruiti, affidabili e professionali, prodotti da aziende che da anni sono leader mondiali nella produzione di tecnologie sanitarie.
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Diabete: zucchero o dolcificanti per il diabetico?
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Per la pianificazione della dieta in caso di diabete è essenziale eliminare completamente lo zucchero da cucina (saccarosio); al suo posto è possibile utilizzare (in piccole dosi e dopo parere medico positivo):
- Saccarina.
- Ciclamato.
- Miele: in quantità moderate il diabetico può utilizzarlo ma deve controllare la glicemia.
- Stevia: indicato per coloro che soffrono di ipertensione, diabete di tipo 2 e/o insulino-resistenza in quanto sembrerebbe favorire il trasporto dello zucchero dentro le cellule con una riduzione dell’insulino-resistenza e un effetto ipoglicemico.
- Fruttosio: è consigliabile ai diabetici ma, se si supera la dose massima giornaliera consigliata, che è pari a 30 grammi, si può avere un aumento della trigliceridemia.
- Sorbitolo: non innalza la glicemia, infatti, una volta arrivato nell’intestino il sorbitolo è convertito in fruttosio, da cui la possibilità per i diabetici di utilizzare questo zucchero. Va consumato saltuariamente ed in piccole dosi (l’uso cronico è sconsigliato).
- Aspartame: non è adatto in gravidanza, a tal proposito leggi anche: L’aspartame fa bene o fa male alla salute? ed anche: Nuovo studio italiano assolve l’aspartame: non è cancerogeno
I migliori prodotti per diabetici
Qui di seguito trovate una lista di prodotti di varie marche, estremamente utili per aiutare il diabetico ed il pre-diabetico a mantenere i giusti livelli di glicemia, perdere peso e migliorare la propria salute. Noi NON sponsorizziamo né siamo legati ad alcuna azienda produttrice: per ogni tipologia di prodotto, il nostro Staff seleziona solo il prodotto migliore, a prescindere dalla marca. Ogni prodotto viene inoltre periodicamente aggiornato ed è caratterizzato dal miglior rapporto qualità prezzo e dalla maggior efficacia possibile, oltre ad essere stato selezionato e testato ripetutamente dal nostro Staff di esperti:
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Che significa allenamento “cardio” in palestra? Alcuni esempi
Il termine cardiofitness o più semplicemente “cardio” sta a significare un insieme di esercizi che aiuta a migliorare il sistema più importante per la salute del nostro corpo, cioè il sistema cardiorespiratorio, formato da polmoni e cuore che rappresenta il vero motore del nostro corpo. Con questa tipologia di allenamento cardio non alleneremo solo la nostra resistenza, ma ci prepariamo ad una vita più sana facendo prevenzione verso le malattie cardiocircolatorie e lo stress. Il cardio è un tipo di esercizio aerobico, al contrario dei pesi che sono invece un tipo di esercizio anaerobico.
Cos’è un esercizio aerobico?
L’esercizio “aerobico” è un tipo di esercizio caratterizzato da un’attività svolta a modesto impegno cardio-circolatorio, con intensità costante e tale da permettere di protrarre della sforzo per parecchi minuti. Per essere aerobico un esercizio deve permettere al corpo di utilizzare l’ossigeno per produrre energia: quando l’intensità dello sforzo si innalza troppo e la quantità di ossigeno a disposizione non è più sufficiente, il corpo produce acido lattico e l’esercizio diventerà “anaerobico”. Non esiste una separazione netta tra esercizi aerobici e anaerobici: lo stesso esercizio può essere uno o l’altro a seconda dell’intensità con cui viene svolto, inoltre nulla vieta che un esercizio “inizi” aerobico e “diventi” anaerobico.
Come capire se il mio esercizio è aerobico o anaerobico?
Per considerare un esercizio aerobico bisogna misurarne l’intensità e valutare appunto che il corpo non accumuli acido lattico. Questa misurazione può essere eseguita attraverso diverse tecniche ma nella pratica viene semplicemente utilizzato come riferimento la frequenza cardiaca in rapporto all’età del soggetto. Più precisamente si calcola la frequenza cardiaca di soglia anaerobica che corrisponde all’85% circa della frequenza cardiaca massimale. Per attività aerobica si considera quella svolta al disotto di questa frequenza cardiaca.
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La funzione del cardio
Semplificando molto il concetto, si potrebbe dire che mentre la funzione più ricercata dei pesi è quella di aumentare forza e massa muscolare (quindi la potenza), invece la funzione principale del cardio è quella di potenziare il sistema cardio circolatorio (quindi la resistenza). L’allenamento cardio, pur aumentando ovviamente anche la forza, è quindi ottimo per migliorare soprattutto la resistenza fisica avendo la capacità di aumentare la gittata cardiaca, la quantità cioè di sangue che il cuore riesce ad inviare alla periferia e di migliorare la capacità dei muscoli di captare l’ossigeno.
Cardio per dimagrire
In generale, per dimagrire, il nostro corpo ha bisogno di bruciare più calorie di quante ne assume con il cibo e il cardio è proprio uno dei tipi di allenamento che riescono ad accrescere il dispendio energetico e che al contempo riesce a migliorare il nostro stato metabolico. E’ importante ricordare che l’esercizio cardio, usato con scopo dimagrante, è utile soprattutto quando viene protratto per almeno 20 minuti con intensità medio-alta. Ricordiamo infine che, se il vostro obiettivo è la perdita di massa grassa, dovete abbinare al cardio anche i pesi: questi ultimi tendono infatti ad aumentare la massa magra e quindi il metabolismo basale, favorendo il dimagrimento.
Esempi di esercizi cardio
Ci sono diversi tipi di cardio, alcuni esempi possono essere:
- camminata (sia su strada che su tapis roulant);
- corsa (sia su strada che su tapis roulant);
- corda;
- bicicletta (sia su strada che cyclette);
- ellittica;
- step;
- nuoto.
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Gli integratori termogenici che ti aiutano a perdere peso e dimagrire
In commercio esistono diversi tipi di integratori naturali, sotto forma di capsule, pastiglie, concentrati, olii, considerati rimedi naturali coadiuvanti nelle diete per perdere peso. Questi integratori naturali agiscono su più fronti: possono bruciare il grasso attraverso l’accelerazione del metabolismo, bloccare l’assorbimento di zucchero, oppure evitare il depositarsi dei grassi nel corpo e infine stimolare la diuresi.
Come agiscono gli integratori per dimagrire
Le piante che bloccano lo zucchero, ovvero gli integratori glucobloccanti, sono la cannella, il nopal, la gymnea, per esempio. Gli integratori invece mangia grassi, come il fico d’india o il chitosano, catturano a sé i lipidi e il colesterolo, impedendone parzialmente l’assimilazione, che vengono eliminati attraverso le feci.
Gli integratori che stimolano il metabolismo sono solitamente a base di caffeina, tè verde, guaranà, yerba matè, arancio amaro. Sulla tiroide, ghiandola endocrina che regola il metabolismo basale, agiscono invece integratori come il fucus o quelli a base di alghe, come la spirulina. In entrambi i casi si ha un leggero aumento della temperatura corporea che aiuta la combustione dei grassi anche durante le ore di riposo.
Gli integratori con funzione diuretica agiscono prevalentemente sulla ritenzione idrica, sui gas intestinali e sulle funzionalità del fegato. Le piante ad azione diuretica più note sono la betulla, la pilosella, il carciofo, l’orthosiphon, il tarassaco, il cardo mariano, tra le altre.
Gli integratori per dimagrire diuretici, non hanno un effetto diretto sulla perdita di peso, ma possono essere integrati con alimenti o integratori per aumentarne l’efficacia. Altri integratori importanti sono quelli ad effetto carminativo, in grado cioè di assorbire i gas a livello intestinale contribuendo a diminuire il gonfiore addominale: si tratta di piante come il finocchio e il cumino.
Bisogna sempre stare attenti e seguire le avvertenze sul consumo degli integratori: un abuso può causare danni gravi, come perdita di minerali importanti, con quanto ne consegue, allergie, ipertiroidismo.
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Gli integratori per dimagrire, eccone alcuni
Il tarassaco
Gli integratori per dimagrire a base di tarassaco, oltre a contenere tarasserolo, steroli, vitamine A,B,C e D, contengono la preziosa inulina, utile come antifame e per favorire il riequilibrio della flora batterica intestinale, potenziandone l’attività e migliorare il metabolismo. Il tarassaco è noto per le proprietà diuretiche e disintossicanti del fegato, dei reni e dell’intestino, si trova facilmente in compresse, che favoriscono il drenaggio linfatico e possono attenuare l’ effetto “pelle a buccia d’arancia” tipico della cellulite, associato con fucus, betulla, carciofo, gramigna e bardana, tutte piante fortemente depurative.
I tè
Tè verde, tè nero, tè oolong. Queste sono piante eccezionali per coadiuvare le funzioni del metabolismo. Si trovano sotto forma di infusi o capsule con prodotto in polvere ed estratti. L’alta percentuale di polifenoli e di catechine contenuti in particolare nel tè verde ne fanno una bevanda preziosa e buona amica delle diete dimagranti.
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Il fucus
Dal punto di vista dietetico il fucus è efficace perché contiene l’acido alginico che, una volta nello stomaco, forma un gel vischioso, che si gonfia e non viene assimilato dall’organismo, ma sviluppa un senso di sazietà che fa da spezza-fame. Le capsule di fucus, vanno prese solitamente a mezzogiorno e alla sera, prima dei pasti principali.
L’ananas e la papaya
Anzitutto l’ananas e la papaya sono frutti che contengono enzimi vigetali che facilitano la digestione delle proteine. In fitoterapia si utilizza il gambo del frutto, ricco di bromelina, un enzima che distrugge le fibre proteiche della cellulite, liberando i grassi indesiderati. L’integratore per dimagrire a base di ananas può essere associato all’ortosiphon, che aiuta nella depurazione.
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L’ortosiphon
L’ortosiphon, pianta originaria del sud-est asiatico, è uno tra i più versatili degli integratori per dimagrire. Si trova spesso combinato con altre piante ed erbe per preparare tisane diuretiche. Solitamente, gli integratori per dimagrire a base di ortosifon sono ottimi se combinati a quelli con tè e gambo di ananas. Ricco di flavonoidi, l’ortosifon elimina infatti i grassi liberati dal tè e dall’ ananas. Assunto mattina e sera per almeno un mese all’anno diventa un ottimo alleato della dieta.
La spirulina
L’elevatissimo contenuto proteico della spirulina, circa 70 grammi per ogni 100 grammi di alimento, la rendono un ottimo integratore nelle diete vegetariane. La spirulina, grazie alle sue proprietà nutrienti, pare sia efficace anche per controllare l’appetito aumentando il senso di sazietà. Si prende in capsule contenenti l’alga essiccata.
Il fagiolo bianco
La faseolamina è una glicoproteina ricavata dal fagiolo bianco, che, rallentando la digestione e l’assorbimento dell’amido, promuove la riduzione del peso corporeo.
La cassia nomame
Si tratta di una pianta che può ridurre fino al 30% l’assorbimento dei grassi, limitando così l’apporto calorico e diminuendo il livello di trigliceridi e di colesterolo nel sangue. La cassia è anche un ottimo antigonfiore, agisce contro la ritenzione idrica e contro la cellulite.
La caffeina, il guaranà, la yerba maté arancio amaro o citrus aurantium.
Integratori per dimagrire a base di questi prodotti stimolano la termogenesi, quindi favoriscono lo scioglimento dei grassi. In particolare, il guaranà potenzia il flusso dell’adrenalina e accelera il metabolismo, favorendo la trasformazione del tessuto adiposo in tessuto muscolare.
La gomma di guar e la gomma karaya
Esistono anche integratori per dimagrire a base di gomma naturale, in particolare gomma karaya e gomma di guar. Si tratta della secrezione gommosa di una pianta, la sterculia, che cresce in India, in Pakistan e in alcune parti dell’Africa. La contemporanea assunzione di acqua e gomma karaya, infatti, non solo accelera il transito intestinale, ma aumenta anche la sazietà.
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La curcuma
Oltre ad essere una spezia molto versatile, la curcuma può essere assunta anche in pillole o in capsule da 250-500mg. È una pianta erbacea dal caratteristico colore giallo, originaria dell’Asia meridionale. Nota nella medicina Ayurvedica, la curcuma ha un’azione dimagrante e tonificante dei tessuti, nonché antiossidante e antinfiammatoria. Indicata per contrastare l’artrite reumatoide, la curcuma aiuta anche ad eliminare i gonfiori causati dai lieviti. Leggi anche: Curcuma: calorie, proprietà, benefici, controindicazioni e conservazione
Il pino coreano
L’olio di pino coreano è in grado di ridurre il senso di fame e diminuire l’apporto calorico con la dieta. Integratori dimagranti a base di pino coreano contengono acido pinolenico, un acido grasso polinsaturo molto efficace per questo scopo.
I semi di girasole e i semi di cartamo
I semi di girasole sono integratori utili per dimagrire, che agiscono sia sulla massa grassa che su quella magra, così come i semi di cartamo.
La piperina
La piperina è l’alcaloide del pepe nero, contenuto in concentrazioni variabili e le conferisce il gusto piccante. La piperina è dotata di proprietà fitoterapiche interessanti, oggi sfruttate prevalentemente negli integratori dimagranti termogenici.
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Il frutto della garcinia di Cambogia
La buccia di questo frutto asiatico svolge una preziosa azione sui tessuti adiposi. L’idrossicitrato presente nella buccia della garcinia può ridurre il colesterolo e i trigliceridi fino a quasi il 30%, limitando l’accumulo dei grassi e favorendo la demolizione degli zuccheri e trasformandoli in energia.
Noce di cola
La Noce di cola era già nota alle tribù dell’Africa e dell’Indonesia. Svolge un’azione stimolante sui lipidi, eliminando il desiderio di assunzione di cibo, in particolar modo di zuccheri. La noce di cola è consigliata anche in caso di lunghi periodi di stress poiché consente di sfruttare al meglio le energie disponibili.
Il Nopal
Integratori dimagranti a base di nopal, un cactus messicano utilizzato già ai tampi dei Maya, si basano sul principio del legare grassi e zuccheri insieme, portandoseli via, facilitandone l’eliminazione e limitandone l’assorbimento. Grazie alle proprietà ipoglicemizzanti viene impiegato con ottimi risultati anche nel trattamento del diabete mellito.
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Cosa succede al tuo corpo quando smetti di mangiare pasta e pane?
Qualche tempo fa il sito “Eat this, not that!” ha stilato una interessante lista di cambiamenti che subisce il nostro corpo quando si decide di limitare l’assunzione di carboidrati. Pur essendo necessari per la nostra dieta, il loro consumo smodato non è certamente salutare. Riso bianco, pasta bianca, pane bianco, dessert e dolci, zucchero, sciroppi artificiali, bibite gassate e caramelle: ecco sei cose che accadono quando decidiamo di metterli da parte, tenendo presente che sono generalizzazioni, che non sono valide sempre e comunque e che eliminare completamente i carboidrati dalla dieta è un grosso errore.
1. Inizierai a bruciare grassi
Riducendo (non eliminando completamente!) il consumo di carboidrati, si ridurranno anche le calorie assunte giornalmente e la massa grassa tenderà a diminuire, specie se il metabolismo basale è elevato. Infatti, quando il corpo è costretto a non attingere dai carboidrati, per ottenere energia utilizza le riserve di grasso immagazzinate nel nostro corpo. Il consiglio del sito – che io condivido – è quello di fare un po’ di esercizio fisico al mattino, prima della colazione. In questo modo il corpo brucerà i grassi depositati invece di quelli contenuti nel cibo.
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2. Ti sentirai meno affamato
Non sono le calorie che saziano la tua fame, ma sono le sostanze nutrienti, come le proteine, le fibre o i grassi sani. Queste componenti sono assenti nei carboidrati raffinati, che finiscono, dunque, per riempire il nostro corpo solo di calorie “inutili”. Per questo, dopo averne fatto una scorpacciata possiamo sentirci ancora affamati: il corpo, assumendo carboidrati, sarà sempre in cerca di altro cibo. Diminuendo il consumo, invece, diminuirà anche il senso di fame. Il consiglio di “Eat this, not that!” è quello di iniziare la giornata mangiando qualcosa di molto proteico e salutare come le uova o lo yogurt greco.
3. Avrai la pancia più piatta
È uno dei cambiamenti più lampanti: quando i carboidrati vengono rimpiazzati da cibi ricchi di fibre, il ventre può sembrare più piatto. Questo perché le fibre, di cui ogni dieta dovrebbe essere ricca, aiutano a sgonfiare la pancia. Molti zuccheri invece fermentano nell’intestino facendoci sentire più gonfi e facendo apparire la pancia più grande di quello che in realtà è. Il consiglio di “Eat this, not that!” è quello di iniziare a sostituire alcuni alimenti con altri più salutari. E di mangiare noci, fonti di fibre e alleate nella digestione.
4. Diminuirà il rischio di soffrire di diabete
Gli zuccheri semplici possono essere dannosi, alla lunga, per la salute. Più ne digeriamo, più insulina produce il pancreas: questo può portare ad aumentare il rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Il consiglio del sito è quello di preferire carboidrati complessi, ricchi di fibre, più difficili da digerire per il corpo: in questo modo si impedirà il rilascio facile di insulina.
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5. I tuoi muscoli saranno più forti
Secondo i redattori di “Eat this, not that!”, assumere solo carboidrati semplici non farebbe bene alla crescita dei muscoli: “È preferibile mangiare qualsiasi altro tipo di alimento, dalla carne allo yogurt al gelato – scrivono -. In parte, questo si deve al fatto che ai carboidrati mancano le proteine, che sono veri e propri mattoncini nella costruzione dei muscoli e contribuiscono alla salute della pelle, dei capelli e delle unghie”. Aumentare il consumo di proteine e di altre sostanze nutritive, può apportare benefici al nostro corpo, senza il bisogno di assumere ulteriori calorie. Il consiglio del sito è quello di preferire snack proteici rispetto a quelli delle macchinette automatiche.
6. Ti sentirai più energico
È bene ricordare che all’interno di una dieta equilibrata non devono mancare i carboidrati: il corpo ne ha bisogno per funzionare correttamente, sono indispensabili per la salute del cervello e per il funzionamento degli organi. Alcuni, però, hanno un effetto “carburante” molto più di altri: frutta, verdura, pane, quinoa e riso sono solo alcuni di questi. Assicurano a chi ne mangia energia per lungo tempo ed evitano i tipici “sbalzi” causati da altri carboidrati semplici.
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Digiuno intermittente e terapeutico: fa dimagrire? Fa bene o fa male alla salute?
Digiunare significa astenersi dal consumo di alcuni o di tutti gli alimenti, delle bevande o di entrambi, per un periodo di tempo più o meno lungo che può essere determinato o indeterminato. Il digiuno assoluto è definito come la mancata assunzione di qualunque cibo solido o liquido per un certo periodo, di solito compreso tra le 24 ore ed alcuni giorni. Fin dalla preistoria, poiché il cibo non è sempre stato disponibile, il digiuno intermittente è sempre esistito e qualsiasi organismo animale è in grado di sopportarlo grazie alle scorte di grasso ed alla straordinaria capacità del nostro sistema endocrino. Per l’uomo moderno industrializzato, la carenza di cibo non è più un problema, anzi è un problema l’eccesso di cibo! A tal proposito molti individui si auto-impongono il digiuno per dimagrire. Ma serve davvero? E soprattutto: fa bene o fa male alla salute?
Per meglio comprendere questo articolo, vi consiglio di leggere prima: Differenza tra catabolismo, anabolismo, metabolismo basale e totale
Digiuno e metabolismo
La prima cosa da dire per chiarire le cose è che, entro certi limiti, un incremento dell’assunzione di calorie con l’alimentazione possa produrre un’accelerazione del metabolismo, mentre viceversa una diminuzione dell’assunzione di calorie ha il risultato opposto, ovvero un rallentamento del metabolismo. I principi che regolano questo fenomeno costituiscono un meccanismo cardine per la sopravvivenza di ogni organismo: quando la disponibilità delle risorse fornite dall’esterno inizia a diminuire, l’organismo si autoregola diminuendo gradualmente (e proporzionalmente) il suo fabbisogno energetico; allo stesso modo, quando invece le risorse disponibili aumentano, l’organismo si adatta di conseguenza e predispone le sue attività in maniera tale da consumare più energia. Per raggiungere un sano dimagrimento è quindi sbagliato il digiuno prolungato, decisamente meglio puntare su:
- corretta alimentazione con il giusto apporto calorico (dieta ipocalorica se il soggetto è sovrappeso) e nutrienti;
- aumento di massa magra (ottenuto con l’attività fisica) importante per innalzare il metabolismo basale;
- adeguata attività fisica importante per innalzare il metabolismo basale.
Detto ciò, tutti i digiuni sono sbagliati? La risposta è NO. Il digiuno prolungato è sbagliato ma altre forme di digiuno – in individui selezionati, sotto stretto controllo medico e per periodi limitati – possono essere perfino utili. Il digiuno può essere benefico o nocivo in base ad alcuni fattori; ad esempio: durata, completezza dell’astensione alimentare o supporto nutrizionale, controllo medico, presupposti patologici per la sua applicazione ecc. Non tutte le forme di digiuno sono uguali; alcune risultano estremamente debilitanti ed immotivate, altre meno estenuanti e più razionali.
Il digiuno, controllato o non controllato, terapeutico oppure no, risulta comunque parecchio stressante per il corpo e la mente. Tuttavia, la sua potenziale nocività dipende soprattutto dai parametri con i quali viene programmato.
Un esempio di digiuno eticamente discutibile (ma dal punto di vista scientifico abbastanza corretta) è la “dieta del sondino“. Questa si basa su una forma di digiuno cronico, durante il quale l’organismo viene supportato esclusivamente dalla nutrizione artificiale enterale (sondino naso gastrico). Pratiche simili possono indurre:
- debilitazione fisica e tendenza alla malnutrizione ed alla chetosi (vedi sotto);
- limitazione delle attività motorie;
- diseducazione alimentare.
Al contrario, nei soggetti affetti da patologie del metabolismo, brevi periodi di stop alimentare – come, ad esempio, l’enfatizzazione del periodo di digiuno notturno (quello durante il sonno, portandolo da 8 a 12 o 14 ore) – non provocano effetti collaterali e favoriscono la remissione di certi parametri metabolici (soprattutto iperglicemia e ipetrigliceridemia) o di altri disturbi (steatosi epatica, reflusso gastro esofageo ecc). Ovviamente, l’esempio appena riportato non rappresenta un vero e proprio digiuno e questa costituisce l’unica forma di astensione alimentare potenzialmente benefica e priva di effetti collaterali.
In molti credono che il digiuno assoluto possa incidere negativamente sui flussi ormonali, nello specifico sopprimendo l’azione della ghiandola tiroide (quella che secerne gli ormoni deputati alla regolazione del metabolismo); ciò è vero solo in parte. Infatti, il digiuno prolungato riduce senza dubbio la secrezione degli ormoni tiroidei, tuttavia, in genere, questa decurtazione non si manifesta prima delle 24 o 48 ore.
Ci sono alcune prove scientifiche che dimostrano come il digiuno possa avere un ruolo importante nelle persone che ricevono la chemioterapia, ma sono necessari ulteriori studi per definirne l’efficacia reale ed un’eventuale applicazione clinica.
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Il digiuno terapeutico è veramente terapeutico?
Alcuni centri specializzati nella cura delle patologie metaboliche utilizzano il digiuno terapeutico per la riduzione del peso e per il ripristino dei parametri metabolici.
Raramente, i sistemi di digiuno terapeutico si fondano sull’astinenza irrevocabile del cibo e nessuno di questi vieta l’utilizzo dell’acqua. Al contrario, la tendenza è quella di incentivare l’assunzione di liquidi e, talvolta, di certi alimenti vegetali a porzioni determinate (soprattutto nel caso di certe malattie particolari).
Secondo l’esperienza degli operatori che propongono il digiuno terapeutico, la difficoltà maggiore consiste nell’accettazione iniziale della terapia, non nel protocollo stesso. In pochi credono di poter resistere 2 o 3 settimane senza mangiare ma, d’altro canto, sono in molti ad aver raggiunto spontaneamente anche i 30-40 giorni.
Come Funziona?
Premessa importante: questa tecnica non può essere utilizzata in caso di compromissioni epatiche, diabete mellito tipo 1 o altre malattie metaboliche. Il digiuno terapeutico si divide in tre fasi principali:
- Le prime 24-48 ore della terapia prevedono il digiuno completo con la sola assunzione di acqua. In questa fase (la più dura per il paziente), il corpo consuma la maggior parte dello zucchero e dei trigliceridi presenti nel sangue; ovviamente, i livelli di glucosio vengono mantenuti progressivamente stabili dal glicogeno epatico, mentre l’azione motoria (tipicizzata dal riposo assoluto) è supportata prevalentemente dalle riserve di glicogeno muscolare.
- L’azione metabolica “vera” (o meglio, quella ricercata dai terapisti) avviene al termine di questa prima fase, cioè quando le riserve di glicogeno sono ridotte al minimo. A questo punto, il corpo inizia a bruciare prevalentemente il tessuto adiposo, con la produzione ed il riversamento sanguigno di molecole chiamate chetoni. Talvolta, nei soggetti compromessi o che assumono certi farmaci, il digiuno terapeutico prevede l’assunzione di succhi vegetali come spremute e centrifugati per ridurre lo stato di chetoacidosi. I supplementi nutrizionali sono di natura vitaminica, salina ed amminoacidica.
- Il digiuno terapeutico viene interrotto in materia progressiva, iniziando con l’assunzione di succhi e centrifugati, poi di frullati e vegetali in pezzi, giungendo fino all’assunzione di cereali e legumi.
Effetti del digiuno terapeutico:
- Digiuno e Acidosi. I chetoni, pur essendo potenzialmente tossici (se non efficacemente smaltiti dall’organismo), possono avere degli effetti positivi sulla compliance terapeutica (sopportazione della strategia).
Infatti, agendo in maniera soppressiva nei confronti del sistema nervoso centrale, i chetoni riducono al minimo lo stimolo della fame.
Certi sostengono addirittura che i chetoni possano provocare una sensazione di benessere generalizzato. Tuttavia, questa condizione detta “chetoacidosi” non è esente da effetti collaterali, tra i quali: tossicità epatica e renale, tendenza alla disidratazione, ipotensione ecc. - Digiuno e Riposo Digerente. Chi propone il digiuno terapeutico afferma che questa sensazione di benessere non è imputabile solamente alla chetoacidosi, ma anche al riposo totale del tratto gastrointestinale. Effettivamente, la digestione dei soggetti affetti da obesità è un processo sempre abbastanza impegnativo; consumando pasti molto abbondanti, poco digeribili e responsabili di picchi glicemici elevati, queste persone sono abituate a convivere con una sensazione di debolezza psico-fisica pressoché continua.
- Digiuno e Lavaggio Cellulare. Un ulteriore effetto benefico del digiuno terapeutico, ulteriormente enfatizzato dalla somministrazione di integratori antiossidanti, è il “lavaggio cellulare”. Non tutti sanno che l’organismo possiede vari mezzi di escrezione delle molecole inutili o tossiche; tra questi, la bile, le feci, le urine, il sudore, il muco, la ventilazione polmonare, i capelli, i peli, le unghie ecc. Il digiuno terapeutico consente di sfruttare questi meccanismi senza incamerare parallelamente altri inquinanti o altri agenti tossici, tra i quali ricordiamo: mercurio, arsenico, piombo, diossina ed additivi alimentari.
- Digiuno e Papille Gustative. Un altro grande vantaggio del digiuno terapeutico è il ripristino della funzionalità papillare gustativa della lingua, che avviene attraverso un processo definito neuroadattamento. Questo effetto di “reset” percettivo dei gusti è molto utile per la successiva riorganizzazione della dieta (fase di mantenimento), che prevede l’utilizzo esclusivo di cibi freschi e poco conditi.
IMPORTANTE
Il digiuno terapeutico va contro qualunque principio di dietetica, equilibrio nutrizionale ed educazione alimentare. E’ un intervento radicale che potrebbe trovare applicazione nel rimpiazzo della chirurgia bariatrica (quella chirurgia che viene adottata sui grandi obesi).
Bisogna ricordare che le diete chetogeniche possono anche avere un effetto deleterio sull’organismo, a partire dall’affaticamento renale fino al deperimento del tessuto muscolare, specie in alcuni soggetti. E’ importante sottolineare che si tratta di una tecnica praticabile in ogni caso SOLO SOTTO CONTROLLO MEDICO. La supervisione ed il monitoraggio osservano principalmente: pressione arteriosa, volemia, glicemia, acidosi metabolica ecc.
Il consiglio globale per chi affronta il digiuno terapeutico è quello di sospendere qualsiasi cura farmacologica, ad eccezione di quelle insostituibili (ad es ormoni tiroidei, farmaci per la pressione in caso di difetti congeniti ecc). In presenza di certe patologie (organiche o psichiatriche), di condizioni fisiologiche speciali (gravidanza, allattamento), terza età ed accrescimento, il digiuno terapeutico è TOTALMENTE SCONSIGLIATO.
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